N. 11 - Novembre 2008
(XLII)
PROVINCE ROMANE
ILLYRICUM
di Antonio
Montesanti
Che
il settore ad ovest del Danubio, fino alle Alpi e il Mar
Adriatico avesse dei tratti caratteristici comuni, sia
sotto un profilo geografico che etnico, questo era già
noto ai Romani. Le diversità anche profonde tra le varie
popolazioni di origine e stirpe differenti, erano già
appianate nei rapporti intracomunitari, tanto che le
fonti antiche riportano in quest'area un insieme di
differenti popolazioni integrate tra loro, anche con i
gruppi celtici stanziatisi nella parte settentrionale,
agli inizi del IV secolo a.C.
Un
quadro piuttosto complesso delle popolazioni che
risiedevano in questo vasto settore è dato dalle fonti
romane prima della loro conquista: Illirici erano
definiti tutti i popoli che si trovassero tra i fiumi,
Danubio, Isonzo e Drino Bianco (Drin Bieli, lat.
Drilo
Albus), mentre al loro interno questi erano
ridefiniti Dalmati quelli stanziati lungo la costa
adriatica e Pannoni quelli del nord danubiano.
Le
prime “uscite” illiriche all’interno delle questioni
internazionali si hanno per quelle tribù più a diretto
contatto con le città e i territori greci. Prendendo
spunto dalla monarchia macedone, a sua volta ancora
embrionalmente parte dell’Ellade, il re illirico
Bardhylis rese il suo regno, nel IV sec. a.C., un
sicuro centro di potere assimilabile ad un regno
organizzato. Dal 359 a.C., con la sconfitta del re di
Macedonia, Perdicca III, iniziano quella serie di
scontri che porteranno alla conquista macedone con
Filippo II nel 358 a.C., che assumerà il controllo del
territorio fino al lago di Ocrida.
Parte
integrante della spedizione macedone in Asia, le truppe
illiriche, guidate dal loro capo Clito, dopo la morte di
Alessandro nel 323 a.C., i regni Illirici tornarono
indipendenti fino ad arrivare all’espulsione dei Greci
da Durazzo nel 312 a.C. Alla fine del III secolo a.C.,
il regno Illirico guidato dalla regina Teuta, si era
organizzato in un sistema dedito alla pirateria
nell’Adriatico: venne costituita la capitale nei pressi
dell'odierna città di Scutari e il regno abbracciò i
territori degli attuali Montenegro, Erzegovina e Albania
Settentrionale. La temerarietà di Teuta e i loro
continui attacchi anche ai mercanti romani concessero a
Roma un buon appiglio per invadere l’opposta sponda
adriatica.
L'ambasciata di Roma riportò un gravissimo incidente che
divenne il casus belli, tanto che il console Gneo
Fulvio Centumalo fu inviato con 200 navi, mentre il
collega Postumio Albino avanzava con un esercito di
terra formato da 20.000 legionari e 2.000 cavalieri. Era
il 229 a.C., anno in cui i romani sbarcavano sulle coste
balcaniche.
La
guerra durò due anni al termine dei quali la regina
Teuta veniva deposta, ed i Romani occupavano le isole di
Faro e Corcira, le città di Apollonia e Epidamno, fino
al fiume Drilo. Ma dieci anni dopo Emilio Paolo, insieme
a Livio Salinatore, sbarcava in Illiria per combattere
contro Demetrio di Pharos, alleato di Filippo V di
Macedonia. La guerra portò per la seconda volta gli
eserciti romani alla vittoria, occupando nuovamente
Issa, Pharos, Apollonia, Corcira Nigra, Epidamnus (Durazzo),
Orikos, Dimale e Atintania. Il Senato romano
confermava il protettorato di Roma sull'Illiria che si
era attestata oltre gli stanziamenti nelle valle del
fiume Narenta (attuale Neretva). Nel 214 a.C. i
Romani vengono assediati ad Orico e ad Apollonia da
Filippo V di Macedonia, ma il console Valerio Levino in
un’azione eroica, con solo 50 navi da guerra sconfigge
gli assedianti.
