N. 31 - Luglio 2010
(LXII)
PROVINCE ROMANE
mauretania
di Antonio Montesanti
Il
cerchio
delle
province
romane
si
chiude
e
conchiuse
definitivamente
il
suo
tour
in
senso
orario
con
la
più
occidentale
di
esse:
la
Mauretania.
Posta
ad
occidente
prima
della
provincia
d’Africa
e
dopo
la
creazione
della
successiva
Numidia,
questa
regione
occupava
buona
parte
delle
attuali
nazioni
di
Algeria
e
Marocco.
Lungo
quest’area
si
trovava
un
ampio
insediamento
berbero
con
e
differenti
connotazioni,
ma
che
aveva
comunque
una
certa
distinzione
territoriale
tanto
che
i
suoi
abitanti
erano
chiamati
dai
Romani
in
base
al
colore
più
scuro
della
propria
pelle,
rispetto
alle
altre
regioni
nordafricane,
Mauri
che
nei
secoli
si
trasformerà,
fino
a
raggiungere
la
Spagna
medievale
in
quello
di
Mori.
La
grande
distanza
tra
l’Africa
Cartaginese
e le
loro
terre
accentuata
da
un
torrido
clima,
fece
si
che
raramente
le
tribù
berbere
dei
Mauri
e
Roma
entrassero
in
contatto,
nonostante
siano
attestate
partecipazioni
durante
almeno
due
delle
tre
Guerre
Puniche.
E
più
facile
sembrava,
poter
entrare
in
contatto
con
queste
popolazioni
direttamente
tramite
la
Spagna,
le
Baleari
e
ovviamente
lo
Stretto
di
Gibilterra
che
piuttosto
seguendo
la
linea
di
costa
africana.
Una
prima
suddivisione
di
questo
vasto
regno
era
evidente
già
ai
Romani
i
quali
avevano
visto
una
preponderanza
e
una
persistenza
Numidica
nella
parte
attinente
ai
territori
cartaginesi:
questa
zona,
dopo
la
sconfitta
patita
da
Giuba
di
Numidia
da
parte
di
Gaio
Giulio
Cesare
a
Tapso
nel
46
a.C.
non
venne
annessa
ma
fu
lasciata
al
Regno
di
Mauretania
con
a
capo
Bocco
II
che
era
stato
fedele
al
generale
romano.
Nel
frattempo
il
figlio
del
precedente
re
della
Numidia
Occidentale,
anch’egli
col
nome
di
Giuba
II,
venne
inviato
a
Roma
in
qualità
di
‘ospite-ostaggio’
divenendo
compagno
di
studi
del
giovane
Ottaviano.
Pochi
anni
dopo
nel
33
a.C.,
Bocco
II
lasciava
in
eredità
il
proprio
regno
di
Mauretania
ad
Ottaviano,
il
quale
oltre
ad
istituirvi
nove
colonie
per
lo
più
costiere
(Igilgili,
Saldae,
Tubusuctu,
Rusazu,
Rusguniae,
Aquae
Calidae,
Zuccabar,
Gunugu
e
Cartenna),
nel
25
a.C.
una
volta
divenuto
Augustus,
riconsegnava
nelle
mani
del
suo
compagno
d’infanzia
Giuba
II
tutto
il
regno,
in
qualità
di
stato
cliente.
L'annessione
definitiva
avvenne
nel
40
d.C.
con
Caligola,
che
oltre
a
condannare
a
morte
il
figlio
di
Giuba
II,
Tolomeo,
annetteva
la
Mauretania
sotto
il
controllo
diretto
di
Roma.
In
seguito
all’incessante
pressione
delle
truppe
di
Roma,
i
Berberi
deposero
le
armi
e
vennero
a
patti
con
l’imperatore
tanto
che
Claudio
poté
decretare
la
nascita
di
due
province
sottoposte
a
due
governatori
di
rango
equestre
con
le
relative
capitali
solo
nel
42
d.C.:
la
Mauretania
Caesariensis
aveva
la
capitale
a
Iol-Caesarea
(Cherchell)
e e
la
Mauretania
Tingitana,
con
prima
capitale,
probabilmente
Volubilis
in
un
secondo
momento
sostituita
da
Tingis
(ora
Tangeri).
