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N. 10 - Ottobre 2008 (XLI)

province romane
raetia & noricum

di Antonio Montesanti

 

Raetia e Noricum furono i nomi dati dai Romani a due regioni tra loro simili e in qualche modo gemelle, che comprendevano i territori alpini e subalpini a ridosso della Germania e dell’Italia nell'arco alpino centro-orientale tra Svizzera ed Austria.

 

La Retia con la Vindelicia, corrispondente alle regioni del Tirolo e della Baviera, deve il suo nome all'antico popolo pre-indoeuropeo dei Reti che dal 800 a.C. ca. cominciò a colonizzare la zona in cui il ceppo degli Helvetii era il più prominente.

 

Lo stesso trofeo di La Turbie attesta che esistevano quattro popolazioni afferenti ai Vindelici (Vindelicorum gentes quattuor): Cosuanetes, Rucinates, Licares e Catenates. Strabone scrive invece che i Vindelici erano divisi, fra Licatii, Clautinatii, Vennones, Estiones e Brigantii, mentre alle tribù alpine di ceppo retico appartenevano i Cotuantii e i Rucantii.

 

I Romani cominciarono ad avventurarsi nel territorio nel 107 a.C. attraverso il valico del S. Bernardo, ma alla luce della difficoltà del terreno, la loro conquista della zona non fu mai decisiva. Dal 52 a.C., gli assalti germanici della tribù dal Nord hanno indotto il Elvezi a tentare un abbandono delle loro terre originarie e a migrare verso la Gallia meridionale, il cui passo venne però bloccato dalle legioni di Cesare che li costrinsero al ritorno.

 

La conquista e la successiva annessione all’Impero, di questa regione, si riconducono alle campagne intraprese da Augusto per assicurare i confini settentrionali d’Italia. In seguito alle azioni prima di C. Silio (16 a.C.) poi di Druso (15 a.C.) contro i Vindelici, tutti i territori tra le Alpi e il Danubio divennero possesso di Roma: sottoposti dapprima al governatore della gallia da Augusto, lo stesso affidò il territorio acquisito ad un prefetto (praefectus Raetis, Vindelicis et Vallis Poeninae), che era sottoposto all'autorità del legato, comandante dell'esercito della futura provincia della Germania Superior.

 

Il distretto militare fu costituito in provincia autonoma sotto Tiberio o Claudio – con il nome di Raetia, Vindelicia et Vallis Poenina, poi Raetia et Vindelicia, quindi semplicemente Raetia – fu nei primi tempi una provincia procuratoria, affidata ad un procurator Augusti di rango ducenario che risiedeva ad Augusta Vindelicorum (Aelium Augusta Vendelicum municipio con Adriano). Le valli più meridionali furono attribuite alle regiones italiche X e XI.

 

Per collegare territori tanto difficili da amministrare l’intera regione venne collegata con l’Italia tramite la via Claudia Augusta, tracciata da Druso e sistemata definitivamente da Claudio, che entrava da sud nei passaggi di montagna e lungo la riva orientale del Reno. A Schaanwald e Nendeln vennero costruite delle fortificazioni romane sviluppate per proteggere la strada attraverso i passaggi alpini.

 

Ad occidente comprendeva dapprima tutta la Vallis Poenina o Vallese: dopo che alla fine del I sec. d.C. essa ne fu distaccata, il confine della Raetia fu segnato dapprima dall’Adulas (San Gottardo) giungendo al Lago di Costanza e di qui al Danubio; ad oriente essa era chiusa dal corso dell’Oenus (Inn), poi da quello dell’Iller ed infine da una linea che, tagliando la Val Pusteria ad occidente di Brunico, scendeva alle valli dell’Isarco e dell’Adige.

 

A sud, il limite tra la provincia e l’Italia era, sembra alla Chiusa di Bressanone; a settentrione il confine originario fu costituito per intero dal Danubio: in un secondo momento, tra i flavi e Adriano, il fiume fu valicato nella sua parte più a monte, e il confine stesso portato gradualmente a congiungersi con quello della Germania Superiore a Lorch: un’opera di difesa continua, un muro con castelli (Muro del Diavolo), lo  difendeva dai barbari fino al punto in cui esso ridiscendeva sul Danubio a monte di Castra Regina (Regensburg), dove era anche acquartierata la Legio III Italica.

 

Nonostante il continuo rafforzamento di unità ausiliarie lungo il confine danubiano, durante il principato di Marco Aurelio i Marcomanni e i Sarmati ebbero buon gioco nel penetrare il limes, giungendo sino ad Aquileia. Alla fine della prima campagna delle guerre marcomanniche fra il 165 e il 173 d.C., in cui subì pesanti devastazioni, la provincia di Raetia venne riorganizzata ed assegnata ad un legatus Augusti pro pretore, passando pertanto da provincia procuratoria a provincia legatoria. Dopo la metà del III sec. d.C. le terre al di là del Danubio furono di nuovo abbandonate.

 

Diocleziano divise la Rezia in Raetia I e II, unendole alla diocesi dell'Italia: in entrambe vennero dislocati un dux per il comando militare e un preases per quello che civile, con sede rispettivamente a Curia (Chur) e ad Augusta Vindelicorum (Augsburg).

