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N. 28 - Aprile 2010 (LIX)

PROVINCE ROMANE
AEGYPTUS

di Antonio Montesanti

 

L’Egitto ha sempre rappresentato un unicum, sia nella storia che come provincia romana. La particolarità di questa unicità ha fatto sempre si che l’Egitto sia stato sempre considerato ad un livello superiore rispetto ogni altra regione, nazione, stato o provincia.

Qualsiasi accenno storico-archeologico sarebbe superfluo prima della conquista romana, avvenuta ufficialmente e definitivamente nel 30 a.C. dopo la battaglia di Azio, con la definitiva resa, e seguente suicidio, di Cleopatra VII e del figlio Caesarion.

La strada verso la provincia, che conchiudesse lo spazio marittimo del Mediterraneo sotto l’influenza e il controllo di Roma, si era definitivamente aperta con le campagne di Pompeo in Oriente. La guerra civile tra i due triunviri portò ben presto Cesare ad approdare, dopo la battaglia di Farsalo, nel 48 a.C., alla corte della regina d’Egitto Cleopatra VII e del Fratello Tolomeo XIII, poco più che una comparsa, tanto da essere eliminato poco dopo.

Cleopatra, in attesa del figlio di Cesare, avrebbe presto intrecciato particolari relazioni con uno dei suoi legati, Marco Antonio, che risulterà essere una decisione fatale nel suo futuro e per le sorti dell’Egitto.

La provincia, istituita nel 29 a..C. da Ottavaino Augusto, che la considerò una proprietà personale e di tipo ereditario,  venne sottoposta al controllo ipoetico di un prefetto dell’ordine equestre, che aveva il titolo onorifico provinciale, dato direttamente dall’imperatore, che suonava come ‘praefectus Alexandreae et Aegypti’ e che non poteva mai agire per conto proprio al contrario di tutti gli altri governatori, ma doveva sempre richiedere l’autorizzazione imperiale per qualsiasi azione e per questo era munito di un particolare imperium, o comando, derivato direttamente dal princeps.

Al pari del rango – equestre – del prefetto, anche lo stato maggiore delle forze egiziane era del medesimo tipo. Il praefectus Aegypti era coadiuvato da una serie di funzionari ‘parigrado’: un praefectus iuridicus per l’amministrazione della giustizia, un idiologus o rationalis per la parte finanziaria  e diversi procuratores. Ai senatori non venne concessa alcuna carica e l’ingresso nella provincia gli era vietato senza espressa autorizzazione imperiale.

Le legioni d’istanza nella provincia erano dapprincipio tre: la III Cyrenaica, la XXII Deiotariana e probabilmente la XII Fulminata. Lo stesso Augusto rendendosi conto presto della mancanza di necessità di mantenerne tre, ridusse il loro numero e l’ultima fu dislocata altrove. Le legioni erano stanziate rispettivamente a Nicopoli di Alessandria, a Babylon (presso l’odierno Cairo) e nel paese, in generale. Il confine più meridionale provinciale del limes era posizionato lungo la linea di Primis e Pselcis. Le città principali ebbero tutte grandi privilegi: Tolemaide, Naucrati e in seguito Antinopoli erano considerate autonome rispetto al resto della provincia.

L’organizzazione della provincia fu lasciata simile a quella ereditata dai Lagiadi: il territorio era diviso per distretti o nomi, a capo dei quali vi era un uno stratego, il che faceva si che il paese fosse di fatto estraneo alla suddivisione per conventus e piuttosto era suddiviso in epistrategie, che erano quattro. Da Nord a Sud secondo la visione per cui l’alto era a Sud, abbiamo: Paese Basso o Delta, Eptanomide e Arsinoite o Paese Medio e Tebaide o Paese Alto; inoltre nell’estremo sud, la zona di confine era  il distretto militare di Dodecaschoinos la cui ultima statio era quella di Hierà Sycaminos.

Il primo prefetto, Gaio Cornelio Gallo, annesse politicamente – e non nominalmente come aveva fatto Augusto – l’Alto Egitto sotto il controllo di Roma con un intervento militare, stabilendo un cordone di protettorati  lungo la frontiera meridionale. Il secondo prefetto, Elio Gallo, organizzò una spedizione, non riuscita, per conquistare l'Arabia, l’attuale Yemen, che finì in un fallimento, mentre le due coste, del Mar Rosso non vennero controllate fino al regno di Claudio. Solo con il terzo prefetto, Gaio Petronio, iniziarono le prime opere infrastrutturali che condussero alla bonifica dei canali tolemaici di irrigazione, che portarono ad un aumento notevole della produzione agricoltura.

