N. 6 - Giugno 2008
(XXXVII)
PROVINCE ROMANE
GALLIA
di
Antonio Montesanti
La Celtica era, in origine, un territorio vastissimo
che comprendeva un’ampia fascia centrale
dell’Europa, che andava dai Pirenei ai Carpazi, a
cui appartenevano anche le Isole Britanniche. Il
nome dato dai Romani, e che perdurerà fin nella più
profonda età tardoantica e altomedievale, è la
denominazione “mediterranea” (greco-romana) che ha
prevalso proprio sul nome originale sconosciuto, di
Keltia e Kalatia che in Latino, per
semplificazione fonica, divenne Gallia. Il nome
etnico-geografico identificava la zona in cui in
Europa queste popolazioni si erano stanziate o
comunque dove risiedevano, cioè nell’area di maggior
concentrazione.
Il
nucleo gallico si era ristretto notevolmente già nel IV
secolo a.C., due secoli prima che i Romani entrassero a
contatto con le popolazioni d’oltralpe. La Celtia, pur
rimanendo disposta a chiazza di leopardo sull’intero
continente, subì una contrazione dovuta alla spinta dei
popoli delle steppe asiatiche e soprattutto,
consequenzialmente dei Germani.
Proprio con queste popolazioni, stanziate lungo il
confine renano, i Galli non ebbero mai buoni rapporti e
non essendoci una cordigliera montuosa, una separazione
netta con i Germani, al pari di quella pirenaica che li
separava dagli Iberi, il confine fu sempre estremamente
flessibile, per le continue lotte ed invasioni dei
reciproci territori.
La
situazione interna dell’area, conchiusa dalle
limitazioni regionali dell’Oceano Atlantico a nord e
ovest, del Mar Mediterraneo a Sud e delle Alpi e del
Reno ad Est, ci è molto più chiara di quanto non sia
quella del sistema iberico.
I
Romani chiamavano quest’area, corrispondente all’incirca
all’attuale Francia, con le aree periferiche degli
odierni stati di Belgio e Svizzera, Gallia Transalpina o
Comata, a sua volta suddivisa in tante altre entità
subregionali, fondamentalmente per distinguerla con il
settore italico compreso tra il nord dell’Appennino
Tosco-Emiliano e le Alpi, chiamato Gallia Cisalpina o
Togata, quest’ultima suddivisa, a sua volta tra Gallia
Cispadana, a sud e Transpadana, a nord del Po.
Il primo territorio della Celtia francese che
venne a contatto con Roma fu il tratto costiero
d’oltralpe mediterraneo che vedeva la presenza e il
dominio, formalmente economico, della grande colonia
greca di Massalia (Marsiglia).
La convergenza di interessi politici e commerciali condusse
Roma, dopo che questa sbrigò le proprie questioni in
Grecia e in Africa, rispettivamente contro Macedonia e
Cartagine, ad instaurare rapporti con Massalia, che a
sua volta inconsapevolmente portò la Repubblica
all’esplorazione, prima commerciale e poi militare, dei
territori dei Liguri, a cavallo delle Alpi, e quindi dei
Celti stanziati lungo il litorale e nell’entroterra.
Marsiglia richiese l’intervento di Roma contro le tribù
stanziate all'interno della costa che si stavano
rendendo sempre più minacciose nei riguardi della
fiorente colonia greca. Oltre ai motivi di cui sopra, la
funzione fondamentale venne ricoperta dalla possibilità
di aggancio terrestre con le province iberiche (Hispania),
non ancora pacificate.
Tra il 123-121 a.C. si conclusero definitivamente, con le
vittorie, le guerre contro Salluvi, Arverni, gli
Allobrogi, abitatori di questa regione che venne
ordinata a provincia. La Gallia Narbonensis,
corrispondente grossomodo alle odierne regioni francesi
della Linguadoca e Provenza e comprendente tutta la
fascia costiera mediterranea francese e la valle del
Rodano, con capitale Narbo Martius (Narbonne), nella
quale, nel 118 a.C. venne dedotta una consistente
colonia militare.
