N. 115 - Luglio 2017
(CXLVI)
PROFILO DEI CASTELLI MOLISANI
PARTE VI - IL CASTELLO D’ALESSANDRO A PESCOLANCIANO,
LA
TORRE
CASTELLO
DI
RICCIA
E IL
CASTELLO
DI
ROCCAMANDOLFI,
IL
CASTELLO
SVEVO
A
TERMOLI
di
Vincenzo
La
Salandra
Il
Castello
di Torella
del
Sannio
è di
probabili
origini
normanne
e
sorge
sulla
parte
più
alta
dell’abitato
recando
evidenti
elementi
dell’epoca
angioina:
la
sua
struttura
è
infatti
caratterizzata
da
tre
torri
circolari
angolari
a
scarpa
e a
difesa
del
complesso,
come
in
altre
costruzioni
angioine
coeve.
La
pianta
è
trapezoidale
irregolare
e
oggi
l’edificio
mostra
i
segni
evidenti
dei
rimaneggiamenti
subiti
nel
corso
dei
secoli
ad
opera
dei
signori
locali
e a
causa
degli
eventi
naturali.
Infatti
i
vari
proprietari
lo
ampliarono
nei
secoli
XIV
e
XVIII,
e
due
terremoti,
il
primo
nel
1456
e il
secondo
nel
1805,
portarono
al
crollo
di
un’intera
area
del
castello.
In
epoca
rinascimentle
la
struttura
venne
ingentilita
e
perse
il
suo
aspetto
rude
di
‘fortilizio
medievale’:
furono
infatti
aperte
le
agili
balconate
dul
lato
meridionale
e su
quello
occidentale.
L’aspetto
attuale
del
castello
è
quello
di
una
residenza
privata:
infatti
già
nel
XIX
secolo
fu
venduto
dai
legittimi
feudatari
e fu
trasformato
nella
dimora
signorile
dei
nostri
giorni
che
domina
l’abitato
moderno.
Seconda
tappa
di
questo
itinerario
conclusivo
attraverso
i
castelli
del
Molise
è il
Castello
di Tufara
dalle
forme
originali
e
singolari.
Questa
originalità
d’impianto
è
dovuta
in
parte
alle
vicende
edilizie
e
storiche
vissute
dal
castello,
e
sia
alla
particolare
conformazione
tufacea
del
terreno
su
cui
fu
edificato.
Anche
nel
caso
di
Tufara,
come
per
la
maggior
parte
dei
castelli
del
Molise,
i
resti
di
un
recinto
ligneo
attestano
l’antica
origine
longobarda
del
nostro
complesso
edificio,
che
assunse
le
forme
decise
di
fortilizio
e
avamposto
militare
con
i
Normanni.
Il
castello
fu
distrutto
per
ordine
di
Federico
II
di
Svevia,
che
al
solito
campeggia
nella
storia
medioevale
di
Capitanata
e
del
Molise,
nel
1220.
In
seguito
alle
successive
ristrutturazioni
la
cortina
muraria
fu
allungata
nel
1300
e
anche
nel
1500.
Tra
il
XVI
e il
XVII
secolo
il
complesso
castellare
fu
adattato
a
nuove
esigenze
difensive
e
assunse,
nelle
linee
generali,
la
sua
forma
attuale.
All’interno,
tra
i
vari
ambienti,
restaurati
a
partire
dagli
anni
Ottanta
del
Novecento,
risulta
particolarmente
interessante
l’aula
rettangolare
coperta
con
volta
a
botte
e
che
presenta,
nella
parete,
diciassette
nicchie
poste
a
distanze
regolari
l’une
dall’altra;
presenti
anche
un
dormitorio
e
una
sala
d’armi.
I
lavori
di
restauro
hanno
anche
riportato
alla
luce
le
dieci
cisterne
di
cui
era
dotata
la
fortezza.
Il
castello
occupa
il
centro
del
paese
e
sembra
dolcemente
adagiato
nella
campagna
molisana.
L’ultimo
castello
che
chiude
le
nostre
tre
tappe,
e il
sesto
itinerario
attraverso
i
castelli
molisani,
è il
Castello Pandone
a
Venafro.
La
struttura
prende
il
nome
dai Pandone
che
furono
signori
di
Venafro
nel
secolo
XV e
fino
a
parte
del
secolo
XVI:
è
stato
recentemente
restaurato
dalla
Soprintendenza
del
Molise.
La
prima
fortificazione
fu
eretta
dai
Longobardi
nel
X
secolo
sulle
rovine
antichissime
di
una
cinta
megalitica
risalente
al
III
secolo
a.C.
Ed è
il
caso
di
ricordare
l’antica
citazione
di
Strabone
che
diceva:
“Poi
ci
sono
altre
località,
fra
cui
Venafrum,
da
dove
proviene
l’olio
migliore.
La
città
è
situata
su
un’altura
ai
cui
piedi
scorre
il
Volturno
che,
dopo
essere
passato
vicino
a
Casilinum,
si
getta
in
mare
presso
la
città
omonima
(l’odierna Castelvolturno)”.
Tornando
alla
storia
medievale
e
rinascimentale
della
città
e
del
suo
castello,
ricordiamo
come
alla
primitiva
torre
fu
aggiunto
un
recinto
rettangolare;
poi,
nel
corso
del
XIV
secolo,
la
fortezza
fu
dotata
di
torri
circolari
per
essere
poi,
e
finalmente,
isolata
da
un
grande
fossato
nel
XV
secolo.
Sempre
nel
XV
secolo
il
castello
subì,
ad
opera
di
Enrico
Pandone
(m.
1528),
sostanziali
modifiche
strutturali,
divenendo
una
autentica
e
originale
residenza
rinascimentale:
sulle
sue
mura,
ad
occidente,
fu
aperto
un
loggiato
elegante,
e
all’interno
fu
realizzato
un
giardino
all’italiana.
Una
particolarità
delle
decorazioni
interne
sono
i
soggetti
rappresentati:
varie
sale
furono
infatti
inpreziosite
con
gli
affreschi
dei
ventisei
cavalli
della
scuderia
personale
di
Enrico
Pandone.
La
suggestione
è
garantita:
si
tratta
di
una
splendida
galleria
di
immagini
che
rende
senza
dubbio
onore
alla
razza
equina
e fa
del
castello
di
Venafro
un
vero
unicum
nel
nostro
panorama
dei
Castelli
Molisani.
Dalla
morte
di
Enrico
Pandone
fino
a
oggi,
il
castello
ha
subito
solo
l’annullamento
del
fossato
nel
secolo
XVII,
in
seguito
a
una
alluvione
che
lo
sommerse
di
pietrisco,
e si
presenta
oggi
come
all’epoca
dei
singolari
affreschi
interni
che
rappresentano
con
finezza
espressiva
e
piglio
rinascimentale
una
delle
più
belle
scuderie
nobiliari
molisane.