Nella
provincia
della
Tingitania
–
con
un’estensione
che
andava
dall'Algeria
centrale
fino
all'attuale
Cabilia
– il
controllo
romano
si
limitò
ai
territori
lungo
la
costa
Atlantica,
da
Tingis
fino
alla
città
di
Sala
(poco
a
nord
di
Rabat),
ed
alla
fertile
zona
del
Tell,
fino
a
Volubilis,
tanto
che
non
è
certo
che
vi
fosse
un
collegamento
militare
interno
(con
forti,
fortini
e
torri
di
avvistamento)
tra
la
Tingitana
e la
Caesariensis
per
via
di
terra.
Qui,
gli
unici
progressi
verso
l'interno
sotto
Nerone,
furono
limitati
alla
costruzione
del
castrum
di
Oppidum
Novum
nella
valle
del
fiume
Chéliff,
poco
più
a
sud-ovest
di
Aquae
Calidae
e
Zuccabar.
Le
due
nuove
province
imperiali,
governate
da
un
procurator
Augusti,
che
era
munito
di
un
imperium
su
truppe
cittadine,
prendeva
allora
il
titolo
di
procurator
pro
legato.
Questo
perché
per
ambedue
le
province
non
vennero
previsti
stanziamenti
di
legioni:
la
difesa
era
assicurata
dagli
auxilia.
Inoltre
era
previsto
in
caso
di
necessità,
l’arrivo
delle
truppe
dalla
confinante
Numidia
con
delle
vexillationes
o
distaccamenti
speciali
della
legio
III
Augusta.
L’accordo
con
le
popolazioni
native
prevedeva
che
a
Roma
andavano
le
aree
costiere
mentre
i
principati
indigeni
berberi
dell’interno
conservarono
una
certa
indipendenza
nelle
regioni
sahariane
e
montuose.
Questa
politica
in
cui
i
tribù
come
quella
dei
Baquati
e
dei
Maceniti,
scegliendo
un
sistema
di
coabitazione
e
lasciando
diverse
autonomie,
causò
anche
lo
sviluppo
di
un'aristocrazia
locale.
La
creazione
di
Oppidum
Novum
provocava,
nello
stesso
anno,
le
rivolta
delle
popolazioni
delle
due
province
appena
create
tanto
da
costringere
Claudio
all’invio
dei
generali
Gaio
Svetonio
Paolino
e
Gneo
Osidio
Geta
per
sventarle.
Il
primo
generale
attaccò
la
Tingitana
e
tuttavia
fu
portato
a
combattere
fino
alle
alture
dell’Atlante
sahariano
mentre
il
secondo,
attaccò
il
comandante
nemico
Salabo,
sconfiggendolo
in
due
scontri
consecutivi
che
portò
quest’ultimo
a
rifugiarsi
nel
deserto.
Geta
ebbe
la
sfortunata
idea
di
inseguirlo
e
anche
se
si
era
approvvigionato
di
tutta
l’acqua
trasportabile,
questa
finì
prima
del
previsto
rimanendo
di
fatto
bloccato
in
mezzo
al
deserto.
E
tuttavia
fu
salvato
da
una
pioggia
provvidenziale.
Le
fonti
sono
molto
chiare
riguardo
al
fatto
che
le
tribù
instabili
della
Mauretania
vennero,
anche
se
con
difficoltà,
sottomesse
da
Traiano:
l’imperatore
iniziò
l'avanzata
verso
sud,
costruendo
una
strada
munita
di
forti,
fortini
e
torri
di
avvistamento,
parallela
alla
costa
mediterranea,
che,
collegata
con
l'Africa
proconsolare
presso
Zarai,
si
spingeva
da
Auzia
(ai
piedi
dei
monti
Titteri)
verso
occidente
a
Rapidum,
Oppidum
Novum,
alla
valle
dello
Chéliff
e
poi
fino
a
Siga
sulla
costa.