La nuova entità politica, dipendente da Roma, rappresentò,
tramite la Via Aurelia e la via Domizia, i cui lavori
vennero iniziati proprio nel 118 a.C., l’anello di
congiunzione con la Spagna, passando per la Gallia
meridionale; l’unità territoriale appena costituita
venne chiamata anche Gallia Transalpina o Ulterior, per
distinguerla dalla Cisalpina.
Comunque, il nome che rimarrà impresso nella memoria
storica di un’intera nazione, in antitesi con il resto
della Gallia, è quello che ancora oggi porta la stessa
regione: Provenza (Provence).
Causa di problemi non saranno quasi mai, per questa
neoprovincia, ribellioni e minacce interne, ma piuttosto
alcuni dissesti proverranno delle tribù galliche
confinanti e soprattutto dalle invasioni germaniche tra
cui quelle più famose di Cimbri e Teutoni, sconfìtti ad
Aquae Sexitae (Aix-en-Provence) nel 102 a.C. da Mario.
La situazione amministrativa sino all'età sillana non é
chiara: pare che all’inizio vennero nominati come
governatori consoli, proconsoli o propretori e dopo
Silla, solo proconsoli e propretori.
La provincia della Gallia Narbonensis rappresentò la testa
di ponte per le conquiste di Giulio Cesare che ne
richiese ed ottenne il proconsolato provinciale,
dapprima dando un forte impulso allo sviluppo dei centri
cittadini con la deduzione di colonie militari ad
Arelate (Arles), Arausio (Orange), Baeterrae (Beziers),
Forum Julii (Frejus) e poi tramite la concessione del
diritto latino a molte città.
Una volta governatore della Gallia Narbonensis, nel 59/8
a.C., Cesare iniziò una campagna di otto anni di guerra
contro Galli e Germani, durante i quali, i vasti
territori della Gallia Comata, corrispondenti alla
Francia centro-settentrionale, vennero annessi ai
territori dell’Impero della Res Publica.
L’intera epopea di Cesare è raccontata dal
conquistatore, che narrò le proprie imprese in una sorta
di diario di conquista. Grazie al suo resoconto, durante
la sua campagna nella Gallia Comata, conosciamo
moltissimi elementi sulla suddivisione interna della
regione, dai confini ai rapporti esteri, finanche gli
usi e i costumi dell’enorme numero di tribù da lui
incontrate e soggiogate.
Nel
De Bello Gallico (La Guerra Gallica), scritto dal
vivo tra il 58 e il 52 a.C., oltre a narrare la
conduzione delle operazioni belliche riporta elementi
altrimenti sconosciuti sui popoli incontrati: sappiamo
della loro suddivisione in innumerevoli tribù,
sottotribù e villaggi; sembra che la loro organizzazione
interna non abbia mai assunto toni di tipo nazionale,
benchè fossero uniti nella lingua e nella religione.
Secondo un processo che inglobò le immense regioni già
individuate da Cesare stesso dell’Aquitania, Lugdunense
e Belgica, la cui conquista fu completa solo nel 51
a.C., dopo che venne spento un ultimo grande sussulto
d’opposizione di tutte le tribù galliche quando queste
si coalizzarono sotto la guida del loro capo
Vercingetorige. La stretta finale avvenne sotto le mura
del centro fortificato di Alesia che sanciva la
conquista di tutta la Gallia e l’estensione del dominio
di Roma dal Mediterraneo all’Oceano Atlantico, fin sulle
sponde del Reno.