Roma
riconfermava quindi il suo protettorato sugli Illirici
che a loro volta vedevano la defezione in chiave
antiromana dei Dalmati, tra il 180 e il 179 a.C.,
dichiarandosi indipendenti dalla confederazione illirica
creata da re Genti, che aveva posto la sua capitale a
Scutari.
A
questo punto, Roma confidando sull’Illirico soggiogato
poteva iniziare la sua “manovra a tenaglia: un anno
dopo, Aulo Manlio Vulsone – alleato con il re dei Norici,
Catmelo – intraprendeva una nuova guerra contro le
popolazioni dell’Istria. L'anno successivo (177 a.C.)
Gaio Claudio Pulcro occupava in Istria gli oppida di
Nesactium (Vizače/Nezakcij), Mutila (Medulin) e Faveria.
La
riunificazione tra i Balcani e le Alpi romane, avverrà
nel 171 a.C., quando Caio Cassio Longino, sulla strada
del ritorno dalla Macedonia, oltre a compiere una serie
di distruzioni e saccheggi nell’Istria, rientra in
Italia via terra.
A
questo punto bisognava solo sedare le rivolte… Con il
“pretesto macedonico”, nel 167 a.C. il pretore Lucio
Anicio Gallo, batteva il re dei pirati illiri, Genzio,
dell’isola di Issa (Lisso), alleato di Perseo di
Macedonia e che disponeva di una forza di 15.000 armati.
Le truppe romane catturarono il re a Scodra (Scutari) e
riottennero la regione, siglando un trattato di alleanza
(della durata di settant’anni). Al termine di queste
operazioni i Romani erano riusciti ad occupare le terre
a nord, nell'Istria fino al fiume Arsia (Raša), mentre a
sud avevano sottomesso la zona fino al fiume Narenta.
Un
primo dominio romano fu stabilito ad est del basso
Adriatico: non fu tuttavia costituita una vera e propria
provincia dell'Illirico, ma solo un comando militare
affidato di solito al governatore di una delle provincie
finitime, Macedonia e Gallia Cisalpina. Ciò significava
che l'obiettivo futuro era di congiungere le due zone
via terra.
Nel
158 a.C. Issa, alleata dei Romani protestava che i suoi
recenti possedimenti di Epetion (Stobrec) e
Tragurion (Traù) attorno alla baia di Salona erano
stati oggetto di attacchi da parte dei Dalmati della
zona. I Romani risposero inviando un esercito due anni
più tardi e con l’occasione assediavano per la prima
volta Siscia (Sisak) lulla confluenza tra il Sava
e il Colapis (Kolpa/Kupa) in Pannonia, battendo sia le
popolazioni della Dalmazia, sia gli alleati Scordisci.
Al
console Publio Cornelio Scipione Nasica Corculo, venne
chiesto di ridurre la zona compresa tra i fiumi Arsia e
Narenta sotto il dominio romano. Egli condusse,
pertanto, una campagna contro i Dalmati della zona,
riuscendo ad occupare e distruggere la loro capitale,
Delminium (Tomislavgrad). In seguito a questi eventi
alcuni studiosi ipotizzano una nascita embrionale della
provincia dell'Illyricum.
Passarono solo vent’anni di pace relativa che servirono
ai nativi per riorganizzarsi prima di esplodere in una
serie di rivolte: Ardirei e Pleraei attaccarono la
regione sotto il controllo romano compiendo saccheggi ai
quali Roma risponse inviando il console Servio Fulvio
Flacco, che compì un reid nelle loro terre a scopo
dimostrativo (135 a.C). Gaio Sempronio Tuditano attacca
le popolazioni di Iapodi e Liburni dall'Italia
Settentrionale (Aquileia), battendo, inoltre, le
popolazioni della zona Alpina dei Carni e dei Taurisci
della zona di Nauporto (Vrhnika) (129 a.C). Lucio
Cecilio Metello debella i Dalmati, celebrandone il
trionfo l’anno seguente, e assumendo l’appellativo di
Dalmaticus (117 a.C).