Tuttavia
il
successore
Adriano,
non
seppe
mantenere
la
situazione
sotto
controllo,
come
in
altre
parti
dell’Impero,
ed
ebbe
innumerevoli
difficoltà
nel
quando
gli
successe
al
trono.
Benché
provvide
a
potenziare
le
fortificazioni
lungo
questo
nuovo
tratto
di
limes,
con
la
costruzione
di
torri
(soprattutto
tra
Auzia
e
Rapidum)
e
nuovi
forti
a
Rapidum,
Praesidium
Sulfative
(presso
Abulae)
e a
Thanaramusa,
le
popolazioni
berbere
della
Tingitania
si
spinsero
ad
Oriente
e
pare
che
i
Baquati
abbiano
assediato
la
città
costiera
della
Caesariensis,
Cartenna.
Per
questo
Adriano
fu
costretto
ad
inviare
Quinto
Marcio
Turbone,
già
testato
nella
Guerra
Giudaica.
Turbone
fu
capace
anche
qui
d’imporsi
e di
domare
le
rivolte
dei
Mauri.
Tuttavia
il
periodo
di
pace
‘imposta’
non
durò
eccessivamente
a
lungo
e le
popolazioni
maure,
che
nel
frattempo
si
erano
ritirate
a
sud
della
catena
del
Medio
Atlante,
tornarono
all’attacco
dei
confini
della
provincia
di
Tingitana
e a
minacciare
anche
i
confini
della
Cesarense.
Quest’offensiva,
riportò
una
caratteristica
che
avrebbe
caratterizzato
la
‘vicinanza’
limitrofa
dei
territori
di
della
Hispania
e
della
Mauretania,
passando
per
il
Medioevo
e
giungendo
fin
ai
giorni
nostri.
Per
questo
le
tribù
avevano
presero
il
sopravvento
e
l’iniziativa
cambiando
strategia,
compiendo
dapprima
degli
assalti
marittimi
lungo
le
coste
della
Betica
durante
il
principato
di
Antonino
Pio,
per
poi
saccheggiare
l’interno
della
provincia
spagnola
minacciando
addirittura
Italica
(Siviglia)
e
mettendo
sotto
assedio
la
città
di
Singilia
Barba
(nei
pressi
di
Antequera)
già
al
tempo
del
successore
Marco
Aurelio.
Antonino
Pio
inviò
il
generale
Sesto
Flavio
Quieto
e
diversi
vexillationes
o
manipoli
provinciali
guidati
dal
prefetto
degli
auxilia
spagnoli
Tito
Vario
Clemente
tra
il
145-148
d.C.,
riuscendo
così
a
respingere
i
Mauri
e
costringendoli
ad
una
pace.
Tuttavia,
il
problema
dei
Mauri
proseguì
per
tutto
l’arco
dell’impero,
costantemente.
Ancora
una
volta
dopo
pochi
anni
dalla
pace
siglata
con
Antonino,
si
fecero
nuovamente
vivi
tramite
nuove
incursioni,
presentandosi
durante
il
regno
di
Marco
Aurelio,
quando
l’imperatore
era
impegnato
sul
fronte
settentrionale
contro
Marcomanni,
Quadi
e
Iazigi.
La
città
di
Volubilis
fu
dotata
di
nuove
mura
nel
168
d.C.,
sempre
protetta
dal
vicino
forte
di
Ain
Schkour
ed
ora
anche
di
Tocolosida.
I
Berberi
furono
respinti
dai
legati
imperiali
di
Marco
Aurelio,
tra
cui
figura
anche
l'amico
fraterno,
Aufidio
Vittorino
al
comando
delle
forze
speciali
ovvero
vexillationes
provenienti
da
altre
province
in
appoggio
al
governatore
della
Tingitana,
Vallio
Massimiano.
