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N. 30 - Giugno 2010 (LXI)

PROVINCE ROMANE
AFRICA/NUMIDIA

di Antonio Montesanti

Quando si parla di Africa come provincia Romana, dobbiamo considerare due entità politiche, la prima rappresenta il nocciolo della provincia stessa, costituito da quelli che erano i possedimenti Cartaginesi sul continente sahariano, mentre la seconda è il regno Numidico che circondava, in antico, quello Punico. È inevitabile quindi non accostare questa provincia direttamente alle Tre Guerre che Roma combatté contro Cartagine e conosciute con il nome di Puniche.

Roma lasciò libera Cartagine e sovrana del proprio territorio, che corrispondeva all’incirca all’attuale Tunisia, nei termini di stato sconfitto, sia dopo la Prima che la Seconda delle guerre combattute contro di essa.

Durante la seconda di queste guerre, i Numidi, considerati protettorato cartaginese, erano divisi in due regni, corrispondenti a due grandi gruppi tribali, i Massili nella Numidia Occidentale, ad Ovest di Cartagine e corrispondente a buona parte dell’attuale Algeria e i Massesili in quella Orientale, che occupavano l’intera estensione del Golfo della Sirte, fino alla Cirenaica. Ambedue le aree tribali erano rinomate per la loro cavalleria leggera che veniva fornita a Cartagine come truppe ausiliari.

La stessa Numidia, per differenti scelte politiche attuate dai suoi successori, ebbe quindi differenti risvolti politici che iniziarono all’epoca della Seconda Guerra Punica, quando i Massesili, guidati da Siface, si schierarono con i Cartaginesi, mentre i Massili, sotto il comando di Massinissa ma sottomessi a Siface, si allearono con i Romani, per liberarsi del giogo del secondo. Con la vittoria di Zama, 203 a.C. i Romani cedettero l’intera Numidia a Massinissa. Quando sopraggiunse la morte di quest’ultimo, nel 148 a.C., Scipione Emiliano volle che il regno fosse condiviso tra i tre figli del re, il maggiore Micipsa, Gulussa e Mastanabale.

Tuttavia, di fronte al terzo riarmo di Cartagine, in poco più di un secolo contro le insegne romane, fu decretata una terza ed ultima guerra. La Terza Guerra Punica combattuta solo su suolo africano, vide semplicemente un assedio continuativo di tre anni, dal 149 a.C., da parte del console Scipione Emiliano che prese Cartagine solo nel 146 a.C. nonostante l’aiuto ricevuto da Micipsa, unico sovrano della Numidia dopo la morte dei fratelli.

Le ripercussioni questa volta furono tremende per la città sottomessa che venne prima di tutto distrutta, poi rasa al suolo, il terreno su cui sorgeva venne cosparso di sale perché non vi crescesse neanche più l’erba e dopo la parte pratica venne attuata quella religiosa: il sito venne votato agli dei infernali tramite la cerimonia dell’execratio.

Per la prima volta fuori dall’Italia, il territorio di una città, venne annesso all'ager publicus ovvero al pubblico demanio della città di Roma, quindi considerato a tutti gli effetti parte del territorio della città di Roma e pochi giorni dopo venne costituita la provincia Africa della quale facevano parte anche sette città rimasero che rimasero libere (civitates liberae) in quanto non avevano seguito Cartagine nel folle atto di rivolta. Come capitale amministrativa fu scelta Utica (moderna Henchir Bou Chateur).

La nuova provincia confinava ad occidente e a sud con il regno di Numidia, alleato di Roma dopo la seconda guerra punica, quando era stato riunificato sotto Massinissa, re dei Massili della Numidia orientale, per la sua fedeltà e per aver combattuto contro Annibale al fianco di Scipione l'Africano.

Il confine tra le due entità politiche, Africa e Numidia, era lo stesso che definiva i territori di Cartagine e di Numidia precedentemente il terzo conflitto con Roma, ed era scandito dalla Fossa Regia, un sistema di delimitazione lungo il quale sussistono tuttora diversi cippi di confine, che andava dalla foce dell'attuale Oued el-Kebir, a est di Thabraca (attuale Tabarka in Tunisia) fino a Thaenae (a sud dell'odierna Sfax).

