PROVINCE
ROMANE
graecia
(MACEDONIA/EPIRUS/ACHAIA)
di Antonio
Montesanti
Solo i Romani usavano chiamare l’Ellade nel modo in cui in
futuro sarebbe stata conosciuta: Graecia. La
Grecia arcaica vera e propria era quella che andava da
capo Matapan al Monte Olimpo e al di fuori rimanevano
tre regioni che entreranno, durante l’Impero a far parte
a pieno titolo dell’idea di Grecia, nel senso moderno:
Epiro, Macedonia e Creta. Quest’ultima, tuttavia durante
l’impero verrà aggregata per questioni di colonizzazione
alla vicina Pirenaica (Libia orientale).
A differenza delle altre province romane, quelle orientali,
di cui la Graecia nell’insieme delle sue tre
scomposizioni storico-geografiche, possiede una storia
di cui è impossibile tracciarne, in tempi brevi una
storia. Basterà dire che quando i Romani si affacciarono
nell’area balcanica si trovarono di fronte gli Illiri, i
Macedoni e le Leghe Achea e Etolica che rappresentavano
rispettivamente il sud ed il nord della Grecia classica.
Tuttavia un ruolo di preminenza, economico-militare
spettava alla macedonia che si fece carico di difendere
il mondo greco.
È necessario sottolineare che tutte le vicende storiche che
contrapposero il mondo greco vero e proprio e quello
romano, videro queste tre province coinvolte negli
stessi eventi, o per meglio dire ogni evento vide
coinvolte tutte e tre le province.
Il primo contatto tra la Macedonia e Roma si deve al casus
belli per un’imprudenza de del Re di Macedonia
durante la seconda guerra punica, quando Filippo V si
alleò con Annibale. I Romani, in quel momento troppo
impegnati in Italia e Africa per poter intervenire,
fomentarono i nemici della Macedonia, la Lega Etolica e
il Regno Attalide di Pergamo. La prima guerra macedonia
iniziata nel 214 a.C. terminò nel 205 a.C. con la pace
di Fenice che riconduceva ad uno stallo tra le due
potenze, in cui Roma perdeva tutti gli alleati delle
Leghe ma era riuscita ad impedire gli aiuti che Filippo
avrebbe voluto portare ad Annibale.
Nel 192 a.C. il re seleucide Antioco III intervenne in
Tracia, con l’intenzione di occuparla ma venne sconfitto
nel 190 a.C. dalle truppe romane nella battaglia di
Magnesia, fornendo così un primo pretesto alla conquista
dell’Asia Minore. Lega etolica, alleata del basileus
siriano, perse la supremazia sull'anfizionia delfica.
La Seconda Guerra Macedonica scoppiò in seguito alle
minacce, in realtà poco velate, che l'alleanza tra
Macedonia e la Siria seleucide che avevano deciso di
portare contro gli stati alleati dei Romani: l’isola di
Rodi e il regno di Pergamo.
La Terza Guerra Macedonica durò tre anni in cui in un primo momento i
Macedoni guidati dal re Perseo sconfissero, a Larissa e
in Illiria. Tuttavia la guerra, questa volta, si
concluse con una cocente sconfitta da parte di Tito
Quinzio Flaminino ai danni di Filippo V a Cinocefale
(197 a.C.). Tuttavia nella primavera successiva durante
gli agoni pitici, Flaminino poteva riproporre la
magnanimità romana con un proclama personale che
dichiarava le deliberazioni del senato che concedeva la
libertà per tutte le città greche, con la partenza delle
legioni che sarebbe avvenuta due anni più tardi.
La
Macedonia rimase un’entità unica, come lo era prima,
mentre le città rimasero libere, anche di proseguire nel
loro corso 'protoregionale' di vere e proprie federazioni
urbane già conosciute come leghe, già esistenti, come la
Etolica, l’Achea e la Tessala sia di fondarne delle
nuove, come quella Euboica. I Romani pur abbandonando
l’area, continuarono comunque ad intervenire, in
qualità di osservatori esterni, nelle contese tra le
città-stato greche o tra queste e le tribù barbare
confinanti.
La Macedonia, probabilmente foggiandosi dei fasti recenti della sua
storia, continuava comunque una forma di rivolta che
trovò sempre nuovi leaders che si proclamavano di volta
in volta figli di Filippo V, in modo da emulare
Alessandro. Uno di questi, Perseo, forse il vero figlio di Filippo si ribellò
allo stato di cose e nel 168 a. C., venne
definitivamente sconfitto da Emilio Paolo a Pidna.
