N. 21 - Settembre 2009
(LII)
province romane
cilicia
di
Antonio Montesanti
Con
la
Cilicia
si
conclude
il
ciclo
delle
province
asiane
o
asiatiche.
Questa
provincia,
regione
d’antica
origine,
ha
avuto
sempre
nella
storia
il
privilegio
di
essere
considerato
un
ponte
naturale
tra
Occidente
ed
Oriente,
nonostante
i
suoi
confini
con
l’Asia
Medio
Orientale
siano
ben
definiti
dalla
piccola
ma
distinta
catena
montuosa
dell'Amano
(Nur
Dag).
La
Cilicia,
dunque,
si
può
definire
un
corridoio
naturale
verso
l’Oriente,
quello
stesso
corridoio
che
ha
consentito
alla
regione
di
essere,
nei
millenni
forse
la
più
florida
tra
tutte
quelle
regioni/provincie
che
componevano
l’Asia
Minor.
Posizionata
a
nord
dell’isola
di
Cipro,
con
cui
condivide
alcuni
aspetti
storico-culturali,
il
territorio
cilicio
è
ben
conchiuso
tra
e il
Mar
Mediterraneo,
la
catena
dei
Monti
dell'Amanus
(Giaour
Dag),
che
la
separava
dalla
Siria
e
quella
del
Tauro
(Toros
Dag)
che
la
divide
dall’Altopiano
Anatolico
tramite
una
stretta
gola,
chiamata
in
antico
Porte
Cilicie
(Gülek
Bogazi).
L’antica
regione,
era
naturalmente
e
culturalmente
divisa
tra
Cilicia
Trachea
(Aspra)
ad
Ovest
e
Cilicia
Pedias
(Piana)
ad
Est,
divise
dal
fiume
Lamas-su.
Per
le
sue
caratteristiche
geografiche
e
storiche,
come
detto,
Cipro
e in
particolare
il
settore
Nord
dell’isola
era
considerato
come
parte,
e lo
sarà
sempre,
fino
ai
giorni
nostri,
della
regione.
Il
mitico
Cilix
era
considerato
fondatore
dell’etnia
e
della
popolazione
cilicia
trachea
la
cui
storia
‘geografica’
viene
completata
dal
fondatore
della
dinastia
che
governò
la
parte
detta
Pedias,
ovvero
Mopso,
identificabile
in
fonti
fenicie
come
Mpš,
fondatore
della
città
di
Mopsuestia.
La
Cilicia
Trachea
(Aspra),
è
tuttavia
il
‘nocciolo’
da
cui
deriva
il
nome
già
riconosciuto
in
epoca
assira
come
Khilakku.
La
sua
caratteristica
è
data
da
ripide
e
scoscese
propaggini
della
catena
del
Tauro
che
si
tuffano
a
picco,
in
promontori
rocciosi,
nel
mare
formando
delle
cale
che
in
antico
costituivano
veri
e
propri
porti
protetti,
rifugio
dei
pirati
per
cui
la
Cilicia
fu
tristemente
nota
soprattutto
in
epoca
romana.
Il
distretto
è
bagnato
dal
fiume
Calicadno.
La
Cilicia
Pedias
(Piana,
l'assira
Kue)
era
delimitata
dalle
pendici
orientali
del
Tauro
ed
era
costituita
da
un’ampia
e
ferace
pianura
costiera
con
alture
interne
fortificate.
La
pianura
è
bagnata
dal
fiume
Cydnus
(Tarsus
Chai),
dal
Sarus
(Sihun)
e
dal
Pyramus
(Jihun),
ognuno
dei
quali
porta
il
limo
necessario
a
far
si
che
la
piana
sia
una
tra
le
più
fertili
del
bacino
mediterraneo.
Le
fonti
dicono
che
i
tre
fiumi
uniti
una
volta
si
dirigevano
verso
il
mare
ad
ovest
di
Kara-tash
formando
quindi
un’unica
foce.
Attraverso
la
ricca
piana
dell'Isso
correva
la
grande
strada
che
univa
l'est
e
l'ovest,
e
sulla
quale
si
trovavano
le
città
di
Tarso
(Tarsa)
sul
Cydnus,
Adana
(Adanija)
sul
Sarus,
e
Mopsuestia
(Missis)
sul
Pyramus.
La
concomitanza
delle
due
sub-regioni
forniva
tutto
il
necessario
per
essere
autonoma
ed
esportare
come
punto
d’incontro
commerciale:
l’occidentale
anticamente
era
coperta
da
foreste
che
rifornivano
la
Fenicia
e
l'Egitto
mentre
l’orientale,
con
un
ricco
suolo
fertile,
forniva
cotone,
grano,
olivi.
Nella
prospicienza
orientale
della
Cilicia
Pedias
passava
la
strada
che
univa
realmente
l’Europa
all’Oriente
e
delimitava
l’Asia
come
‘contesto
chiuso’.
Questa
verrà
poi
ricalcata
dalla
Via
Regia
d'epoca
persiana.
Sembra
che
il
nome
di
“Porta
d’Oriente”
in
antico
fosse
evidenziata
da
un
arco
costruito
(il
Demir
Kapu)
che
permetteva
l’accesso
alle
colline
ad
est
del
Pyramus
per
entrare
nella
piana
dell'Issus
dove
da
qui
portava
verso
sud
attraverso
un'altra
porta
in
muratura
ad
Alessandretta,
da
qui
attraversava
il
Monte
Amanus
attraverso
la
Porta
di
Siria
(Beilan
Pass)
fino
ad
Antiochia
ed
alla
Siria.
