N. 30 - Giugno 2010
(LXI)
PROVINCE ROMANE
AFRICA/NUMIDIA
di Antonio Montesanti
Quando si parla di Africa come provincia Romana, dobbiamo considerare due entità politiche, la prima rappresenta il nocciolo della provincia stessa, costituito da quelli che erano i possedimenti Cartaginesi sul continente sahariano, mentre la seconda è il regno Numidico che circondava, in antico, quello Punico. È inevitabile quindi non accostare questa provincia direttamente alle Tre Guerre che Roma combatté contro Cartagine e conosciute con il nome di Puniche.
Roma
lasciò
libera
Cartagine
e
sovrana
del
proprio
territorio,
che
corrispondeva
all’incirca
all’attuale
Tunisia,
nei
termini
di
stato
sconfitto,
sia
dopo
la
Prima
che
la
Seconda
delle
guerre
combattute
contro
di
essa.
Durante
la
seconda
di
queste
guerre,
i
Numidi,
considerati
protettorato
cartaginese,
erano
divisi
in
due
regni,
corrispondenti
a
due
grandi
gruppi
tribali,
i
Massili
nella
Numidia
Occidentale,
ad
Ovest
di
Cartagine
e
corrispondente
a
buona
parte
dell’attuale
Algeria
e i
Massesili
in
quella
Orientale,
che
occupavano
l’intera
estensione
del
Golfo
della
Sirte,
fino
alla
Cirenaica.
Ambedue
le
aree
tribali
erano
rinomate
per
la
loro
cavalleria
leggera
che
veniva
fornita
a
Cartagine
come
truppe
ausiliari.
La
stessa
Numidia,
per
differenti
scelte
politiche
attuate
dai
suoi
successori,
ebbe
quindi
differenti
risvolti
politici
che
iniziarono
all’epoca
della
Seconda
Guerra
Punica,
quando
i
Massesili,
guidati
da
Siface,
si
schierarono
con
i
Cartaginesi,
mentre
i
Massili,
sotto
il
comando
di
Massinissa
ma
sottomessi
a
Siface,
si
allearono
con
i
Romani,
per
liberarsi
del
giogo
del
secondo.
Con
la
vittoria
di
Zama,
203
a.C.
i
Romani
cedettero
l’intera
Numidia
a
Massinissa.
Quando
sopraggiunse
la
morte
di
quest’ultimo,
nel
148
a.C.,
Scipione
Emiliano
volle
che
il
regno
fosse
condiviso
tra
i
tre
figli
del
re,
il
maggiore
Micipsa,
Gulussa
e
Mastanabale.
Tuttavia, di fronte al terzo riarmo di Cartagine, in poco
più
di
un
secolo
contro
le
insegne
romane,
fu
decretata
una
terza
ed
ultima
guerra.
La
Terza
Guerra
Punica
combattuta
solo
su
suolo
africano,
vide
semplicemente
un
assedio
continuativo
di
tre
anni,
dal
149
a.C.,
da
parte
del
console
Scipione
Emiliano
che
prese
Cartagine
solo
nel
146
a.C.
nonostante
l’aiuto
ricevuto
da
Micipsa,
unico
sovrano
della
Numidia
dopo
la
morte
dei
fratelli.
Le ripercussioni questa volta furono tremende per la città
sottomessa
che
venne
prima
di
tutto
distrutta,
poi
rasa
al
suolo,
il
terreno
su
cui
sorgeva
venne
cosparso
di
sale
perché
non
vi
crescesse
neanche
più
l’erba
e
dopo
la
parte
pratica
venne
attuata
quella
religiosa:
il
sito
venne
votato
agli
dei
infernali
tramite
la
cerimonia
dell’execratio.
Per la prima volta fuori dall’Italia, il territorio di una
città,
venne
annesso
all'ager
publicus
ovvero
al
pubblico
demanio
della
città
di
Roma,
quindi
considerato
a
tutti
gli
effetti
parte
del
territorio
della
città
di
Roma
e
pochi
giorni
dopo
venne
costituita
la
provincia
Africa
della
quale
facevano
parte
anche
sette
città
rimasero
che
rimasero
libere
(civitates
liberae)
in
quanto
non
avevano
seguito
Cartagine
nel
folle
atto
di
rivolta.
Come
capitale
amministrativa
fu
scelta
Utica
(moderna
Henchir
Bou
Chateur).