Roma, si rivolse agli sconfitti: venne
ridimensionata l'Etolia e anche la lega Achea venne
punita, 10.000 nobili achei, tra i quali Polibio,
vennero deportati in Italia, quindi
ancora una volta, non procedette all'annessione
diretta dei territori macedoni conquistati. Questi
vennero organizzati da una commissione senatoriale di
dieci membri, di tipo provinciale.
La Macedonia venne
suddivisa in quattro regioni federali e foederate (merídes)
ognuna nominalmente indipendente e sottoposta ad una
capitale: sicchè Anfipoli era la città a capo dell’area
estremo-orientale, nella Tracia, ad est del fiume
Strimone; la seconda regione, con capitale Tessalonica,
confinante ad ovest con la precedente, tra i fiumi
Strimone e Axios, comprendeva la penisola Calcidica; la
terza ancora più ad ovest del fiume Axios e limitata a
sud dal massiccio del monte Olimpo, aveva come capitale
Pella; mentre la quarta, più estesa e meno popolata,
comprendeva le regioni montuose nord-occidentali, e
forse anche l'Epiro e l'Illiria, la sua capitale era
Heraclea Lyncestis (odierna Bitola).
L'economia locale era tuttavia pesantemente condizionata da
imposizioni e divieti stabiliti dai Romani, come ad
esempio i terreni (agri regii) e le imposte
fondiarie del re, erano ridotte della metà, che erano
devolute a Roma.
Gli abitanti di ognuna delle quattro parti di ognuna
delle repubbliche indipendenti (così le avevano
chiamate) non potevano avere rapporti tra loro,
praticare i commerci e perfino sposarsi tra appartenenti
a repubbliche diverse. Ai Macedoni venne poi proibito di
lavorare i metalli e il tributo delle tasse sarebbe
stato riscosso da Roma, a capo di ogni repubblica venne
insediata una dirigenza filo-romana.
Questa situazione, realmente precaria, sfociò nel 150 a.C.
nella rivolta di
un
artigiano tracio di nome
Andrisco
(Pseudofilippo),
che si proclamava figlio di Perseo. Nel
149 a.C. si mise a capo di un esercito di Macedoni e di
Traci, riuscendo a conquistare quasi interamente la
Tessaglia, grazie anche al fatto che Roma ne aveva
sottovalutato la forza. Sullo slancio delle vittorie, lo Pseudofilippo riuscì anche ad annientare una legione
romana.
Nel 148 a.C.
Fu
inviato nella regione un grande esercito a capo di
Quinto Cecilio Metello, e, malgrado all'inizio lo
Psudofilippo riuscisse ad ottenere successi, alla fine
dovette capitolare e venne fatto prigioniero a
Cinocefale. Fu condannato a morte, dopo essere stato
trascinato nel corteo celebrativo delle vittorie di
Metello per le vie di Roma.
L’anno successivo, una commissione senatoria stabilì il
nuovo ordinamento politico che stabiliva l’istituzione
della nuova provincia che comprendeva le quattro
precedenti repubbliche, le coste della Tracia e forse
anche l'Epiro e l'Illiria. Vi si aggiunsero quindi anche
la Tessaglia e parti della Grecia più settentrionale. La
provincia venne governata da un propretore, di rango per
lo più consolare, che risiedeva a Thessalonica
(Salonicco).
Poche furono le città libere: Tessalonica
(metropoli della Macedonia), Anfipoli, Abdera ed Eno,
oltre alle isole di Taso e di Samotracia e alle città di
Apollonia e Epidamno (oggi Durazzo) in Illiria. Tutte le
altre città della Macedonia e quelle che avevano fatto
parte della Lega achea in Grecia furono soggette a
tributo come civitates stipendiariae.
Tutte le città conservarono tuttavia le proprie autonomie
interne, come già era accaduto nei confronti del sovrano
all'interno del regno macedone, ma persero il diritto di
battere moneta, che rimase invece ad alcune città libere
della Grecia. Roma appoggiò inoltre ovunque i regimi
oligarchici. Probabilmente i terreni di proprietà regia
in Macedonia vennero incorporati nell'ager publicus,
di cui entrò a far parte anche il territorio di Corinto,
mentre i territori cittadini rimanevano in possesso
delle diverse città.Poco dopo l'istituzione della
provincia venne sistemata la via Egnazia, che da
Apollonia ed Epidamno, sulla costa adriatica,
raggiungeva Pella e quindi Tessalonica.
Contemporaneamente a sud si animava il conflitto nel
Peloponneso tra la Lega achea, guidata da Corinto, e
Sparta.
