N. 26 - Febbraio 2010
(LVII)
PROVINCE ROMANE
SYRIA
di Antonio Montesanti
Il
naturale
ponte
che
lega
l’Asia,
l’Africa
e
l’Europa
tra
loro,
è
rappresentato
dalla
regione
chiamata
-
dal
popolo
che
l’abitava
-
Assyria,
meglio
conosciuta
nel
tempo
come
Syria
e
che
anticamente
era
incastonata
in
un
triangolo
tra
il
mar
Mediterraneo,
il
Deserto
Arabico
e le
Catene
Anatoliche.
Per
questo
l’antica
Siria,
è
uno
dei
pochi
territori
il
cui
nome
è
rimasto
invariato
nella
storia
e
tuttavia,
ancora
oggi,
gran
parte
della
regione
antica
corrisponde
anche
alla
nazione
che
attualmente
porta
ancora
il
suo
nome.
La
regione
venne
dominata
dalla
cultura
Ittita
per
poi
finire
sotto
l’influenza
di
vari
e
differenti
imperi:
Amorita,
Egizio,
Assiro,
Babilonese,
Persiano
ed
Seleucide.
Oltre
alla
funzione
commerciale,
era
una
regione
anche
estremamente
prospera,
avendo
una
fronte
al
Mar
Mediterraneo.
L’economia
locale,
si
basava
sulla
posizione
di
passaggio
tra
Oriente
ed
Occidente:
fondamentale
risultavano
le
vie
di
connessione
con
tra
i
suoi
porti
e le
vie
carovaniere
verso
l'Oriente
(Dura
Europos
e
Palmira)
e
l'Arabia
(Petra
e
Gerasa).
La
sua
ricchezza
era
data
oltre
che
dai
ricchi
e
abbondanti
prodotti
dell'agricoltura
(olio
di
oliva,
sesamo,
fibre
vegetali
per
la
tessitura,spezie
e
legname)
e
alla
presenza
di
enormi
pascoli
adatti
all’allevamento
di
ogni
specie,
era
anche
sede
di
alcune
tra
le
più
richieste
attività
industriali
dell’antichità
(porpora,
vetro,
carta).
Della
Siria
facevano
parte
anche
i
Fenici,
un
misto
tra
i
nativi
costieri
Siriani
e i
Cananei
conosciuti
e
famosi
da
alcuni
passi
della
Bibbia.
I
Fenici
iniziarono
in
quest’area
costiera
meridionale
della
regione
un’esplorazione
delle
coste
dei
tre
continenti,
distribuendo
nel
bacino
mediterraneo
i 30
segni
dell’alfabeto
semitico,
base
dell’alfabeto
greco.
Tuttavia,
non
furono
mai
un
popolo
con
un
territorio
indipendente,
in
quanto
elemento
politico,
ma
vennero
spesso
sottomessi
ma
mai
soggiogati
dal
periodo
del
re
assiro
Tiglath-Pileser
III,
seguito
dal
babilonese
Nabucodonosor
II
al
termine
del
VII
sec.
a.C.
Quindi
fu
la
volta
dei
Persiani
che
governarono
per
quasi
tre
secoli
nell’area
fino
alla
venuta
di
Alessandro
il
Grande.
Subito
dopo
il
suo
generale,
Seleuco
e i
suoi
successori
mantennero
la
regione
all’interno
del
regno
per
quasi
tre
secoli,
fino
a
quando
non
sottovalutarono
la
forza
crescente
di
Roma.
Nel
191
a.C.,
un
contingente
siriano
relativamente
piccolo
incontrava
un
contingente
di
Romani
sul
campo
delle
Termopili.
Manio
Acilio
Glabrione
disintegrava
il
contingente
di
Antioco
costretto
a
rifugiarsi
in
Asia
fino
allo
scontro
successivo
di
Magnesia
nel
189
a.C.
che
confermava
la
sconfitta
definitiva
della
potenza
seleucide
in
Asia
Minore.
Quando
Roma
entrò
in
contatto
con
le
potenze
orientali,
quest’area
oltre
ad
essere
già
fortemente
ellenizzata
era
divisa
in
almeno
due
settori,
uno
a
Nord,
che
comprendeva
la
Siria
vera
e
propria,
parte
del
dominio
seleucide
d’Asia,
ed
uno
a
Sud,
detta
Coelesiria,
parte
dell’impero
Tolemaico
già
da
lungo
tempo.