La nuova provincia confinava ad occidente e a sud con il
regno
di
Numidia,
alleato
di
Roma
dopo
la
seconda
guerra
punica,
quando
era
stato
riunificato
sotto
Massinissa,
re
dei
Massili
della
Numidia
orientale,
per
la
sua
fedeltà
e
per
aver
combattuto
contro
Annibale
al
fianco
di
Scipione
l'Africano.
Il confine tra le due entità politiche, Africa e
Numidia,
era
lo
stesso
che
definiva
i
territori
di
Cartagine
e di
Numidia
precedentemente
il
terzo
conflitto
con
Roma,
ed
era
scandito
dalla
Fossa
Regia,
un
sistema
di
delimitazione
lungo
il
quale
sussistono
tuttora
diversi
cippi
di
confine,
che
andava
dalla
foce
dell'attuale
Oued
el-Kebir,
a
est
di
Thabraca
(attuale
Tabarka
in
Tunisia)
fino
a
Thaenae
(a
sud
dell'odierna
Sfax).
La nuova provincia offriva con il suo speciale statuto la
possibilità
di
essere
considerata
come
territorio
e
soprattutto
terreno,
vista
la
sua
fertilità,
disponibile.
Prima
di
tutto
per
il
clima
e
poi
per
il
rapporto
grandezza/popolazione
che
lo
faceva
uno
dei
territori
meno
densamente
popolati
acquisiti
da
Roma
che
quindi
poteva
disporre
delle
zone
coltivabili
come
voleva.
Per questo, visto il clima politico e il preponderante partito
dei
populares,
dal
133
a.C.
guidato
dal
maggiore
dei
fratelli
Gracchi,
Tiberio,
intento
a
risolvere
la
crisi
economica
e
sociale
che
colpiva
la
plebe
romana
mediante
la
redistribuzione
di
terre
dell'ager
publicus
ai
contadini
in
miseria,
iniziò
una
distribuzione
delle
terre
‘aiutata’
nel
124
a.C.
da
un’epidemia
che
devastò
la
provincia
e
liberando
quasi
tutte
le
terre
disponibili.
Due anni dopo, nel 122 a.C., il tribuno della plebe Gaio
Sempronio
Gracco,
capo
del
partito
dei
populares
dopo
l’assassinio
del
fratello,
dispose
la
fondazione
della
nuova
Colonia
Iunonia
Karthago,
sul
territorio
dell'antica
Cartagine,
la
prima
al
di
fuori
dell'Italia.
300.000
ettari
di
terre
vennero
distribuite
ai
coloni
per
riprendere
la
ricca
produzione
che
ne
sarebbe
scaturita
dalla
neo-provincia.
Nel
121
a.C.,
come
il
fratello,
Caio
Gracco
venne
assassinato
e il
partito
dei
populares
venne
sostituito
da
quello
degli
optimates,
l'aristocrazia
romana,
e il
processo
di
colonizzazione
subì
un
arresto.
Micipsa di Numidia intanto, morendo aveva lasciato il potere
in
condivisione
ai
suoi
due
figli
Aderbale
e
Iempsale
ed
al
nipote
e
figlio
adottivo
Giugurta.
Quest’ultimo,
cercò
di
riunire
i
vari
piccoli
regni,
fece
assassinare
Iempsale,
mentre
Aderbale
si
era
rifugiato
presso
i
Romani.
Tuttavia il senato non mostrò interesse alla politica di
Giugurta
fino
a
quando
questi
non
assediò
e
saccheggiò
la
città
di
Cirta
nel
113
a.C.
che
comportò
l’uccisione
di
molti
coloni
romani.
Questi
colsero
il
pretesto
per
scatenare
le
cosiddette
Guerre
Giugurtine
nel
113
a.C.Nel
111
a.C.
una
prima
campagna
condotta
dal
console
Lucio
Calpurnio
Bestia
non
produsse
grandi
effetti
e fu
necessaria
una
nuova
campagna,
condotta
nel
107
a.C.
dal
console
Mario,
che
sconfisse
Giugurta,
grazie
al
suo
luogotenente
Silla
che
sfruttò
anche
l’alleanza
col
re
di
Mauretania
Bocco,
nel
105
a.C.
Nel corso della guerra Giugurtina, il console Mario aveva
ingaggiato
nel
suo
esercito
dei
“proletari”,
contadini
privi
di
terre.