Sebbene Roma fosse occupata nella terza guerra punica e
nella repressione delle rivolte in Spagna (147 a.C.), il
Senato dovette trovare in fretta una soluzione che
rendesse stabile una volta per tutte la regione, e non
poté far altro che aprire un nuovo fronte di guerra. La
lega Achea da tempo meditava di ridimensionare Sparta,
già inglobata nel suo territorio, ma sempre pronta alla
resistenza e alla lotta. La lega mandò a chiamare Roma
per risolvere la questione diplomaticamente. Roma non se
ne occupò subito, e la lega decise di attaccare Sparta
di propria iniziativa.
Nel 147 a.C. una delegazione romana insediatasi a
Corinto, decise che Sparta, Corinto stessa, Argo e altre
città fossero rese indipendenti dalla lega Achea. Gli
achei presenti reagirono arrestando gli spartani
presenti in città e attaccando gli stessi ambasciatori,
che riuscirono a malapena a salvarsi.
Corinto continuava a rifiutare l'arbitrato della
commissione senatoriale inviata da Roma, per questo,
sempre nel 146 a.C., veniva inviato Lucio Mummio.
I
capi della lega Achea, Critolao e Deleo decisero allora
per la guerra contro Roma, ritenuta debole per via dei
più fronti di battaglia che la vedevano impegnata in
quel momento. Dalla parte della lega si schierarono
anche la Beozia, la Locride, la Focide e la Calcidia.
Nel 146 a.C. ebbe inizio la guerra. Già contro le armate
di Metello l'esercito greco, alla guida di Critolao,
cominciò a subire le prime sconfitte. Mummio si vide
così davanti l'esercito che Deleo aveva costituito con
la popolazione del Peloponeso, ed ebbe gioco facile nel
vincerlo, dopo una serrata campagna militare che terminava con la
distruzione di Corinto stessa da parte di Metello che
riceveva il soprannome di Achaicus (conquistatore
dell'Acaia). La sua popolazione venne trucidata o resa
schiava, mentre il saccheggio della città, rifornì di
opere d'arte le ville dei patrizi romani
Non è chiaro tuttavia se la Grecia sia stata annessa
immediatamente alla nuova provincia di Macedonia, ovvero
se si conservò il regime precedente o come sembra
probabile sia stato effettivamente annesso solo una
parte del territorio, quello di Corinto e della Lega
Achea.
Certo è che, dopo il 146 a. C., Roma rispettò le autonomie
locali ma tolse ogni valore politico alle leghe, che
spesso furono sciolte; i territori conquistati vennero
attribuiti alla provincia di Macedonia (Macedonia
et Achaia).
Come ulteriore rappresaglia, Roma decise di mostrare le
maniere forti con, Calcide e soprattutto con Corinto.
Alla prima vennero smantellate le mura e disarmata la
popolazione, mentre la seconda polis, il
principale centro della rivolta, venne rasa al suolo
dalle fondamenta e venne proibito alla popolazione di
tornare ad abitarvi, dichiarando il luogo maledetto (146
a.C.).
Secondo Cicerone passò sotto il dominio romano (con
l'imposizione del tributo) solo quella parte della
Grecia che aveva combattuto nella guerra achea (il
Peloponneso, tranne la Laconia, la Megaride, la Locride
orient., la Focide, la Beozia, Calcide), mentre gli
altri territori (fra i quali Atene e l'Attica) rimasero
indipendenti.
Gli ultimi studi sembrano convergere su
una formazione conglobazione provinciale alla Macedonia
sotto il controllo senatoriale, con alcune città che
sembra, al contrario della Macedonia, abbiano mantenuto
una condizione di libertà apparente e di governo
autonomo: Atene, Rodi e forse la Lega Etolica, oltre a
Sparta, che come le precedenti ebbe piccole porzioni di
territorio sotto il proprio dominio. Le città rimaste
libere godevano invece dell'immunità ed erano
considerate da Roma
liberae et amicae,
con un rapporto di collaborazione che venne spesso
accentuato da uno spontaneo e graduale adeguamento
all'egemonia romana.
La regione visse in seguito una rivolta fomentata da un
altro presunto figlio di Perseo, Alessandro, nel 143
a.C. e incursioni delle tribù sul confine (nel 92 a.C.
gli Scordisci giunse a saccheggiare il santuario di
Dodona). Nell'88 a.C. Mitridate V Eupatore, re del Ponto,
convinse molte città-stato greche a unirsi a lui contro
i Romani che portò all’occupazione successiva da parte
del figlio Ariarate, durante la prima delle guerre
mitridatiche.