Inoltre,
per
la
grande
adattabilità
politica
e
strategica,
il
potere
di
un'unica
persona
era
limitato
alle
autonomie
cittadine,
sia
per
le
antiche
poleis
greche,
sia
per
le
nuove
città
di
fondazione
regia.
Lo
stesso
principio,
e
forse
in
maniera
ancora
più
forte,
era
legato
alla
presenza
dei
santuari
più
importanti
che
avvicinavano
la
popolazione
ad
un
sentimento
di
tipo
tribale
legato
alle
credenze
religiose
che
spesso
si
dipanavano
dall’area,
che
si
riconoscevano
numerosi
piccoli
stati
di
fatto
indipendenti,
che
in
buona
parte
si
mantennero
tali,
pur
sotto
il
protettorato
romano
(Giudea,
Commagene,
Emesa,
Nabatei).
Dopo
le
campagne
di
Pompeo
in
Oriente
anche
quest’ultima
parte
dell’Asia
Mediterranea
venne
aggiunta
ai
possedimenti
della
Res
Publica
ed
istituita
come
provincia
già
tra
il
64 e
il
62
a.C.
dallo
stesso
Gneo
Pompeo
Magno
dopo
aver
deposto
l'ultimo
sovrano
seleucide,
Antioco
XIII,
in
seguito
al
suo
trionfo
nella
Terza
Guerra
Mitridatica.
La
provincia,
così
concepita,
era
la
più
vasta
della
tra
i
territori
inglobati
fino
ad
allora,
andava
infatti
dalle
catene
del
Tauro
e
dell’Amano
che
dividevano
l’Anatolia
dalla
Grande
Asia
fino
al
vasto
Deserto
Arabico
a
sud.
Tuttavia
in
un
primo
momento
solo
l’area
circostante
alla
ricca
città
di
Antiochia
sull’Oronte
(attuale
Antakya)
dipese
direttamente
da
Roma.
La
spedizione
iniziata
da
Crasso,
destinata
alla
conquista
totale
dell’oriente,
e
terminata
tragicamente
con
la
sconfitta
di
Carrae
(attiale
Harran),
portò
ad
un
‘allentamento’
dei
rapporti
con
Roma.
Difatti
negli
anni
successivi
alla
disfatta
del
53
a.C.
la
provincia
subì
diverse
invasioni
da
parte
dei
Parti.
Dopo
l'uccisione
di
Cesare
fu
governatore
Publio
Cornelio
Dolabella,
che
assediato
a
Laodicea
(attuale
Lattakia)
da
Cassio
nel
43
a.C.
si
suicidò,
mentre
la
città
veniva
saccheggiata.
Con
il
secondo
triumvirato,
tutto
l’oriente
rientrò
nella
sfera
di
influenza
di
Marco
Antonio,
che
affidò
la
Celesiria
ai
sovrani
dell'Egitto,
Cleopatra
e
Cesarione,
mentre
nella
Siria
settentrionale
stabilì
un
regno
per
il
figlio
Tolomeo
Filadelfo,
avuto
dalla
stessa
Cleopatra,
mentre
il
regno
di
Giudea
venne
assegnato
a
Erode
Antipatro
e
quindi
a
Erode
il
Grande
dopo
la
battaglia
di
Azio
nel
31
a.C.
Ottaviano,
dopo
la
vittoria
su
Cleopatra
e
Marco
Antonio,
riorganizzò
l’intera
area
definendo
i
confini
nel
27
a.C.
della
provincia
che
ebbe
come
capitale
Antiochia
e
inserita
nel
novero
di
quelle
imperiali.
L’amministrazione
provinciale
includeva,
tra
l’altro,
soprattutto
il
mantenimento
di
una
così
vasta,
multiculturale
e
desertica
regione
nei
suoi
rapporti
con
i
principati
clientelari
di
Commagene
a
nord
e di
Arabia
a
sud
con
le
grandi
città
carovaniere
orientali
come
Aleppo
e le
rotte
con
il
sud
della
regione
attraverso
il
sobborgo
di
Antiochia
chiamato
Daphne
che
conduceva
al
porto
di
Laodicea.
