N. 7 - Luglio 2008
(XXXVIII)
PROVINCE ROMANE
britannia
di
Antonio Montesanti
Il rapporto che lega i Romani alla Britannia (odierna
Inghilterra) è estremamente peculiare, poiché si
basa su una serie di interscambi politici e
culturali che trovano pochi riscontri nella storia
di Roma: dalle modalità di conquista ai rapporti tra
poteri fino a questioni legate alla reciproca
reputazione.
Estremo baluardo dell'Europa, in una posizione tra il
privilegiato e l’isolato, la Britannia (suddivisa tra le
odierne Inghilterra, Galles e Scozia) rimase piuttosto
appartata negli anni bui della preistoria europea.
Probabilmente, la storia della nazione, dell'antica
Britannia, nasce anteriormente al 6.500 a.C., quando la
fine dell'ultima Era Glaciale e lo scioglimento dei
Ghiacciai, produsse un innalzamento del livello marino,
che tagliò quell’appendice settentrionale dal resto
dell'Europa continentale rendendola di fatto, un'isola.
Tra il 4.500 e il 3.500 a.C. cominciarono ad emergere i
primi insediamenti agricoli, a cui corrispondono i primi
vasi in argilla, che si svilupparono per oltre un
millennio.
Attorno al 2.500 a.C. giunge in Britannia, la cultura di
Beaker, ritenuta originaria della Penisola
Iberica, che porta con sé l'abilità di fabbricare armi e
attrezzi di metallo, dapprima in rame e poi, dal 2.150
a.C., in bronzo, mescolando rame e stagno, di cui la
Britannia possiede dei giacimenti molto ricchi nella
Cornovaglia e nel Devon, nell'Inghilterra meridionale.
Grazie a queste miniere, intorno al 1.600 a.C., il
sud-ovest della Britannia diventa esportatore
“industriale” e l’arcipelago, le isole che lo
compongono, prendono probabilmente in questo periodo la
loro denominazione di “isole dello stagno” esportato in
tutta Europa.
Responsabili della costruzione di Stonehenge e diversi
altri circoli di pietra, proprio durante il periodo di
maggior esplosione economica, i Beaker iniziano
ad allontanarsi, dal 1.500 a.C. circa, a declinare e
quindi a scomparire.
L’isola fu invasa da ondate successive di colonizzatori
provenienti dal continente; gli antichi Britanni saranno
sempre, da questo momento, coinvolti in commerci intensi
con il resto d'Europa, mantenendo fino ai giorni d’oggi
questa inclinazione.
Attorno al 900 a.C. una nuova ondata di colonizzatori, i
Celti, giunse in Britannia portando con sé nuove
tecniche di lavorazione del ferro e di conseguenza
evoluzioni notevoli ed estremamente veloci su tutta
l’isola. Intorno al 500 a.C. avevano colonizzato la
maggior parte delle Isole Britanniche.
La Britannia era già nota ai Greci e ai Cartaginesi agli inizi del IV
secolo a.C., da cui importavano stagno: le Isole erano
infatti note ai Greci col nome di Cassiteridi
(isole dello stagno). Il navigatore cartaginese Imilcone
visitato l'isola nel V secolo a.C.
anche se la prima attestazione comprovata del suo
raggiungimento si deve al navigatore greco Pitea, che
esplorò le coste dell’Isola attorno al 325 a.C.
L’espansione romana nel nord del continente europeo,
ancor prima dell'invasione vera e propria, vide
l'afflusso dei rifugiati dalla Gallia (in particolare
dalla Belgica), che abitavano allora le coste di fronte
a quelle isolane.
Dal 175 a.C. ca., i Belgi s’insediarono nelle aree del
Kent, Hertfordshire ed Essex, e portarono differenti
abilità e i primi fondamenti per la creazione dei primi
insediamenti sufficientemente grandi da poter essere
chiamati città.
Dall’inizio del I sec. a.C., piccole barre di ferro
iniziarono ad essere utilizzate come moneta, visto il
fiorire del commercio interno e con il continente.
Queste immigrazioni dei Belgi, che avvennero in maniera
quasi continuativa con una serie di interscambi tra le
due sponde del Canale della Manica,
portarono al primo contatto diretto tra i Romani e i
Britanni, quando Giulio Cesare, già impegnato nella
conquista della Gallia, condusse due campagne militari
in Britannia (la prima del 55 a.C. e la successiva
l'anno dopo), affermando nel De Bello Gallico che i
popoli di quest'isola stessero aiutando la resistenza
gallica. Anche se non risultarono nella conquista di
territorio, portarono quantomeno parte dell'isola sotto
la sfera di influenza di Roma.
