[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 151 / LUGLIO 2020 (CLXXXII)


contemporanea

PORTELLA DELLA GINESTRA:

LA MADRE DI TUTTE LE STRAGI
COME INIZIò LA STRATEGIA DELLA TENSIONE
di David Cardillo

 

L’Italia, negli anni tra il 1969 e il 1974, è stata il teatro in cui ha avuto attuazione la cosiddetta “strategia della tensione”. Tale progetto, finalizzato a creare un clima di paura e una conseguente richiesta di ordine e autorità da parte della cittadinanza che propiziasse un colpo di Stato, ha visto i militanti dei gruppi di destra eversiva Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale nei panni di esecutori di piani orditi dalle sfere alte dello Stato italiano. Un legame, quello tra neofascismo e Stato italiano, che ha iniziato a intrecciarsi fin dal dopoguerra, sotto l’ala protettiva degli Stati Uniti.

 

All’indomani della disfatta nazifascista, a Milano, nel maggio del 1945, Jesus James Angleton, capo del controspionaggio americano in Italia tra il 1944 e il 1947, prima nei ranghi dell’Oss (il servizio antesignano della Cia) e poi in quelli dello Strategic Services Unit (Ssu), prende personalmente in consegna il principe Junio Valerio Borghese, generale della divisione della fanteria della marina della Repubblica Sociale Italiana Decima Mas, per portarlo sano e salvo a Roma, poche ore prima che la brigata partigiana “Giacomo Matteotti” lo arrestasse nell’appartamento in cui si nascondeva. E nell’estate del 1945 è sempre Angleton a muoversi ad alti livelli perché a una trentina di ex militi della Decima Mas detenuti nell’isola di Sant’Andrea, a Venezia, fosse concessa l’immunità garantita per i crimini commessi durante i venti mesi della Repubblica Sociale.

 

Da parte loro, i fascisti della Rsi avevano già cominciato a muoversi per conto proprio, prima della fine della guerra, per stabilire contatti con potenziali alleati nella lotta contro il futuro assetto democratico italiano. Basti pensare che l’agente della polizia segreta fascista Ovra e braccio destro del Ministro degli Interni della Repubblica Sociale Italiana, Francesco Martina, e il milite della Decima Mas Dante Magistrelli, di giugno del 1944, si erano recati a Partinico (in provincia di Palermo) per prendere contatto con la banda di Salvatore Giuliano.

 

Inizialmente, lo scopo era quello di armare e addestrare la banda Giuliano a compiere azioni di guerriglia e sabotaggio per contrastare l’avanzata delle truppe anglo-americane. Il saggista Giuseppe Casarrubbea, che ha realizzato studi importanti sulla storia recente della Sicilia, ne ha tratto l’ipotesi che la sovrastruttura politica della cosiddetta banda Giuliano sia nata all’inizio dell’estate del 1944, per induzione da parte dei peggiori elementi dell’Ovra. Secondo Casarrubbea “questo spiega perché in Sicilia, dal ‘44, troviamo numerosi personaggi repubblichini nella vicenda Giuliano: ad esempio Selene Corbellini, Carlo De Santis, Walter Argentino, tutti della banda Koch; e gli uomini della Decima Mas”.

 

Ma nell’aprile del 1945, con la fine della seconda guerra mondiale alle porte, altri centoventi militi della Decima Mas, ai diretti ordini del principe Borghese e guidati dall’ex federale della Repubblica Sociale Italiana a Firenze Fortunato Polvani, raggiungono la banda Giuliano in Sicilia per allestire un fronte unito contro i comunisti, identificati come nuovi nemici al posto degli ormai vittoriosi anglo-americani, che al contrario verranno, d’ora in avanti, visti come nuovi alleati nella lotta contro il comune nemico.

 

A questa congrega, si aggiunge, a partire dall’autunno del 1946, un’organizzazione denominata Unione Patriottica Anticomunista, che era in stretto collegamento con i Far (Fasci di Azione Rivoluzionaria), il gruppo armato neofascista creato da Pino Romualdi, e con i Carabinieri, ed era guidata dal generale Franco Navarra Viggiani, già comandante della Milizia Volontaria della Sicurezza Nazionale (e della quale, secondo un rapporto stilato dal Foreign Office britannico nell’ottobre 1946, era promotore il maggiore americano Philip Corso), in vista di un possibile golpe anticomunista e antisocialista ad appena un anno dalla liberazione. 

 

Per giungere a un obiettivo di questa portata, occorreva un fatto gravoso ai danni dei militanti di sinistra, che portasse a una loro reazione e a una controreazione da parte delle autorità militari, dando così fuoco alle polveri. Un fatto che si verifica a Portella della Ginestra il 1 maggio 1947, in occasione della celebrazione della Festa del Lavoro, dove, secondo numerosi resoconti di testimoni e superstiti, sono stati utilizzati dei lanciagranate che non erano mai state possedute né dagli uomini di Salvatore Giuliano né di nessun’altra banda criminale, ma che al contrario erano in dotazione della Decima Mas, insieme ad altre armi che in seguito si è scoperto essere state usate, come i moschetti 1891 e la mitragliatore Breda modello 30.

 

Fin dai mesi precedenti alla strage di Portella della Ginestra, Salvatore Giuliano aveva avuto frequenti contatti con emissari americani, i quali lo avrebbero incaricato di compiere delle aggressioni ai maggiori esponenti del PCI della Sicilia. E una decina di uomini erano stati reclutati da Angleton tra le file della X-Mas per sbarcare a Palermo qualche giorno prima del 1 maggio 1947. La missione siciliana, e le altre incursioni contro i ‘rossi’ in varie città italiane, erano state programmate da quattordici mesi, come dimostrato da un cablogramma del 12 febbraio 1946 indirizzato da Angleton al War Department, in cui si legge: “Ho bisogno immediatamente di almeno dieci agenti per aprire basi a Napoli, in Sicilia, a Bari e a Trieste. Devono essere sottoposti a un addestramento intensivo Servono per operazioni militari”.

 

Un ulteriore elemento a sostegno della tesi della sinergia americana-fascio-mafiosa in funzione anticomunista, proviene dalla documentazione archivistica degli USA, dalla quale emerge che Victor Anfuso, il boss italo-americano di Cosa Nostra che aveva messo in piedi il Circolo della Mafia per preparare lo sbarco alleato in Sicilia, aveva provveduto a far giungere a Giuliano sostanziosi finanziamenti da parte dei Servizi Segreti americani per la sua attività anticomunista.

 

Appare, quindi, privo di dubbi come il movente della strage di Portella della Ginestra fosse quello di accendere una scintilla che portasse a una nuova guerra civile e al susseguente intervento militare americano volto alla definitiva neutralizzazione delle sinistre in Italia. Un piano che, però, non diede i risultati sperati, poiché Palmiro Togliatti e Pietro Nenni, subodorando la reale matrice della strage e le finalità politiche che ne erano alla base, trattennero i loro militanti dal reagire alla provocazione, per cui gli organizzatori, mancando l’obiettivo massimo, dovettero “accontentarsi” di quello minimo, con l’estromissione del Pci e del Psi dal quarto governo di Alcide Gasperi entrato in carica il 31 maggio dello stesso anno, e con l’uscita dei comunisti dalla stanza dei bottoni, da cui sarebbero rimasti fuori per tutta la Guerra Fredda.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]