N. 92 - Agosto 2015
(CXXIII)
Primo Carnera
La montagna che cammina
di Francesco Agostini
Quando si parla di mera forza bruta, almeno qui in Italia, il primo nome che viene in mente è senza ombra di dubbio quello di Primo Carnera.
Il
leggendario
pugile
friulano
di
Sequals
viene
spesso
associato
a
un'idea
di
forza
eroica,
quasi
sovrumana,
che
travalica
nettamente
il
confine
di
tutto
ciò
che
è
terreno.
Non
a
caso,
dunque,
Primo
Carnera
fu
soprannominato
“La
montagna
che
cammina”,
a
fronte
dei
suoi
quasi
due
metri
di
altezza
e
della
sua
corporatura
a
dir
poco
imponente.
Nato
da
una
famiglia
povera,
Primo
Carnera
nella
sua
vita
ha
dovuto
combattere
molte
battaglie,
in
primis
la
povertà
stessa.
Fatto
interessante,
il
futuro
campione
del
mondo,
da
ragazzo,
doveva
spesso
rimanere
scalzo
per
semplice
mancanza
di
un
numero
adeguato
alle
sue
esigenze.
Era
chiaro
fin
da
subito,
comunque,
che
il
futuro
di
Primo
Carnera
non
poteva
essere
che
nel
pugilato:
con
la
sua
mole
e la
sua
tremenda
forza
fisica,
la
strada
era
a
dir
poco
spianata.
Ma
la
boxe
non
ha
fatto
parte
della
sua
vita
fin
dall'inizio.
Il
pugile
di
Sequals
lavorava
infatti
come
artista
di
un
piccolo
circo
locale
itinerante.
Assieme
alla
compagnia
(che
si
trovava
in
Francia),
Carnera
si
esibiva
come
un
“gigante”
che
gli
abitanti
del
luogo
potevano
liberamente
sfidare
a
singolar
tenzone.
Inutile
dire
che
ben
pochi
avevano
il
coraggio
di
farlo,
anche
se
la
leggenda
narra
di
un
francese
che,
preso
da
troppa
foga,
esagerò
nel
combattimento
contro
Carnera,
assestandogli
un
pugno
di
troppo.
Di
rimando,
l'italiano
lo
afferrò
per
il
collo
fino
a
farlo
svenire.
Quando
sembrava
oramai
destinato
alla
vita
da
artista
di
strada,
venne
notato
dall'ex
pugile
professionista
Paul
Journée
che
intravide
in
Carnera
uno
straordinario
talento.
Così,
un
po'
come
avviene
nelle
favole,
la
grande
occasione
arrivò
anche
per
lui,
lo
stesso
uomo
che
qualche
anno
prima
girava
per
le
strade
scalzo
e in
un
circo.
La
carriera
decollò
subito
perché
“la
montagna
che
cammina”
di
stoffa
ne
aveva
da
vendere,
eccome.
Dopo
una
serie
di
belle
prestazioni,
assieme
a
qualche
sconfitta,
per
l'italiano
arrivò
la
conquista
del
titolo
mondiale,
vinto
in
finale
contro
il
lituano
naturalizzato
Jack
Sharkey.
Il
gigante
di
Sequals
mise
in
mostra
tutto
il
suo
repertorio
e
riuscì
a
vincere
l'incontro
per
k.o.
Carnera
divenne
estremamente
popolare
in
tutto
il
mondo,
ma
soprattutto
in
Italia.
Qui,
in
piena
era
mussoliniana
(siamo
nel
1932),
il
Duce
lo
assunse
come
modello
a
cui
ispirarsi
per
quanto
riguardava
la
forza
fisica
e il
coraggio.
Un
moderno
superuomo,
dunque,
la
piena
realizzazione
di
quello
che
Benito
Mussolini
andava
illustrando
con
foga
nei
comizi.
Ma
la
favola
non
poteva
durare
troppo
a
lungo.
La
parabola
di
Primo
Carnera,
fino
a
quel
momento
scintillante,
era
destinata
a
declinare
per
opera
di
un
pugile
di
un
livello
superiore
come
Max
Baer.
Passato
alla
storia
come
un
boxeur
arrogante,
sboccato
e
pieno
di
sé,
Baer
aveva
dalla
sua
però
una
grande
tecnica,
cosa
che
a
Carnera
mancava.
L'incontro
con
Baer
fu
un
massacro:
l'italiano
andò
a
terra
più
e
più
volte,
anche
a
causa
di
una
caviglia
rotta,
fino
a
che
l'arbitro
non
constatò
la
sua
impossibilità
a
continuare.
A
spingere
il
giudice
di
gara
verso
questa
decisione
ci
fu
senz'altro
l'episodio
che
aveva
visto
Baer
protagonista
qualche
tempo
prima,
quando
aveva
ucciso
sul
ring
Frankie
Campbell.
Questa
e
altre
sconfitte
segnarono
per
sempre
la
carriera
di
Primo
Carnera
nel
mondo
del
pugilato.
Una
volta
appesi
i
guantoni
al
chiodo,
il
gigante
di
Sequals
intraprese
la
carriera
di
combattente
nella
lotta
libera,
con
buoni
risultati.
Parallelamente,
sfruttò
la
sua
immagine
di
gigante
buono
per
girare
diversi
film,
alcuni
dei
quali
a
fianco
anche
della
famosa
maschera
napoletana
Antonio
De
Curtis,
in
arte
Totò.
A
sottolineare
quanto
Carnera
sia
diventato
un'icona
tra
i
tifosi
ci
sono
biografie,
fumetti
e
film
che
possono
tranquillamente
testimoniarlo.
Ma
l'impronta
che
meglio
lo
descrive
è
senz'altro
un
detto
popolare
molto
in
voga
quando
Carnera
era
ancora
un
professionista.
Questo
detto
recitava,
semplicemente:
"Carnera
co
un
pugno
spaca
a tèra".