Un’altra
strada
lunga
più
di
trecento
miglia
romane,
congiungeva
Antiochia
con
Tolemaide
(moderna
Akko),
attraversando
le
prospere
città
fenicie
sulla
costa:
Biblo,
Berytus
(moderna
Beirut),
Sidone
e
Tiro.
Inoltre
altre
città,
greche,
dovevano
essere
in
un
qualche
modo
preservate
nel
nord
della
regione:
Hierapolis,
Beroea,
Cyrrhus,
Chalcis,
and
Apamea.
Quest’area,
da
Damasco
a
Philadelphia
(attuale
Amman)
era
conosciuta
come
“la
dodecapoli
siriana”
che
era
amministrativamente
indipendente,
ma
che
faceva
parte
della
Syria
dai
tempi
di
Augusto
fino
al
106
d.C.,
quando
i
suoi
territori
vennero
suddivisi
tra
le
provincie
di
Syria,
Arabia
e
Judaea.
Quest’ultima
divenne
provincia
indipendente
dalla
Syria
dal
6
d.C.
Con
Augusto
anche
la
Commagene
verrà
aggiunta
alla
provincia
e i
principati
di
tipo
sacerdotale
soppressi
o
limitati
alla
sola
autorità
religiosa.
La
romanizzazione
non
intaccò
la
cultura
greca
locale,
commista
da
elementi
semitici
indigeni
e
vennero
create
immediatamente
poche
ma
fondamentali
colonie,
punti
stategici
di
controllo
e di
comando:
con
Augusto
Colonia
Iulia
Augusta
Felix
Berytus
(l'attuale
Beyrut)
e
Colonia
Augusta
Iulia
Felix
Heliopolis
(Baalbeck),
Tolemaide
sotto
il
principato
di
Claudio.
La
grande
capacità
di
produrre
ricchezza
in
maniera
così
elevata,
costrinse
augusto
ad
assegnare
i
ruoli
politico
e
finanziario
a
due
figure
differenti:
un
legato
di
rango
proconsolare
per
la
parte
politico-amministrativa
e un
procuratore
di
rango
ducenario,
che
avesse
il
controllo
delle
finanze.
La
presenza
di
un
confine
condiviso
con
l’Impero
Partico,
l’importanza
delle
rotte
commerciali
da
tutelare,
l’impressionante
introito
economico
che
portava
quotidianamente
e le
tendenze
religiose
quantomeno
‘originali’
portarono
gli
imperatori
a
proteggerla
raggiungendo
un
massimo
di
cinque
legioni:
III
Gallica,
VI
Ferrata,
X
Fretensis,
XII
Fulminata,
IIII
Scythica
e
XVI
Flavia.
Il
forte
peso
di
una
così
imponente
forza
militare
stanziata
nei
territori
occupati,
non
solo
darà
grande
potere
al
governatore
che
ne
era
a
capo,
ma
sarà
anche
causa
di
rivolte
della
popolazione
contro
il
potere
centrale
di
Roma,
dando
raramente
alla
provincia
periodi
di
pace
completi
e
definitivi.
Tuttavia
economicamente
la
provincia
prosperò
nuovamente
e
notevolmente
senza
periodi
di
‘recessione’
economica.
Durante
il I
secolo
d.C.,
fu
proprio
l’esercito
siriano
a
rendere
possibile
il
colpo
di
stato
iniziato
da
Vespasiano.
Tuttavia,
proprio
da
qui
iniziarono
i
torbidi
maggiori
furono
legati
alle
guerre
giudaiche,
che
portarono
nel
70
d.C.
alla
distruzione
di
Gerusalemme
e la
diaspora
degli
Ebrei
e
nel
135
d.C.
al
rientro
nella
provincia
madre
con
il
nome
di
Syria
Palaestina.
Le
prime
avvisaglie
di
tipo
autonomista
vennero
subito
dopo
le
violente
repressioni
popolari
a
cavallo
tra
I e
II
secolo
d.C.:
Avidio
Cassio
nel
175
d.C.
tentò
un
colpo
di
mano
contro
l’imperatore
in
carica:
Marco
Aurelio.
Poco
meno
di
20
anni
dopo,
nel
193
d.C.,
Pescennio
Nigro,
governatore
della
Siria,
si
opporrà
a
Settimio
Severo,
eletto
dalle
legioni
della
Pannonia.