Una
sorta di macrosuddivisione venne già operata dallo
stesso conquistatore romano che comprende le popolazioni
e i territori in etnie: i Belgi, compresi tra i fiumi
Marna e Senna, mescolati e conviventi (non sempre
pacificamente) con le popolazioni germaniche; gli
Aquitani, stanziati a sud del corso della Garonna, con
forti intromissioni ed elementi iberici, soprattutto con
la popolazione proto-basca dei Vasconi e il nucleo
centrale dei Galli Comati veri e propri dai quali si
distacca il lobo costituito dagli Elvetici, i quali
abitavano nelle valli alpine comprese tra le attuali
Italia, Francia e Germania e che corrisponde in toto
all’attuale Svizzera.
Gli
Elvezii erano particolarmente valorosi militarmente per
via dei continui conflitti con i vicini Germani e
attesta che al momento delle sue campagne tra i Galli si
distinguevano due fazioni, capeggiate rispettivamente
dagli Edui e dai Sequani, presto scalzati dai Remi.
Nel 50 a.C. queste nuove regioni sono amministrate
unitariamente, assieme alla Narbonensis ed alla
Cisalpina, in un’unica macroregione: da questo momento
le vicende di Gallia e di Roma saranno sempre comuni e
parallele.
Un anno dopo, la Gallia Cisalpina verrà già
separata giuridicamente dalla Comata ed anessa
all'Italia romana e divisa in età augustea nelle regioni
VIII, IX, X e XI.
Lo stesso Augusto proseguì l'opera di Cesare. Fra il 27 ed
il 22 a.C., coadiuvato da Agrippa, l’imperatore iniziò
il vasto piano di suddivisione della Gallia Magna Comata
dapprima riproponendo il distaccamento della Narbonensis
e poi più lentamente in tre province.
La Narbonensis venne considerata provincia imperiale per essere, cinque
anni dopo (22 a.C.), restituita alla Curia in qualità di
Provincia Senatoria rimanendo amministrata per tutto
l'Impero da un proconsole di rango pretorio.
Il proconsole aveva la propria sede a Narbona, dove si
raccoglieva anche l'assemblea provinciale nota da
un’iscrizione (C.I.L., XII, 4333) che riporta una legge
che regolava le adunanze dell'assemblea e le cerimonie
del culto imperiale con essa connesse. Nessuna
guarnigione militare la presidiava: solo, e forse
soltanto per il I sec. d. C., una flotta stazionò a
Forum Julii.
Al contrario, il territorio della Grande Gallia non ebbe un
suo definitivo ordinamento prima del 16-13 a.C. quando
venne regolamentato e regolarizzato. Dopo la separazione
della Narbonensis avvenuta circa 10 anni prima, la
Comata venne divisa in tre province, corrispondenti alle
tre grandi partizioni già indicate da Cesare e ai tre
grandi gruppi di tribù che l’abitavano: il nucleo
maggiore e più omogeneo dì popolazioni celtiche, al
centro e verso nordovest costituì la Lugdunensis; il
settore iberico-pirenaico del sudovest e le altre tribù
celtiche tra la Garonna e la Loira formarono l’Aquitania,
mentre le celto-germaniche del nord-ovest la Belgica.
Le tre province di tipo imperiale vennero affidate,
ciascuna, ad un proprio governatore o legato di rango
pretorio (Legatus Augusti Propretore), che risiedeva
nelle rispettive capitali: Aquitania, con capoluogo
Burdigala (Bordeaux), la Lugdunensis, presso la cui
capitale Lugdunum (Lyon) si riuniva il Concilium
Galliarum e la Belgica, che aveva come capoluogo
dapprima Durocortorum (Reims) e successivamente Augusta
Treverorum (Trier).
Tuttavia le tre province che comunque costituivano un’unità
culturale, formavano un'unica circoscrizione sotto il
profilo finanziario, fiscale e amministrativo e quindi
un’unica realtà. Amministrate da procuratores,
addetti all'amministrazione finanziaria, che estesero
spesso la giurisdizione a più di una provincia o a tutte
insieme, tutte poi formavano, con la Narbonense e le
province Alpine, il distretto doganale soggetto alla
Quadrigesima Galliarum o tassa doganale tra le province
stesse.
