N. 108 - Dicembre 2016
(CXXXIX)
Luci e ombre sul programma nucleare nazista
olocausto nucleare mancato - parte i
di Gian Marco Boellisi
Innumerevoli
parole
sono
state
spese
per
cercare
di
far
luce
sugli
interrogativi
che
avvolgono
il
fantomatico
programma
nucleare
nazista.
Prove,
testimoni,
lettere,
tutto
per
cercare
di
capire
cosa
ci
sia
di
vero
in
ciò
che,
con
grande
probabilità,
avrebbe
rappresentato
non
solo
la
conclusione
del
Secondo
Conflitto
Mondiale
a
favore
delle
forze
dell’Asse,
ma
la
fine
del
mondo
libero.
Ma
andiamo
con
ordine.
Al
giorno
d’oggi
non
è
più
un
segreto
che
i
nazisti
fossero
all’avanguardia
in
fatto
di
ricerca
scientifica
e
militare.
In
particolare
in
quest’ultima
ottennero
dei
risultati
sbalorditivi,
i
quali
gli
permisero
di
contrastare
e
resistere
con
efficacia
gli
Alleati
su
più
fronti
contemporaneamente
per
svariati
anni.
Dai
razzi
di
von
Braun
agli
elmetti
della
Wermacht,
innumerevoli
tecnologie
ancora
oggi
si
basano
sulle
armi
dei
nazisti.
Le
ricerche
nell’ambito
nucleare
tuttavia
costituiscono
un’eccezione,
essendo
una
branchia
della
fisica
appena
scoperta.
Infatti
prima
del
‘900
non
vi
era
stato
alcuno
studio
al
mondo,
neanche
teorico,
in
merito,
sia
per
la
mancanza
di
strumentazione
adatta
ma
soprattutto
per
l’insufficiente
consapevolezza
scientifica
a
riguardo.
Il
regime
nazista
inizialmente
fu
cautamente
attratto
da
questo
progetto,
vedendone
le
potenzialità,
anche
se
non
in
un’ottica
militare.
Il
progetto
ebbe
origine
sotto
la
supervisione
del
noto
Istituto
Kaiser
Willhelm,
centro
rinomato
per
gli
studi
scientifici.
Come
capo
del
progetto
fu
scelto
una
personalità
eminente,
una
delle
maggiori
menti
del
secolo
scorso:
Werner
Karl
Heisenberg.
Padre
del
principio
d’indeterminazione
omonimo
e
tra
i
fondatori
della
meccanica
quantistica,
Heisenberg
si
distinse
da
altri
scienziati
dell’epoca
per
il
proprio
orientamento
politico.
Al
contrario
di
Einstein
e
Bohr,
egli
non
emigrò
dalla
Germania
nazista,
bensì
l’aiutò
nelle
ricerche
scientifiche
maggiormente
sensibili.
Incantati
dalle
possibili
applicazioni
del
progetto,
col
tempo
le
autorità
militari
del
regime
si
interessarono
sempre
più
al
lavoro
di
Heisenberg
e
del
suo
team,
creandone
uno
a
loro
volta
sotto
la
guida
del
dottor
Kurt
Diebner.
Nonostante
questa
partecipazione
da
parte
del
governo
tedesco,
ancora
oggi
non
è
completamente
noto
quale
effettivamente
fosse
l’obiettivo
di
Heisenberg.
Infatti
si
parla
molto
spesso
della
progettazione
di
un
ordigno
nucleare,
ma è
molto
più
probabile
che
il
fine
ultimo
della
ricerca
fosse
la
costruzione
di
un
reattore
a
fissione.
Ciò
sarebbe
comprovato
da
documenti
ufficiali
che
testimonierebbero
come
non
ci
sia
mai
stato
un
finanziamento
per
lo
sviluppo
di
un
arsenale,
anche
su
piccola
scala,
di
ordigni
nucleari.
Il
tutto
fu
causato
in
larga
misura
dalla
constatazione
che
non
si
sarebbe
riusciti
a
completare
il
programma
entro
la
fine
del
conflitto,
sia
per
scarsità
di
risorse
sia
per
mancanza
effettiva
di
tempo.
Ciò
in
gran
parte
fu
dovuto
alle
apparenti
conclusioni
errate
a
cui
Heisenberg
sarebbe
arrivato,
ma
questo
punto
sarà
affrontato
successivamente.
Conseguentemente
a
ciò,
furono
destinati
al
programma
un
numero
limitato
di
risorse
finanziarie
e di
personale,
limitando
la
ricerca
a
pura
speculazione
scientifica
ed
apparentemente
nulla
di
pratico.
E
allora
perché
alcuni
ancora
pensano
che
questo
programma
sia
realmente
esistito,
nonostante
le
apparenze
indichino
che
sia
naufragato
precocemente?
Le
presunte
prove
a
favore
di
questa
tesi
sono
state
esposte
dallo
storico
Rainer
Karlsch
nel
marzo
2005 nel
saggio “Hitlers
Bombe”,
all’interno
del
quale
si
sostiene
che
i
nazisti
arrivarono
alla
produzione
di
una
cosiddetta
bomba
sporca,
ovvero
un
ordigno
capace
di
spargere
materiale
radioattivo
in
una
certa
zona,
senza
che
avvenga
al
suo
interno
una
reazione
di
fissione
nucleare.
Secondo
lo
storico,
il
dottor
Diebner
supervisionò
questo
progetto,
conducendo
i
propri
studi
in
Turingia.
In
seguito
agli
attentati
contro
Hitler
del
20
luglio
1944
presso
la
Tana
del
Lupo,
il
controllo
delle
ricerche
passò
in
mano
alle
SS,
le
quali
cercarono
di
dare
una
spinta
significativa
alle
sperimentazioni.
Queste
pressioni
portarono,
secondo
Karlsch,
a
due
test:
uno
sull'isola
di
Rügen
nel
Mar
Baltico
e
l’altro
nei
pressi
della
a
base
militare
di
Ohrdruf
in
Turingia.
Le
detonazioni
portarono
alla
morte
di
centinaia
di
prigionieri
di
guerra
a
causa
delle
radiazioni
emesse
dagli
ordigni.