.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]

RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


 

 

 

 

 

 

 

.

antica


N. 15 - Marzo 2009 (XLVI)

PROVINCE ROMANE
Asia

di Antonio Montesanti

 

Questo nome era quello che i Romani diedero al nome della loro prima provincia in suolo asiatico, che rappresentava anche la più importante e che si affacciava esclusivamente sul mar Egeo. In realtà l’Asia Minor, corrispondente quasi con esattezza all’attuale Turchia, comprendeva un numero ben più elevato di province.


Il primo contatto, che spinse i Romani ad interessarsi all’Anatolia, si ebbe per la prima volta quando Antioco III il Grande cercò di espandere il suo immenso impero, che occupava gran parte dell’Asia propriamente detta, occupando i territori delle città greche d’Asia Minore ed inimicandosi quindi Roma, a cui Smirne e Lampsaco avevano chiesto aiuto. Antioco spinse la tensione, nel 196 a.C., fino alla rottura occupando la Tracia non appena i Romani lasciarono la Grecia e concedendo asilo politico al fuggitivo Annibale. Tra il 192 a.C. e il 188 si combattè la Guerra Romano-Siriaca: Antioco invadeva la Grecia con 10.000 uomini, portando dalla propria parte la Lega Etolica e diversi altri stati greci. Una prima sconfitta, l’epigono, fu costretto ad incassarla nel 191 a.C., per opera di Manio Acilio Glabrione alle Termopili. Nei due anni successivi, le flotte congiunte di Rodi e Roma sconfissero rispettivamente presso le foci del fiume dell'Eurimedonte e presso il Myonessus la flotta siriaca guidata dallo stesso Annibale.
Antioco, obbligato a ripiegare sulla terraferma venne costretto alla battaglia campale decisiva presso Magnesia al Sipilo che fu vinta dai Romani al comando di Lucio Cornelio Scipione Asiatico nel 190 a.C.


Due anni di trattative portarono alla Pace o Accordo di Apamea (188 a.C.) secondo cui il Seleucide doveva abbandonare tutti i territori al di là della catena del Tauro e del fiume Halys, che Roma concesse ai piccoli regni ellenistici sorti fino ad allora in quest’area e che a loro volta dichiararono nuovamente la loro indipendenza. La parte più consistente di questi territori venne inglobata dal giovane regno di Pergamo, alleato dei Romani, mentre una parte minore di territori, detta Perea Rhodia, andò, sotto forma di città tributarie, all'altra alleata di Roma, Rodi, fino alla revoca nel 168 a.C.


Il legame di estrema fiducia e riconoscenza, nonché la teorica provenienza di Enea da quei luoghi con un riconoscimento consanguineo, portarono l’ultimo re della dinastia degli Attalidi, Attalo III, a lasciare in eredità – al momento della sua morte – il suo regno direttamente alla Res Publica Romanorum, nel 133 a.C.
L'Asia detta Proconsularis (o in un primo momento Phrygia) venne dunque istituita nel 132 a.C. tramite un senatoconsulto, con il quale veniva annesso il solo territorio pergameno. Tale procedimento portò, nello stesso anno, alla rivolta di Aristonico, proclamatosi con il titolo di Eumene III (forse un figlio illegittimo di Eumene II, fratello dell’ultimo re), che come Andrisco in Macedonia, si appoggiava alle classi più umili contro la borghesia e i grandi proprietari fondiari secondo le teorie ugualitaristiche di Blossio di Cuma. La rivolta proseguì, prima di essere totalmente debellata, fino al 129 a.C.


Roma trovò grandi difficoltà contro Aristonico e fu costretta a contare sull’appoggio dei vicini regni di Bitinia (Nicomede III), Ponto (Mitridate V), Cappadocia (Ariarate V) e di Paflagonia (Pilemene), perdendo, nel 131 a.C. addirittura il console Publio Licinio Crasso, sconfitto e ucciso dai rivoltosi l'anno seguente.


