N. 98 - Febbraio 2016
(CXXIX)
POLLENTIA
tesoro romano alle baleari
di Federica Campanelli
Nel nord-est di Maiorca vi è una località le cui rovine ci ricordano che le coste dell’isola non sono solamente sede di resort e case-vacanza: parliamo di una delle città romane più importanti delle Baleari, Pollentia, in catalano Pol•lèntia.
Innanzitutto
non
va
confusa
l’antica
città
romana
con
l’attuale
Pollença,
situata
al
limite
meridionale
della
Sierra
de
Tramontana
(dal
2011
inserita
nella
lista
del
patrimonio
paesaggistico
UNESCO);
Pollença
è
difatti
di
più
recente
fondazione
(XIII
secolo),
ed è
un
comune
a sé
di
cui
fa
parte
anche
Porto
Pollença,
celebre
località
turistica;
il
sito
archeologico
di
Pollentia
è
invece
territorialmente
pertinente
al
comune
di
Alcùdia.
La
fondazione
della
città,
datata
al
123
a.C.
circa,
si
deve
a
Quinto
Cecilio
Metello
detto
il
Balearico,
e a
giusta
ragione
perché
fu
proprio
il
console
romano
a
conquistare
l’arcipelago
delle
Baleari,
permettendo
così
ai
Romani
d’insediarsi
in
quell’incantevole
– e
strategico
–
angolo
di
Mediterraneo
occidentale.
Al
massimo
della
sua
espansione,
nel
corso
del
II
secolo,
Pollentia
giunse
a
coprire
un’area
di
circa
18
ettari,
potendo
così
competere
con
le
altre
principali
colonie
romane
dell’Hispania.
A
Maiorca
il
Balearico
fondò
anche
le
città
di
Palma,
la
capitale,
e la
già
citata
Alcùdia,
posta
sull’omonima
baia.
Vittima
di
continui
saccheggi
perpetuatisi
nel
corso
dei
secoli,
a
partire
proprio
dalle
incursioni
vandaliche
che
si
verificarono
alla
vigilia
della
caduta
dell’Impero
(evento
che
inaugurerà
l’inarrestabile
declino
di
Pollentia),
l’assetto
originario
della
città
romana
risulta
oggi
pesantemente
stravolto.
Tuttavia,
le
ricerche
archeologiche
(non
ancora
completate)
hanno
riportato
alla
luce
interessanti
testimonianze
del
glorioso
passato
di
Pollentia,
la
quale
può
essere
considerata
di
fatto
il
sito
romano
più
importante
delle
Baleari.
A
nord-ovest
del
sito
vi è
un’area
prettamente
residenziale
denominata
Sa
Portella
(barrio
de
Sa
Portella),
dove
si
può
riconoscere
il
tipico
assetto
urbanistico
romano
dall’incrocio
dei
due
principali
assi
viari:
il
decumanus
maximus
in
direzione
est-ovest
(appellato
in
catalano
carrer
porticat,
‘strada
porticata’)
e il
cardo
maximus
in
direzione
nord-sud
(carrer
nord-sud).
Tra
gli
anni
Cinquanta
e
Sessanta
del
Novecento,
nel
quartiere
di
Sa
Portella,
sono
state
rinvenute
tre
domus
oggi
visitabili:
nel
settore
nord-est
la
cosiddetta
Casa
dei
Due
Tesori,
dall’altra
parte
del
decumano
la
Casa
della
Testa
di
Bronzo,
infine
la
Casa
Nord-Ovest.
La
domus
dei
Due
Tesori,
la
meglio
conservata,
occupa
una
superficie
di
450
m2,
ed è
stata
così
denominata
per
via
del
ritrovamento,
tra
le
altre
cose,
di
alcune
monete
in
due
ambienti
diversi
dell’abitazione.
Uno
dei
due
tesori
comprende
diciotto
monete
datate
al
III
secolo,
riportanti
le
effigi
degli
imperatori
Caracalla
(198-217)
e
Traiano
Decio
(249-251).
L’altro
tesoretto
è
stato
invece
datato
al
IV
secolo.
In
questa
abitazione
sono
ben
riconoscibili
praticamente
tutti
i
principali
ambienti
tipici
di
una
domus
romana.
.
Domus
dei
Due
Tesori
.
Domus
dei
Due
Tesori
.
Domus
dei
Due
Tesori
.
Domus
dei
Due
Tesori
La Casa della Testa di Bronzo deve il suo nome al reperto più interessante
rinvenuto
in
loco:
il
frammento
bronzeo
di
una
testa
femminile
che
misura
poco
più
di
14
centimetri,
datato
al
II
secolo,
oggi
conservato
presso
il
Museo
Monografico
di
Pollentia,
ad
Alcùdia.
La
domus,
parzialmente
distrutta
durante
i
lavori
per
la
realizzazione
di
una
stazione
ferroviaria
nel
1936,
conserva
ancora
parte
del
peristilio
e di
due
tabernae;
la
sua
prima
costruzione
risale
alla
seconda
metà
del
I
secolo
a.C.,
ha
subito
successivi
rimaneggiamenti
pertinenti
al
periodo
imperiale,
per
esser
poi
abbandonata
durante
il
IV
secolo.
.
La
cosiddetta
Domus
della
Testa
di
bronzo
.