Tra
il 78 e il 76 a.C. il proconsole dell’Illirico, Gaio
Cosconio, combattè i Delmatae e prese Salona,
dove vennero inviati cittadini romani. Narona (Vid)
invece venne utilizzata come base militari per le
spedizioni nell'entroterra dalmata.
Nel
48 a.C. Cesare invia contro i Dalmati, due legioni sotto
il comando di Q. Cornifico che riuscì a battere i
Liburni della zona di Iader (Zadar) in uno scontro
navale, mentre il suo collega A. Gabinio, a capo di
quindici coorti e tremila cavalieri, dopo essere
penetrato nel territorio dei Delmatae, lungo il
fiume Cigola (?), subiva una dura sconfitta. I
combattimenti continuarono nella zona di Salona fino
all’invio tre anni più tardi del proconsole Publio
Vatinio, per combattere i Delmatae della dorsale
dinarica, al comando di tre legioni e un forte
contingente di cavalleria. Nel corso di quell’anno,
facendo di Narona il suo quartier generale, occupò sei
oppida del nemico, anche se l'inverno lo costrinse a
ritirarsi prima della vittoria finale.
L’importanza della regione è testimoniata, dallo scontro
finale del conflitto civile tra Giulio Cesare e Pompeo
che combatterono la loro battaglia decisiva vicino
Durazzo (Dyrrhachium). Apollonia divenne un
centro culturale, e lo stesso Giulio Cesare vi inviò suo
nipote Ottaviano, per intraprendere gli studi.
Nel
44 a.C. Publio Vatinio, veniva attaccato dai Delmatae,
venuti a conoscenza della morte di Cesare. Nel corso di
questi attacchi furono distrutte cinque coorti di
legionari, costringendo lo stesso governatore a
ripiegare su Dyrrhachium, al di fuori della sua
giurisdizione, in quanto facente parte della provincia
di Macedonia.
Con
la disfatta degli uccisori di Cesare e la creazione di
un nuovo triumvirato, Ottaviano ed Antonio si divisero
l'area Illirica. Ad Ottaviano toccava la parte
settentrionale, ad Antonio quella meridionale.
Nel
39 a.C. Gaio Asinio Pollione penetrava nel territorio
dei Partini, conducendo una gloriosa campagna contro di
loro e battendoli nella zona circostante Dyrrachium.
Gli Iapidi, frattanto, nella parte nord dell'Illirico,
avevano effettuato numerose incursioni contro Tergeste
(Trieste) ed Aquileia, mentre la colonia di Pola era
stata distrutta l'anno precedente; i pirati Liburni
infestavano l'Adriatico ed i Dalmati erano ancora
indipendenti e pericolosi. Questa situazione costrinse
Ottaviano ad intraprendere, negli anni 35-34 a.C., una
serie di campagne e di conquiste oltre la dorsale iulia,
che portarono ad un’apparente pacificazione della
provincia, che venne, nel 27 a C. concessa subito al
senato. L’Illyricum aveva allora una notevole
estensione, comprendendo tutti i territori soggetti a
Roma dalla Macedonia all'Istria e spingendosi a levante
fin verso il Danubio, dove stava concludendosi la
conquista della Pannonia, quando a seguito di una serie
di campagne, si procedette all'occupazione attraverso la
valle del fiume Sava ed occupando la roccaforte di
Siscia.
Il
popolo degli Scordisci (della bassa valle della Sava) ed
i Denteleti (del corso superiore del fiume Strymon)
avevano invaso la Macedonia, ma furono prontamente
respinti dal neo governatore L. Tarius Rufus (nel 17-16
a.C.). Nel 14 a.C. le popolazioni pannoniche della zona
di Emona (Ljubiana) e Siscia si ribellarono ai Romani.