Nella
remunerazione
delle
sue
campagne
aveva
bisogno
di
terre,
poiché
divenuto
capo
del
partito
dei
populares,
per
ricompensarli
della
loro
fedeltà,
fece
votare
nel
103
a.C.
una
legge
che
concedeva
ad
ogni
veterano
252
ettari
di
terreno.
A
questi
si
aggiungevano
gli
ausiliari
della
popolazione
nomade
dei
Getuli
che
ricevettero
inoltre
la
cittadinanza
romana.
La Numidia quindi, in base al comportamento, venne suddivisa
e
differenti
soluzioni
vennero
utilizzate
secondo
le
regioni
che
la
componevano.
Le
aree
adiacenti
alla
provincia
d’Africa,
le
zone
orientali
e
meridionali
del
regno,
quelle
che
si
affacciavano
sulle
pianure
della
Medjerda
e
quelle
sul
golfo
della
Piccola
Sirte,
furono
unite
all'ager
publicus
e
date
a
veterani
e
Getuli.
La
Numidia
occidentale
venne
incorporata
nei
possedimenti
di
Bocco,
re
di
Mauretania,
mentre
il
resto
ad
esclusione
di
Cirene
e
delle
regioni
più
orientali
continuò
ad
essere
governato
da
re
indigeni,
sostanzialmente
vassalli
di
Roma.
La città di Leptis Magna, situata in questa regione, ricevette
il
privilegio
della
libertà
per
essersi
schierata
a
fianco
di
Roma
in
questo
conflitto.
Il regno numida orientale, venne affidato ad un fratellastro
di
Giugurta,
Gauda,
e
proseguì
la
sua
esistenza
ancora
per
qualche
decennio,
sia
pure
col
ruolo,
di
fatto,
di
protettorato
romano.
Durante la guerra civile tra Mario e Silla (88-83 a.C.),
l'Africa
costituì
una
roccaforte
dei
sostenitori
di
Mario,
anche
grazie
alla
presenza
di
questi
veterani
del
suo
esercito.
Nell’81
a.C.
i
seguaci
di
Mario
in
Africa
detronizzarono
il
re
della
Numidia
orientale
Iempsale,
figlio
di
Gauda
e
partigiano
di
Silla.
Furono
però
sconfitti
da
un'alleanza
che
comprendeva
il
re
mauro
Bocco
e il
luogotenente
di
Silla,
Pompeo,
tanto
che
nell’80
a.C.
Iempsale
recuperò
il
trono.
I
sillani
gli
riconobbero
perfino
una
giurisdizione
sui
Getuli,
ormai
promossi
cittadini
romani
da
Mario.
Nel 75 a.C. i populares
impedirono
il
ritorno
in
seno
alla
Numidia
dei
territori
annessi
nel
105
a.C.,
ma
nel
64
a.C.
venne
riconosciuta
a
Iempsale
l'indipendenza
delle
sue
terre
rispetto
all'ager
publicus.
Il
re
numida
si
trovò
così
alleato
degli
optimates
e
dei
pompeiani,
successori,
in
una
certo
senso,
dei
sillani.
Nel
50
a.C.,
alla
morte
di
Iempsale,
il
tribuno
cesariano
Curione
propose
l'annessione
della
Numidia
orientale,
spingendo
il
nuovo
re
Giuba
I
tra
i
seguaci
di
Pompeo.
Nel corso della guerra civile tra Cesare e Pompeo, una prima
spedizione
condotta
da
Curione
nel
49
a.C.
venne
sbaragliata
dalle
truppe
numide.
Dopo
la
sconfitta
di
Pompeo
a
Farsalo
nel
48
a.C.,
i
dirigenti
del
partito
pompeiano
si
rifugiarono
in
Africa,
dove
formarono,
insieme
all’esercito
numida,
una
forza
di
oltre
70.000
uomini,
ultimo
ostacolo
alla
vittoria
di
Cesare.
Quest'ultimo
sbarcò
nel
47
a.C.
con
sei
legioni,
contando
inoltre
sull'alleanza
col
re
di
Mauretania
e
con
i
Getuli,
sottoposti
ai
Numidi
dall’80
a.C.