I
metodi per romanizzare una “nazione” così pronta a
riceve le innovazioni culturali furono comunque vari e
decisamente efficaci. Augusto e gli imperatori
giulio-claudi diedero un forte impulso, al territorio
delle Tres Galliae, al processo di romanizzazione
culturale che nella Narbonensis aveva funzionato in
maniera quasi perfetta. Questa aveva dato chiari segni
di distinzione dalle altre per la più larga impronta di
romanità ricevuta, a sua volta diffondendovi una
romanità che ancora nel medioevo e nell'età moderna
determina la distinzione fra le terre della lingua d'oc
e quelle della lingua d'oil.
Le tribù celtiche della Provincia Lugdunensis e della
Belgica, comprese invece quelle future, distaccate dalla
Belgica e passate alle Germanie, avevano un'unica
assemblea che si riuniva annualmente presso l’Ara di
Roma e di Augusto stabilita, nel 12 a.C., da Druso
presso la confluenza del Rodano con la Saone,
individuato sulla collina di Croix-Rousse, a
Lyone. In questo santuario federale, ogni anno si
radunavano i delegati delle tribù galliche per celebrare
il culto di Roma guidati da un capo dell’assemblea: il
Sacerdos Romae et Augusti.
Le tribù iberiche dell'Aquitania si raccoglievano invece,
almeno dal principio del II sec. a.C., in una loro
propria assemblea.
L'aver mantenuto alle popolazioni celtiche la loro
tradizionale costituzione in civitates, e l'avere
conferito ad essa un organo di rappresentanza unico, da
una parte sono un indice della liberalità di Augusto nei
loro riguardi, sono d'altra parte la prova della
sicurezza che ormai l'Impero aveva della loro fedeltà a
Roma.
Il
processo di fusione dell'elemento celtico con quello
latino ebbe luogo già durante l'epoca imperiale romana,
come attesta la rarefazione delle testimonianze in
lingua gallica: già a partire dal I sec d.C. l'uso
scritto è quasi scomparso.
Lo
stesso imperatore Claudio, nato a Lugdunum (Lyone)
utilizzò un metodo duplice per rendere le Gallie
“vicine” a Roma, da una parte represse la pratica del
druidismo, dall'altro permise l’ingresso nel Senato
Romano di esponenti gallici, tramite leggi apposite e
soprattutto tramite un discorso tenuto al senato, il cui
testo ci è liberamente riportato da Tacito (Ann.. XI,
2325) e confermato dal rinvenimento dell'iscrizione
originaria su tabula di bronzo trovata a Lione, (C.I.L.
XIII, 1668).
Sotto
l’Imperium di Tiberio e di Nerone, vi furono dei timidi
focolai di ribellione contro il potere imperiale, troppo
labili ed effimeri per costituire un problema per Roma.
Subito dopo la morte di Vitellio (69 d.C.),
approfittando delle prese di potere personali, Gaio
Giulio Civile e Giulio Sabino tentarono di far sollevare
le popolazioni galliche, ma gli abitanti si rifiutarono
di unirsi al tentativo di rivolta antiromana,
sconfiggendo Sabino e confermando la loro fides a Roma,
che ringraziò i cittadini con privilegi e l’innalzamento
di un arco di trionfo a Vesontio (Besançon) che
venne sollevata al rango di colonia.
Nel
90 d.C., sotto l’Imperium di Domiziano, le province al
confine con il Reno furono riorganizzate: la parte
settentrionale della Gallia Belgica divenne la Germania
Inferiore, la parte orientale la Germania Superiore e il
confine meridionale fu esteso a sud. Mentre la nuova
Gallia Belgica si ampliava ai danni della Lugdunensis
includendo il territorio della città di Durocortorum (Reims).
