N. 27 - Marzo 2010
(LVIII)
PROVINCE ROMANE
JUDAEA, PALESTINA, ARABIA
di Antonio Montesanti
Il
problema
politico
che
riguarda
il
Vicino
Oriente,
dell'area
compresa
tra
l'attuale
Libano
e
Egitto
e
Siria
affonda
le
radici
nella
notte
dei
tempi.
Il
dramma
della
regione
Roma
lo
eredita
nel
momento
in
cui,
dopo
le
conquiste
di
Pompeo
la
provincia
di
Syria
venne
aggiunta
alle
liste
imperiali,
provincia
tanto
vasta
da
contenere
al
suo
interno
numerose
sub-province,
che
da
lì a
poco
avrebbe
previsto
d
uno
‘spezzettamento’
interno
della
grande
provincia.
I
gravi
problemi
regionali
erano
fondamentalmente
dovuti
ad
alcune
forme
di
monarchia
religiosa
o
religiosità
monarchica,
che
fecero
si
che
Roma
lasciasse
l’area
in
uno
stato
di
semi-libertà
o
indipendenza
vigilata
nel
periodo
che
va
dal
64
a.C.,
anno
della
conquista
di
Pompeo
ad
almeno
il
71
a.C.
anno
della
conquista
da
parte
di
Gerusalemme
da
parte
di
Tito.
La
differenza
delle
popolazioni
che
detenevano
la
regione
fu
il
motivo
di
differenti
trattamenti.
La
regione,
fondamentalmente
di
tipo
desertico
era
distinta
in
due
parti
una
ad
ovest
che
si
protendeva
lungo
la
costa
del
Mediterraneo
e
tra
la
Phoenicia
(Libano)
e
l’Egitto
ed
un’altra
ad
est
già
conosciuta
in
antico
col
nome
di
Arabia
Nabatea,
dal
nome
della
popolazione
nomade
che
l’abitava
e
che
comprendeva
anche
la
penisola
del
Sinai
e la
regione
del
Negev.
In
quest’area,
almeno
quella
prospiciente
il
mare,
ovvero
l’occidentale,
parte
della
provincia
di
Syria
meridionale,
le
rivolte
saranno
sempre
all’ordine
del
giorno.
Pompeo
ne
aveva
assegnato
il
controllo
ad
Ircano,
mentre
il
console
era
impegnato
nella
campagna
contro
gli
Arabi
Nabatei,
che
divennero
immediatamente
considerati
come
‘stato’
cliente
di
Roma.
Intanto
il
successore
e
fratello
di
Ircano,
Aristobulo,
decise
che
il
potere
di
Roma,
anche
se
formale,
al
momento
non
sarebbe
dovuto
entrare
nell’area
e
per
questo
Gerusalemme
venne
occupata
sin
dapprincipio.
Pompeo
quindi
assediò
la
città
che
in
tre
mesi
venne
restituita
al
potere
del
gran
sacerdote
Ircano
e
stabilendo
che
anche
la
regione,
conosciuta
come
Judaea,
divenisse
uno
stato
cliente
di
Roma
che,
comunque
indipendente,
era
di
fatto
o
diritto
(de
jure)
sottoposto
ad
autorità
romana.
Nonostante
tutto,
l’area
rimase
formalmente
e
anche
realmente
indipendente,
essendo
governata
dalle
leggi
del
loro
stato
a
cui
gli
abitanti
obbedivano.
Due
decadi
più
tardi
circa,
Giulio
Cesare,
durante
le
sue
campagne
nell’area
del
47
a.C.
seguendo
le
orme
del
suo
rivale
e
predecessore,
accordò
ai
Giudei
la
libertà
di
culto
e
soprattutto
confermò
Ircano
come
Re o
meglio
Etnarca.
Antipatro
Idumeneo
fu
fregiato
del
primo
titolo
di
questo
tipo
e
ufficializzato
come
‘procurator
provinciae’.
Sotto
la
sua
responsabilità
aveva
quella
di
seguire
gli
affari
di
Roma
e i
suoi
interessi
in
questa
piccola
regione,
alla
stregua
di
una
provincia.
Tuttavia
Antipatro
venne
assassinato
poco
dopo,
nel
44
a.C.,
e il
figlio
Erode
prese
il
suo
posto,
posizione
che
venne
fatta
decadere
dopo
poco,
quando
i
Parti
invasero
il
territorio
e
posero
sul
trono
Aristobulo
II.
