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N. 123 - Marzo 2018 (CLIV)

Lo zar di tutte le Russie continua a regnare
SULLa quarta vittoria di Vladimir Putin

di Gian Marco Boellisi

 

Il risultato delle elezioni russe dello scorso 18 marzo può essere definito in molti modi tranne che inaspettato. Come largamente anticipato dai sondaggi e dalle testate di tutto il globo, Vladimir Putin è stato riconfermato Presidente della Federazione Russa,

con una maggioranza schiacciante, per un quarto mandato.

 

I numeri che hanno descritto questa ultima consultazione elettorale sono stati vertiginosi: Russia Unita, il partito di Vladimir Vladimirovich, si è affermata con un 76,5% di consensi da parte del popolo russo, vette già sfiorate nel 2004, quando lo stesso Putin fu eletto per un secondo mandato con il 71,9%.

 

L’affluenza si è attestata sul 67%, risultato sotto le aspettative del governo essendo l’obiettivo iniziale quello di raggiungere il traguardo “70-70”, ovvero 70% di consensi e 70% di affluenza. I russi andati a votare sono stati circa 75 milioni su un totale di 111 milioni aventi diritto. I seggi aperti sono stati circa 97 mila per un’estensione che ha coperto ben 11 fusi orari, da Vladivostok a Kaliningrad.

 

Al di là di questi dati meramente statistici, si può facilmente leggere di come Putin abbia ancora una forte approvazione presso il popolo russo, la quale non tende a diminuire. Anzi, l’esatto contrario. Basti pensare che Russia Unita nel 2012 prese il 64% dei voti. È opportuno quindi analizzare il panorama politico di un paese tanto complesso e articolato che purtroppo non sempre riusciamo a comprendere.

 

La carriera di Putin nelle sale del Cremlino ebbe inizio alla fine del 1999, quando ormai il cataclisma politico di Boris Yeltsin era ormai giunto al termine. Nominato presidente ad interim fino alla fine del mandato in attesa delle elezioni, Putin provò a essere una persona capace e, a differenza del suo predecessore, dimostrò spina dorsale nel mantenere l’integrità della poltrona sulla quale risiedeva. Candidatosi alle elezioni del 2000, vinse con un 52,94%.

 

Già nei primi anni di governo dovette affrontare svariate sfide, tra le quali l’affondamento del sottomarino Kursk, gli attentati al teatro Dubrovka e alla scuola di Beslan, l’inizio della Seconda Guerra Cecena. In tutte queste occasioni Putin dimostrò agli occhi del popolo russo di essere in grado di far fronte a qualsiasi cosa, trasmettendo un’immagine di forza e di sicurezza che i russi avevano dimenticato da tanto tempo.

 

Vedendo il proprio Paese riacquistare peso nello scacchiere internazionale e migliorare seppur di poco le proprie condizioni di vita rispetto ai primi anni ’90, i russi continuarono a dare fiducia a Putin ed al suo partito negli anni, fino ad arrivare ai risultati eclatanti sopra menzionati.

 

Tuttavia non va dimenticata l’altra faccia della medaglia. Infatti nel corso dei decenni sono stati numerosi gli episodi che hanno mostrato la violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali di stampa all’interno della Federazione Russa.

 

Un caso fra tutti fu quello dell’omicidio di Anna Stepanovna Politkovskaja, giornalista presso Novaja Gazeta impegnata sul fronte dei diritti umani e sulla denuncia dei crimini di guerra in Cecenia. Uccisa nel 2006 dentro l’ascensore di casa, ancora oggi il suo omicidio rimane irrisolto. È evidente quindi che i risultati del Presidente, per quanto inconfutabili, siano sempre stati raggiunti a caro prezzo. Prezzo pagato in primis dal popolo russo.

 

Tornando a tempi più recenti, negli ultimi anni la Russia ha visto di gran lunga crescere il suo peso a livello globale, tant’è che in alcuni scenari, quali Siria, Ucraina ed in generale tutto il Medio Oriente non si possono più ignorare le posizioni di Mosca. Questo i russi lo hanno notato e ciò, sebbene le condizioni di vita all’interno dei confini nazionali abbiano ancora un ampio scarto tra la popolazione ricca e quella meno abbiente, ha conferito loro un grande orgoglio patriottico. La data delle elezioni non è stata scelta a caso.