L'intervento del legato imperiale dell’Illirico, Marco
Vinicio, rimise le cose in ordine.
Fu
così che negli anni 14-9 a.C. si procedette alla
conquista graduale dell’area: la campagna cominciò nel
13 a.C., ma la scomparsa prematura di Agrippa, lasciò il
nuovo compito nelle mani del figliastro del Princeps:
Tiberio Claudio Nerone, avvalendosi anche dell'aiuto di
validi generali come Marco Vinicio e Lucio Calpurnio
Pisone in Tracia, che condusse un anno dopo, al
soggiogamento dei Pannoni (Breuci, Amantini), grazie
all'alleanza della potente tribù celtica (sottomessa
l'anno precedente) degli Scordisci.
Un'invasione di Daci, innescata nel 10 a.C., coadiuvati
delle popolazioni limitrofe (Bastarni e Iazigi), che da
sempre avevano creato problemi alle province dell'area
balcanica portò con loro gravi razzie nei territori di
Pannoni e Dalmati, fornendo loro il pretesto per
ribellarsi nuovamente, anche a causa dei tributi troppo
elevati. Tiberio, allora, fu impegnato
contemporaneamente su due fronti: nella parte
centro-occidentale la ribellione dei Dalmati e i Pannoni
ad oriente, che soffocò brillantemente il che portò alla
definitiva sottomissione tanto che i domini romani si
spinsero sull'intera regione fino al fiume Drava. In
seguito alla rivolta Augusto riprese sotto di sè la
provincia togliendola al senato riportandola sotto il
diretto controllo imperiale.
Il
governo fu affidato ad un legato imperiale che risiedeva
a Salona (Solin): il territorio fu diviso in 3 distretti
(conventus) il primo dei quali comprendeva la
Liburnia che aveva il suo capoluogo a Scardina (Skradin),
gli altri due abbracciavano la vera e propria Dalmazia
con centro rispettivamente a Salona e a Narona.
Dopo
un quindicennio di relativa tranquillità, una rivolta
ancor più grave che stava per mettere in discussione la
presenza romana nell’area, vide tutte le genti
pannoniche e dalmate portare un contrattacco: nel 6 d.C.,
il settore danubiano tornava ad essere agitato.
L’insurrezione ebbe inizio nella zona sudorientale fra i
dalmati Desiziati, a causa di tributi mal sopportati
dalla popolazione locale, e da una cattiva
amministrazione provinciale.
Il
capo rivolta, Batone il Dalmata, dopo esser stato
catturato da Tiberio, rispondeva al perché si fosse
ribellato:
«Siete voi i primi responsabili di questa guerra, poiché in difesa delle
vostre greggi
inviaste come custodi dei lupi anziché dei
cani e dei pastori».
La
rivolta – che portò ad una durissima campagna di
repressione – durata 4 anni, con l'impiego di non meno
di 70.000/80.000 soldati romani si concluse dopo 4
lunghi anni di guerra sanguinosa, l'esercito da Sirmio,
sottomise le tribù di Pirusti e Deliziati – al termine
della quale tra il 10 e il 14, il comando dell’Illyricum
e parte del suo territorio, fu distaccata per creare la
nuova provincia dell’Illyricum Inferius, corrispondente
grossomodo all'odierna Ungheria.
L'area dell'Illirico romano era divisa, sotto l'alto
comando di Tiberio, in tre nuove province: conseguenza
di essa fu il distacco dall'Illirico della Pannonia, fu
costituita in provincia autonoma e assegnata tra le
province imperiali comprendeva la regione dal monte
Cezio e dalle Alpi Giulie al Danubio a mezzogiomo una
linea corrente verso sud della Sava la divideva dalla
Dalmazia; il nome di Illyricum, o Illyricum Superius,
rimase alla sola provincia costiera dell'Adriatico dalla
foce del Drino all'Istria.