Erode
tuttavia
rimase
fedele
ai
Romani
e,
dopo
aver
richiesto
il
loro
aiuto
venne
presto
riconfermato
come
etnarca
e re
(rex
socius
amicusque
populi
Romani)
nel
37
a.C.
Tuttavia
gli
interessi
di
Roma
non
riguardavano
di
certo
la
piccola
pseudo-provincia
ma
era
l’Egitto
ad
assumere
il
ruolo
di ‘regina
provinciarum’
sia
sotto
Marco
Antonio
che
con
Ottaviano-Augusto.
In
questo
momento
di
espansione,
Roma
si
allarga
su
tutte
le
aree
vivibili
e in
grado
di
produrre
e
generare
ricchezza.
In
Arabia
per
esempio,
non
erano
del
tutto
assenti
aree
relativamente
fertili
per
la
loro
vicinanza
a
bacini
d’acqua,
come
l’altopiano
di
Moab,
o le
zone
pericostiere
come
quelle
del
Mar
Rosso,
che
i
Romani
usavano
chiamare
Arabia
Felix.
Proprio
verso
di
queste
si
concentrava
l’attenzione
di
Roma
dopo
la
conquista
dell’Egitto
e
Gaio
Elio
Gallo,
secondo
prefetto
dell’ultima
provincia,
nel
25/24
a.C.
si
spinse,
per
volontà
di
Augusto,
con
una
spedizione
verso
la
costa
peninsulare
araba
del
Mar
Rosso,
raggiungendo
la
capitale
del
Regno
di
Saba:
Ma'rib,
tuttavia
dopo
un
breve
assedio
fu
costretto
al
ritiro
perché
l’esercito
era
decimato
dalle
epidemie.
Tuttavia
la
sponda
del
Mar
Rosso
opposta
a
quella
egiziana,
venne
mantenuta
con
una
serie
di
guarnigioni
fino
al
porto
di
Leucecome
sulla
costa
araba
(nei
pressi
di
Medina),occupazione
che
durò
fino
alla
morte
del
primo
imperatore,
quando
le
guarnigioni
furono
ritirate
ad
occupare
e
mantenere
il
possesso
del
Sinai.
Intanto
in
questa
fase
di
contrazione
e
stabilizzazione,
Erode
venne
riconfermato
sul
trono
con
tutte
le
sue
caratteristiche
politiche,
sociali
e
religiose
come
re
della
Judaea.
Benchè
il
nuovo
re
sia
stato
considerato
come
un
sanguinario,
un
personaggio
disattento
ed
in
contrasto
con
le
tradizioni
e i
costumi
del
popolo
Giudeo,
fu
estremamente
accorto
a
non
infrangere
li
costumi
e
l’autorità
della
casta
sacerdotale
e
del
popolo.
Fu
proprio
questo
monarca
a
stabilire
il
Sinedrio,
una
sorta
di
consiglio
religioso
che
dovesse
intervenire
sugli
affari
e le
questioni
religiose,
che
spesso
occupavano
anche
e
soprattutto
la
parte
politica.
Dopo
la
morte
di
Erode
nel
4
a.C.,
il
potere
venne
spartito
tra
i
suoi
quattro
figli
e
Augusto
fu
costretto
a
porre
un
prefetto
a
controllo
dell’area,
poiché
come
aveva
intuito
sarebbe
stata
causa
di
gravi
problemi
e a
sua
volta
il
prefetto
era
sotto
la
responsabilità
del
governatore
di
Siria,
Publius
Quinctilius
Varus
che
fu
costretto
a
sopprimere
una
prima
rivolta,
dove
successivamente
venne
assegnato
il
titolo
di
etnarca
ad
Archelao.
Nel
6 d. C.
la
brutalità
del
nuovo
re,
spinse
i
Romani
ad
intervenire
e
governare
direttamente
la
regione.
Una
rivolta
guidata
da
Giuda
di
Galilea,
fu
repressa
dal
governatore
di
Siria
Publius
Sulpicius
Quirinius.