Nel 46 a.C., un avventuriero campano esule in Mauretania,
Publio
Sittio,
originario
di
Nuceria
Alfaterna,
riuscì,
con
l'appoggio
dei
Mauretani,
a
sconfiggere
il
re
della
Numidia
Occidentale,
Massinissa
II,
impegnato
al
fianco
del
cugino
Giuba.
I
Numidi
e i
pompeiani
furono
presi
tra
due
fuochi
e
vennero
sconfitti
nella
battaglia
di
Tapso.
Il
re
Giuba
si
suicidò,
così
come
Catone
Uticense,
capo
del
partito
pompeiano.
Cesare riorganizzò i territori africani: il regno della
Numidia
occidentale
vene
per
metà
annesso
al
regno
di
Mauretania
e
per
metà
assegnato
a
Sittio.
Il
regno
di
Numidia
orientale
divenne
invece
la
provincia
chiamata
Africa
Nova
(con
capitale
Zama,
non
identificata
tra
Uzappa
e
Assuras)
e di
cui
Gaio
Sallustio
Crispo
fu
il
primo
governatore.
Per
contrasto,
i
territori
che
già
in
precedenza
costituivano
la
provincia
d'Africa
presero
allora
il
nome
di
Africa
Vetus.
Continuando la stessa linea politica di Mario, Cesare riprese
la
fondazione
di
colonie
in
Africa
inviando
veterani
italici,
ma
anche
gallici
o
africani,
a
fondare
nuove
città
sulla
costa
africana.
Si
trattava
dei
centri
di
Cartagine
(44
a.C.),
Thabraca,
Hippo
Diarrhytus,
Thuburbo
Minor,
Uthina
(nei
pressi
di
Cartagine),
Clupea,
Carpis, Curubis
(45
a.C.)
e
Neapolis.
Questa
politica
gli
permise
di
insediare
i
suoi
veterani,
ma
anche
di
controllare
le
rotte
di
cabotaggio
delle
navi
che
trasportavano
il
grano
africano,
necessario
per
l'approvvigionamento
di
Roma.
Le ulteriori vicende belliche durante la lotta dei triumviri
Marco
Antonio,
Ottaviano
e
Lepido
contro
i
cesaricidi
interessarono
ancora
la
provincia
Il
principe
numida
Arabione,
figlio
dell'ultimo
re
della
Numidia
Occidentale
eliminò
Sittio
e
riconquistò
il
trono
nel
44
a.C.
Allo
stesso
tempo,
il
governatore
dell'Africa
Nova,
Tito
Sestio,
partigiano
dei
triumviri,
si
impadronì
anche
dell'Africa
Vetus,
il
cui
governatore
si
era
schierato
con
i
cesaricidi,
e
nel
41
a.C.
riuscì
ad
eliminare
anche
Arabione,
sebbene
questi
si
fosse
alleato
con
lui.
Nella successiva suddivisione delle sfere di influenza dei
triumviri,
l'Africa
riunita
venne
affidata
nel
40
a.C.
a
Lepido,
che
ne
venne
tuttavia
privato
nel
36
a.C.
a
causa
dei
contratti
con
Ottaviano.
In
questo
breve
periodo
di
governo
della
provincia
Lepido
riuscì
però
a
fondare
altre
tre
nuove
colonie
in
Africa
e
Numidia
(Sicca
Veneria,
Cirta
e
Utica)
ed
altre
quattro
nella
‘futura’
provincia
romana
di
Mauretania
Tingitana
(a
Banasa,
Babba,
Zulil
e
Tingi).
Dopo la battaglia di Azio (31 a.C.) Ottaviano riorganizzò
le
province
nel
27
a.C.:
le
due
province
dell'Africa Vetus e Nova
vennero
unificate
e
classificate
come
provincia
senatoria,
retta
da
un
proconsole,
di
rango
consolare,
che
aveva
anche
il
comando
di
una
legione
presente
eccezionalmente
su
una
provincia
senatoria
che
ebbe
il
nome
di
Africa
Proconsularis.
Augusto riprese la politica di fondazioni coloniali di Cesare,
abbandonata
in
parte,
sotto
il
dominio
di
Lepido.
Il
territorio
viene
organizzato
attraverso
una
rete
di
città
di
diversa
condizione:
colonie
(coloniae),
municipi
(municipia)
e
civitates
peregrinae
(ovvero
‘straniere’),
che
in
molti
casi
conservavano
le
proprie
antiche
istituzioni,
con
a
capo
due
magistrati
di
origine
punica
chiamati
suffeti.