Lucio Cornelio Silla dopo aver messo in
fuga l’occupante dalla Grecia ed aver sedato la
ribellione, saccheggiò Atene nell'86 a.C. e Tebe l'anno
successivo, depredandole delle loro opere d'arte. I
Romani punirono severamente i traditori, e la Grecia
centrale uscì in rovina da questo scontro, dal punto di
vista economico, con il commercio acheo non più in grado
di rivaleggiare con quello di Roma. Sul piano culturale,
Atene mantenne il suo ruolo di centro intellettuale,
venendo però surclassata da Alessandria d'Egitto.
Nel 72 a.C. fu governata dal proconsole Marco Terenzio
Varrone Lucullo, che sconfisse i Bessi. Nel 57-55 a.C. fu governatore della provincia Lucio
Calpurnio Pisone, contro le cui malversazioni venne
scritta l'orazione ciceroniana In L. Calpurnium
Pisonem.
La provincia venne coinvolta inoltre nella guerra civile
tra Cesare e Pompeo, combattuta nelle sua fasi finali
tra Durazzo e Farsalo e Cesare vi dedusse alcune colonie
di veterani: Butrinto in Epiro, Dymae e Corinto (Laus
Iulia Corinthiensis), quest’ultima rappresentò
l’effettiva rinascita della Grecia. Nuovamente la
provincia fu coinvolta nella lotta tra il triumviri e i
Cesaricidi e nuovi stanziamenti di veterani si ebbero
dopo la battaglia di Filippi nel 42 a.C. da parte di
Otaviano (Dyrrachium a Durazzo, in Epiro,
Augusta Arae Patrae a Patrasso, Filippi e Pella, che
godettero dello ius italicum).
Dopo Azio (Nikopolis) che vide la sconfitta di Marco
Antonio e di Cleopatra nel 31 a.C., Augusto, quattro
anni dopo, rimodellò le province greche: separò la
Macedonia dalla Grecia Classica di cui è attestato
ufficialmente il nome di Achaia nel 27 a. C. come
provincia a sé stante e ascritta tra quelle senatorie ed
ebbe un governatore di rango pretorio con sede a
Corinto, dopo avervi ascritto Tessaglia ed Epiro –
distaccati in seguito. La stessa Macedonia rientrò sotto
il controllo diretto dell’imperatore tra il 15 ed il 44
d.C. sotto il governo di un legato imperiale.
Da adesso ambedue le province seguirono un destino
piuttosto simile, la Grecia ebbe una momentanea
indipendenza: nel 67 d.C. Nerone da Corinto ne proclamò
la libertà, con questo atto sembra sia avvenuta la
creazione della provincia procuratoria dell’Epiro in
concomitanza con il cambio di statuto della Grecia. La
parte settentrionale della provincia dell’Achaia fu
separata dal resto della penisola e munita di
un’amministrazione autonoma. Vespasiano, poco prima del
74 quando, restituì al senato la provincia di Achaia ben
presto annullando gli effetti della promulgazione
neroniana.
I primi stravolgimenti dell’area avvennero all’inizio del
II sec. d.C. e ancora più profondi furono quelli sotto
il principato di Antonino Pio: intorno al 108 d.C. venne
distaccata dai territori acaico-macedonici la nuova ed
indipendente provincia d’Epiro che diviene autonoma
grazie all'imperatore Traiano per l’importanza che
occupava la sua posizione geografica in senso militare
ed economico.
Abbiamo la notizia della provincia procuratoria dell’Epiro
era ancora esistente sotto Adriano. Per quanto riguarda
l’età post-adrianea, invece, non c’è una documentazione
tale per cui sia possibile ricostruire nei dettagli la
storia amministrativa dell’Epiro. È tuttavia
ipotizzabile che la provincia sia rimasta equestre per
un periodo assai lungo, intramezzato forse, ma senza
alcun riferimento preciso, con alcune parentesi
senatorie.
Uno stravolgimento dell’area fu operato sotto Antonino Pio
che per alcuni sembra aver creato la provincia epirota – il
cui governo fu affidato ad un procurator equestre –
quando spostò la Tessaglia dall'Achaia alla Macedonia.