Venne
così
creata
la
provincia
di
Judaea
a
cui
vennero
aggiunti
i
territori,
per
compensa
mento
di
fedeltà
e
buona
condotta,
della
Samaria
,
Idumea,
l’area
di
Batanaea
(Bashan)
y
Trachonitis
(Trajón)
e la
micro
regione
chiamata
Gaulanitis
(Alture
del
Golam).
Per
evitare
scontri
diretti
con
la
popolazione,
non
vennero
collocate
legioni
a
controllo
poiché
si
riteneva
che
le
tre
stanziate
in
Siria
avrebbero
facilmente
controllato
la
situazione
in
una
piccola
sub-provincia
come
quella
di
Judea.
Al
termine
della
prefettura
di
Ponzio
Pilato
nel
36
d.C.,
la
resistenza
alla
presenza
romana
raggiunse
livelli
di
guardia
dopo
che
il
prefetto
aveva
tentato
di
introdurre
le
statue
di
Tiberio
e
Caligola
nei
templi
giudei
cosa
che
aveva
scatenato
quasi
un’aperta
rivolta.
Solo
l’intervento
di
Claudio
soppresse
e
ricondusse
l’area
ad
una
certa
stabilità
politica,
collocando
sul
trono,
con
una
mossa
simile
a
quella
di
Cesare,
il
re
Erode
Agrippa
nel
41
d.C.
Agrippa,
nipote
di
Erode
il
grande,
era
molto
popolare
tra
la
popolazione
e il
suo
modo
di
governare
e la
sua
amministrazione
alleviarono
di
molto
la
tensione.
La
sua
morte
prematura,
avvenuta
nel
44
d.C.
fece
ripiombare
la
Judaea
nuovamente
sotto
il
diretto
governo
di
un
procurator
romano
per
altri
20
anni,
portando
nuovamente
la
situazione
a
tensioni
altissime.
Nel
66
d.C.,
il
clima
di
tensione
esplose
quando
il
procuratore
Gessius
Florus
fece
sparire
17
talenti
dal
tesoro
del
Tempio.
Questo
atto,
ovviamente,
fu
solo
la
goccia
che
fece
traboccare
il
vaso
delle
frustrazioni
giudee.
La
popolazione
si
ribellò
in
massa
e il
governatore
di
Siria,
Gallo,
tentò
di
occupare
Gerusalemme
per
far
tacere
la
rivolta
ma
fu
incredibilmente
sconfitto
perdendo
addirittura
l’aquila
della
XII
legione.
Il
gruppo
degli
zeloti,
occupò
quindi
tute
le
roccaforti
dell’area
iniziando
una
pulizia
etnica
di
liberazione
dai
romani,
fino
all’arrivo
del
generale
Vespasiano
che
invase
la
provincia
da
nord
e
iniziò
l’opera
di
riconquista.
Nell’estate
del
68
d.C.
solo
Gerusalemme
e la
roccaforte
di
Masada
rimanevano
in
mano
ai
ribelli.
Tuttavia,
l’opera
di
riconquista
non
fu
completata
perché
nell’anno
dei
4
imperatori,
69
d.C.,
Vespasiano
andò
a
reclamare
il
trono
e si
insediò
a
Roma.
Due
anni
dopo
avrebbe
mandato
il
figlio,
Tito
a
completare
l’opera
di
sottomissione
totale
che
terminò
in
un
bagno
di
sangue
col
trionfo
del
figlio
dell’imperatore,
e la
razzia
del
tempio
di
Gerusalemme.
Anche
se
la
fortezza
di
Masada
resisteva
ancora…
solo
nel
74
d.C.
dopo
un’eroica,
durissima
ed
implacabile
resistenza
Lucius
Flavius
Silva,
il
nuovo
governatore
della
Judea
ordinava
alla
legione
X
Fretensis
di
assediare
la
fortezza
e
porre
fine
alla
resistenza,
che
terminò
con
un
suicidio
di
massa.
Nel
105
d.C.
Traiano
occuperà
i
territori
ad
oriente
del
fiume
Giordano
grazie
all’intervento
del
suo
legato
Cornelio
Palma,
creando
la
provincia
ufficiale
col
nome
di
Arabia
da
governata
da
un
legatus
Augusti
pro
praetore
di
rango
pretorio.