1) Illyricuym Inferior (o Pannonia) governata da un
legatus Augusti pro pretore di rango consolare a
capo di 3 legioni e vari corpi ausiliari che divennero i
piu attivi centri di romanizzazione della regione: VIII
Augusta, VIIII Hispana e XV Apollinaris
che risiedevano a Poetovio (Pettau), Carnuntum (Bad
Deutsch-Altenburg), Vindobona (Vienna) che raggiunsero
rapidamente il grado di municipi e di colonie ma tale
diritto fu concesso anche direttamente a centri indigeni
dove si erano stabiliti mercanti e veterani Romani, come
Savaria e Scarbantia;
2) Illiricum Superius (o Dalmatia, il cui nome è attestato
dai Flavi in poi), il cui governatore risiedeva a Salona
(presso Split) e da cui dipese il presidio militare
costituito dapprima da 6 legioni e ridotto, dopo la
separazione della Pannonia a due (la Legio XI a
Burnum e la VII a Tilurium o Delminium) anche
come "riserva strategica" a ridosso del limes danubiano:
poi anch'esse furono trasferite, e la guarnigione si
limitò a poche coorti ausiliarie; dell'amministrazione
finanziaria si occupava un procurator, ad oriente della
Pannonia veniva creata la nuova provincia di Mesia (poi
divisa in Superior ed Inferior), il regno
di Tracia, non ancora sottoposto ma di fatto asservito
al diretto dominio romano.
Un
ambizioso progetto di costruzioni fu iniziato in
Dalmazia dal legato Publio Cornelio Dolabella (il
console del 10 d.C.), quando i legionari furono
impiegati nella costruzione di almeno quattro strade,
alcune delle quali penetravano nell’interno, nel
territorio dei Ditoni e dei Desiziati, contribuendo ad
affrettare la pacificazione di queste regioni turbolente
ed a collegarle con la vicina Mesia.
Tiberio, una volta divenuto imperatore di Roma, inviò il
figlio Druso nel 14 d.C. per riorganizzare la provincia,
costruire nuove vie di comunicazione e sopprimere una
rivolta tra le legioni, in seguito alla morte di
Ottaviano Augusto.
Druso
cominciò ad occupare parte della zona a nord del fiume
Drava insediando tra il 18 ed il 20 d.C. alcuni forti
romani: Aquincum (a Budapest-Óbuda), Arrabona (Győr),
Brigetio, Gorsium, Lussonium (Dunakömlöd), Malata (Banoštor)
e Teutoburgium (Dalj).
L'immigrazione di commercianti italici avviò fin dai
tempi repubblicani la romanizzazione delle città
costiere e delle isole: la zona litoranea costituì
pertanto una regione distinta per impronta civile'dal
retroterra, al di là delle Alpi Dinariche; qui le tribù
indigene, cui era proprio l'ordinamento cantonale, assai
più lentamente si aprirono all'influsso romano.
Nel
42 Lucio Arrunzio Camillo Scriboniano, legato di
Dalmazia, istigato da alcuni senatori alla ribellione,
ebbe il sostegno delle sue legioni (la VII ed XI) solo
per quattro giorni e la rivolta non si estese.
L'imperatore Claudio premiò la lealtà di queste legioni
con i titoli di Claudia Pia Fidelis.
Nel
50, durante il governo dell'imperatore Claudio, in
seguito a delle agitazioni di confine in cui Roma
sarebbe dovuta essere arbitro delle questioni tra i
Quadi, gli Ermunduri e i Lugi. Claudio, ordinò al
governatore della Pannonia, Palpellio Istro, di
predisporre una legione XV Apollinaris con
milizie ausiliarie sulla riva del Danubio presso la
nuova fortezza di Carnuntum per dissuadere i barbari
vittoriosi dalla tentazione di invadere la provincia.
