N. 69 - Settembre 2013
(C)
IL PROCESSO DI INTEGRAZIONE EUROPEA
PARTE IV - L'EUROPA DI DE GAULLE
di Laura Ballerini
Avevamo
lasciato
un’Europa
rilanciata
dal
mercato
comune
ma i
cui
tentativi
di
integrazione
federalista
erano
andati
falliti
con
il
crollo
della
CED.
Dopo
la
crisi
algerina
del
1958,
in
Francia
crollò
la
quarta
repubblica
e
salì
all’Eliseo
il
generale
De
Gaulle.
La
sua
visione
dell’Europa
era
molto
più
simile
a
quella
inglese:
il
processo
di
integrazione
doveva
procedere
verso
un’”Europa
delle
patrie”,
con
indirizzo
unionista,
dove
la
Francia
avrebbe
potuto
proporre
la
sua
leadership,
come
la
Gran
Bretagna
aveva
fatto
con
il
patto
di
Bruxelles.
Il
primo
scontro
lo
ebbe
con
gli
Stati
Uniti.
Questi
ultimi
si
sentivano
profondamente
traditi
dagli
esiti
del
mercato
comune
e
affermavano
di
essersi
indebitati
per
ricostruire
un’Europa
che
li
aveva
esclusi.
Per
De
Gaulle
era
un’altra
la
questione
più
importante:
le
basi
NATO.
La
Francia,
come
gli
altri
paesi
del
Patto
Atlantico,
pagava
ingenti
finanziamenti
alla
NATO,
senza
tuttavia
controllarne
le
basi,
sotto
il
solo
controllo
degli
USA.
De
Gaulle
propose
allora
che
si
creasse
un
direttorio
aperto
anche
alla
Francia
e
alla
Gran
Bretagna:
tale
idea
non
solo
fu
rifiutata
dagli
Stati
Uniti,
ma
anche
da
tutti
gli
altri
stati
membri.
Il
generale
decise
allora
che
la
Francia
avrebbe
gestito
da
sola
la
propria
difesa,
che
gli
USA
non
avrebbero
garantito.
Rimase
nel
patto
Atlantico,
ma
uscì
dalla
NATO
e
invitò
gli
altri
paesi
europei
a
fare
altrettanto
per
andare
sotto
l’ombrello
francese.
Solo
la
Francia
infatti
avrebbe
potuto
dare
vere
garanzie
per
la
difesa
comune.
Date
le
mancate
adesioni,
De
Gaulle
capì
che
per
procedere
a
un’unione
militare,
si
doveva
creare
una
collaborazione
politica.
Propose
allora
dei
vertici
periodici
tra
i
capi
di
stato
dei
sei
paesi
CEE,
con
i
loro
ministri
degli
esteri:
l’idea
fu
gradita
e
prese
il
nome
di
Cooperazione
Politica
Organizzata.
Un
ulteriore
successo
del
generale
fu
quello
di
approfondire
ciò
che
nei
trattati
di
Roma
non
era
perfettamente
definito:
la
politica
agricola.
Nel
gennaio
del
`62
riuscì
a
far
passare
la
PAC
(Politica
Agricola
Comune),
che
rappresentò
un
punto
di
svolta
per
una
paese
profondamente
radicato
nella
disciplina
agricola.
A
far
crollare
il
disegno
gollista
furono,
però,
i
due
piani
Fouchet,
proposti
nel
novembre
`61
e
nel
gennaio
`62.
Il
primo
piano
Fouchet
prevedeva
la
creazione
di
organi
assembleari
per
la
cooperazione
intergovernativa
europea,
senza
compromettere
le
istituzioni
già
esistenti
come
la
NATO
e la
CECA.
Il
piano
venne
poi
ritirato
e
sostituito
con
un
secondo
in
cui
si
riducevano
i
poteri
dell’Assemblea,
per
estendere
la
discussione
anche
alle
questioni
economiche,
minando
l’autonomia
di
CEE
e
CECA,
senza
più
alcun
riferimento
alla
collaborazione
con
le
altre
nazioni
libere
(Patto
Atlantico
e la
CEETOM).
Il
generale
però
non
aveva
considerato
che
gli
stati
europei,
come
l’Italia
e i
paesi
del
Benelux,
non
avevano
la
minima
intenzione
di
abbandonare
la
protezione
statunitense
per
quella
francese,
per
questo
i
suoi
piani
crollarono.
La
Francia
si
scontrò
con
la
cosiddetta
visione
atlantica,
che
contraddistinguerà
più
volte
Italia,
Gran
Bretagna
e
Benelux:
per
loro
non
era
possibile
una
difesa
non
comprendente
gli
USA.