La
capitale
sarebbe
stata
Bostra,
detta
Traiana,
mentre
con
Adriano
divenne
Petra,
dove
era
acquartierata
la
III
Legio
Cyrenaica,
mentre
il
governatore
provinciale
sarebbe
stato
in
entrambe
le
città,
come
dimostrano
gli
editti
emanati.
Al
momento
della
conquista
romana
sull'area
regnava
Rabbel
II,
sovrano
dei
Nabatei.
Al
momento
della
sua
morte,
con
l’ordine
dell’imperatore
di
stabilizzare
e
rafforzare
i
confini
siriani
verso
l’Impero
Partico,
la
Nabatea
venne
annessa
con
l’occupazione
diretta
a
parte
della
legione
stanziata
in
Egitto
che
occupò
l’area
fino
a
Petra
compresa,
mentre
con
una
manovra
avvolgente
veniva
presa
la
seconda
città
importante
dell’area,
Bostra,
dalla
Legio
Sesta
Ferrata
d’istanza
in
territorio
siriano.
La
conquista
venne
ritenuta
comunque
di
scarsa
importanza:
la
resistenza
fu
quasi
nulla,
che
sembra
essere
confermata
anche
dal
fatto
che
gli
Arabi
Nabatei
saranno
utilizzate
dallo
stesso
Traiano
come
truppe
ausiliarie,
inoltre
a
differenza
di
tutte
el
altre
conquiste
che
fece
non
si
fregiò
del
titolo
di
‘Arabicus’
e
solo
dopo
il
completamento
della
Via
Nova
Traiana,
la
strada
che
si
snodava
da
Bostra
ad
Aqaba,
passando
per
Petra,
venne
ufficializzata
e
glorificata
come
conquista
definitiva.
Traiano
consegnò
quindi
a
Bostra
il
rango
di
capitale,
mentre
a
Petra
lo
status
di
metropoli.
A
differenza
delle
altre
province
coeve,
create
dallo
stesso
imperatore
emulo
di
Alessando
il
Grande,
Armenia,
Mesopotamia
e
Assiria,
l’Arabia
non
solo
venne
mantenuta,
ma
sebbene
esposta
ripetutamente
agli
assalti
e
razzie
di
Parti
e
Palmireni,
prosperò
in
maniera
impensata.
Il
greco
divenne
la
lingua
ufficiale
come
nel
resto
delle
provincie
orientali
sostituendo
immediatamente
il
nabateo
e
l'aramaico.
Tuttavia,
l’interferenza
di
un
imperatore
dopo
più
di
100
anni
in
Oriente,
come
fu
quella
di
Traiano,
ed
un
così
stridente
contrasto
tra
le
due
regioni
provocarono
una
serie
di
rivolte
giudee
che
non
si
limitavano
esclusivamente
alla
provincia:
durante
la
trionfante
marcia
contro
i
Parti,
grandi
rivolte
vennero
innescate
a
Cipro
e in
Cirenaica.
I
templi
Romani
pagani
vennero
distrutti
e il
conflitto
si
allargò
fino
a
raggiungere
Alessandria
d’Egitto
dove
venne
distrutta
anche
la
tomba
di
Pompeo,
in
quanto
primo
soggiogatore
d’Oriente.
Il
successore,
Adriano,
che
pensava
di
risolvere
i
problemi
con
il
blocco
delle
conquiste
e
l’uniformazione
dell’Impero,
ebbe
notevoli
problemi
nel
fermare
la
rivolta.
Addirittura
iniziò
una
strana
politica
di
sottomissione
e
repressione
dei
Giudei
su
vasta
scala
e in
tutto
l’Impero
e
allo
stesso
tempo
ricostruì
Gerusalemme,
che
era
stata
rasa
al
suolo
da
Tito,
cambiandole
il
nome
in
Aelia
Capitolina,
dove
vi
fece
erigere
un
enorme
tempio
dedicato
a
Giove
e
non
al
Dio
Giudeo.
Inoltre
vietò
la
circoncisione
operata
dai
Giudei,
attaccando
direttamente
i
loro
costumi
e
ovviamenete
nel
132
d.C.
la
rivolta
ricominciò.
Sotto
il
commando
di
Simon
ben
Kosiba,
or
Bar
Kochba,
per
tre
lunghi
anni
la
rivolta
si
scatenò
contro
l’imperialismo
romano
e
furono
necessarie
tre
legioni
per
sopprimerla
e
solo
nel
135
d.C.
i
Romani
circoscrissero
i
rivoltosi
a
Bethar
dove
vennero
uccisi
e
così
la
rivolta
ebbe
termine.