La nuova provincia offriva con il suo speciale statuto la possibilità di essere considerata come territorio e soprattutto terreno, vista la sua fertilità, disponibile. Prima di tutto per il clima e poi per il rapporto grandezza/popolazione che lo faceva uno dei territori meno densamente popolati acquisiti da Roma che quindi poteva disporre delle zone coltivabili come voleva.

Per questo, visto il clima politico e il preponderante partito dei populares, dal 133 a.C. guidato dal maggiore dei fratelli Gracchi, Tiberio, intento a risolvere la crisi economica e sociale che colpiva la plebe romana mediante la redistribuzione di terre dell'ager publicus ai contadini in miseria, iniziò una distribuzione delle terre ‘aiutata’ nel 124 a.C. da un’epidemia che devastò la provincia e liberando quasi tutte le terre disponibili.

Due anni dopo, nel 122 a.C., il tribuno della plebe Gaio Sempronio Gracco, capo del partito dei populares dopo l’assassinio del fratello, dispose la fondazione della nuova Colonia Iunonia Karthago, sul territorio dell'antica Cartagine, la prima al di fuori dell'Italia. 300.000 ettari di terre vennero distribuite ai coloni per riprendere la ricca produzione che ne sarebbe scaturita dalla neo-provincia. Nel 121 a.C., come il fratello, Caio Gracco venne assassinato e il partito dei populares venne sostituito da quello degli optimates, l'aristocrazia romana, e il processo di colonizzazione subì un arresto.

Micipsa di Numidia intanto, morendo aveva lasciato il potere in condivisione ai suoi due figli Aderbale e Iempsale ed al nipote e figlio adottivo Giugurta. Quest’ultimo, cercò di riunire i vari piccoli regni, fece assassinare Iempsale, mentre Aderbale si era rifugiato presso i Romani.

Tuttavia il senato non mostrò interesse alla politica di Giugurta fino a quando questi non assediò e saccheggiò la città di Cirta nel 113 a.C. che comportò l’uccisione di molti coloni romani. Questi colsero il pretesto per scatenare le cosiddette Guerre Giugurtine nel 113 a.C.Nel 111 a.C. una prima campagna condotta dal console Lucio Calpurnio Bestia non produsse grandi effetti e fu necessaria una nuova campagna, condotta nel 107 a.C. dal console Mario, che sconfisse Giugurta, grazie al suo luogotenente Silla che sfruttò anche l’alleanza col re di Mauretania Bocco, nel 105 a.C.

Nel corso della guerra Giugurtina, il console Mario aveva ingaggiato nel suo esercito dei “proletari”, contadini privi di terre. Nella remunerazione delle sue campagne aveva bisogno di terre, poiché divenuto capo del partito dei populares, per ricompensarli della loro fedeltà, fece votare nel 103 a.C. una legge che concedeva ad ogni veterano 252 ettari di terreno. A questi si aggiungevano gli ausiliari della popolazione nomade dei Getuli che ricevettero inoltre la cittadinanza romana.

La Numidia quindi, in base al comportamento, venne suddivisa e differenti soluzioni vennero utilizzate secondo le regioni che la componevano. Le aree adiacenti alla provincia d’Africa, le zone orientali e meridionali del regno, quelle che si affacciavano sulle pianure della Medjerda e quelle sul golfo della Piccola Sirte, furono unite all'ager publicus e date a veterani e Getuli.

La Numidia occidentale venne incorporata nei possedimenti di Bocco, re di Mauretania, mentre il resto ad esclusione di Cirene e delle regioni più orientali continuò ad essere governato da re indigeni, sostanzialmente vassalli di Roma.

La città di Leptis Magna, situata in questa regione, ricevette il privilegio della libertà per essersi schierata a fianco di Roma in questo conflitto.