La Belgica, da questo momento in poi verrà considerata
amministrativamente non più congiunta alle Gallie, bensì
alle due Germanie, con la creazione del posto di
procurator Augusti Belgicae et duarum Germaniarum,
con sede del procuratore a Treviri che dalla metà del
III sec. a.C., diverrà centro di rilievo del mondo
gallico.
Durante tutto il II e buona parte del III sec. d.C.,
fino alla dinastia dei Severi, la Gallia fu
caratterizzata da un notevole sviluppo economico e
sociale.
Con la costituzione delle province germaniche, che
guardavano i confini ad oriente, le regioni galliche non
ebbero più alcun presidio militare fino al III sec. d.C.,
fino al momento in cui la regione fu soggetta alla
pressione delle incursioni dei Germani d’oltre Reno. Le
guarnigioni militari e le difese campali delle due
Germanie, che dal I al III sec. d.C. inoltrato avevano
assicurato la pace alle Gallie, non bastarono più,
quando le popolazioni barbariche iniziarono i loro più
vasti spostamenti verso ovest; allora di nuovo le Gallie
divennero teatro di sanguinose battaglie, venendo ad
assumere una parte di primo piano nella vita militare e
politica dell'Impero.
Negli anni seguiti alla morte di Decio 251 d. C. per la
prima volta Franchi ed Alamanni entrano nel territorio e
imperversano per tutta la Gallia fino ai Pirenei
giungendo fin nella Catalogna; Gallieno li affronta e li
ricaccia al di la del Reno meritando il titolo di
restitutor galliarum. Uno dei generali
dell’Imperatore che aveva più contribuito alla vittoria,
Postumo, si proclamò imperatore del c.d. “Impero
Gallico” che durerà fino al 273 d.C. con capitale nella
stessa Treviri eche ebbe un’estenzione che raggiunse
anche le regioni più occidentali dell'impero, dalla
Britannia alla Penisola Iberica.
Postumo era solo il portavoce di un malessere generale che
già serpeggiava all’interno del territorio e che
inizierà ad esplodere con le prime rivolte dei Bagaudi,
contadini e lavoratori della terra, entrano in contrasto
con i proprietari e contro le popolazioni delle città,
sfociando in una lotta che avrà il suo focolare in
Armorica, regione che comprende le odierne regioni di
Normandia e Bretagna, iniziò a manifestarsi un certo
malessere che colpì i contadini, durato fino al V sec
a.C.
Nel 275 d.C. una nuova incursione di Germani, appoggiati
ancora dai Bacaudae, si rovesciò nelle Gallie e venne
respinta da Probo un anno dopo.
Diocleziano si rende conto che è necessaria una
ricostruzione. Con la sua riforma (296 d.C.), ritoccata
in seguito (314 d.C.) da Costantino riunisce le province
galliche, assieme a quelle iberiche, britanniche e
germaniche, nella Praefectura Galliarum, una delle
quattro grandi prefetture del pretorio.
Dapprincipio la Prefettura delle Gallie è suddivisa in due
diocesi rette da due vicarii, uno per la diocesis
galliarum Viennensis e l’altro per la diocesis
quinque (in seguito, septem) provinciarum,
corrispondente alla Gallia Narbonense; più tardi le due
diocesi furono, riunite in una sola. Le singole province
vengono frazionate ed affidate a un consularis o praeses,
mentre per l'amministrazione finanziaria sono
responsabili e devono provvedere due rationales: un
summarum Galliarum ed unrationalis rei privatae per
Gallias; inoltre comites e duces vengono posti ai
comandi militari dei singoli settori.
