N. 20 - Agosto 2009
(LI)
province romane
armenia
di
Antonio Montesanti
La
nazione
armena
ha
una
sua
identità
storica
che
difficilmente
può
essere
confusa
con
le
relatà
circostanti;
ciò
era
chiaro
anche
ai
Romani
i
quali
prima
di
costituirla
provincia
cercarono
sempre
di
mantenerla
autonoma,
in
qualità
di
stato
vassallo
all'interno
del
conflitto
partico
e
poi
sassanide.
L’archeologia
non
ha
fatto
nient’altro
che
constatare
l’indipendenza
culturale
armena
attraverso
il
riconoscimento
della
cultura
di
Shulaveri-Shomu,
nata
ed
espansasi
nell’area
Transcaucasica
centrale
e
sviluppatasi
tra
il
6000
e il
4000
a.C.
seguita
dalla
cultura
di
Kura-Araxes
fino
al
2200
a.C.,
processo
culturale
che
si
conclude
con
quella
di
Trialeti
nel
1500
a.C.
Gli
Armeni
rappresentano
uno
dei
ceppi
più
antichi
del
gruppo
indeoeuropeo
il
cui
nome
originario
è
considerato
essere
Hayq
o
Hayastan
dalla
doppia
radice
sanscrita
haik
e
stan'
(terra).
Il
Monte
Ararat,
considerato
sacro
dagli
Armeni
poichè
ritenuto
il
luogo
dove
si
posò
l'arca
di
Noè
dopo
il
diluvio
universale,
è il
picco
più
alto
dell’altopiano
e
porta
al
contempo
in
se
stesso
la
radice
della
terra
che
domina.
Dal
1500
e il
1200
a.C.,
è
presente
una
sorta
di
confederazione
tribale
conosciuta
come
Hayasa-Azzi
che
troviamo
ripetutamente
in
guerra
contro
gli
Ittiti.
Dopo
il
1200
questa
prima
confederazione
entra
in
una
più
grande
che
conosciamo,
tramite
gli
Assiri,
come
Nairi
(Terra
tra
fiumi)
che
sembra
sopravvivere
fino
all'800
a.C.,
quando
si
concretizza
il
totale
assorbimento
all’interno
del
regno
di
Urartu
che
si
accrebbe
nel
Caucaso,
tra
Mar
Nero
e
Mar
Caspio
e
nella
parte
orientale
della
moderna
Turchia,
tra
l'800
a.C.
e il
600
a.C.
arrivando
a
sottomettere
regioni
ricche
come
la
Cilicia
e la
Siria
settentrionale.
Verso
la
fine
del
VII
sec.
a.C.
gli
Armeni
vengono
soggiogati
all’impero
Achemenide
o
Persiano,
tuttavia
viene
scelto
un
compromesso
per
il
loro
possesso:
un
governatorato
con
dinastia
propria
detta
degli
Orontidi,
che
ebbe
la
supremazia
sulla
nazione
tra
il
600
a.C.
e il
200
a.C.
pur
essendo
considerata,
la
nazione,
a
tutti
gli
effetti
una
satrapia
persiana.
Da
Alessandro
il
Grande
in
poi,
l’Armenia
venne
inglobata
all’Impero
Seleucide.
Questo
è
considerato
un
momento-chiave
nella
geo-storiaografia
armena:
il
crocevia
storico
all’interno
della
sua
cultura
è
infatti
dato
dal
momento
in
cui
l’impero
– di
cui
faceva
parte
il
regno
armeno
–
del
sovrano
seleucide
Antioco
III
si
dissolve.
L'Armenia
viene
divisa
in
due
subregioni
per
volere
dello
stesso
basileus
nel
215
a.C.:
la
parte
occidentale
del
regno,
che
diventa
l'Armenia
Minore,
viene
affidata
al
principe
Zariadris,
mentre
la
parte
orientale
viene
concessa
al
principe
Artaxias
con
il
nome
di
Armenia
Maggiore
(di
cui
faceva
parte
anche
il
Gordiene),
Artaxias
sarà
il
fondatore
della
dinastia
degli
Artassidi
(190
a.C.