Solo grazie al console Marco Peperna, Aristonico fu sconfitto, mentre la ribellione venne definitivamente debellata da Manlio Aquilio, console del 129 a.C., che rimase ad organizzare la redactio in formam provinciae fino alla definitiva formalizzazione del 127 a.C. Al governo della provincia fu preposto un propraetor e solo in tempo di guerra vi veniva inviato un console o un proconsole. Se in un primo momento la capitale fu la stessa del regno che aveva ceduto la propria autorità, vale a dire Pergamo, ma ben presto, per centralità, ricchezza, importanza e accessibilità, divenne Efeso.


La provincia d’Asia originaria era costituita dalle regioni di Mysia, Troade, Eolide, Lydia, Ionia e dalla Caria, rimasta sotto il dominio di Rodi fino al 168 a.C., inoltre ne faceva parte il corridoio che congiungeva Pisidia e Pamphylia. In un primo momento, la “Grande Frigia” venne concessa a Mitridate Evergete re del Ponto prima di essere annessa come componente della provincia nel 116 a.C. alla morte dell’ultimo dinasta, Mitridate III; la Licaonia concessa in un primo tempo ai figli di Ariarate V, ucciso nella rivolta di Aristonico, verrà aggiunta poco prima del 100 a.C. mentre la zona intorno a Cibyra sarà aggregata solo nell’82 a.C. Il koinon delle città della Licia, invece, rimase indipendente fino al 44 a.C. Il Chersoneso Tracico venne annesso in un primo tempo alla provincia di Macedonia. Le isole già parte del regno pergameno furono lasciate come parte della provincia, mentre le altre rimasero libere. Durante il periodo imperiale, l’Asia sarà delimitata da Bithynia a nord, da Lycia a sud e da Galatia ad est.


Il testamento di Attalo portava con se la clausola di salvaguardia delle libertà delle città che venivano definite civitates liberae et immunes, tuttavia soprattutto dopo la rivolta, poche furono le città a essere considerate libere ed esenti da tributi o alleate (foederatae). Quelle libere conservarono il diritto di coniare monete in argento, mentre quelle tributarie solo monete in bronzo.


Il territorio comprendeva, al momento dell'annessione, le terre del patrimonio regio (divenute ager publicus populi romani, in alcuni casi date in concessione, vaste proprietà private, i territori assegnati alle singole città e quelli di proprietà di grandi santuari e, nell'interno, quelli delle comunità indigene organizzate in villaggi.


Una legge del 123 a.C. approvata da Caio Gracco modificava pesantemente il regime tributario: al tributo fisso, ereditato dal regno attalide, venne sostituita la decima, concedendo però il diritto di raccogliere le tasse in Asia ai membri dell'ordine equestre. Questo privilegio, l’appalto di raccolta delle tasse, venne però vergognosamente sfruttato dagli dai pubblicani italici facenti capo alla classe emergente dei cavalieri (societates publicanorum). Nel caso in cui una comunità non poteva pagare le tasse, iniziava a prendere in prestito dagli appaltatori italici medesimi a tassi esorbitanti. Questo portava i concessionari dei prestiti a prendere la terra del contraente in cambio del debito contratto.


Con questo pretesto nell'89 a.C. Mitridate V, re del Ponto, venuto a conflitto con Nicomede IV di Bitinia si fece portavoce e difensore dei diritti degli asiatici sfruttando l'odio verso le pratiche romane corrotte, istigando una sommossa totale contro Roma e ordinando il massacro di tutti gli Italici presenti nella provincia, con un numero di vittime che varia tra le 80.000 e i 150.000.


Nei tre anni successivi Lucio Cornelio Silla sconfisse, a Cheronea e a Orcomeno, nella Prima Guerra e nel 85 a.C. lo costrinse Mitridate alla pace di Dardano, riorganizzando la provincia in undici distretti, ciascuno centrale rispetto ad un certo numero di città minori. Questi distretti giudiziari (conventus) includevano Efeso, Pergamo, Smirne, Adramitto, Cibyra, Cizico, Mileto, Philadelphia, Philomelium, Alabanda, Sardi, Laodicea al Lico, Synnada, Apamea; le ultime tre furono accorpate fino al 50 a.C. alla provincia di Cilicia (Plin. N.H., 5,95). Queste suddivisioni tuttavia non fecero che aggravare le condizioni finanziarie dalla provincia che rimasero precarie, aggravate dalle esazioni a cui vennero sottoposte durante la seconda e la terza guerra mitridatica e durante le guerre civili.