Il regno numida orientale, venne affidato ad un fratellastro di Giugurta, Gauda, e proseguì la sua esistenza ancora per qualche decennio, sia pure col ruolo, di fatto, di protettorato romano.

Durante la guerra civile tra Mario e Silla (88-83 a.C.), l'Africa costituì una roccaforte dei sostenitori di Mario, anche grazie alla presenza di questi veterani del suo esercito. Nell’81 a.C. i seguaci di Mario in Africa detronizzarono il re della Numidia orientale Iempsale, figlio di Gauda e partigiano di Silla. Furono però sconfitti da un'alleanza che comprendeva il re mauro Bocco e il luogotenente di Silla, Pompeo, tanto che nell’80 a.C. Iempsale recuperò il trono. I sillani gli riconobbero perfino una giurisdizione sui Getuli, ormai promossi cittadini romani da Mario.

Nel 75 a.C. i populares impedirono il ritorno in seno alla Numidia dei territori annessi nel 105 a.C., ma nel 64 a.C. venne riconosciuta a Iempsale l'indipendenza delle sue terre rispetto all'ager publicus. Il re numida si trovò così alleato degli optimates e dei pompeiani, successori, in una certo senso, dei sillani. Nel 50 a.C., alla morte di Iempsale, il tribuno cesariano Curione propose l'annessione della Numidia orientale, spingendo il nuovo re Giuba I tra i seguaci di Pompeo.

Nel corso della guerra civile tra Cesare e Pompeo, una prima spedizione condotta da Curione nel 49 a.C. venne sbaragliata dalle truppe numide. Dopo la sconfitta di Pompeo a Farsalo nel 48 a.C., i dirigenti del partito pompeiano si rifugiarono in Africa, dove formarono, insieme all’esercito numida, una forza di oltre 70.000 uomini, ultimo ostacolo alla vittoria di Cesare. Quest'ultimo sbarcò nel 47 a.C. con sei legioni, contando inoltre sull'alleanza col re di Mauretania e con i Getuli, sottoposti ai Numidi dall’80 a.C.

Nel 46 a.C., un avventuriero campano esule in Mauretania, Publio Sittio, originario di Nuceria Alfaterna, riuscì, con l'appoggio dei Mauretani, a sconfiggere il re della Numidia Occidentale, Massinissa II, impegnato al fianco del cugino Giuba. I Numidi e i pompeiani furono presi tra due fuochi e vennero sconfitti nella battaglia di Tapso. Il re Giuba si suicidò, così come Catone Uticense, capo del partito pompeiano.

Cesare riorganizzò i territori africani: il regno della Numidia occidentale vene per metà annesso al regno di Mauretania e per metà assegnato a Sittio. Il regno di Numidia orientale divenne invece la provincia chiamata Africa Nova (con capitale Zama, non identificata tra Uzappa e Assuras) e di cui Gaio Sallustio Crispo fu il primo governatore. Per contrasto, i territori che già in precedenza costituivano la provincia d'Africa presero allora il nome di Africa Vetus.

Continuando la stessa linea politica di Mario, Cesare riprese la fondazione di colonie in Africa inviando veterani italici, ma anche gallici o africani, a fondare nuove città sulla costa africana. Si trattava dei centri di Cartagine (44 a.C.), Thabraca, Hippo Diarrhytus, Thuburbo Minor, Uthina (nei pressi di Cartagine), Clupea, Carpis, Curubis (45 a.C.) e Neapolis. Questa politica gli permise di insediare i suoi veterani, ma anche di controllare le rotte di cabotaggio delle navi che trasportavano il grano africano, necessario per l'approvvigionamento di Roma.

Le ulteriori vicende belliche durante la lotta dei triumviri Marco Antonio, Ottaviano e Lepido contro i cesaricidi interessarono ancora la provincia Il principe numida Arabione, figlio dell'ultimo re della Numidia Occidentale eliminò Sittio e riconquistò il trono nel 44 a.C. Allo stesso tempo, il governatore dell'Africa Nova, Tito Sestio, partigiano dei triumviri, si impadronì anche dell'Africa Vetus, il cui governatore si era schierato con i cesaricidi, e nel 41 a.C. riuscì ad eliminare anche Arabione, sebbene questi si fosse alleato con lui.

