PROMEMORIA SEGRETO DI MUSSOLINI SULLA
GUERRA
(nota: promemoria segreto del 31/3/1940
destinato al sovrano - cui fu consegnato
il 31 marzo - ed al Ministro degli
Esteri Galeazzo Ciano, al Capo di Stato
Maggiore Generale Pietro Badoglio, ai
tre capi di Stato maggiore, Rodolfo
Graziani, Cavagnari e Pricolo, al
ministro dell’Africa italiana Attilio
Teruzzi, al segretario del PNF Ettore
Muti ed al segretario di Stato per la
Guerra generale Ubaldo Soddu)
In una situazione quale l’attuale che
potrebbe chiamarsi di estrema fluidità,
è difficile - se non impossibile - fare
delle previsioni sullo sviluppo degli
eventi e sulle fasi avvenire della
guerra. Bisogna dare larga parte
all’imprevisto (vedi guerra
russo-finlandese) e tenere conto di
quanto può accadere nella politica di
paesi lontani come gli Stati Uniti o il
Giappone.
Pace negoziata di compromesso
Allo stato degli atti, tale possibilità
è da escludersi. È vero che forti
correnti pacificiste si agitano
pubblicamente in Inghilterra e
sotterraneamente in Francia, ma gli
obiettivi di guerra degli Alleati, sono
tali - oggi - che un compromesso è
impossibile. Esso non potrebbe che
partire dall’accettazione del «fatto
compiuto» delle conquiste tedesche e
russe a nord-est, ma questo non si
concilia con la proclamata volontà di
ricostituire la Polonia, la
Cecoslovacchia e persino l’Austria. Una
pace di compromesso può essere più
agevolmente accettata dalla Germania,
non dalle grandi democrazie, le quali
tuttavia non sarebbero aliene
dall’accettare il «fatto compiuto» del
bottino polacco fatto dalla Russia, se
la Russia «mollasse» la Germania.
Il sig. Welles ha - dopo il suo
pellegrinaggio - concluso che per una
pace negoziata i tempi non sono ancora
maturi.
Operazioni militari terrestri
È prevedibile che i franco-inglesi
assumano l’iniziativa delle operazioni,
cioè di un attacco al Westwall sul
fronte occidentale? Allo stato degli
atti, è da escludere. Le forze terrestri
inglesi in Francia sono molto esigue; la
situazione demografica della Francia non
è tale da consentire le perdite
gravissime che un attacco al Westwall
imporrebbe. Quanto al morale dei soldati
francesi è difensivo, non offensivo. I
franco-inglesi sono alla ricerca di un
fronte terrestre, meno incomodo, di
quello occidentale e a tale scopo è
stato preparato l’esercito di Weygand.
Ma questo famoso fronte non si delinea
ancora dal punto di vista geografico.
Balcanico? Caucasico? Libico?
I franco-inglesi continueranno quindi:
a) a non assumere iniziativa di
operazioni su terra;
b) a operare più controffensivamente che
offensivamente sul mare e nell’aria;
c) e soprattutto a rendere più ermetico
il blocco attorno alla Germania.
Operazioni germaniche
Da parecchi mesi si parla di una
offensiva germanica contro la Maginot o
contro Belgio e Olanda per arrivare alla
Manica. A rigore di logica anche questa
offensiva sembra doversi escludere per i
seguenti motivi:
a) perché la Germania ha già raggiunto i
suoi obiettivi di guerra e può quindi
attendere l’attacco avversario;
b) perché è troppo rischioso giocare il
tutto su una carta, poiché se
l’offensiva fallisse del tutto o si
concludesse con un insuccesso e ci
fossero perdite rilevanti, una crisi
interna nella Germania sarebbe
inevitabile, dato che anche il morale
del popolo tedesco è complessivamente
mediocre e in taluni grandi centri come
Berlino e Monaco meno che mediocre. È
quindi probabile che fra la guerra di
attacco e quella di resistenza, la
Germania sceglierebbe l’ultima e cioè:
1) metterà tutto in opera per resistere
al blocco;
2) assumerà l’iniziativa di operazioni
marittime e aeree sempre più vaste di
controblocco. L’offensiva terrestre avrà
luogo o nell’eventualità di una certezza
matematica di schiacciante vittoria o
come carta della disperazione se il
blocco a un certo momento non
consentisse altra via di uscita.