- 1
d.C.),
mentre
lo
spartiacque
di
confine
è
dato
dall’alto
corso
del
fiume
Eufrate.
Ancora
una
volta
l’Armenia
Maggiore
si
muove
in
maniera
espansionistica:
Tigrane
II
il
Grande
da
vita
al
secondo
impero
Armeno,
fonda
una
nuova
capitale,
Tigranocerta
e,
al
momento
della
sua
massima
estensione
tra
il
95
al
66
a.C.,
oltrepassa
i
confini
caucasici
e
s’impone
su
tutta
l’Asia
Minore
orientale,
giungendo
ancora
una
volta
fino
in
Siria
e in
Libano.
Il
primo
contatto
con
Roma
si
ha
nel
69
a.C.,
durante
la
Guerra
Mitridatica
la
Respublica
tocca
i
confini
orientali
del
Regno
Pontico
quando
le
campagne
di
Silla
spinsero
Mitridate
a
ritirarsi
fin
sul
confine
armeno
del
suo
regno.
Dopo
una
sola
generazione
le
campagne
di
Lucio
Licinio
Lucullo
portarono
ambedue
le
nazioni
definitivamente
sotto
la
sfera
romana
quando
il
facoltoso
generale
romano
inseguì
Mitridate
fin
dentro
l’Armenia
e
durante
l’inseguimento
ne
occupò
la
capitale
Tigranocerta.
Nel
66
a.C.,
Pompeo
invade
l'Armenia
maggiore
e
Tigrane
è
costretto
ad
arrendersi
accettando
di
far
diventare
il
suo
regno
un
protettorato
romano,
sotto
la
dinastia
Artaxide,
l’Armenia
Minore
entra
a
far
parte
dei
confini
imperiali,
anche
se
non
viene
ufficializzata
in
provincia.
In
questo
periodo
l'Armenia
subisce
l'influenza
della
cultura
e
della
religione
romane.
Fino
alla
sconfitta
di
Carre
(attuale
Harran
in
Turchia),
quindi
per
un
quindicennio
circa,
l'Armenia
rimane
saldamente
legata
a
Roma
ma
dopo
tale
data
diventa
oggetto
di
contesa
con
il
Regno
Partico
oscillando
tra
i
due
Imperi
fino
al
47
d.C.
quando
i
Romani
ne
ripresero
il
controllo
con
Nerone.
Tuttavia
l’
“ARMENIA
CAPTA”
neroniana
non
sarà
mai
stabilizzata
e
negli
anni
a
venire
saranno
necessarie
continue
invasioni
romane
per
ristabilirne
l’egemonia,
come
nella
campagna
del
55–63
d.C.,
per
evacuare
i
Parti
che
avevano
invaso
nuovamente
il
territorio
armeno.
Nel
60
d.C.
viene
conquistata
e
nel
62
d.C.
nuovamente
persa,
fino
alla
decisione
di
inviare
la
Legio
XV
Apollinaris
proveniente
dalla
Pannonia
al
comando
di
Gneo
Domizio
Corbulone,
legatus
di
Siria.
Questi,
affiancato
da
altre
legioni,
III
Gallica,
V
Macedonica,
X
Fretensis
e la
XXII
Deiotariana,
nel
63
invade
il
territorio
partico
di
Vologase
I e
lo
sconfigge
duramente
nella
battaglia
di
Rhandeia.
Probabilmente,
sotto
Vespasiano,
l’Armenia
Minore
viene
aggregata
alla
Cappadocia.