In
particolare,
da
questo
momento
iniziarono
a
sorgere
prima
dei
veri
e
propri
castelli
e
nel
Basso
Impero
delle
fattorie
fortificate,
il
cui
esempio
più
famoso
è
quella
di
Nador.
Le
fortificazioni
delle
ville
rurali,
secondo
canoni
diffusi
in
Nord
Africa,
non
erano
completamente
chiuse
da
mura
e
quindi
tendevano
principalmente
ad
intimorire
gli
estranei.
Dopo
che
le
tribù
berbere
vennero
respinte,
tra172-177
d.C.,
l’intera
area
a
sud
dell'Atlante
fu
sottoposta
ad
un
controllo
diretto
più
efficace.
Si
scelse
di
scendere
a
patti
con
le
tribù
locali
tramite
accordi
fra
funzionari
romani
e
Baquati
trascritti
su
alcune
are
della
pace
(databili
fra
il
170
ed
il
280
d.C)
che
documentano
numerosi
"colloquia
"
(accordi).
Una
di
queste,
ritrovata
a
Volubilis,
testimonia
ad
esempio
un
accordo
fra
il
governatore
romano
Clemente
Valerio
Marcellino
ed
il
capo
tribale
Iulius
Nuffuzi.
Mentre
al
figlio
del
capotribù
degli
Zegrensi,
un
certo
Giuliano
il
Giovane,
fu
concessa
la
cittadinanza
romana
insieme
alla
moglie
Faggura.
Tuttavia
neanche
questo
espediente
servì
a
porre
un
controllo
sulle
tribù
oltre
confine
e
anche
il
figlio
di
Marco
Aurelio,
Commodo
fu
costretto
a
combattere
le
tribù
tramite
i
suoi
legati
e i
suoi
generali,
riuscendo
a
vincerli
ma
ancora
senza
domarli
definitivamente
e
costruendo
numerose
torrette
di
avvistamento
tra
Auzia
e
Rapidum,
sia
nella
zona
di
Ain
Temouchent.
Pochi
anni
dopo
durante
il
principato
di
Settimio
Severo
fu
compiuta
un'ulteriore
avanzata
verso
sud
nella
Caesariensis
con
la
costruzione
di
una
nuova
strada
militare
(munita
di
forti,
fortini
e
torri
di
avvistamento;
chiamata
Nova
Praetentura),
che
da
Charef
(sul
confine
con
la
Numidia)
conduceva
a
Zabi,
Aras,
Grimidi,
Ain
Touta,
Boghar
(a
sud
dei
monti
Titteri),
Ain
Toukria,
Temardjanet,
Aioun
Sbiba
(a
sud
del
massiccio
di
Quarsenis),
Cohors
Breucorum,
Ala
Milairia,
Lucu,
Kaputtasaccura,
Altava,
Pomaria,
fino
a
Siga.
Il
legatus
pro
praetore
della
Hispania
Tarraconensis,
Tiberio
Claudio
Candido
si
vide
costretto
a
respingere
per
terra
e
per
mare
alcune
popolazioni
ribelli,
che
il
Mommsen
identifica
nelle
popolazioni
berbere
della
Mauretania.
Probabilmente
per
questi
rinnovati
attacchi,
la
città
di
Sala
fu
dotata
di
mura
e di
un
forte,
mentre
6 km
a
sud
fu
innalzato
un
limes
con
fossato
e
muro
in
alcuni
suoi
tratti,
simile
a
quelli
germanici.
Poco
dopo,
Furio
Celso,
governatore
della
Tingitana
al
tempo
di
Alessandro
Severo,
è
ancora
impegnato
a
respingere
nuove
incursioni
delle
tribù
Mauretane
nelle
are
urbanizzate
della
provincia.
Andava
così
creandosi
una
zona
compresa
tra
le
due
strade
(quella
traiano-adrianea
e
quest’ultima
di
Settimio
Severo),
chiamata
Nova
Praetentura,
in
cui
si
realizzava
una
forma
di
difesa
"profonda",
i
cui
territori
costituivano
una
zona
d'attesa
per
le
popolazioni
nomadi
o
semi-nomadi
che
si
trovavano
a
sud
di
questa
fascia.