 

Il 18 marzo di 4 anni fa una piccola penisola del Mar Nero veniva annessa alla Federazione Russa con un plebiscito di proporzioni napoleoniche. Quella penisola prende il nome di Crimea. Sin da quando è stato scelto questo giorno per le elezioni è stato lampante per tutti come il governo russo abbia voluto comunicare la legalità di quell’azione politica, legittimata da referendum, e più in generale come la potenza russa vada ben oltre i propri confini nazionali.

 

Tuttavia le elezioni in Russia non hanno avuto come solo protagonista Vladimir Putin. Il partito comunista, rappresentato da Pavel Grudinin, ha raggiunto il 13,8% mentre l’ultra nazionalista Vladimir Zhirinovsky, candidato ormai storico del partito Partito liberal-democratico LDPR, ha raggiunto un esiguo 6,4%. Quella che invece doveva essere la sorpresa di queste elezioni, la fusione di tutta l’opposizione democratica, Kseniya Sobchak, ha raggiunto solo 1.42%.

 

Il peso di queste formazioni politiche sarà irrisorio rispetto ai numeri di Russia Unita, tuttavia sono stati gli stessi partiti a scavarsi la fossa da soli. Basti analizzare i loro programmi: il partito comunista aveva proposto di riformare un’alleanza sulla scia del Patto di Varsavia, mentre Zhirinovsky aveva fatto suo cavallo di battaglia un referendum per l’annessione di tutte le ex-repubbliche sovietiche.

 

Si può capire che tali formazioni non avrebbero spazio in qualsiasi paese, non solo in Russia. È indubbio però che Putin necessiti di partiti politici tanto estremi, sia per dare una parvenza di democrazia ad un paese che ormai non sa più cosa significhi, sia per apparire l’uomo moderato che sa affrontare ogni situazione col giusto peso e con la giusta misura. Machiavelli avrebbe tranquillamente scritto un libro su di lui.

 

A dispetto di tutti i pronostici, anche le recenti vicende inglesi riguardanti il tentato omicidio della spia russa hanno rafforzato Putin. Addirittura il portavoce della campagna di Russia Unita ha ringraziato Theresa May per aver portato un maggior numero di russi alle urne. Per quanto esagerata sia questa affermazione, non risulta essere molto lontana dalla realtà. Infatti non è nostro compito disquisire su di chi sia la colpa del terribile attentato verificatosi qualche settimana fa nei giardini di Salisbury, tuttavia è innegabile che le ripetute accuse alla Russia per il vile atto non abbiano fatto altro che rendere più uniti e coesi i russi gli uni agli altri.

 

È indubbio quindi che queste voci, qualora diffuse di proposito per cercare di minare il risultato elettorale in Russia, non abbiano ottenuto altro che portare al risultato opposto. Ciò solo ed esclusivamente perché, anche dopo 50 anni di Guerra Fredda, l’anima russa non è stata ancora compresa a pieno dal resto del mondo.

 

In conclusione, quello di Putin è indubbiamente un risultato schiacciante e testimonia quanto i russi credano ancora in lui come figura a guida della nazione. Per quanto le cancellerie estere possano lamentarsi di presunti brogli o condizionamento dell’opinione pubblica, l’unica verità è che il popolo russo vede in Putin ciò che lo rappresenta di più ai suoi occhi: un uomo forte, risoluto, il cui unico interesse è il bene delle Russia.

 

È evidente però che l’inquilino del Cremlino avrà anche numerose sfide da affrontare, sempre in maggior numero e sempre con più sfaccettature essendo il mondo in cui ci troviamo in continua evoluzione.

 

La speranza più grande è che il popolo russo abbia votato con consapevolezza, conoscendo sia i benefici che egli possa portare alla nazione sia gli svantaggi di una personalità tanto complessa ormai al potere de facto da 18 anni e in carica per i prossimi 6 anni. Si dice che ogni popolo abbia quello che si merita e i russi, questo è certo, non meritano briciole.



 

 

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