Nella successiva suddivisione delle sfere di influenza dei triumviri, l'Africa riunita venne affidata nel 40 a.C. a Lepido, che ne venne tuttavia privato nel 36 a.C. a causa dei contratti con Ottaviano. In questo breve periodo di governo della provincia Lepido riuscì però a fondare altre tre nuove colonie in Africa e Numidia (Sicca Veneria, Cirta e Utica) ed altre quattro nella ‘futura’ provincia romana di Mauretania Tingitana (a Banasa, Babba, Zulil e Tingi).

Dopo la battaglia di Azio (31 a.C.) Ottaviano riorganizzò le province nel 27 a.C.: le due province dell'Africa Vetus e Nova vennero unificate e classificate come provincia senatoria, retta da un proconsole, di rango consolare, che aveva anche il comando di una legione presente eccezionalmente su una provincia senatoria che ebbe il nome di Africa Proconsularis.

Augusto riprese la politica di fondazioni coloniali di Cesare, abbandonata in parte, sotto il dominio di Lepido. Il territorio viene organizzato attraverso una rete di città di diversa condizione: colonie (coloniae), municipi (municipia) e civitates peregrinae (ovvero ‘straniere’), che in molti casi conservavano le proprie antiche istituzioni, con a capo due magistrati di origine punica chiamati suffeti.

Le colonie fondate da Augusto si estesero dalla zona intorno a Cartagine e nella precedente Africa Nova, fino ai confini con la Mauretania, con lo scopo di accelerare la romanizzazione dei territori provinciali, ossia la lenta acquisizione di usi e costumi modellati su quelli di Roma, di cui erano portatori i coloni. Si trattava di due nuovi centri in Numidia (a Thuburnica e Simitthu), e nove nella futura provincia di Mauretania Caesariensis (Igilgili, Saldae, Tubusuctu, Rusazu, Rusguniae, Aquae Calidae, Zuccabar, Gunugu e Cartenna). La colonia più importante tra quelle fondate da Augusto fu la rifondazione di Cirta (oggi Costantina), che era stata al centro del principato di Sittio. La città di Cartagine, capitale della provincia, vide accresciuti i propri privilegi ed esenzioni tributarie ed era dotata di un esteso territorio, la pertica Karthagensis. Tre città, i cui abitanti erano in maggioranza cittadini romani, discendenti dai coloni di Mario e Cesare, godevano della condizione di municipi, tra le sette città lasciate libere alla nascita della provincia: Ippona (oggi Annaba, in Algeria), Utica e Mustis (oggi El Krib, in Tunisia).

Tra il 17 e il 24 d.C. un ex appartenente alle truppe ausiliarie romane, Tacfarinas, riunì intorno a sé una confederazione tribale, i Musulami, alla quale si unirono inoltre i Getuli stanziati a sud della Proconsolare. Tacfarinas si alleò inoltre con il popolo subsahariano dei Cinithii, insediato nei pressi della piccola Sirte, e con le tribù maure ribelli al re Tolomeo di Mauretania. Ottenne inoltre l'appoggio dei Garamanti, giungendo a circondare completamente i possedimenti romani in Africa. Nonostante l'intervento di una seconda legione, la VIIII Hispana nel 20 d.C., Tacfarinas non venne sconfitto e il conflitto terminò solo quando il proconsole d'Africa riconobbe i diritti di passaggio delle tribù getule sul territorio romano.

Tra il 37 e il 41, l’imperatore Caligola separava il potere civile da quello militare sottraendo al governatore il comando della legione III Augusta stanziata ad Ammaedaram quindi a Theveste e infine a Lambaesis, che venne affidato ad un legatus legionis imperiale, nominato direttamente dall'imperatore.