Dopo
questo
scontro
Roma
diventava
ufficialmente
l’Impero
intorno
al
quale
l’Armenia
avrebbe
gravitato
per
i
successivi
200
anni:
Vologase
fu
costretto
ad
accettare
un
accordo
tramite
il
quale
il
fratello,
Tiridate,
veniva
posto
sul
trono
di
d'Armenia,
con
incoronazione
ufficiale
direttamente
per
mano
di
Nerone,
dando
inizio
alla
dinastia
degli
Arsacidi
d'Armenia.
Tuttavia
50
anni
dopo,
nel
114
d.C.,
il
semplice
protettorato,
come
compromesso
politico,
non
era
sufficiente
all'imperatore
Traiano
che
nella
sua
campagna
d’Oriente
invase
e
sottomise
l'Armenia
che
diventa
definitivamente
una
provincia
romana.
Da
Antiochia,
fece
convergere
due
armate
una
su
Melitene
e
un'altra
su
Arsamosata.
Quindi
ad
Elegeia,
centro
nevralgico
armeno,
incontrò
il
nuovo
re
d'Armenia:
Partamasiri
considerato
un
usurpatore
del
fratello
Axidares
senza
troppe
argomentazioni
e
affermando
che
nessuno
poteva
prendersi
gioco
di
Roma,
annesse
l'Armenia
come
provincia
retta
momentaneamente
dal
governatore
della
Cappadocia.
Tuttavia
questa
mossa
dell’imperatore
non
permise
più
alcuna
riconciliazione
con
l’Impero
Partico,
ma
gli
creò
nemici
sia
nella
nuova
provincia
che
aveva
creato,
già
molto
difficile
nel
suo
interno,
che
con
i re
vicini.
Tutttavia,
dopo
poco,
il
successore
Adriano,
appena
salito
al
trono,
ripristinò
la
situazione
precedente
a
quella
traianea,
collocando
sul
trono
il
re
Parthamaspate.
Una
seconda
campagna
guidata
dall'imperatore
Lucio
Vero
e
messa
in
atto
da
un
contrattacco
del
suo
generale
Stazio
Prisco
nel
162,
invase
l'Armenia
dopo
l'occupazione
dimostrativa
partica
della
provincia,
un
anno
prima,
da
parte
di
Vologase
IV,
il
quale
aveva
posto
sul
trono
il
suo
generale.
Ancora
una
volta
la
“nazione
armena”
venne
conquistata
da
parte
dei
Romani
che
ripresero
la
capitale,
collocandovi
per
l’ennesima
volta
un
re
fantoccio,
cittadino
romano
di
origini
armene
di
nome
Sohaemus.
Un’ulteriore
occupazione
Sassanide
si
ebbe
nel
253
d.C.
dopo
la
pesante
sconfitta
nella
Battaglia
di
Barbalisso
fino
alla
riconquista
romana
del
287
d.C.
La
c.d.
Armenia
Minore
venne
riunita
con
la
Maggiore
sotto
il
re
Arshakuni
Tiridate
III
nel
287
fino
alla
conquista
of
Shapur
(Sapore)
II
nel
337
d.C.
Solo
nel
384
d.C.
il
regno
venne
diviso
tra
Romani
ed i
Persiani:
l'Armenia
occidentale
divenne
provincia
dell'Impero
Romano
d'Oriente
con
il
nome
di
Armenia
Minore,
mentre
la
parte
orientale
rimase
sotto
i
Persiani
fino
al
428
d.C.
quando
la
nobiltà
locale
scacciò
il
sovrano
ed i
Sassanidi
insediarono
un
loro
governatore,
tornando,
a
distanza
di
quattro
secoli,
di
nuovo
indipendente.
La
Maggiore
divenne
una
satrapia
dell’impero
Sassanide,
poi
suddivisa
in
cinque
sub-satrapie
semiautonome
mentre
la
“Minor”
successivamente
verrà
divisa
in
Armenia
I e
Armenia
II,
ambedue
facenti
parte
della
diocesi
pontica.