L’Egitto era famoso nell’antichità per la produzione di grano, dove sembra si coltivasse, in rotazione, tre volte l’anno e l’ipotesi di poter sfruttare a piacimento un eventuale enorme quantitativo di tale risorsa, costituì probabilmente la differenza con le altre province.

La capitale, presente anche nella nomenclatura ufficiale, era Alessandria dove risiedeva l’amministrazione e da dove agivano i funzionari provinciali. Roma introdusse nuovi modi di governo, non sempre ben accetti ma che comunque spesso conducevano ad uno sfruttamento totale delle risorse: nuove e differenti tasse, vennero cancellate le titolature ufficiali di corte di tipo ellenistico basati sul culto del faraone e anche la forma greca instaurata tramite l’ellenismo della Bulè.

Tuttavia, il ‘lato greco’ non venne cancellato e, seguendo l’esempio tolemaico, l’amministrazione venne lasciata in mano agli ellenici come dopotutto la lingua greca rimase sempre in voga fino alla conquista araba e oltre, attraverso l’uso del copto.

I Romani non s’immischiarono nelle questioni relative alle esigenze di culto dove lasciarono pieno diritto, rispettando le usanze e le credenze religiose egiziane. L’unica innovazione fu quella di introdurre il culto dell'Imperatore che però non venne mai considerato come Faraone.

Nerone, proseguendo i piani di conquista, diretti verso l’Etiopia questa volta,  progettò una spedizione al sud e per questo lungo il confine meridionale della provincia venne ammassato un elevato contingente, che comprendeva, oltre le due legioni d’istanza, la XV Apollinaris e 2000 ausiliari libici. Tuttavia la spedizione non ebbe mai luogo e la XV Apollinaris venne chiamata in Judaea per prendere parte al Bellum Judaicum per tornare nuovamente in Egitto sino al 117 d.C. quando venne trasferita, lungo il confine meridionale, probabilmente a Setala.

La provincia fiorì in fretta e prosperò rapidamente soprattutto dall’età Flavia in avanti. Alcuni storici identificano non tanto nell’amministrazione imperiale questa crescita esponenziale quanto nell’instaurazione nella stessa Alessandria di un copioso numero di Ebrei in seguito alla distruzione di Gerusalemme da parte di Tito nel 70 d.C., tanto che la capitale egiziana divenne di fatto il centro della religiosità ebraica.

 Questo clima perdurò per circa un cinquantennio, quando iniziarono a sorgere dei dissensi tra le fazioni Greche e Judee che spesso erano soliti scontrarsi, che raggiunsero il suo apice nella rivolta sotto Traiano, quando, durante le sue campagne partiche, una grande rivolta Giudea venne violentemente soppressa.

La legio III Cyrenaica venne spostata nella nuova provincia di Arabia verso il 127 d.C.; mentre nel 119 d.C. il nome della legio XXII Deioteriana scompare definitivamente dalle liste imperiali, supponendo che sia stata seriamente decimata nella Guerra Giudaica del 132-135 d.C.

La ricchezza aveva portato ad un’eccessiva tassazione e questa spesso portava gli egiziani all’esasperazione, che a loro volta venivano continuamente guidati da improbabili autoeletti imperatori. Adriano, invece dopo aver ripristinato i privilegi tolti ai Giudei subito dopo la repressione, visitò due volte l'Egitto, dove fondò Antinopoli in memoria del suo favorito Antinoo. Questo  periodo di pace è confermato dalla presenza, dal 128 d.C. almeno, a Nicopoli di una sola legione: la II Traiana Fortis.

Nuovi aumenti delle tasse, mal tollerati dalla popolazione, sfociarono in nuove rivolte durante l’avvicendamento tra Antonino Pio e Marco Aurelio. La ribellione del 139 d.C. venne repressa solo dopo una vera e propria guerra, chiamata Guerra Bucolica e guidata da un tale Isidoro, che provocò gravi danni all'economia segnando l'inizio del declino economico dell'Egitto.