Dall'Achaia vennero distaccate le due regioni dell'Epiro
e dell'Acarnania dal Corso dell'Àcheloo a sud fino al
promontorio Acrocerauno a Nord, costituendone una provincia
totalmente autonoma, a cui furono aggregate anche le
isole ionie si eccettuino alcuni pochi centri della,
costa, quali le colonie di Azio (Nikopolis), fondata
da Augusto in ricordo della sua vittoria su Antonio, e
di Butroto, Fattuale, Butrinto, e alcuni altri
dell'interno, tra cui Dodona, celebre per il santuario
di Giove.
L’Epiro – le cui attestazioni testimoniano ancora sotto
Caracalla un procuratore presidiale – vista la natura
montagnosa del paese e la posizione marginale ebbe uno
scarso valore economico servendo solo da passaggio verso
la Macedonia che sotto il profilo economico fu
considerata tra le provincie più ricche: vi erano ampie
proprietà terriere, miniere estremamente produttive
soprattutto un commercio molto attivo, che si svolgeva
principalmente sulla via Egnazia che andava da Apollonia
e Dirrachion sull'Adriatico fino a Tessalonica
sull'Egeo, prolungata poi fino a Bisanzio.
Anche l’Achaia, iniziò, nel II sec. d.C. un periodo di
lenta ricostruzione e crescita, che culminò con il regno
dell'ellenofilo imperatore Adriano. Assieme allo
studioso greco Erode Attico, Adriano iniziò un vasto
programma di ricostruzione edilizia: abbellì Atene e
restaurò molte delle città greche in rovina. A Roma
erano molto ricercati gli schiavi greci istruiti, come
medici e insegnanti, così che uomini istruiti erano una
voce importante dell'esportazione della provincia.
Adriano che sognò di aggiungere ad Atene, alla vecchia
città di Teseo, una nuova città che da 'lui avrebbe
preso nome, come è scritto sulla porta detta appunto di
Adriano. Questi monumenti architettonici romani:
oltre la porta già ricordata, l'Agorà. La cosiddetta
Biblioteca, l'Olympieion, l'Odeon ad Atene, i Propilei
ad Eleusi, il Ninfeo ad Olimpia, seguono ancora
nelle linee generali i modelli greci, ma di essi
alterano talvolta le proporzioni o in essi inseriscono
elementi romani. E di spirito fondamentalmente greco è
parimenti la scultura, se se ne eccettui il genere del
ritratto che non si sottrae all'influenza romana.
Con la riforma di Diocleziano si ebbero nell’area i
seguenti mutamenti: la Macedonia fu divisa in due
province, la Macedonia Prima ad oriente e la Secunda o
Salutaris ad occidente, rette da consulares che
rispondevano al vicario della diocesi delle Mesie.
Vennero inoltre costituite le nuove province autonome di
Thessalia e Rhodopia mentre la fascia costiera adriatica
fu unita all'Epirus che a sua volta venne “spaccato” in
due entità l’Epirus Vetus con capitale Nicopolis e l’Epirus
Nova con capitale Dyrrachium (Epidamnus, attuale Durazzo),
mentre l’Achaia perdeva di fatto le Cicladi che
divenivano una provincia peninsulare. Tutte queste
neoprovince facevano parte della prefettura dell'Illirico,
ma il proconsole dell’Achaia rispondeva direttamente
all'imperatore.
Le condizioni generali del Paese furono abbastanza
favorevoli nei primi due secoli dell'impero: oltre alla
fondazione di colonie, fra le quali Nicopoli (Azio), da
parte di Augusto, gli imperatori dettero grande impulso
alle opere pubbliche delle principali città, ma questi
interventi non frenarono il processo di decadenza,
specie delle aree extraurbane, che fu aggravato dalle
invasioni barbariche.
Nel 170 d.C. l'invasione dei Costoboci giunse a devastare Eleusi.
Per tutto il secolo le invasioni si seguirono in
continuazione, via terra e via mare, non risparmiando
neanche le località più impervie e meridionali della
Grecia: le invasioni dei Goti e degli alemanni
iniziarono già dai primissimi anni del III
sec. d.C.
compromettendo ripetutamente la tranquillità della
provincia devastando molte città fra cui Corinto, Atene
e Sparta. Tocco ad uno dei tetrarchi, Gallieno, a
respingere le orde Alemanne in Tracia, mentre alte
schiere, Erule e Visigote, che nel 395 d.C. vi giunsero con Alarico, la devasteranno in seguito.
Tre
episodi fondamentali segnano la fine della continuità
culturale greca e la scomparsa definitiva del mondo
classico: la proibizione di Teodosio (379-395
d.C.) di
celebrare culti pagani; gli ultimi giochi olimpici celebrati nel 393
d.C. e il divieto di Giustiniano di
esercitare l'insegnamento della filosofia.