N. 18 - Giugno 2009
(XLIX)
province romane
LYCIA ET PAMPHYLIA
di
Antonio Montesanti
La
regione
che
si
estende
lungo
il
litorale
sud-orientale
della
penisola
anatolica,
benché
costituito
da
uno
splendido
e
comune
tratto
montuoso,
interrotto
esclusivamente
da
una
fertile
pianura
nel
mezzo,
era
identificata,
proprio
per
questa
frattura,
con
due
distinti
ad
antichi
territori:
Lykia
e
Pamphylia.
Lycia
Benché
sia
considerata
tra
le
coste
più
belle
del
Mediterraneo,
la
regione
era
difficilmente
gestibile
da
un
punto
di
vista
dei
rapporti
interni
e
delle
le
comunicazioni,
essendo
costituita
da
coste
rocciose,
fornite
da
pochissimi
approdi,
che
s’inerpicano
sin
nell’interno
raggiungendo
cime
di
riguardevole
altitudine.
La
regione
litoranea
era
limitata
su
tutti
i
lati
dalle
stesse
montagne
che,
se
ne
facevano
di
fatto
uno
Stato
indipendente
e
libero
da
una
parte
– e
quindi
naturalmente
difeso
–,
dall’altra
lo
relegavano
nell’isolamento
con
un
unico
sbocco
sul
mare.
Per
questo
i
suoi
abitanti
erano
considerati
selvaggi
e
solitari
al
pari
della
impraticabilità
dei
luoghi
che
abitavano,
rispecchiando
la
natura
e il
territorio
della
Lycia
medesima.
La
lingua
e la
scrittura
dei
Lici
erano
considerate
ostiche
e
difficili
al
tal
punto
da
presupporre
una
provenienza,
secondo
alcuni
autori,
dei
nativi
dagli
antichi
Ittiti,
mentre
da
parte
erodotea
questi
provenivano
direttamente
da
coloni
Cretesi
che
si
erano
istallati
in
quei
posti
più
di
mille
anni
prima
della
sua
era.
La
posizione
geografica,
ponte
tra
Europa
e
Asia
e,
in
seguito,
tra
Grecia
e
Persia
ha
fatto
si
che
la
regione
sia
stata
sempre
desiderio
di
occupazione
dapprima
da
parte
achea,
con
l’installazione
di
una
sola
colonia,
Phaselis
e
poi
da
parte
degli
stessi
Persiani
che
cercarono
di
occupare
il
territorio
e
una
volta
preso
cercarono
di
sradicarne
la
cultura
schiva;
tuttavia,
come
in
futuro,
i
Lici
si
dimostrarono
estremamente
combattivi.
Durante
l’attacco
persiano,
resistettero
coraggiosamente
fino
allo
stremo
e,
al
momento
di
cedere,
gli
abitanti
di
Xantos
diedero
alle
fiamme
la
città
e si
suicidarono
in
massa
piuttosto
che
sottomettersi
al
nemico.
Escluso
il
solito
tributo
annuale
richiesto
dai
Persiani,
i
Lici
abitarono
in
piena
autonomia
organizzati
come
da
sempre
in
23
città
federate,
tra
cui
Myra,
Olympos,
Patara,
Pinara,
Tlos
e
Xanthos
come
unica
capitale.
Dopo
l’occupazione
persiana,
gli
Ateniesi
tentarono
di
bloccare
la
Lycia
in
diverse
occasioni,
ma
gli
abitanti
riuscirono
ad
opporsi
sempre,
come
fecero
anche
con
Alessandro,
ma
per
un
brevissimo
periodo,
per
poi
tornare
semi-indipendenti,
formalmente
legati
ad
ogni
sovrano
ellenistico
che
succedette
al
Macedone.
L'intervento
romano
nella
regione
s’inserisce
con
l’avvento
di
Antioco
III
di
Siria
in
Anatolia
dopo
esser
riuscito
a
strappare
quest’area
al
controllo
dei
Tolomei.