Avidio Cassio, capo delle armate romane durante la guerra, dopo averla sedata, nel 175 d.C. si autoproclamò imperatore, con l’appoggio delle legioni di Siria ed Egitto. Lo stesso usurpatore venne comunque deposto e ucciso poco dopo dai suoi stessi sostenitori, quando Marco Aurelio stava per entrare nella provincia per sedare personalmente la defezione.

Contando sempre sulla ricca economia, una rivolta simile venne condotta nel 193 d.C., quando Pescennio Nigro fu proclamato imperatore alla morte di Pertinace. Questa volta toccò al nuovo imperatore Settimio Severo, nel 202 d.C., intervenire militarmente e poi politicamente dando una nuova forma di ‘costituzione’ ad Alessandria che avrebbe presto coinvolto tutte le città imperiali.

Caracalla nel 212 d.C. concedeva la cittadinanza a tutti gli abitanti dell’Impero compresi gli Egiziani, anche quelli Greci e Giudei, ma a differenza delle alter provincie le tasse furono nuovamente aumentate con questa scusa. Il Cristianesimo, intanto, che in Egitto trovò i suoi più grandi proseliti, sotto Decio, nel 250, subì le prime pesanti persecuzioni, e nonostante tutto la religione continuò a diffondersi.

L’Egitto continuava ad essere devastato da rivolte: sotto il regno di Gallieno,  nel 260 d.C. il prefetto Mussio Emiliano, dapprima appoggiò i Macriani, usurpatori di Gallieno stesso e successivamente si fece proclamare imperatore dall'esercito nel 261, fino alla sua sconfitta avvenuta per mano del legato di Gallieno, Aurelio Teodoto.

Poco dopo Zenobia, regina di Palmira, legata a suo dire da antichi legami di consanguineità con Cleopatra VII, invase e conquistò l'Egitto, ma nel 272 d.C. Aureliano pose fine alla rivolta contro Roma, come pure quella di Firmo, dopo quattro mesi di estenuante assedio.

Ancora. Due generali di istanza in Egitto, Marco Aurelio Probo e Domizio Domiziano, organizzarono con successo delle rivolte e furono proclamati imperatori. Diocleziano nel 296 d.C. sconfisse Domizio e riconquistò Alessandria.

Diocleziano decise quindi di intervenire duramente per risolvere la questione egiziana. In primis, l'imperatore dalmata riorganizzò il paese, dividendolo in tre province, Aegyptus Iovia, Aegyptus Herculia e Thebais, dipendenti dalla Diocesis Orientalis; inoltre avvicinò, verso nord, la linea del confine meridionale: da Primis e Pselcis, questo venne definito sull’asse di Syene ed Elefantina. Alla popolazione limitrofa dei Nobati veniva concesso di occupare questi territori fertili attorno al Nilo, a condizione che difendessero questo tratto di limes dai Blemmi.

Allo stesso tempo, o poco dopo, il dalmata indisse l’editto del 303 d.C. contro i Cristiani che diede inizio ad una nuova serie di persecuzioni, che comunque non frenarono la crescita della religione cristiana in Egitto.

Tra l’inizio e la fine del IV sec. d.C. tra Costantino e Teodosio, l'Egitto divenne una diocesi a parte (Diocesis Aegypti), governata da un prefectus Augustalis per essere diviso in sette province: la Aegyptus Iovia venne divisa in Aegyptus Prima e Aegyptus Secunda, la Aegyptus Herculia in tre province ovvero Augustamnica Prima, Augustamnica Secunda e Heptanomis (o Arcadia), mentre la Thebais, riprendendo i fasti faraonici in Thebais Superior (Alto-Egitto) e Thebais Inferior (Basso-Egitto). Solo nel V secolo, alla Diocesi d'Egitto verranno aggiunte anche le province della Cirenaica.

Comunque anche dopo queste continue riforme le provincie egiziane continuarono ad avere uno statuto speciale: il prefetto si occupava degli incarichi civili solamente del Basso Egitto e del distretto del Fayum, mentre il resto del territorio fu affidato ad un praeses. Il potere militare fu affidato al dux Aegypti et Thebaidos utrarumque Libyarum.


 

 

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