La presenza militare fu sempre limitata, tranne che per acquietare le sommosse occasionali, come nella campagna contro Mitridate, infatti l’Asia rimarrà una delle poche province dell'impero prive di guarnigioni. Piccoli nucleo legionari erano presenti nelle città frigie di Apamea e di Amurium, mentre gli auxilia erano disposti ad Eumeneia
Con la riforma augustea delle province (27 a.C.) l’Asia fu posta tra le province senatorie, governata da un proconsole, assistito da un questore propretore e da tre legati.


Il regno di Augusto oltre a segnare l'inizio dell'urbanizzazione della provincia dell'Asia e la svolta augustea fece propendere gli apparati urbici verso un culto serrato dell'imperatore che divenne prevalente in queste comunità provinciali durante tutto l'impero.


Il culto dinastico riservato precedentemente al monarca evergete si trasferì in altre manifestazioni di lealismo: dal culto di Roma e del Senato, alle dediche delle città asiatiche a Roma e a Giove Capitolino, e ancora al culto della dea Roma. In età imperiale il culto dell'imperatore divenne una manifestazione ufficiale e ad esso fu connessa l'organizzazione di varie leghe religiose, spesso precedenti all'annessione e facenti capo a importanti santuari, e il koinon d'Asia, una lega delle città della provincia, che divenne una sorta di assemblea provinciale che aveva ufficialmente come scopo il culto di Roma e Augusto.


Vennero istituiti dei centri provinciali e culti locali in grado di generare una venerazione incondizionata dell'imperatore, modello che servirà per tutte le altre province durante l'impero. Le pratiche religiose divennero un affare pubblico ed i cittadini vennero coinvolti in tutte le funzioni di preghiera, sacrificio e processuali, spesso superando il culto dedicato agli dei.


Per questo, con i favori accordati dagli imperatori stessi, la provincia diventò ben presto un sistema elaborato di città autogovernanti, ciascuna responsabile delle proprie tasse, economia e legge all’interno del proprio territorio. Sotto Augusto alcune città ottennero la condizione di colonia romana (Alessandria Troade con il nome di Colonia Augusta; Pario, con il nome di Colonia Iulia Pariana; Tralles, con il nome di Caesarea Tralles).


Durante il III sec. d.C. si assiste ad un serio declino della provincia dovuto in parte alle malattie epidemiche provenienti dall’Oriente, in parte a gravi terremoti e alla susseguente diminuzione di generosità civica a cui fece capo l'indisciplina dei soldati locali; quest’ultima, in particolar modo favorì le invasioni gotiche tra gli anni ’50 e ’60 del II sec. d.C. con un notevole aumento della mancanza di sicurezza.


La forma di governo rimase immutata sino alla riorganizzazione tramite la riforma dioclezianea. Tra III e IV sec. d.C. Diocletiano divise la provincia dell'Asia in sette province più piccole: Phrygia Prima (Pactiana), Phrygia Secunda (Salutaris), Asia, Lydia, Caria, Insulae, Hellespontus. La conseguenza diretta fu che molte città dell'interno ebbero un decremento economico e demografico tanto da divenire indistinguibili rispetto ad alcuni villaggi comuni, mentre dall’altra, le città principali dall'impero, Efeso, Sardi ed Afrodisia mantennero, aumentando molto del loro prestigio ed importanza, soprattutto economici.


Dopo il 326, quando l'imperatore Costantino I trasferì la capitale a Bisanzio (che rifondò nuovamente ribattezzandola Costantinopoli), la provincia ritornò ad essere il cuore economico pulsante dell'impero, tanto da rimanere un centro di cultura romana ed ellenistica in oriente per secoli, fino alla fine dell'Impero Bizantino nel 1453.



 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA  N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]

.

.