La
prima spedizione era più una ricognizione che non una
vera e propria invasione. Le navi di Cesare approdarono
sulla costa del Kent, ma a causa di una tempesta che
danneggiò la flotta e della scarsità di cavalleria a sua
disposizione, il generale tornò nelle sue basi in
Gallia. Militarmente la spedizione fu quindi un
insuccesso, ma ebbe effetti positivi sul piano politico:
il Senato dichiarò infatti 20 giorni di feste pubbliche
a Roma per celebrare questo evento senza precedenti.
Cesare affrontò la seconda spedizione (54 a.C.) con
forze militari più ampie, tentando di sottomettere le
tribù britanniche, o invitandole a pagare tributi e a
consegnare ostaggi per avere la pace. Benchè questa
seconda campagna non portò a conquiste territoriali,
impose una forma di sudditanza alle popolazioni
meridionali dell’Isola tramite un sistema di clientele,
tributi e soprattutto con l’imposizione di un re scelto
dal Senato che condusse parte della Britannia nella
sfera d'influenza di Roma.
Ottaviano Augusto pianificò diverse invasioni nel 34,
nel 27 e nel 25 a.C., senza però riuscire a portarle a
termine e così le relazioni tra la Britannia e Roma
restarono di tipo diplomatico (con ambasciatori inviati
dai sovrani Britannici ad Augusto) e commerciale (com'è
dimostrato dall'archeologia, che attesta un aumento
delle importazioni di beni di lusso dall'Impero Romano
alla Britannia sud-orientale). Al tempo dell'imperatore
Tiberio, alcune navi, durante le sue spedizioni in
Germania, furono spinte in Britannia da una tempesta e
poi rimandate indietro dai sovrani locali.
Nel
sud della Britannia, i Romani appoggiarono due potenti
regni: quello dei Catuvellauni, guidati dai discendenti
di Tasciovano (favorito di Cesare), e quello degli
Atrebati, regnati dai discendenti di Commio.
Questa politica fu seguita fino al 39/40, quando
Caligola ricevette un membro della dinastia dei
Catuvellauni in esilio, pianificando una campagna contro
i Britanni, che però non riuscì neppure a partire dalla
Gallia: secondo Svetonio, egli portò le sue truppe in
formazione da combattimento di fronte alla Manica e
diede ordine di attaccare l'acqua. Dopo ordinò alle
truppe di raccogliere le conchiglie…
L'effettiva invasione romana avvenne attraverso lo
stesso contingente di Caligola tramite il suo
successore, Claudio, nel 44; le
forze romane, sbarcate a Richborough (nel Kent) al comando
di Aulo Plauzio sconfissero i Catuvellauni e i loro
alleati con la battaglia del Tamigi mentre il futuro
imperatore Vespasiano sottometteva il sud-ovest, dopo la
battaglia del Medway. Le truppe romane sconfissero i
britanni guidati da uno dei loro capi, Togodumno, che fu
ucciso, mentre il fratello Carataco sopravvisse,
continuando a guidare la resistenza dal Galles. Siluri,
Ordovici e Deceangli si opposero però strenuamente agli
invasori, catalizzando gli sforzi militari dei romani
sotto la guida di Carataco, che rifiutò di
sottomettersi, ritirandosi nel profondo del territorio
britannico non ancora conquistato, arrivando al dominio
degli Ordovici nel 47. Cartaco incitò la tribù a
combattere i romani e condusse una vera e propria
guerriglia contro le truppe guidate dal governatore
Publio Ostorio Scapula, che sconfisse il leader
britannico solo dopo esser stato raggiunto da Claudio in
persona con dei rinforzi, Plauzio marciò sulla capitale
catuvellaunia, Camulodunum (odierna Colchester),
conquistandola, nel 51. Carrataco si rifugiò allora
presso Cartimandua, regina dei briganti. Quest’ultima
provò prudentemente la sua fedeltà ai romani
consegnandogli Carataco. Il capo britannico fu portato
in catene a Roma, dove lui e la sua famiglia ebbero però
salva la vita. Ciò pose fine alla prima parte della
conquista.
