Nonostante quest’ultimo sia più
volte stato sul punto di essere
costruito, scontrandosi poi con la
volontà statunitense, nel 2006, il
Presidente nicaraguense Daniel
Ortega si è prodigato per trovare
Paesi interessati a realizzarlo: il
15 giugno 2013 venne così siglato un
accordo tra il Nicaragua e la
compagnia privata cinese Hong
Kong Nicaragua Canal Development
Group, guidata dall’imprenditore
Wang Jing.
Il progetto prevedeva la
realizzazione di un canale a livello
dalla lunghezza di 278 km, ottenuti
sfruttando parte del Lago Nicaragua,
con una larghezza tra i 230 m e i
520 m e una profondità di 28-30 m; i
tempi di attraversamento si
prevedevano intorno alle 30 ore. Il
transito sarebbe stato consentito
non soltanto a più navi, ma anche a
imbarcazioni più capienti di quelle
in grado di attraversare il canale
di Panama: se quest’ultimo può
essere percorso da unità con una
capacità di 14mila TEU, il canale
del Nicaragua sarebbe stato in grado
di sopperire a richieste di
portacontainer fino a 25mila TEU.
Non mancarono proteste di coloro che
si dichiararono contrari ai lavori:
soprattutto i contadini locali, che
avrebbero visto ridursi la quantità
di terre utilizzate; in base alle
stime della Environmental
Resources Management, società
incaricata di valutare l’impatto
ambientale del progetto, la
costruzione del canale avrebbe
comportato lo spostamento forzato di
circa trentamila persone e quaranta
villaggi.
Inoltre, si sottolineava il danno
ambientale, causato dal traffico
navale nelle acque del Lago
Nicaragua: avrebbe potuto comportare
la scomparsa di ventidue specie, tra
le quali gli squali leuca d’acqua
dolce e i pesci sega. Nonostante le
proteste, l’inizio dei lavori venne
previsto per il 2014 e la
conclusione per il 2019. Nel periodo
successivo, il governo cinese iniziò
a trasportare sul territorio gru e
scavatori, reclutò gli operai e
invitò la Russia a far parte del
progetto. Eppure i lavori non hanno
avuto inizio e, nel febbraio 2018,
il progetto sarebbe stato
ufficiosamente annullato. Quali
sarebbero le motivazioni?
Un deterrente sono state le rivolte
interne, che hanno minato la figura
del Presidente Ortega, trascinando
il Nicaragua in una guerra civile i
cui strascichi continuano tutt’oggi.
A correre in suo aiuto è stata la
Russia; sin dal suo insediamento
sembra che il governo di Ortega
abbia ricevuto una sensibile
quantità di aiuti economici e
militari dal governo di Vladimir
Putin, necessari per consolidare e
mantenere il proprio potere.
Proprio l’intervento russo sembra
sia stato fondamentale per la
sopravvivenza di Ortega e per il
ripristino dell’ordine interno. Il
presidente nicaraguense, in
riconoscenza, nel 2020 ha inaugurato
un consolato onorario in Crimea,
dopo averne ufficialmente
riconosciuto l’annessione russa, e
nel gennaio 2021 si è offerto di
ospitare basi militare russe sul
proprio territorio. Sembrerebbe,
però, che proprio perché intimorito
dal precipitare della situazione
politica, magari a causa di un
cambio nell’élite politica
locale o di sabotaggi, Jing avrebbe
deciso di congelare i lavori fino al
placarsi della rivolta.
Un’altra spiegazione potrebbero
essere le gravi perdite finanziarie
subite da Jing: l’imprenditore
cinese, nel corso del 2015, avrebbe
perso circa l’85% delle proprie
fortune. La motivazione più
significativa, probabilmente, è
stata però l’avvicinamento
verificatosi tra Cina e Panama: se
già nel 1999 il governo panamense
aveva mostrato apertura, assegnando
alla ditta cinese Hutchison-Whampoa
la concessione per gestire i porti
sia sul lato Atlantico che su quello
Pacifico, è stato nel corso dei
decenni successivi che le compagnie
di navigazione cinesi hanno
aumentato l’utenza del canale, tanto
da diventarne i secondi fruitori. La
qualità dei rapporti si è
fortificata nel 2017, anno nel quale
il governo panamense, presieduto da
Juan Carlos Varela, ha riconosciuto
politicamente la Repubblica Popolare
Cinese, interrompendo la maggior
parte delle relazioni diplomatiche
con Taiwan.
Nuovi stravolgimenti degli elementi
in gioco, però, hanno portato
nuovamente il progetto al centro
dell’attenzione globale. Il
principale è stato il termine del
mandato presidenziale di Varela,
sconfitto dal nuovo presidente,
Laurentino “Nino” Cortizo. Questo
governo si è subito mostrato più
tiepido nei confronti della Cina:
sin dal 2019, anno dell’elezione, ha
iniziato a ridimensionare o
respingere i piani di lavoro cinesi
e avrebbe dichiarato di stare
valutando il rinnovo del trattato
Hutchinson-Whampoa. Alla base di
queste decisioni sembra che non
possa essere considerata estranea
l’influenza statunitense.
È in un contesto simile che, nel
novembre 2021, in seguito alla
quarta elezione di Ortega, Jing è
tornato a parlare del canale: al
termine di una lettera di
congratulazioni per la vittoria, ha
ribadito la volontà di costruirlo.
Il mese successivo, il Ministro
nicaraguense Denis Moncada ha
dichiarato illegittimo il governo di
Taiwan, interrompendo con ogni
attività diplomatica. Tale decisione
dovrebbe cogliere di sorpresa: le
relazioni tra il Nicaragua e Taiwan
sono sempre state più che pacifiche,
sin dal 1990, quando il primo ha
riconosciuto il governo di Taipei;
negli anni successivi quest’ultimo è
diventato uno dei più importanti
donatori bilaterali verso il
Nicaragua, finanziando una trentina
di progetti.
È difficile, dunque, non scorgervi
l’intervento cinese. Immaginarsi ora
che il canale in Nicaragua possa
vedere la luce non sembra più
impossibile. Non è un segreto che la
creazione di una nuova via
interoceanica segnerebbe un duro
colpo all’economia panamense: il
canale risulta già essere troppo
piccolo e diverrà sempre più
obsoleto. Di contro, deve essere
considerato che la promessa della
sua costruzione è sempre stata
utilizzata più come minaccia che
come reale intenzione: troppo poco,
a ora, è stato fatto in Nicaragua.
Qualora entrambe le ipotesi fossero
vere, bisogna valutare il ruolo
degli Stati Uniti: nonostante non
siano più in possesso del canale, la
loro influenza su Panama è sempre
rilevante. Dunque sarebbe
preferibile accettare un
riavvicinamento tra Panama e Cina,
oppure osservare il proprio rivale
procedere alla costruzione di
un’opera che avrà, a proprio
svantaggio, conseguenze eclatanti
sul commercio mondiale?