N. 76 - Aprile 2014
(CVII)
Un fenomeno camaleontico
Il Populismo secondo Loris Zanatta
di Laura Ballerini
In
un
momento
di
grandi
trasformazioni
politiche,
Loris Zanatta
scrive
il
populismo,
indicandoci
come
in
realtà
questo
fenomeno
sociopolitico
non
si
limiti
a
una
determinata
epoca
o
area
geografica,
ma
che
anzi
si
ripresenti
nei
movimenti
e
nei
volti
politici
che
ci
sembrano
spesso
innovativi
e
attori
di
quegli
stravolgimenti.
Il
suo
intento,
però,
non
è
quello
di
analizzare
fatti
o
personaggi
da
etichettare
come
populisti,
ma
di
comprendere
“la
più
remota
e
recondita
natura”
(p.10)
di
tale
fenomeno
e i
contesti
in
cui
emerge.
L’autore,
quindi,
non
si
impone
un
postulato
teorico
da
dimostrare,
ma
definisce
i
caratteri
fondamentali
del
populismo,
per
poi
affrontare,
in 8
capitoli,
le
contingenze
che
ne
permettono
l’affermazione,
il
rapporto
con
la
religione
e
con
i
totalitarismi,
tracciando
un
filo
che
va
da
George
Boulonger
ai
populismi
Europei
e
latinoamericani,
per
arrivare
infine
ai
nostrani
Beppe
Grillo
e
Silvio
Berlusconi.
Un
lavoro
ricco
di
biografia
che
mette
in
luce
i
meccanismi
dei
populismi
passati,
offrendo
delle
chiavi
di
lettura
per
comprendere
gli
odierni,
verso
i
quali
si
dimostra
piacevolmente
critico.
L’indagine
di
Zanatta
parte
dal
primo
fondamentale
quesito
“cos’è
il
populismo?”:
sulla
risposta
vi
sono
stati
molti
fraintendimenti,
ma
per
l’autore
il
cuore
si
trova
nel
leader
carismatico,
nel
popolo
e
nella
retorica
manichea.
Il
secondo
punto
da
affrontare
sono
quindi
le
condizioni
che
ne
determinano
la
comparsa,
cioè
proprio
quelle
trasformazioni
politiche
e
l’effetto
disgregante
dei
cambiamenti
sociali
(p.34).
Per
questo
è un
fenomeno
che
può
sempre
ripresentarsi,
anche
se
con
forme
dissimili.
Senza
mai
dimenticare
raffronti
e
rimandi
con
l’attualità,
Zanatta
dedica
particolare
importanza
all’influenza
della
globalizzazione,
che
acutizza
la
tendenza
al
populismo.
Da
queste
considerazioni
ne
deriva
quindi
che
l’humus
fertile
del
populismo
sono
le
trasformazioni
con
effetto
disgregante,
e
che
la
sua
missione
è
quella
di
ricucire
una
società
divisa,
di
portare
equilibrio
e
omogeneità
laddove
questi
cambiamenti
hanno
lasciato
caos
e
separazione.
A
tal
fine,
suggerisce
l’autore,
i
leader
populisti
di
ogni
epoca
utilizzano
la
metafora
del
corpo
umano,
per
dare
omogeneità
e
gerarchia:
è
quindi
un
fenomeno
includente
ma
sempre
fortemente
autoritario,
non
esiste
la
politica,
ma
solo
il
leader,
che
è il
popolo
e
parla
per
esso.
L’unità
è un
principio
fondamentale,
e
per
promuoverla
viene
sempre
contrapposto
un
cancro
al
corpo
umano
del
popolo:
un
nemico
interno
da
combattere,
che
può
essere
l’avversario
religioso,
politico,
l’autonomista
regionale
o
l’immigrato.
Il
leader
carismatico
si
avvale
quindi
della
dialettica
manichea,
del
bene
e
del
male
assoluto,
ma
anche
dei
valori
religiosi,
sempre
allo
scopo
di
creare
coesione,
che
spesso
poi
vengono
abbandonati.
L’autore
prosegue
affrontando
il
rapporto
tra
la
Chiesa
cattolica
e le
istituzioni
religiose
con
il
populismo,
nei
celebri
esempi
del
passato
e in
quelli
di
oggi. Zanatta
guarda
poi
al
rapporto
con
i
totalitarismi,
che
ritiene
l’inevitabile
sbocco
per
il
populismo.
Ripercorrendo
poi
gli
esempi
che
offre
la
storia,
gli
“ismi”
novecenteschi,
definisce
l’America
Latina
come
“il
continente
populista
per
definizione”
(p.122),
per
la
sua
natura
segmentata,
che
tante
volte
ha
favorito
l’affermarsi
di
questo
fenomeno
anche
se
in
forme
diverse:
secondo
l’interessante
analisi
di
Zanatta,
infatti,
a
essere
populisti
non
erano
solo
gli
esempi
celebri,
passati
alla
storia
con
questo
nome,
come
i
regimi
di
Peròn
e
Vargas,
ma
anche
quelli
militari
neoliberisti
venuti
di
seguito.
Sebbene
le
forme
cambino,
dunque,
quel
nucleo
sopra
tracciato
si
ripropone:
pertanto,
allo
stesso
modo
l’autore
vi
identifica
anche
i
gruppi
estremisti
come
le
Brigate
Rosse
italiane,
i
terroristi
baschi
dell’ETA,
i
Tupamaros
uruguayani
e i
Monteneros
argentini.
In
conclusione
il
populismo
è un
fenomeno
camaleontico,
che
può
riaffiorare
in
epoche
diverse,
ma
l’aspetto
politico,
però,
rimane
primitivo,
perché
forza
all’omogeneizzazione
una
società
in
rapida
evoluzione.
All’ultimo
capitolo
sono
dedicate
le
riflessioni
dell’autore
sui
nostri
giorni
e i
nostri
populismi,
che
riaffiorano
in
un
momento
di
crisi
e
disgregazioni,
facendosi
promotori
di
cambiamento
e
rottura
con
il
sistema
precedente;
tuttavia
nella
società
di
oggi
il
populismo
non
varca
i
limiti
della
democrazia,
ma
può
soltanto
scuoterla,
perché
non
ha
più
la
forza,
come
invece
avveniva
in
passato,
di
divenire
un
regime.
Zanatta
ci
lascia
con
l’interrogativo
sul
futuro
dell’America
Latina,
così
soggetta
a
questo
fenomeno,
e
delle
altre
società
occidentali
dove
continua
a
riproporsi.
Dalla
domanda
“cos’è
il
populismo?”.
Zanatta
si
snoda
in
un
lavoro
che
si
rivela
critico
ma
mai
fazioso,con
ipotesi
nuove
ma
non
azzardate,
in
un
perfetto
equilibrio
tra
lavoro
storico
e
attenzione
all’attualità,
con
uno
stile
diretto
ed
essenziale
per
coinvolgere
il
lettore
in
un’analisi
dell’importante
fenomeno
del
populismo,
che
sotto
tanti
volti
è
parte
della
storia.