Per
questo
il
popolo
della
Judaea
venne
pesantemente
punito
da
Adriano.
I
prigionieri
vennero
venduti
come
schiavi
e il
Giudaismo
venne
pesantemente
limitato
come
religione:
le
leggi
di
Mosè
vennero
vietate
così
come
l’insegnamento
della
Thorà,
i
templi
pagani
e i
simboli
di
Roma
vennero
fatti
costruire
sopra
e in
tutti
i
siti
Giudaici.
La
provincia
venne
rinominata
Syria
Palaestina
o
più
semplicemente
Palaestina.
Queste
misure,
in
chiave
Romana
funzionarono
e il
successore
di
Adriano,
Antonino
Pio,
divenne
più
flessibile
verso
gli
abitanti
della
Palestina
resaurando
alcuni
riti
e
dando
alcue
concessioni.
Al
contrario,
l’Arabia
si
dimostrò
come
una
tra
le
provincie
in
assoluto
più
fedeli
al
potere
centrale
di
Roma:
la
ribellione
di
Avidio
Cassio
sotto
l'imperatore
Marco
Aurelio,
non
trovò
alcun
appoggio
nella
regione
di
Petra
e
stessa
sorte
capitò
al
governatore
siriano
Pescennino
Nigro,
quando
si
autoproclamò
imperatore
nel
193
d.C.
Quest’ultima
rivolta,
porterà
delle
conseguenze
fondamentali
durante
il
regno
di
Settimio
Severo:
punì
la
città
siriana
di
Antiochia
privandola
dello
status
di
metropoli,
in
quanto
ritenuta
‘traditrice’,
la
Legio
III
Cirenaica,
e il
governatore
d’arabia
vennero
premiati
per
la
loro
fiducia
e
fedeltà
dimostrata:
la
prima
ebbe
il
titolo
onorifico
di
Severiana,
mentre
il
governatore
P.
Elio
Severiano
Massimo,
fu
mantenuto
al
suo
posto,
la
Siria
fu
divisa
in
due
parti
e
l'Arabia,
che
orami
aveva
assunto
il
titolo
di
Petrea
si
espanse
ai
danni
della
stessa,
raggiungendo
zone
molto
vicine
alle
metropoli
siriane.
Molti
vici
si
svilupparono
diventando
floride
cittadine
e
tra
queste
Shahba,
città
natale
del
futuro
imperatore
nato
proprio
in
questi
anni
e
che
poi
rinominerà
Philippopolis.
L’Arabia
diventava
il
fulcro
delle
operazioni
militari
in
Mesopotamia
e il
punto
di
ricevimento
delle
merci
dall’Oriente
a
discapito
della
Siria
che
si
era
resa
colpevole
di
numerose
rivolte
che
venne
ridimensionata
progressivamente
ma
continuativamente.
Durante il III secolo d.C. si ampliò a tal punto che fu
necessario
suddividerla
tra
Arabia
o
Arabia
deserta
a
nord
con
capitale
Bosra
e
Arabia
Petraea
o
Palestina
Salutaris
o
Tertia
a
sud.
Sotto
Diocleziano,
la
riorganizzazione
tetrarchica
dell'Impero
ampliò
ulteriormente
la
provincia
d’Arabia,
con
l'inclusione
di
buona
parte
del
territorio
della
scomparsa
provincia
di
Judaea,
ora
Palaestina.
Dopo
Diocleziano,
l'Arabia
fece
parte
della
Diocesi
d'Oriente,
che
era
parte
della
Prefettura
d'Oriente
e la
regione
fu
definitivamente
suddivisa
in
Palaestina
Prima,
ovvero
la
precedente
Judaea,
e
che
comprendeva
Samaria,
Idumea,
Peraea
e
l’area
costiera
con
Caesarea
come
capitale,
Palaestina
Secunda
che
comprendeva
Galilea,
la
Decapolis,
il
Golan
con
Scythopolis
(Beth-shean)
come
capitale
e la
Palaestina
Tertia
o
salutaris
che
includeva
il
Negev
con
Petra
come
capitale.