Per
questo
il
neo-imperatore
dividerà
la
“Grande
Siria”
nelle
due
nuove
province
di
Syria
Coele
sive
Maior,
a
nord
dove
la
capitale
viene
momentaneamente
spostata
a
Laodicea
e
Syria
Phoenice,
a
mezzogiorno
con
capitale
Beirito,
creando
Palmyra
come
città-porto
del
deserto
come
collettore
tra
l’Impero
Partico,
Romano
e
l’India.
Questa
immediata
ricchezza
della
città
e
delle
tribù
arabe
ad
essa
collegate,
portarono
la
regione
ad
uno
stato
di
coscienza
elevato
come
livello
di
benessere
che
l’area
fu
in
pieno
fermento
per
tutta
la
seconda
metà
del
III
sec.
d.C.
Durante
la
crisi
del
III
secolo
d.C.
furono
eletti
dalle
legioni
siriane
diversi
generali
che
tentarono
di
prendere
il
potere,
vista
la
forza
economico-militare
detenuta
nelle
loro
mani:
Iotapiano,
nel
248-249
a
cui
si
contrappose
Filippo
l'Arabo
e
Uranio
Antonino,
nel
253-254
sconfitto
da
Treboniano
Gallo.
Pochi
anni
dopo,
Valeriano
perderà
nella
battaglia
di
Edessa
(260)
in
circostanze
tanto
gravi
da
innescare
la
rivolta
dei
Macriani
contro
i
figlio
di
questi,
Gallieno,
occupato
in
occidente,
mentre
i
Persiani
avanzavano
verso
il
confine.
La
figura
che
salvò
l’impero
fu
il
dinasta
di
Palmira,
Settimio
Odenato,
che
sconfisse
i
Persiani
e
debellò
la
rivolta,
ottenendone
in
cambio
il
titolo
di
corrector
totius
Orientis.
Palmira
divenne
uno
stato
indipendente,
che
proseguì
anche
dopo
la
morte
di
Odenato
con
la
regina
Zenobia,
reggente
in
nome
del
figlio
Vaballato,
che,
vista
la
sua
visione
indipendentista
e
monopolizzante
dell'area,
verrà
sconfitta
nel
274
d.C.
ad
opera
di
Aureliano.
Per
quasi
15
anni
la
Syria
aveva
fatto
parte
di
un
regno
totalmente
indipendente,
l’Impero
di
Palmira.
Con
la
riforma
tetrarchica
di
Diocleziano
le
due
province
della
Celesiria
e
della
Siria
Fenice
entrarono
a
far
parte
della
Diocesi
di
Oriente,
nella
prefettura
al
pretorio
per
l'Oriente.
L’imperatore
dalmata
segna
anche
la
grande
Strata
Diocletiana,
grande
fascio
di
strade
che
attraversano
il
deserto
lungo
il
confine
partico.
Negli
anni
tra
il
330
e il
350
d.C.,
sotto
Costanzo
II o
Teodosio
I,
la
Syria
Coele
fu
ulteriormente
suddivisa
nelle
province
di
"Siria"
(Syria
I),
"Siria
Salutare"
(Syria
Salutaris
sive
II),
con
capitale
ad
Apamea
sull’Oronte,
e
Siria
Eufratense
(Syria
Euphratensis),
quest’ultima
creata
esternamente
al
territorio
della
Syria
Coele
lungo
la
riva
occidentale
del
fiume
Eufrate,
seguendo
la
traccia
indicata
da
Diocleziano,
che
comprendeva
il
reame
formale
di
Commagene,
con
Hierapolis
sua
capitale.
Probabilmente
solo
dopo
il
415
d.C.
ca.
veniva
suddivisa
anche
la
Siria
Meridionale
veniva
in
Fenicia
(Phoenice)
e
Fenicia
Libanese
(Phoenicia
Libanesia)T
Tutte
e
cinque
le
nuove
province
rimasero
nella
diocesi
di
Oriente,
quest'ultima
ancora
compresa
nella
prefettura
al
pretorio
per
l'Oriente.
La
nuova
provincia
era
governata
da
un
questore
propretore
(quaestor
propraetore),
il
primo
dei
quali
fu
Marco
Emilio
Scauro.