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N. 89 - Maggio 2015 (CXX)

ARTE GOTICA
I PULPITI DI NICOLA PISANO

di Dorotea Feliciotto

 

Nel XIII secolo si assiste a dei cambiamenti che interessano il rinnovamento nel campo della scultura con la riscoperta dell’arte classica.


Promotore di questo rinnovamento fu il sovrano Federico II di Svevia che promosse il recupero dell’arte dell’antica Roma, anche per creare un parallelo tra l’antico impero romano e quello da lui governato.

 

Nel Duecento, il principale artista che attuò il recupero dell’arte romana fu Nicola de Apulia, scultore meglio conosciuto come Nicola Pisano.

 

Dalla Puglia si trasferì a Pisa, luogo ideale per lo studio dell’arte antica poiché da diversi anni, in quest’area, si assisteva al ritrovamento di testimonianze dell’antichità.

 

L’attento studio delle antichità classiche fece sì le opere di Nicola Pisano raggiungessero altissimi risultati di plasticismo e naturalismo, elementi ancora poco conosciuti nell’arte occidentale.

 

Le opere che meglio esprimono questi concetti sono il Pulpito del Battistero di Pisa e il pulpito del Duomo di Siena. Il termine pulpito, dal latino pulpitum, indica una struttura rialzata, utilizzata per scopi religiosi e civili.

 

Nel mondo romano era utilizzato dai magistrati, dagli oratori o addirittura come palcoscenico per gli attori. In epoca medievale, con il cambiamento della società e l’avvento del cristianesimo, il pulpito fu utilizzato come palco dal quale l’oratore esponeva la sua predica.

 

Il primo pulpito realizzato da Nicola Pisano fu quello del Battistero di Pisa (1255-1260). È formato da una piattaforma che si erge su dei pilastri e, già dalla forma della cassa, notiamo che Nicola Pisano compie una piccola rivoluzione.

 

Infatti, fino a quel momento, le casse dei pulpiti erano quadrate o rettangolari; qui, invece, abbiamo una cassa esagonale le cui facce sono decorate da cinque rilievi (Natività, Adorazione dei Magi, Presentazione al Tempio, Crocifissione e Giudizio universale). Una faccia manca in quanto costituisce l’apertura da cui entra il sacerdote.

 

I rilievi sono tutti in marmo di Carrara, hanno forma rettangolare e sono inscritti dentro una cornice in granito rosso che termina, in alto, con un parapetto, sempre in granito. I rilievi sono separati, gli uni dagli altri, da fasce composte da tre colonnine in granito rosso, che diventano parte integrante della cornice.

 

Tutta la struttura poggia su sei colonne, più una centrale. Delle sei colonne esterne, tre poggiano su leoni stilofori (portatori di colonna) a ritmo alternato, mentre quella centrale poggia su un basamento decorato con Telamoni. Le colonne terminano con eleganti capitelli corinzi, sopra i quali s’impostano degli archi trilobati tipicamente gotici. Negli spigoli sono presenti le personificazioni delle virtù, sui pennacchi troviamo profeti ed evangelisti.

 

Quello che ci colpisce è il grande senso per la geometria, di derivazione classica, che rappresenta una novità per la scultura dell’epoca in area toscana. Anche i rilievi rappresentano una vera rivoluzione, perché si tratta di figure piene, verosimili, animate, che ricordano quelle dei sarcofagi romani che Nicola Pisano conosceva molto bene.

 

Le figure sono più veritiere, ce ne accorgiamo dalle fattezze dei volti più corrette rispetto a quelle della scultura precedente, con espressioni più naturali. Le iconografie sono tradizionali ma la novità sta nel modo in cui sono rese.

 

Negli anni successivi (1265-1268), Nicola si dedica al Pulpito del Duomo di Siena. Simile al pulpito di Pisa, presenta sostanziali differenze, anche perché fu realizzato in collaborazione con altri artisti, tra i quali il figlio Giovanni e Arnolfo di Cambio.

 

A differenza del pulpito del battistero di Pisa, qui Nicola preferisce una struttura ottagonale. Sono sempre presenti i leoni stilofori e la colonna centrale con i telamoni, gli archetti trilobati sopra le colonne, ma è nella cassa che troviamo notevoli differenze.

 

Infatti, le scene dei rilievi, che qui rappresentano storie dell’infanzia e della passione di Cristo, non sono più incorniciate dal granito rosso ma sono separate da figure che occupano gli angoli, cosicché la narrazione dei rilievi sembra un tutt’uno, e ciò conferisce un ritmo più dinamico e concitato al tutto.

 

Si notano differenze nel modo in cui sono raffigurati i personaggi; qui viene meno la compostezza, tipicamente classica, che connotava il pulpito precedente, per abbracciare un linguaggio più gotico con espressioni più cariche, drammatiche e dinamiche.

 

Nel pulpito di Siena prevale la componente gotica; le figure dei rilievi sono più piccole, dunque diventano più numerose e anche le espressioni dei volti si fanno meno idealizzate caricandosi, quindi, di espressività.



 

 

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