La
testa
bronzea
ritrovata
nella
domus,
oggi
al
Museo
Monografico
di
Pollentia
(Alcùdia)
La Casa Nord-Ovest è la meno conservata di Sa Portella, essa ha
infatti
è
stata
sventrata
da
un
muro
difensivo
di
cinque
metri
di
larghezza
innalzato
alla
fine
del
III
secolo.
.
Domus
Nord-Ovest
A sud del quartiere Sa Portella una quarta domus, non visitabile,
prende
il
nome
di
Polimnia
per
via
di
un
dipinto
murale
che
rappresenterebbe
la
musa
della
poesia.
A 200 metri a sud-est del quartiere residenziale, gli scavi hanno
portato
alla
luce
il
Forum
di
Pollentia.
Già
scavi
ottocenteschi
avevano
preannunciato
la
presenza
del
foro
sulla
base
di
alcuni
ritrovamenti,
tra
cui
una
stele
commemorativa
dell’edile
Lucius
Vibius
Lucius,
eretta
dalla
moglie
Manlia
Fabiana
e il
figlio
Vibius
Manlianus.
Ricerche
successive
hanno
poi
individuato
vari
edifici
pubblici
di
cui
si
menziona
il
Capitolium,
il
primo
a
essere
innalzato,
due
tempietti,
alcune
tabernae
e
iscrizioni
onorarie,
il
tutto
a
conferma
del
ruolo
centrale
di
questo
luogo
nella
vita
cittadina
romana.
La realizzazione del foro è pertinente al I secolo a.C., e nonostante
un
incendio
divampato
tra
il
270
e il
280
ne
abbia
distrutto
parzialmente
le
strutture
presenti,
l’area
è
stata
praticata
per
molto
tempo,
fin
quando,
caduto
l’Impero,
venne
riadattata
a
necropoli.
Nella zona del foro, a pochi metri dal Capitolium, si erge
un
piccolo
edificio
che
si
estende
per
10
metri
in
direzione
nord-sud
e
6,5
metri
in
direzione
est-ovest.
Dai
più
ritenuto
un
edificio
sacro
(il
cosiddetto
“Tempietto
I”)
il
cui
titolo
rimane
sconosciuto,
non
si
può
tuttavia
escludere
che
possa
trattarsi
della
base
di
una
statua
equestre,
dato
il
ritrovamento
in
loco
di
alcuni
frammenti
bronzei
tra
cui
una
testa
equina.
L’altro
piccolo
tempio,
il
Tempietto
II,
si
trova
a
circa
9
metri
dal
precedente
e
rispetto
a
esso
è
orientato
ortogonalmente,
cioè
l’asse
maggiore
del
tempio
è
disposto
est-ovest.
L’elemento più suggestivo del sito di Pollentia è senz’altro il
Teatro
romano,
costruito
durante
il
principato
di
Augusto
sull’istmo
che
separa
la
baia
di
Pollentia
e la
baia
di
Alcùdia,
una
posizione
privilegiata
che
permetteva
agli
spettatori
di
osservare
il
mare
dagli
spalti.
Il
teatro
è
stato
ottenuto
per
escavazione
della
roccia
sfruttando
il
naturale
pendio
della
colle
su
cui
si
trova.
L’orchestra
semicircolare
ha
un
diametro
di
9,5
metri,
la
cavea,
suddivisa
in
prima,
media
e
summa,
consta
di
quattro
settori
alternati
da
tre
gradinate
radiali.
Dalle dimensioni relativamente modeste si stima che il teatro disponesse
di
circa
800
posti
a
sedere,
ma
pare
potesse
contenere
un
numero
altrettanto
alto
di
spettatori
stanti
in
piedi.
I molti reperti raccolti nel corso di quasi un secolo di scavi nel
sito
di
Pollentia
(ricordiamo
che
le
attività
di
ricerca
non
sono
terminate),
sono
conservate
ed
esposte
nel
Museo
Monografico
di
Pollentia,
situato
nel
quartiere
storico
di
San
Giacomo
ad
Alcùdia.
Per
agevolare
la
fruizione
dei
reperti
e
apprezzarne
il
contesto
storico-sociale,
l’esposizione
museale
è
stata
organizzata
in
tre
diversi
settori
tematici,
ognuno
dedicato
a un
aspetto
della
comunità
romana
di
Pollentia:
la
vita
pubblica
nel
foro,
l’intrattenimento
e le
pratiche
funerarie.
Il
museo
mette
a
disposizione
del
fruitore
le
interessanti
testimonianze
di
una
realtà
ormai
scomparsa
ma
di
fondamentale
interesse;
tra
queste
citiamo
solo
la
testa
bronzea
ritrovata
nell’omonima
domus,
un
busto
che
ritrae
l’imperatore
Augusto,
frammenti
lapidei
di
notevole
pregio
artistico,
nonché
opere
d’epigrafia
come
le
tabulae
patronatus
in
bronzo
del
10
a.C.
e 6
d.C.,
entrambe
pertinenti
alla
città
di
Bocchorum,
vicino
Porto
Pollença,
in
cui
si
dichiara
la
subordinazione
della
suddetta
città
al
console
Marcus
Crassus
nel
primo
caso,
e al
senatore
Marcus
Atilius
Vernus
nel
secondo.
.
Le
tabulae
patronatus
di
Bocchorum
del
10
a.C.,
a
sinistra,
e
del
6
d.C.,
a
destra