Sotto
Nerone (attorno al 56-57 d.C.) le forze legionarie nell’Illyricum
Superior furono ridotte ad una sola legione (l'XI
Claudia), mentre con Domiziano, in seguito alla
crisi dacica dell'86 e suebo-sarmatica del 92 d.C.,
l'intera guarnigione legionaria fu ritirata
completamente. In questo caso si trattava della IIII
Flavia Felix che aveva rimpiazzato la XI Claudia
Pia Fidelis a partire dal 71-72 d.C.
Sotto
Domiziano si accende la guerra contro le popolazioni
germaniche di Marcomanni e Quadi, e avviene l’invasione
dei territori dei Germani (89 d.C.), i quali decisero di
allearsi con i vicini Iazigi, riuscendo a prolungare la
guerra poi terminata dal futuro imperatore Traiano nel
97 d.C.
Al
termine delle operazioni militari, la Pannonia poteva
contare su ben sei legioni a Vindobona (sede della XIII
Gemina), a Carnuntum (XV Apollinaris), a
Brigetio (XIIII Gemina), ad Aquincum (II
Adiutrix), a Mursa (XXI Rapax) ed a Sirmio (I
Adiutrix), che servirono a riappacificare
forzatamente l’area, intanto in Dalmatia sono registrate
solo truppe ausiliarie a difesa dei suoi confini: nel 94
ce n'erano solo due, la cohors III Alpinorum e
VIII Voluntariorum, a cui fu aggiunta la cohors I
Belgarum attorno al 100.
Traiano divise, nel 103, la Pannonia in due province
minori: la Superior, ad occidente, governata da un
legatus di rango consolare con sede a Carnuntum e la
Inferior ad oriente di una linea scendente in direzione
nord-sud da oriente di Brigetio (Szőny) sul Danubio ad
oriente di Serintium sulla Sava. La prima ebbe un legato
consolare, la seconda un pretorio, divenuto consolare
anch'esso consolare sotto M. Aurelio o Caracalla, che
risiedeva ad Aquincum (presso Budapest); dalla prima fu
allora distaccato il territorio di Emona (Lubiana) e
Nauporto che passò a far parte dell'Italia. I primi due
legati imperiali furono: Q. Glitius Atilius Agricola
(dal 101 al 106 d.C.) per la Pannonia Superiore,
Neratius Priscus (dal 103 al 106 d.C.) per la Pannonia
inferiore.
L'esercito pannonico al momento della divisione in due
nuove province era composto da 3 legioni (a Vindobona,
Carnuntum e Brigetio), 6 alae di cavalleria e 7 coorti
di fanteria o miste nella Pannonia Superiore; 1 legione
(ad Aquincum), 4 ale e 10 coorti in quella Inferiore.
La
Pannonia rimarrà sempre alla ribalta nelle guerre:
sarmatica condotta da Adriano nel 117-119 d.C.; suebiche
condotte da Elio Cesare sotto Adriano nel 136-137 d.C.;
e soprattutto durante il regno di Marco Aurelio e
Commodo con le marcomanniche (dal 166/7 al 188 d.C.). In
quest’occasione l'invasione germanica scatenata da
Marcomanni e Quadi, raggiunse Aquileia, il che portò al
rafforzamento dell'intera guarnigione con
vexillationes delle due nuove legioni appena formate
(la II e la III Italica), con distaccamenti anche
nella capitale Salona e due nuove unità ausiliarie (I
e II milliaria Delmatarum).
Settimio Severo, governatore della Pannonia
superiore, viene proclamato imperatore nel 193 d.C.
dalle sue truppe. Il figlio Caracalla, dopo aver
ottenuto successi militari sugli Iazigi (da cui ottenne
il titolo di Sarmaticus) ed aver punito i Quadi,
ordinò una nuova divisione amministrativa/militare
nell'ambito dell'area pannonica nel corso del 214 d.C.),
attribuendo all'amministrazione della Pannonia Inferiore
anche la fortezza legionaria di Brigetio. In questo modo
entrambe le Pannonie potessero disporre entrambe di 2
legioni ciascuna. Questo stesso anno Caracalla elevava a
colonia il centro civile di Carnuntum (Colonia
Septimia Aurelia Antoniana), e l'anno successivo
quello di Brigetio.