La
vittoria
sul
re
Siriano
a
Magnesia
da
parte
romana,
consegnò
la
gestione
della
Lycia
a
Rodi,
con
l’occupazione
della
“Perea
Rodia”
e
dell’area
adiacente.
Per
quasi
30
anni
i
Lici
combatterono
per
la
loro
indipendenza
e
nel
167
a.C.,
il
Senato
Romano
stanco
delle
continue
lotte
assegnò
un
formale
autogoverno
alla
resistenza.
In
questo
modo,
i
Romani
si
ingraziarono
per
più
di
un
secolo
i
Lici,
i
quali,
a
loro
volta,
dimostrarono
la
loro
lealtà
e il
loro
ringraziamento
nei
confronti
di
Roma
combattendo
dalla
loro
parte
contro
Mitridate
del
Ponto
che
aveva
occupato
l'intera
regione
nell’88
a.C.
La
vittoria
finale
di
Roma
concesse
l'indipendenza
formale
rinnovata
e
una
parte
di
territorio
in
più
a i
Lici.
La
Lycia
sarà
da
questo
momento
e
durante
le
guerre
civili,
un
possibile
posto
dove
ipotizzare
la
propria
permanenza
al
riparo
dai
nemici:
sarà
così
per
gli
assassini
di
Giulio
Cesare
(Bruto,
Cassio)
quando
considerarono
Xanthos
come
roccaforte
per
la
resistenza.
Antonio,
e
più
tardi
Augusto,
fissarono
il
territorio
all’interno
dei
rispettivi
regni
d’influenza
e,
da
questo
momento,
la
Lycia
inizia
ad
emergere
come
una
tra
le
provincie
più
prosperose
dell'Asia
romana.
Sotto
Augusto,
la
federazione
Lycia
rimase
indipendente
anche
se
solo
per
una
generazione.
A
mano
a
mano
che
aumentava
la
Romanizzazione
dell’area,
la
resistenza
incominciava
a
cedere.
Pamphylia
La Pamphylia, anticamente chiamata Mopsopia, è il naturale
proseguimento
litoraneo,
verso
est,
della
Lycia,
e
prima
della
Cilicia
(attuale
Golfo
di
Mersin).
È
una
regione
schiacciata
dalle
montagne
verso
il
mare
che
tuttavia
presenta
delle
fertili
e
ampie
pianure
ad
ovest
e
ricche
nelle
valli
fluviali
nella
parte
litoranea.
Se in un primo momento, gl’Ittiti s’insediarono in questo
ricco
territorio,
in
seguito
alla
loro
caduta
furono
i
Lidi
a
prenderne
il
posto,
portando
un’ellenizzazione
di
tipo
“importato”
poiché
non
vi
sono
prove
archeologiche
di
una
colonizzazione
antica
di
tipo
pre-
o
greco,
che
comunque,
come
idioma,
è
rimasto
nel
dialetto
in
uso.
Dopotutto
sembra
che
il
nome
della
regione
derivi
dalla
lingua
ellenica
la
PAM-phylos,
ovvero
terra
dalle
molte
tribù,
nome
ricordato
nella
prima
colonizzazione
di
tipo
rodio
già
nel
VII
sec.
a.C.
La
regione
rientra
sotto
il
controllo
dei
Persiani
già
nel
VI
sec.
a.C.
e
rimarrà
così
fino
alle
conquiste
di
Alessandro
il
Grande.
Durante
l’occupazione
persiana
e il
conflitto
con
gli
stessi
Greci,
niente
era
riuscito
a
turbare
né
il
commercio
né
la
diffusione
della
cultura
occidentale.
L’invasione
di
Alessandro
non
fece
altro
che
confermare
il
bastione
greco,
relativamente
pacifico,
trasformandolo
in
una
satrapia
pienamente
ellenizzata
che
passerà
prima
sotto
i
Tolomei
e
poi
sotto
i
Seleucidi
dopo
l’occupazione
della
Siria,
verso
la
fine
del
III
sec.
a.C.,
con
Antioco
III.