Le colonie fondate da Augusto si estesero dalla zona intorno
a
Cartagine
e
nella
precedente
Africa
Nova,
fino
ai
confini
con
la
Mauretania,
con
lo
scopo
di
accelerare
la
romanizzazione
dei
territori
provinciali,
ossia
la
lenta
acquisizione
di
usi
e
costumi
modellati
su
quelli
di
Roma,
di
cui
erano
portatori
i
coloni.
Si
trattava
di
due
nuovi
centri
in
Numidia
(a
Thuburnica
e
Simitthu),
e
nove
nella
futura
provincia
di
Mauretania
Caesariensis
(Igilgili,
Saldae,
Tubusuctu, Rusazu,
Rusguniae,
Aquae
Calidae,
Zuccabar,
Gunugu e Cartenna).
La
colonia
più
importante
tra
quelle
fondate
da
Augusto
fu
la
rifondazione
di
Cirta
(oggi
Costantina),
che
era
stata
al
centro
del
principato
di
Sittio.
La
città
di
Cartagine,
capitale
della
provincia,
vide
accresciuti
i
propri
privilegi
ed
esenzioni
tributarie
ed
era
dotata
di
un
esteso
territorio,
la
pertica
Karthagensis.
Tre
città,
i
cui
abitanti
erano
in
maggioranza
cittadini
romani,
discendenti
dai
coloni
di
Mario
e
Cesare,
godevano
della
condizione
di
municipi,
tra
le
sette
città
lasciate
libere
alla
nascita
della
provincia:
Ippona
(oggi
Annaba,
in
Algeria),
Utica
e
Mustis
(oggi
El
Krib,
in
Tunisia).
Tra il 17 e il 24 d.C. un ex appartenente alle truppe ausiliarie
romane,
Tacfarinas,
riunì
intorno
a sé
una
confederazione
tribale,
i
Musulami,
alla
quale
si
unirono
inoltre
i
Getuli
stanziati
a
sud
della
Proconsolare.
Tacfarinas
si
alleò
inoltre
con
il
popolo
subsahariano
dei
Cinithii,
insediato
nei
pressi
della
piccola
Sirte,
e
con
le
tribù
maure
ribelli
al
re
Tolomeo
di
Mauretania.
Ottenne
inoltre
l'appoggio
dei
Garamanti,
giungendo
a
circondare
completamente
i
possedimenti
romani
in
Africa.
Nonostante
l'intervento
di
una
seconda
legione,
la
VIIII
Hispana
nel
20
d.C.,
Tacfarinas
non
venne
sconfitto
e il
conflitto
terminò
solo
quando
il
proconsole
d'Africa
riconobbe
i
diritti
di
passaggio
delle
tribù
getule
sul
territorio
romano.
Tra il 37 e il 41, l’imperatore Caligola separava il potere
civile
da
quello
militare
sottraendo
al
governatore
il
comando
della
legione
III
Augusta
stanziata
ad
Ammaedaram
quindi
a
Theveste
e
infine
a
Lambaesis,
che
venne
affidato
ad
un
legatus
legionis
imperiale,
nominato
direttamente
dall'imperatore.
La dinastia dei Flavi rilanciò in Africa la politica di
promozione
del
modello
urbano,
già
avviata
da
Augusto,
spostandola
tuttavia
per
lo
più
in
direzione
della
promozione
delle
città
indigene.
All’epoca
era
venuto
meno
il
vero
e
proprio
movimento
di
colonizzazione,
consistente
nella
fondazione
di
città
dipendenti
direttamente
da
Roma
ad
opera
di
gruppi
di
cittadini
romani,
di
solito
veterani
che
ricevevano
lotti
del
territorio.
L'ultima
vera
colonia
fondata,
quella
di
Thamugadi
(ora
Timgad
in
Algeria)
venne
costituita
nel
100
d.C.,
al
momento
in
cui
la
pax
romana
sembrava
ormai
estendersi
all’intera
provincia,
con
l'arresto
delle
scorrerie
di
tribù
getule,
maure
o
sahariane.
Lo statuto di colonia divenne quindi in Africa puramente
onorifico,
costituendo
un
riconoscimento
per
le
città
che
si
fossero
più
completamente
assimilate
al
modello
romano.