La
posizione
della
Francia
–
che
spesso
apparterrà
anche
alla
Germania
– di
creare
un’Europa
svincolata
dagli
Stati
Uniti
è
chiamata
carolingia.
Come
crollò
“l’Europa
delle
patrie”
di
De
Gaulle,
crollò
anche
il
sogno
di
Kennedy
di
una
“comunità
atlantica”,
ovvero
un
mercato
economico
e
culturale
che
comprendesse
tutti
i
paesi
del
patto.
Per
promuovere
la
sua
idea
Kennedy
realizzò
il
progetto
della
Forza
multilaterale
(MLF),
che
consisteva
nell’installazione
di
centinaia
di
missili
Polaris
(con
testata
atomica)
su
una
flotta
al
servizio
dell’Alleanza
Atlantica.
In
tal
modo
si
pensava
di
accontentare
le
richieste
tedesche
di
una
copertura
missilistica
e di
bloccare
la
corsa
agli
armamenti
francese.
Questa
mossa,
però,
non
comprò
i
paesi
europei
e
dimostrò
l’inattuabilità
del
sogno
del
presidente
USA,
che
ottenne
solamente
un
abbassamento
delle
barriere
doganali
esterne
alla
CEE,
chiamate
Kennedy
Roundes.
Entrambi
avevano
sottovalutato
il
proprio
avversario.
Entrambi
avevano
fallito
il
proprio
progetto.
Gli
Stati
Uniti,
per
bilanciare
il
peso
francese,
invitarono
allora
la
Gran
Bretagna
a
entrare
nella
CEE,
insieme
a
Irlanda,
Danimarca
e
Norvegia.
Tale
proposta
fu
caldeggiata
anche
da
Italia
e i
paesi
del
Benelux,
preoccupati
di
essere
schiacciati
dal
dispotismo
francese.
I 4
paesi
presentarono
allora
la
proposta
di
adesione
alla
comunità,
che
venne
bocciata
dal
veto
francese.
De
Gaulle
infatti
additò
l’Inghilterra
come
“il
cavallo
di
Troia
degli
Stati
Uniti”
e
impedì
nuovamente
il
suo
ingresso
nel
`67.
Solamente
nel
`69,
quando
De
Gaulle
si
ritirerà
dalla
scena
politica,
Gran
Bretagna,
Irlanda
e
Danimarca
(la
Norvegia
non
si
propose
per
il
risultato
negativo
dei
referendum
interni)
entrarono
nella
comunità:
l’Europa
dei
9.
Tornando
al
`63:
poiché
la
Francia
aveva
compromesso
i
suoi
rapporti
con
gli
altri
stati,
si
rivolse
alla
Germania.
Per
attirarla
in
un’alleanza,
strumentalizzò
la
crisi
dei
missili
di
Cuba
e la
costruzione
del
muro
di
Berlino,
per
mostrare
alla
Germania
che
l’America
non
faceva
i
suoi
interessi
e
che
solo
la
Francia
avrebbe
potuto
dialogare
con
l’URSS
per
la
sua
riunificazione.
Nel
`63
Francia
e
Germania
firmarono
i
trattati
dell’Eliseo,
ma,
su
volontà
del
partito
cattolico
tedesco,
venne
inserito
un
preambolo
in
cui
venne
chiaramente
espresso
che
la
Repubblica
Federale
Tedesca
non
avrebbe
mai
compromesso
i
suoi
rapporti
con
gli
USA.
De
Gaulle
era
in
un
angolo.
Non
gli
rimaneva
che
applicare
la
politica
della
“sedia
vuota”.
Quando
venne
proposto
di
portare
a
livello
funzionalista
anche
la
PAC,
con
una
cassa
comune,
il
generale
si
irrigidì
e
mancò
agli
incontri
di
vertice,
lasciando
una
sedia
vuota.
Questa
politica
portò
gli
altri
paesi
a
retrocedere,
anche
se
le
misure
sulla
PAC
furono
semplicemente
rimandate.
In
seguito,
nel
1968,
il
mondo
fu
travolto
dalle
contestazioni
giovanili
e
culturali,
che
si
diffusero
a
macchia
d’olio.
La
repressione
violenta
della
primavera
di
Praga
distrusse
l’idea
di
un
socialismo
dal
volto
umano
inaugurato
dal
dialogo
Kennedy-Kruscev.
Le
manifestazioni
arrivarono
anche
in
Francia,
sconvolgendola
non
poco.
Sarà
infatti
un
referendum
perso
nel
`69
che
porterà
il
generale
a
lasciare
definitivamente
la
scena
politica,
dopo
circa
dieci
anni
di
braccio
di
ferro
con
le
potenze
occidentali,
per
la
supremazia
francese.