Si
trattava
di
un
sistema
di
difesa
molto
similare,
nella
sua
funzionalità,
a
quello
della
Dacia
Malvensis
del
limes
Alutanus
e
Transalutanus.
Di
stanza
a
Cesarea
Mauretaniae,
la
Classis
Mauretanica
aveva
il
compito
di
pattugliare
le
coste
dell'Oceano
Atlantico
fino
allo
stretto
di
Gibilterra,
oltre
alle
coste
del
Mediterraneo
sud-occidentale
della
Mauretania
stessa
e
della
Spagna
meridionale.
Era
un
distaccamento
della
Classis
Alexandrina
(con
comando
speciale)
che
se
divenne
flotta
permanente
e
indipendente
dopo
il
176
con
Marco
Aurelio.
Anche
durante
il
principato
di
Gallieno,
nel
bel
mezzo
dell'anarchia
militare,
i
Mauri
ne
approfittarono
ancora
con
una
nuova
incursione;
tuttavia,
il
governatore
di
Numidia,
Saturnino,
riuscì
a
respingerli
ancora
una
volta.
Con
la
riforma
di
Diocleziano
tra
il
293
e il
298
d.C.,
le
due
province
subirono
un'ulteriore
suddivisone:
la
Mauretania
Tingitania
venne
ridotta,
mentre
dalla
Mauretania
Caesariense
venne
separata
una
piccola
regione
all’estremità
orientale
con
il
nome
di
Mauretania
Sitifensis,
che
prendeva
il
nome
dalla
città
e
capitale
di
Sitifis
(attuale
Setif).
In
questa
riorganizzazione,
la
Mauretania
Tingitana
venne
annessa
alla
diocesi
della
Spagna.
Che
a
sua
volta,
nella
successiva
riorganizzazione
operata
nel
periodo
compreso
tra
la
riunificazione
imperiale
di
Costantino
I
(nel
324
d.C.)
e la
morte
di
Teodosio
I
(nel
395
d.C.),
venne
sottoposta
al
controllo
della
Prefettura
del
pretorio
delle
Gallie.
Quindi
la
sequenza
da
Est
ad
Ovest
prevedeva
la
Mauretania
Sitifenze,
quella
più
orientale
che
confinava
con
la
Numidia,
poi
veniva
quella
Cesariense,
che
confinava
con
la
precedente
ad
est
con
il
confine
del
fiume
Mulucha
(oggi
Oued
Mouloya
a
circa
60
km
ad
ovest
dell'attuale
città
di
Orano)
ed
infine
la
Mauritania
Tingitana,
ad
occidente
nell'attuale
Marocco.
Con
la
tetrarchia
e i
riassetto
sul
finire
del
III
sec.
d.C.,
i
disordini
non
terminarono
come
le
invasioni
e
l'augusto
Massimiano
si
occupò
personalmente
della
Mauretania,
riuscendo
a
debellare
una
tribù
della
zona,
i
Quinquegentiani,
che
invece
di
attaccare
la
Spagna
avevano
raggiunto
la
Numidia,
con
una
campagna
che
durò
due
anni
tra
il
297
e il
298
d.C.
in
cui
rinforzò
anche
il
limes
africano.
Nel
429
d.C. la provincia fu invasa dai Vandali di Genserico. Le
navi
per
la
traversata
furono
fornite
dagli
Iberici
che
erano
ben
contenti
di
alleviare
le
presenze
barbare
nelle
loro
regioni
e
dopo
lo
sbarco
i
Vandali
furono
poi
agevolati
da
alcune
tribù
locali
sempre
ostili
ai
Romani,
dagli
intrallazzi
di
Bonifacio
(collaboratore
di
Galla
Placidia)
e
dal
collaborazionismo
dei
"donatisti"
che
all'epoca
erano
perseguitati
come
scismatici
dalla
Chiesa.