Dopo
la conquista la Britannia divenne una provincia
imperiale, sottoposta al governo di un legatus
Augusti pro praetore di rango consolare. Vennero
fondate le colonie di Camolodunum, Londinium e
Verulamium (Londra e St. Albans) La capitale fu
stabilita nel centro di
Camulodunum.
Tuttavia, i Siluri, ora guidati dall’ex marito di
Cartimandua, Venuzio, continuarono ad opporsi
strenuamente ai romani.
Inoltre per i primi venti anni, il dominio romano fu
oppressivo e brutale, che dopo la conquista dell’Isola
di Mona (Anglesey) e le repressioni verso i culti
druidici che ivi si tenevano, la sacerdotessa e regina
degli Iceni Budicca, stuprata e seviziata insieme alle
figlie dagli invasori, si pose a capo di una rivolta. I
Trinovanti e i Catuvellauni si unirono agli Iceni,
assalendo e distruggendo la neocolonia Camulodunum. Il
governatore Gaio Svetonio Paolino e il suo legato
Petilio Ceriale, impegnati ancora nel Galles,
raggiunsero Londinium, su cui stavano marciando i
nemici. Costatando però che la città era indifendibile
con le poche truppe a sua disposizione, Paolino
l’abbandonò al suo destino, spostandosi a Verulamium.
Londra fu distrutta e la popolazione massacrata. La
quattordicesima legione gli si unì in un punto
concordato e le forze romane combinate schiacciarono la
rivolta. Con alcune legioni Svetonio alla fine si
scontrò coi nemici, sconfiggendoli nella battaglia di
Watling Street. Dopo la rivolta di Budicca, che morì non
molto tempo dopo, la capitale fu spostata a Londinum.
Tuttavia la rivolta aveva quasi persuaso l’imperatore
Nerone a ritirarsi dalla Britannia.
Successive turbolenze nell’isola ci furono nel 69 d.C.,
cioè nell’"anno dei quattro imperatori". Davanti al
disordine che si diffuse nell’Impero Romano, Venuzio dei
Briganti scacciò l’ex moglie e assunse il controllo del
nord del paese. Dopo la salita al potere dell’imperatore
Vespasiano, Quinto Petillio Ceriale pose fine alla
rivolta nel 71 ed iniziò fino al 74 d.C., la conquista
di buona parte dell’isola, incrementando le dimensioni
della Britannia Romana, raggiungendo la Caledonia
(Scozia).
Il governatore Gneo Giulio Agricola, suocero
dello storico Tacito, Con la XX legione sottomise gli
Ordovici nel 78 d.C. e sconfisse i Caledoni nell’84 d.C.
nella battaglia del Monte Graupio (nell’odierna Scozia
del nord), inglobando di fatto la regione, che divenne
parte dell’Impero fino al successivo richiamo di
Agricola da parte dell’invidioso Domiziano. Questo
episodio segnò il punto più alto dell'espansione del
territorio romano in Britannia; poco dopo questa
vittoria, i Romani si ritirarono su una linea più
difendibile, lungo l'istmo di Forth-Clyde, liberando
soldati che erano necessari lungo altre frontiere
dell'impero.
Per
gran parte della storia della Britannia romana, numerosi
contingenti militari furono stanziati in guarnigioni
sull'isola. Questo richiese però che l'imperatore
tenesse un uomo fidato ed esperto come governatore della
provincia. Come effetto collaterale, diversi futuri
imperatori servirono come governatori o legatus
Augusti pro praetore in Britannia, tra cui
Vespasiano, Pertinace, e Gordiano I.
Per due volte, nel corso del II secolo, ci furono delle
crisi militari nella provincia. Il primo incidente
avvenne verso la fine dell'era di Traiano (117), e venne
gestito da Pompeo Flacco. La seconda crisi avvenne nel
155/7, quando i Briganti si rivoltarono. Questa
ribellione venne soppressa dal governatore Giulio Verso.
Quando Adriano raggiunse la Britannia nel suo famoso
giro delle province romane, attorno al 120, ordinò la
costruzione di un imponente muro difensivo, conosciuto
come Vallo di Adriano, che andava dal fiume Tyne al
Solway Firth, e divenne la frontiera settentrionale
della provincia.
Questa frontiera venne spinta nuovamente sull'istmo di Forth-Clyde a partire dal regno
di Antonino Pio, quando venne costruito il Vallo di
Antonino, (142 ca.), fino al regno di Settimio Severo,
con una nuova invasione della scozia dal 159 al 163 d.C.