La dinastia dei Flavi rilanciò in Africa la politica di promozione del modello urbano, già avviata da Augusto, spostandola tuttavia per lo più in direzione della promozione delle città indigene. All’epoca era venuto meno il vero e proprio movimento di colonizzazione, consistente nella fondazione di città dipendenti direttamente da Roma ad opera di gruppi di cittadini romani, di solito veterani che ricevevano lotti del territorio. L'ultima vera colonia fondata, quella di Thamugadi (ora Timgad in Algeria) venne costituita nel 100 d.C., al momento in cui la pax romana sembrava ormai estendersi all’intera provincia, con l'arresto delle scorrerie di tribù getule, maure o sahariane.

Lo statuto di colonia divenne quindi in Africa puramente onorifico, costituendo un riconoscimento per le città che si fossero più completamente assimilate al modello romano. In tal modo si venne ad instaurare una sorta di gerarchia onorifica tra gli statuti delle città: le città peregrine acquisivano progressivamente il diritto latino, mentre i municipi acquisivano il diritto romano, e quindi l'ambito statuto di colonia onoraria. Le diverse città e le loro élites si lanciarono così in una corsa ad ottenere un avanzamento nello statuto cittadino da parte degli imperatori, inviando, in particolare delle ambasciate specificatamente rivolte a questo scopo. Per tutto l'alto impero le città d'Africa beneficiarono di un contesto economico particolarmente florido.

La provincia continuò ad essere interessata dalle incursioni delle tribù dell'interno. Per questo la provincia fu sempre una concentrazione di popolazione estremamente mista essendo composta da una serie di gruppi tribali rappresentati dai Berberi (Numidi, Getuli e Maurisiani), Fenici, Romani che componevano le tre maggiori componenti etniche delle province africane di Africa Proconsularis e Numidia.

Per le continue invasioni da parte dei Berberi, l’opposizione romana fu costituita per la prima volta dall’Imperatore Traiano che stabiliva una frontiera nel sud che racchiudeva le alture a nord delle province e i territori fertili costruendo di fatto una linea di fortificazioni che andava da Vescera (moderna Biskra) a Ad Majores (attuale Henchir Besseriani) nel profondo deserto sud orientale. Probabilmente in seguito, la linea difensiva si estendeva almeno fino a Castellum Dimmidi (moderna Messaad), in un area che fu ampiamente sviluppata e colonizzata durante il II sec. d.C. intorno al centro di Sitifis.

L’unica presenza militare durante l’impero fu limitata in quest’area del nordafricana ad un totale compreso tra le 25-30.000 truppe totali, di cui moltissimi ausiliari nelle province di Numidia e delle due Mauritanie affiancate esclusivamente dalla Legio III Augusta che stazionò difese i confini per più di quattro secoli.

Nel 193 d.C. Settimio Severo, separa la Numidia dall'Africa Proconsolare, e decide di affidarla ad un procuratore imperiale. Tra gli episodi di rilievo nel Tardo Impero è giusto sottolineare l'ascesa al trono nel 238 d.C. del governatore d'Africa Gordiano, che sciolse temporaneamente la III Augusta.

Sotto Diocleziano l'amministrazione provinciale venne riformata e la provincia dell'Africa Proconsolare venne suddivisa nelle nuove province di Zeugitana Proconsolare (Proconsularis Zeugitana) governata da un proconsole residente a Cartagine, e della Bizacena Valeria (Valeria Byzacena) con centro ad Hadrumetum (attuale Sousse), che entrarono a far parte della diocesi d’Africa nella Prefettura del pretorio d'Italia, mentre la Numidia divenne una delle sette province della diocesi d'Africa, e fu divisa in due province di Numidia. La Numidia Cirtensis, con capoluogo Cirta, poi rinominato Costantina (moderna Costantine) e Numidia Militiana, nell’interno sahariano che vennero pochi anni dopo nuovamente riunite con Costantino.

Con la divisione dell'impero dopo la morte di Teodosio I nel 395 d.C., dalla provincia di Valeria Byzacena si distaccò ancora la nuova provincia della Tripolitania con capoluogo Leptis Magna e tutte e tre le province fecero parte dell'Impero romano d'Occidente.



 

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