Con
questo ordinamento vengono apportate le seguenti
modifiche di confine, dalle quattro province augustee si
passa prima a quattordici e, successivamente, a
diciassette raccolte in due diocesi, ed una prefettura:
La
Narbonensis viene frammentata prima in due, la
Viennensis, a nord, con sede prima a Vienna (Vienne) e
successivamente ad Arelate (Arles), e la Narbonensis, a
sua volta ulteriormente frazionata in Narbonensis I e
Narbonensis II sotto il governo di praesides residenti
rispettivamente a Narbo (Narbonne) e ad Aquae Sexitae (Aix-en-Provence),
con due sottoprovince delle Alpes Poenninae e le Alpes
Atrectianae
La
Lugdunensis venne divisa fra Lugdunensis I (Borgogna),
II (Normandia), III (Bretagna, Loira) e Senonia (Parigi
e Orléans) e fece parte della diocesi di Gallia assieme
alle rimanenti province di Germania Inferior (I) e
Superior (II), Sequana (lo Jura, nell'ovest della
Svizzera).
L’Aquitania
verrà rinominata in Aquitanica e suddivisa in Aquitania
I e Aquitania II a cui si aggiunse la Novempopulana.
La
Belgica fu divisa in Belgica I e Belgica II. Inoltre
Diocleziano aggiunse l'Elvezia e parte della Germania
Superior alla Sequania, che divenne la Maxima Sequanorum,
mentre Vesontio, la capitale ebbe il titolo di
Metropolis Civitas Vesontiensium.
Praefectura Galliarum |
Diocesis Galliarum Viennensis |
Narbonensis |
Viennensis
Narbonensis I
Narbonensis II
Alpes Poenninae et Graiae
Alpes Atrectianae |
|
Diocesis Galliae Quinque Provinciarum (postea septem)
|
Lugdunensis |
Lugdunensis I
Lugdunensis II
Lugdunensis III
Senonia |
Aquitania |
Aquitanica I
Aquitanica II
Novempopulana |
Belgica |
Belgica I
Belgica II
Germania Inferior (I)
Germania Superior (II)
Maxima Sequanorum |
Poco prima dell’ascesa di Costantino,
Bagaudae e Germani
sono affrontati e vinti da Massimiano, poi da Costanzo
Cloro che reprime un nuovo tentativo secessionista,
quello di Carausio.
Per
tutto il IV sec., nonostante la pressione sul confine
germanico, la situazione gallica rimase abbastanza
stabile e la regione ritornò ad un periodo di
sostanziale benessere.
La metà del IV e per tutto il V sec. d.C. sono ancora
contrassegnati per la Gallia da una serie ininterrotta,
di invasioni e di guerre di numerosi popoli e si chiude
con lo stanziamento in essa di larghi nuclei di
popolazioni germaniche.
Nel pieno V sec. questi stanziamenti si accrescono di
numero e di estensione; nel 406 ai già persistenti e
consistenti nuclei di Franchi e di Alemanni stanziati
lungo il basso Reno, a Burgundi e i Vandali, che
sopraffanno gli ultimi eserciti presenti nelle Belgiche
e che diverranno il cuore del regno merovingio di
Clodoveo I, si uniscono, Alani, Suebi, nel 412 giungono
i Visigoti che costituiscono il primo dei regni
romano-barbarici, tramite la concessione da parte
dell’Imperatore di Roma, con il Re Walliaa, delle terre
dell’Aquitania; nel 430 Ezio riconosce come federati i
Franchi, che sono stanziati nel centro-nord, dalla
Scheda alla Somme, mentre i Burgundi si stabiliscono nel
settore est, attuale Savoia.
Grazie allo stanziamento di tutti questi popoli verrà
arrestata l’invasione degli Unni di Attila ai Campi
Catalaunici nel 451 dallo stesso Ezio. Nei secoli
successivi sarebbero prevalsi i Franchi su tutte le
altre popolazioni e Clodoveo riuscirà solo tra il 486 e
il 506 a conquistare l'ultima porzione del paese ancora
romana a settentrione della Loira: una frazione della
Lugdunense rimasta ancora fedele a Roma e che
impropriamente è chiamata Regno di Soissons, dando vita,
agli inizi del V sec. d.C., al regno dei Franchi.
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