Il
generale di stanza sull'Isola,
Albino dimostrò con un atto d'usurpazione,i due principali
problemi che venivano posti dalla Britannia Romana. Il
primo: allo scopo di mantenere la sicurezza, in
Britannia stazionavano tre legioni, che risiedevano a
Eburacum (York), Isca Silurum (Caerleon) e Deva (Chester),
che avrebbero fornito a un uomo ambizioso, con scarsa
lealtà, una potente base per la ribellione – di cui
Albino abusò coscienziosamente. Secondo, qualsiasi
ufficiale ribelle che avesse usato questa risorsa,
avrebbe dovuto spogliare l'isola delle sue guarnigioni
per marciare su Roma e prendere il trono, lasciando
l'isola indifesa verso gli attaccanti – il che è ciò che
Albino fece nel 196.
A
seguito della sconfitta di Albino, Settimio Severo cercò
di risolvere il problema dividendo in due la provincia:
Britannia Inferiore e Superiore. Settimio severo negli
ultimi anni di vita condusse per 4 anni nuove campagne
in Scozia, ma i territori conquistati vennero nuovamente
ceduti dal figlio Caracalla con la morte del padre a
Eburacum (York). Dal 197, la provincia venne divisa in
Britannia Superior con capitale Londinum e Britannia
Inferior con capitale Eburacum.
Le
popolazioni del nord della Britannia tornarono a creare
problemi alla fine del regno di Marco Aurelio Probo. Il
nuovo imperatore, Caro, prima di partire per la campagna
contro i Persiani, affidò la parte occidentale
dell'impero al figlio maggiore, Carino, il quale nel 284
compì una campagna oltre il vallo di Adriano, riuscendo
a battere le popolazioni del nord e a riportare ordine
in quest'area. In seguito a questi successi si meritò
l'appellativo di Britannicus maximus.
Mentre ciò tenne in scacco per quasi un secolo il
potenziale per una ribellione, la rivolta di Carausio
(286-297) costrinse Constanzio Cloro, a suddividere
ulteriormente, in applicazione della riforma dioclezianea, la Britannia in quattro province:
Britannia Maxima Caesariensis (basata su Londra):
con
capitale Londinum
Britannia Flavia Caesariensis: dalla Britannia Inferiore
a sud ovest con capitale Corinium Dobunnorum (Cirencester)
Britannia Prima: dalla Britannia Superiore
in
occidente con capitale Eburacum
Britannia Secunda: dalla Britannia Inferiore al nord,
con capitale Lindum Colonia
Le quattro province erano rette da due consulares
che dovevano rendere conto a due presides a loro
volta dipendenti da vicarius Britanniarum
rilevato a sua volta dal Prefectum Galliarum.
Costanzo Cloro tornò in Britannia nel 306 con l’intento
di invadere la parte settentrionale dell’isola
nonostante il suo cattivo stato di salute. Poco si sa
però di queste sue campagne militari, perché ne restano
pochissime testimonianze archeologiche. Sembra però che
egli abbia raggiunto le zone più a nord della Britannia
e che abbia vinto una grande battaglia all’inizio
dell’estate, prima di tornare a Eburacum, dove morì in
quello stesso 306. Costantino I aveva fatto in modo di
essere al suo fianco in quel momento, assumendo i suoi
compiti in Britannia. Contrariamente al precedente
usurpatore, Clodio Albino, egli fu in grado di usare con
successo la Britannia come punto di partenza per
conquistare il potere imperiale.
Dal
350 al 353 la Britannia fu in mano a un nuovo
usurpatore, Magnenzio, che era succeduto a Costante.
Dopo la sconfitta e la morte di Magnenzio nella
battaglia del Monte Seleuco (353), Costantino II inviò
il suo notaio capo imperiale, Paolo Catena, a dare la
caccia ai sostenitori del defunto usurpatore. Le
investigazioni di Paolo degenerarono in una caccia alle
streghe, che costrinse il vicarius Flavio Martino a
intervenire. Quando Paolo, invece, sospettò Martino di
tradimento, il vicarus si vide costretto ad attaccare
fisicamente Paolo con una spada, con lo scopo di
assassinarlo, ma alla fine si suicidò.