In
tal
modo
si
venne
ad
instaurare
una
sorta
di
gerarchia
onorifica
tra
gli
statuti
delle
città:
le
città
peregrine
acquisivano
progressivamente
il
diritto
latino,
mentre
i
municipi
acquisivano
il
diritto
romano,
e
quindi
l'ambito
statuto
di
colonia
onoraria.
Le
diverse
città
e le
loro
élites
si
lanciarono
così
in
una
corsa
ad
ottenere
un
avanzamento
nello
statuto
cittadino
da
parte
degli
imperatori,
inviando,
in
particolare
delle
ambasciate
specificatamente
rivolte
a
questo
scopo.
Per
tutto
l'alto
impero
le
città
d'Africa
beneficiarono
di
un
contesto
economico
particolarmente
florido.
La
provincia
continuò
ad
essere
interessata
dalle
incursioni
delle
tribù
dell'interno.
Per
questo
la
provincia
fu
sempre
una
concentrazione
di
popolazione
estremamente
mista
essendo
composta
da
una
serie
di
gruppi
tribali
rappresentati
dai
Berberi
(Numidi,
Getuli
e
Maurisiani),
Fenici,
Romani
che
componevano
le
tre
maggiori
componenti
etniche
delle
province
africane
di
Africa
Proconsularis
e
Numidia.
Per
le
continue
invasioni
da
parte
dei
Berberi,
l’opposizione
romana
fu
costituita
per
la
prima
volta
dall’Imperatore
Traiano
che
stabiliva
una
frontiera
nel
sud
che
racchiudeva
le
alture
a
nord
delle
province
e i
territori
fertili
costruendo
di
fatto
una
linea
di
fortificazioni
che
andava
da
Vescera
(moderna
Biskra)
a
Ad
Majores
(attuale
Henchir
Besseriani)
nel
profondo
deserto
sud
orientale.
Probabilmente
in
seguito,
la
linea
difensiva
si
estendeva
almeno
fino
a
Castellum
Dimmidi
(moderna
Messaad),
in
un
area
che
fu
ampiamente
sviluppata
e
colonizzata
durante
il
II
sec.
d.C.
intorno
al
centro
di
Sitifis.
L’unica
presenza
militare
durante
l’impero
fu
limitata
in
quest’area
del
nordafricana
ad
un
totale
compreso
tra
le
25-30.000
truppe
totali,
di
cui
moltissimi
ausiliari
nelle
province
di
Numidia
e
delle
due
Mauritanie
affiancate
esclusivamente
dalla
Legio
III
Augusta
che
stazionò
difese
i
confini
per
più
di
quattro
secoli.
Nel 193 d.C. Settimio Severo, separa la Numidia dall'Africa
Proconsolare,
e
decide
di
affidarla
ad
un
procuratore
imperiale.
Tra
gli
episodi
di
rilievo
nel
Tardo
Impero
è
giusto
sottolineare
l'ascesa
al
trono
nel
238
d.C.
del
governatore
d'Africa
Gordiano,
che
sciolse
temporaneamente
la
III
Augusta.
Sotto Diocleziano l'amministrazione provinciale venne riformata
e la
provincia
dell'Africa
Proconsolare
venne
suddivisa
nelle
nuove
province
di
Zeugitana
Proconsolare
(Proconsularis
Zeugitana)
governata
da
un
proconsole
residente
a
Cartagine,
e
della
Bizacena
Valeria
(Valeria Byzacena) con centro ad Hadrumetum (attuale
Sousse),
che
entrarono
a
far
parte
della
diocesi
d’Africa
nella
Prefettura
del
pretorio
d'Italia,
mentre
la
Numidia
divenne
una
delle
sette
province
della
diocesi
d'Africa,
e fu
divisa
in
due
province
di
Numidia.
La
Numidia
Cirtensis,
con
capoluogo
Cirta,
poi
rinominato
Costantina
(moderna
Costantine)
e
Numidia
Militiana,
nell’interno
sahariano
che
vennero
pochi
anni
dopo
nuovamente
riunite
con
Costantino.
Con la divisione dell'impero dopo la morte di Teodosio I
nel
395
d.C.,
dalla
provincia
di
Valeria
Byzacena
si
distaccò
ancora
la
nuova
provincia
della
Tripolitania
con
capoluogo
Leptis
Magna
e
tutte
e
tre
le
province
fecero
parte
dell'Impero
romano
d'Occidente.