Posizione dell’Italia
Se si avvererà la più improbabile delle
eventualità - cioè - una pace negoziata
nei prossimi mesi - l’Italia potrà -
malgrado la sua non belligeranza - avere
voce in capitolo e non essere esclusa
dalle negoziazioni; ma se la guerra
continua, credere che l’Italia possa
rimanersene estranea sino alla fine, è
assurdo e impossibile. L’Italia non è
accantonata in un angolo d’Europa come
la Spagna, non è semi-asiatica come la
Russia, non è lontana dai teatri di
operazione come il Giappone o gli Stati
Uniti, l’Italia è in mezzo ai
belligeranti, tanto in terra, quanto in
mare. Anche se l’Italia cambiasse
atteggiamento e passasse armi e bagagli
ai franco-inglesi, essa non eviterebbe
la guerra immediata colla Germania,
guerra che l’Italia dovrebbe sostenere
da sola; è solo l’alleanza colla
Germania, cioè con uno Stato che non ha
ancora bisogno del nostro concorso
militare e si contenta dei nostri aiuti
economici e della nostra solidarietà
morale, che ci permette il nostro
attuale stato di non belligeranza.
Esclusa l’ipotesi del voltafaccia che
del resto gli stessi franco-inglesi non
contemplano e in questo dimostrano di
apprezzarci, rimane l’altra ipotesi cioè
la guerra parallela a quella della
Germania per raggiungere i nostri
obiettivi che si compendiano in questa
affermazione: libertà sui mari, finestra
sull’oceano. L’Italia non sarà veramente
una nazione indipendente sino a quando
avrà a sbarre della sua prigione
mediterranea la Corsica, Biserta, Malta
e a muro della stessa prigione
Gibilterra e Suez. Risolto il problema
delle frontiere terrestri, l’Italia, se
vuole essere una potenza veramente
mondiale, deve risolvere il problema
delle sue frontiere marittime: la stessa
sicurezza dell’Impero è legata alla
soluzione di questo problema.
L’Italia non può rimanere neutrale per
tutta la durata della guerra, senza
dimissionare dal suo ruolo, senza
squalificarsi, senza ridursi al livello
di una Svizzera moltiplicata per dieci.
Il problema non è quindi di sapere se
l’Italia entrerà o non entrerà in guerra
perché l’Italia non potrà a meno di
entrare in guerra, si tratta soltanto di
sapere quando e come; si tratta di
ritardare il più a lungo possibile,
compatibilmente con l’onore e la
dignità, la nostra entrata in guerra:
a) per prepararci in modo tale che il
nostro intervento determini la
decisione;
b) perché l’Italia non può fare una
guerra lunga, non può cioè spendere
centinaia di miliardi come sono
costretti a fare i paesi attualmente
belligeranti.
Ma circa il quando, cioè la data, nel
convegno del Brennero si è nettamente
stabilito che ciò riguarda l’Italia e
soltanto l’Italia.
Piano di guerra
Premesso che la guerra è inevitabile e
che non possiamo marciare coi
franco-inglesi, cioè non possiamo
marciare contro la Germania, si tratta
di fissare sin da questo momento le
linee della nostra strategia, in modo da
orientarvi gli studi di dettaglio.
Fronte terrestre. Difensivo sulle Alpi
occidentali. Nessuna iniziativa.,
Sorveglianza. Iniziativa solo nel caso,
a mio avviso, improbabile, di un
completo collasso francese sotto
l’attacco tedesco. Una occupazione della
Corsica può essere contemplata, ma forse
il gioco non vale la candela: bisogna
però neutralizzare le basi aeree di
questa isola.
Ad Oriente, verso la Jugoslavia, in un
primo tempo, osservazione diffidente.
Offensiva nel caso di un collasso
interno di quello Stato, dovuto alla
secessione, già in atto, dei croati.
Fronte albanese: l’atteggiamento verso
nord (Jugoslavia) sud (Grecia) è in
relazione con quanto accadrà sul fronte
orientale.
Libia: difensiva tanto verso la Tunisia,
quanto verso l’Egitto. L’idea di una
offensiva contro l’Egitto, è da
scartare, dopo la costituzione
dell’Esercito di Weygand.
Egeo: difensiva.
Etiopia: offensiva per garantire
l’Eritrea e operazioni su Gedaref e
Kassala; offensiva su Gibuti, difensiva
e al caso controffensiva sul fronte del
Kenia.
Aria. Adeguare la sua attività a quelle
dell’Esercito e della Marina: attività
offensiva o difensiva a seconda dei
fronti e a seconda delle iniziative
nemiche.
Mare. Offensiva su tutta la linea nel
Mediterraneo e fuori.,
È su queste direttive che gli Stati
Maggiori devono basare i loro studi e il
loro lavoro di preparazione senza
perdere un’ora di tempo, poiché,
malgrado la nostra attuale
non-belligeranza, la volontà dei
franco-inglesi o una complicazione
impreveduta potrebbe metterci, anche in
un avvenire immediato, di fronte alla
necessità di impugnare le armi.
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