Nel
IV sec. d.C., anche la Britannia era soggetta a sempre
maggiori attacchi dall'esterno da parte dei Sassoni
dall'est e degli irlandesi da ovest. Fu quindi costruita
tutta una serie di forti, il litus Saxonicum, per
difendere le coste e soprattutto venne rinforzata la
flotta che assunse un’importanza notevole in tutto il
basso impero, guidata da una figura fondamentale, il
comes litoris Saxonixci per Britannias. Ma questa
linea non fu sufficiente quando un assalto generale di
Sassoni, Irlandesi e Attacotti, combinato con una
rivolta generale della guarnigione sul Vallo di Adriano,
devastò e prostrò la Britannia romana nel 367. Questa
crisi venne sistemata dal Conte Teodosio, padre del
futuro imperatore Teodosio I, con una serie di riforme
militari e civili.
Nel
369, fu creata la nuova provincia di Valentia al Nord
con capitale Luguvallium (Carlisle).
Un altro
usurpatore, Magno Massimo, tentò di ripetere il successo
di Costantino, ribellandosi a Segontium nel 383 e
attraversando in armi il canale della Manica. Dopo una
serie di iniziali vittorie che lo portarono a
conquistare gran parte dell'Occidente e dopo aver
combattuto con successo contro Pitti e Scoti attorno al
384, egli richiese truppe dalla Britannia per le sue
campagne in Europa, che pare abbiano svuotato le
guarnigioni britanniche, aprendo così la strada a raid
nel Galles del nord da parte degli Irlandesi. La sua
ribellione fu stroncata nel 388, ma questa volta non
tutte le truppe furono rimandate in Britannia per
sopperire nel continente alle gravi perdite subite
dall'esercito romano nella Battaglia di Adrianopoli del
378 e che ora stava cercando disperatamente forze
sufficienti per difendere i suoi confini. E così attorno
al 396 ci fu una crescente ondata di invasioni
barbariche in Britannia. Sembra che la pace nell'area
sia stata ristabilita attorno al 399. Comunque, nel 401,
altre truppe furono ritirate dall'isola e trasferite in
Europa per fronteggiare Alarico.
Le
registrazioni archeologiche dei decenni finali del
potere romano mostrano innegabili segni di decadenza. La
vita cittadina e nelle ville era cresciuta meno
intensamente nell'ultimo quarto del IV secolo, i cocci
di vasellame non sono presenti negli strati che datano
dopo il 400 e le monete coniate dopo il 402 sono rare.
Quindi, quando Costantino III
proclamato Imperatore nel 407, e attraversò la
Manica con le unità restanti della guarnigione
britannica e fu sconfitto dalle truppe del legittimo
imperatore d'Occidente. Nel 408 un’incursione sassone fu
apparentemente respinta dai Britanni e nel 409 Zosimo
che sempre i nativi espulsero l’amministrazione civile
romana (sebbene Zosimo potrebbe riferirsi alla rivolta
dei Bretoni dell’Armonica). L’assenza quasi totale di
truppe e l’ennesima rivolta portarono l'Imperatore
Flavio Augusto Onorio a respingere una successiva
richiesta di aiuto da parte dei Britanni e
contemporaneamente emanare un documento nel 410 in cui
gli abitanti erano costretti a badare alla propria
difesa e al proprio governo. La Britannia Romana giunse
alla sua fine.
A
questo punto la politica e la giustizia furono prese in
mano dalle autorità municipali e piccoli signori della
guerra andarono emergendo in tutta la Britannia.
Secondo la tradizione fu uno di questi signori della
guerra, Vortigern, a chiamare nell’isola I Sassoni
affinché lo aiutassero contro i Pitti e gli Irlandesi,
sebbene l’archeologia testimoni la presenza di alcuni
insediamenti di mercenari sassoni già all’inizio del III
secolo. Di fatto la presenza germanica in Britannia
sarebbe iniziata molto prima, visto che truppe
ausiliarie germaniche c’erano nell’isola già nel I e II
secolo. Nel 446 i Britanni si rivolsero al generale Ezio
perché li aiutasse contro i Sassoni (Gemitus
Britannorum), mentre nel 577 fu combattuta la
battaglia di Dyrham, dopo la quale città come Bath,
Cirencester e Gloucester caddero in mano ai Sassoni, che
giunsero così a occupare la costa occidentale della
Britanna. Fu proprio tra la fine del V e l’inizio del VI
secolo che molti Britanni fuggirono in Armorica, che da
loro prese il nome di Bretagna. |