Grazie
alla
campagne
di
Scipione
l’Africano
e
del
fratello
Gneo,
la
Pamphylia
entra
sotto
l’influenza
romana,
fin
dal
188
a.C.
quando,
dopo
Magnesia,
il
territorio
viene
ceduto
a
Eumene
di
Pergamo,
loro
grande
alleato,
rimanendo
sotto
la
dinastia
attalide
fino
al
lascito
testamentario
del
suo
ultimo
rappresentante,
Attalo
III,
nel
133
a.C.
La
distanza
dalla
capitale
asianica,
purtroppo,
non
fece
altro
che
destabilizzare
l’area
e
questo
portò
allo
svilupparsi
della
pirateria
lungo
i
litorali
della
Pamphylia
e
Cilicia.
Le
ampie
rade
tra
le
montagne
vennero
trasformate
in
grandi
porti
per
attività
piratesche
e
richiesero
sforzi
enormi
da
parte
di
Roma
per
abbattere
il
problema.
Subito
dopo
le
guerre
mitridatiche
un
primo
intervento
venne
fatto
da
Publius
Servilius
Vatia
nel
77
a.C.
che
riuscì
ad
eliminare
le
principali
roccaforti
piratesche
dalla
Lycia
e
dalla
Pamphylia.
Le
successive
campagne
sotto
Pompeo
il
Grande
vennero
utilizzate
per
soggiogare
l'intera
area
alla
dominazione
romana
e la
Pamphylia
inizialmente
venne
incorporata
nella
provincia
di
Cilicia.
Con
le
risoluzioni
di
Marco
Antonio,
la
Pamphylia
venne
aggiunta
alla
provincia
d’Asia,
ma
con
Ottaviano
Augusto
gli
venne
concessa
parte
della
Galatia
(31
a.C.)
per
ricompensare
i
suoi
sostenitori.
Provincia
Licya
et
Pamphylia
Le
due
regioni
contigue,
divengono
finalmente
un’unica
provincia
sotto
l'imperatore
Claudio
che
l’incorpora
e le
integra
come
unica
provincia
nel
43
d.C.
anche
se
sembra
che
la
provincia
assunse
l’aspetto
definitivo
solo
con
Vespasiano
nel
74
d.C.
Dapprincipio,
la
provincia
era
considerata
imperiale
e
governata
da
un
Legatus
Augusti
Propraetore
di
rango
pretorio
e
solo
in
seguito,
forse
con
i
Flavi,
fu
affidata
al
Senato
e
retta
da
un
Proconsul.
Sotto
le
istituzioni
romane
la
provincia
prosperò
notevolmente
attraverso
la
rete
stradale
e
portuale
dei
grandi
lavori
pubblici.
Questa
provincia,
rimase
sempre
tranquilla,
avendovi,
Roma,
lasciato
in
vita
le
istituzioni
antiche
autoctone
come
il
koinon
Licio
o la
confederazione
di
città
della
Pamphylia.
Il
commercio
sarà
sempre
la
base
e la
coltura
regionale
rendendola
una
provincia
pacifica
ed
ideale
che
soprattutto
non
richiedeva
nessun
supporto
di
tipo
militare.
Tuttavia
i
terremoti
devastanti
in
del
141
e
240
d.C.
la
gettarono
nel
declino
che
la
vedrà
riprendersi
solo
nel
tardo
impero
con
l’emergere
della
Cristianità.
La
situazione
rimase
invariata
fino
al
IV
sec.
d.C.,
quando
le
due
provincie
vennero
divise
e
considerate
formalmente
indipendenti.
Sembra
che
Diocleziano
abbia
diviso
la
provincia
nelle
due
nuove
che
rispecchiavano
le
antiche
regioni
e
solo
sotto
Costantino
queste
vennero
‘ridisegnate’
in
tre
nuove:
Lycia,
Pamhylia
Prima
e
Pamhylia
Secunda
tutte
appartenenti
alla
Dioecesis
Asiana
parte
della
Prefettura
Orientale
e
con
le
capitali
o
metropoli,
rispettivamente
in
Xanthos,
Attaleia
e
Perge.