N. 47 - Novembre 2011
(LXXVIII)
STORIA DI UNA VITTORIA ANNUNCIATA
UN NUOVO LEADER IN TUNISIA
di Francesca Zamboni
Svolta in Tunisia dopo 23 anni di dittatura. A vincere le elezioni è stato il partito d’ispirazione islamica En-Nahda di Rachid Gannouchi con quasi il quaranta percento dei suffragi, sbaragliando il principale partito di centro sinistra, Pdp (Partito democratico progressista), guidato da Najib Chebbi.
Adesso,
in
attesa
delle
nuove
elezioni
presidenziali
e
parlamentari,
l’arduo
compito
per
il
parlamento
di
portare
a
termine
il
governo
di
transizione,
seguito
alla
deposizione
di
Zine
El-Abidine
Ben
Ali,
per
crearne
uno
provvisorio,
accompagnato
da
una
nuova
Carta
costituzionale.
Si
tratta
di
una
vittoria
annunciata
che,
se
da
un
lato
può
rassicurare,
dall’altro
si
presta
alla
formulazione
di
domande
lecite
circa
il
futuro
democratico
della
Tunisia,
ovvero
il
rapporto
con
l’occidente
e la
realizzazione
di
quanto
promesso
sulla
scia
di
una
violenta
rivolta
popolare,
che
passerà
alla
storia
come
la
rivoluzione
dei
gelsomini.
Gli
obiettivi
di
En-Nahda
sono
chiari
e
promettenti,
seppur
teorici.
Si
va
dalla
creazione
di
istituzioni
democratiche
a
condizioni
di
vita
dignitose,
soprattutto
per
quanto
concerne
lo
status
delle
donne
tunisine.
La
speranza
è
quella
di
avviare
una
sana
collaborazione
economica
con
altri
stati
interessati
a
futuri
investimenti
nel
paese.
Gannouchi
ha
giocato
abilmente
la
carta
dell’organizzazione
politica,
strategia
che
gli
è
valsa
la
vittoria,
offrendo
all’occidente
l’immagine
di
un
paese
laico
in
cambio
della
loro
fiducia.
Non
più
corruzione,
ma
una
trasparenza
garante
di
sicurezza
e
stabilità;
capace
di
scansare
le
ombre
gettate
da
Ben
Ali,
rivitalizzando
una
paese
che
ai
tempi
di
Bourguiba
si
era
distinto
per
la
strabiliante
evoluzione
sociale
rispetto
agli
altri
paesi
del
Maghreb.
Ricordiamo
che
la
Tunisia,
sebbene
sia
il
paese
più
piccolo
del
Nordafrica,
è
quello
che
è
riuscito
a
raggiungere
la
maggiore
emancipazione
sociale
nel
mondo
arabo.
Queste
sono
state
le
prime
elezioni
libere,
frutto
della
Primavera
araba,
abilmente
strumentalizzata
da
un
Gannouchi
astuto
e
attento
ai
bisogni
del
popolo
tunisino,
facendo
leva
sui
bisogni
e
sogni
democratici
dei
cittadini.
Tuttavia,
aldilà
di
quello
che
sia
il
futuro
sociale
e
istituzionale
della
Tunisia,
una
cosa
è
sicura:
Gannouchi
non
aveva
reso
omaggio
a
Bourguiba
dopo
la
sua
morte,
definendolo
un
dittatore,
ma
aveva
ammesso
che
il
periodo
bourguibiano
“era
stato
meno
peggio
di
quello
di
Ben
Ali”.
Adesso
non
dobbiamo
far
altro
che
osservare
i
prossimi
sviluppi
portati
avanti
dal
nuovo
leader
moderato
islamico,
sperando
che
En-Nahda
significhi
veramente
rinascita.