Sul
finire del III sec. d.C. la pressione dei barbari
divenne così forte che nemmeno le difese sul fiume
poterono più contenerla: un susseguirsi di continui
attacchi lungo le frontiere pannoniche da parte di:
Iazigi nel 228 e 231 (sotto Alessandro Severo), 236
(sotto Massimino il Trace), 254, 270/271 (sotto
Aureliano); Alamanni nel 233-236, Marcomanni ed Quadi
nel 248 (sotto Decio) e nel 254, i Vandali nel 270/271.
Tuttavia proprio nel momento cruciale della propria
esistenza Dalmatia e Pannonia, divenute teatro di guerre
sanguinose, assunse una notevole importanza nella vita
dell’impero che trovò in essa uno dei suoi più validi
sostegni producendo valorosi imperatori nativi o elevati
al potere dalle sue truppe: Diocleziano (284-305),
Costantino I (324-337) e Giustiniano I (527-565).
L'imperatore Diocleziano rese famosa la Dalmazia
costruendovi per sé un palazzo a pochi chilometri a sud
di Salona, ad Aspalathos (Spalato/Split). Qui si fece
costruire un palazzo, nel quale sorse più tardi sorse la
città di Spalato. Di pianta rettangolare, chiuso da una
cerchia turrita, il palazzo aveva l'aspetto di un campo
fortificato ma verso il mare si affacciava con una lunga
fronte porticata; nell'interno sta vano grandi sale di
ricevimento, il tempio di Giove e il mausoleo che
l'imperatore si era preparato (oggi Duomo di Spalato);
Oriente e Occidente sembrano incontrarsi qui, nelle
forme dell'architettura e della scultura, per chiudere
un periodo di esperienza e di vita artistica, e aprirne
uno nuovo, quello che fiorirà sotto l'ispirazione e gli
impulsi di Bisanzio.
Il dalmata Diocleziano che dopo l'ascesa al trono aveva
suddiviso l'impero in 4 parti (2 Augusti e 2 Cesari) e
in 12 diocesi amministrative, il territorio venne
ulteriormente frazionato: la Pannonia con capitale
Sirmio viene a sua volta suddivisa in: Pannonia Prima o
Superior e la Savia o Savensis, dalla Inferior Pannonia
Secunda o Inferior e la Valeria (dalla figlia di
Diocleziano). La dalmazia venne invece suddivisa in due
entità minori, una omonima, con capitale Salona,
l'altra, denominata Praevalitana, il cui governatore
risiedeva a Scodra/Scutari. Tutte rette da consulares
formavano con la Dalmazia la Diocesis Pannoniarum e
dipendevano dal prefetto del praetorio dell’Italia.
Le invasioni di Quadi e Goti nel IV sec. portarono al
distacco di questi territori dall’impero. Con la caduta
dell'impero romano d'Occidente la Pannonia fu devastata
dalle invasioni barbariche, a cominciare da quelle di
Attila, che spopolarono la fertile pianura del Danubio
intorno alle colonie romane di Aquincum (attuale
Budapest), Savaria (Szombathely) e Sopianae (Pecs).
travolsero le difese romane e, dopo la sconfitta di
Valente ad Adrianopoli (378) determinarono, nel 433, la
perdita per l'Impero della Pannonia sotto gli Unni, i
quali conquisteranno come ultimo baluardo nel 441,
Sirmio (Sremska Mitrovica).
La
dalmazia invece venne lasciata ai dominatori Goti,
Odoacre e Teodorico, dal 476 al 535, quando venne
annessa all'Impero Romano d'Oriente di Giustiniano. |