 

Nel Trofeo delle Alpi, al contrario della Raetia, non compare nessuna popolazione del Norico fra le gentes devictae. Il Norico diviso ad occidente dalla Rezia dal corso del fiume Oenus (Inn), era chiuso a nord dal Danubio e a sud dalle Alpi: ad oriente il suo confine correva lungo il Mons Cetius (Wienerwald) e quindi lungo una linea che tagliava le valli della Drava e della Sava a oriente di Solva e Celeia (Cilli).

 

 

La popolazione originale del Noricum (gran parte dell’Austria) consisteva in maggioranza di Illiri, che dopo la grande emigrazione dalla Gallia era divenuto secondario rispetto alle varie tribù celtiche. Intorno alla fine del III sec. a.C. un'alleanza di 13 tribù stabiliva il primo regno celtico in Europa, governato da un consiglio di anziani di tutte le tribù rappresentate. Per questo, i Norici godettero a lungo dell'indipendenza e della condizione di hospitum publicum di Roma (cliente o amico, alleato di Roma).

 

Le prime interazioni tra stati si ebbero nel II sec. a.C., i Taurisci invitarono Roma ad aiutarli contro le tribù germaniche dei Cimbri e Teutoni. Poco all’interno della regione il generale, il console Papirius Carbo fu oggetto di una sconfitta schiacciante da parte di queste tribù germaniche nel 113 a.C. fino allo loro definitiva sconfitta da parte di Gaio Mario ad Aquae Sextiae. Da allora il Noricum formò una sorta di lega federale con Roma fornendo materie prime dall'industria estrattiva e metallurgica. All’interno delle Guerre Civili del 50 a.C. ca. assume una rilevante importanza il re norico Voccio, scelto e alleato di Cesare. Il re svolse un ruolo di prim’ordine contrastando le invasioni dei Daci e dei Boii.

 

La sua annessione forse pacifica, fu motivata dall'appoggio fornito ai Pannoni che nel 16 a.C. avevano tentato d’invadere l’Illiria e addirittura partecipando all'occupazione dell'Istria, quando furono costretti, l’anno dopo, a fare atto di sottomissione dopo la risposta militare di Roma con Publius Silius: la monarchia indigena fu abolita e i poteri del re trasferiti ad un funzionario imperiale. La prima forma di potere romano nella regione dovette essere la prefectura civitatum, probabilmente in analogia con la creazione della prefettura della Rezia e Vindolicia nell’ultima età augustea.

 

Forse già da Tiberio, e più verosimilmente da Claudio, la regione viene costituita in provincia equestre, retta da un procurator regni Norici o in Noricum da cui ne viene  distaccato il campo di Carnuntum, che entra a far parte della Pannonia. Il governatore romano Procurator Augusti risiedeva a Virunum (Zollfeld), capoluogo provinciale, municipio sotto Claudio, mentre il regno indipendente (Regnum Norici) aveva avuto la sua capitale a Noreia (Magdalensberg) sede del capo della confederazione di popoli presenti in Norico in età preromana. In favore di questa cronologia gioca l’attestazione del primo procuratore della provincia del Norico, C. Baebius Atticus, che aveva ricoperto diversi incarichi come praefectus civitatum nella Alpi Marittime e in Mesia, divenendo procuratore di Claudio nella regione (CIL, V 1839).

 

Sotto la minaccia dei Marcomanni il carattere militare della provincia si accentua: la regione passò quindi  nella  categoria delle province procuratorie, nella quale rimase fino a Marco Aurelio che modificò lo statuto della provincia del Norico in concomitanza con il riassetto della vicina Rezia alla metà degli anni settanta del II sec. d.C.

 

Lo stanziamento della legio II Italica nel territorio della provincia a seguito della campagna contro le popolazioni transdanubiane ad opera di Marco Aurelio, portò all’adozione di uno statuto legatario, quando sostituì al procurator un legatus Augusti pro praetore di rango pretorio (175 d.C.).

Tale provvedimento, oltre che la vicinanza all'Italia, e la forte immigrazione di elementi italici, favorirono la romanizzazione della provincia che fu considerata quasi come una continuazione della penisola; l'elemento militare continuò invece ad essere prevalente lungo il Danubio.

 

Dopo la guerra marcomannica, la capitale provinciale e ricettrice della II Italica, divenne Lauriacum (Enns), in seguito fu trasferita a Virunum (Maria Saal) e, in un secondo tempo, Ovilava (Wels), a ridosso del Danubio. In tale distinzione tra le due parti trova la sua ragione la divisione operata con la riforma dioclezianea: Noricum Mediterraneum (parte meridionale) e Noricium Ripense (la settentrionale danubiana), adottata da Diocleziano.

 

 

A partire dal III sec. d.C., il Norico subì, alla stregua del resto delle province poste sul limes danubiano, continue invasioni da parte di Alemanni, Iutungi, Marcomanni, Naristi, Vandali, Suebi. Una volta disgregatosi l'Impero Romano d'Occidente, vi si insediarono i Rugi ed un secolo più tardi, i Longobardi. Fece parte, infine, del regno ostrogoto d'Italia.



 

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