Un'altra
via
correva
verso
nord
attraverso
una
porta
in
muratura
(Toprak
Kaleh),
e
attraversava
il
Monti
Amanos
alle
Porte
Amaniche
(Baghche
Pass),
verso
la
Siria
settentrionale
e
l'Eufrate.
Qui
si
scontrarono
i
due
eserciti,
di
Alessandro
e
Dario
in
uno
scontro
che
decise
gran
parte
delle
sorti
dell’Impero
Persiano
nella
battaglia
di
Isso.
I
Khilikku
nelle
iscrizioni
assire
hanno
già
all’inizio
del
I
millennio
a.C.
una
loro
identità
storica
e
sociale,
considerati
una
delle
quattro
potenze
principali
dell'Anatolia.
Si
dibatte
negli
ultimi
anni
se
la
Cilicia
facesse
parte
in
antico
del
regno
Siro-Cappadocico
o
meno
poiché
troppo
poche
sono
le
testimonianze
di
una
occupazione
o
permanenza
ittita
in
Cilicia.
Tuttavia
sembra
che
nei
secoli
la
Cilicia,
per
la
sua
posizione
geografica
di
passaggio,
non
si
sia
mai
resa
protagonista
di
grandi
atti
d’indipendenza
ma
piuttosto
sembra
che
abbia
accettato
spesso
di
buon
grado
le
occupazioni
straniere
pur
mantenendo
sempre
una
sorta
di
autonomia
formale
accettando
di
divenire
parte
integrante
di
grandi
imperi
senza
subirne
le
conseguenze
di
un’occupazione
militare.
Sembra
che
ciò
sia
avvenuto
sotto
l’Impero
Persiano,
dove,
pur
essendo
considerata
una
satrapia
del
regno,
venne
governata
da
re
locali
tributari,
che
portavano
il
nome
o
titolo
ellenizzato
di
Syennesis.
Lo
stesso
accadde
all’arrivo
di
Alessandro
Magno,
quando
il
Macedone
non
trovò
nessuna
forma
di
resistenza
neanche
attraverso
il
passo
delle
Porte
Cilicie
scendendo
dall'altopiano
anatolico
nel
333
a.C.
Nel
periodo
ellenistico,
dopo
la
morte
di
Alessandro,
essendo
considerata
una
regione
estremamente
ricca
divenne
campo
di
contesa
tra
i
Tolomei
dell'Egitto
e i
Seleucidi
di
Siria.
In
questo
periodo
la
il
paese
fu
spesso
spaccato
in
due
tra
le
fazioni
contendenti
rispettivamente
tra
la
parte
orientale
e
quella
occidentale.
La
Pedias,
più
ricca
e
strategicamente
più
importante
venne
occupata
dai
Romani
già
nel
103
a.C.,
mentre
la
Trachea
rimase
praticamente
‘libera’,
in
quanto
covo
di
pirati,
fino
al
67
a.C.
quando
Gneo
Pompeo
Magno
li
sconfisse
e
debellò
definitivamente
nella
battaglia
di
Korakesion
(Alanya)
riunendo
finalmente
le
due
metà
e
facendosi
consegnare
ufficialmente
da
Tigrane
di
Armenia
la
regione
per
poi
costituirla
provincia
definitivamente
nel
64
a.C.
con
Tarso
come
capitale.
Dapprincipio
la
provincia
si
estendeva
anche
su
parte
della
Frigia
anatolica.
Dopo
la
sconfitta
di
Pompeo
a
Farsalo,
Giulio
Cesare
si
preoccupò
immediatamente
di
riorganizzare
la
provincia
nel
47
a.C.
e
nel
27
a.C.,
Ottaviano
seguendo
le
orme
del
Divus
Julius,
l’aggregò
alla
grande
provincia
di
Siria-Cilicia-Fenicia.
Tuttavia,
se
in
un
primo
momento
la
diplomazia
cilicia
fu
in
grado
di
mantenere
una
sorta
di
indipendenza
interna
tramite
un
proprio
sovrano
ed
una
casta
di
dinasti-sacerdoti
locali,
riuscendo
addirittura
a
ritagliarsi
un
piccolo
regno
con
Tarkondimotus
ad
est,
la
pseudo-indipendenza
cessò
definitivamente
con
la
riorganizzazione
della
provincia
da
parte
di
Vespasiano,
nel
74
d.C.
al
cui
governo
fu
posto
un
Legatus
Augusti
Propraetore
di
rango
pretorio.
Diocleziano
nel
297
d.C.
colloca
la
Cilicia,
governata
da
un
Consularis
nella
Diocesis
Orientalis
dell'Impero,
come
parte
della
prefettura
del
pretorio
chiamata
anch'essa
Orientalis
(che
includeva
anche
le
diocesi
Asiana
e
Ponto,
entrambi
in
Anatolia,
e la
Tracia
nei
Balcani).
La
provincia
fu
suddivisa
in
Cilicia
Prima
corrispondente
alla
Pediaca
e
alla
Tracheia
insieme,
con
capitale
Tarso
(tarsus
Çayi),
città
natale
di
S.
Paolo
e
città
principali
Adana,
Solis-Pompeiopolis
e
Aelinunte-Traianopolis
e
Cilicia
Secunda
corrispondente
al
settore
medio
orientale,
con
capitale
Anazarbus
(Djuhan)
e
città
principali
Mopsuestia,
Ægea
e
Alessandria
di
Isso.
Arcadio
opererà
ancora
delle
suddivisioni
ulteriori
ridefinendo
i
confini
delle
prime
due
cilicie
e
distaccandone
da
quella
‘aspra’
l’Isauria
con
capitale
Seleucia
(Selevkia
/Silifke).