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N. 8 - Agosto 2008 (XXXIX)

IL PLURALISMO RELIGIOSO
USA vs Italia

di Francesco Arduini

L'Età moderna

L'idea che l'età moderna abbia determinato un rapido declino della religione sia nella sfera pubblica, sia nelle menti degli individui, è stata ampiamente accettata. Il termine comunemente usato per indicare questo presunto processo di declino religioso è "secolarizzazione", mentre la sua elaborazione teorica da parte di storici o scienziati sociali, è chiamata "teoria della secolarizzazione".

E' stato inoltre raggiunto un accordo sulla causa del fenomeno. La colpa di questo incidente di percorso metafisico della storia moderna viene generalmente attribuita alla scienza, più precisamente alla scienza moderna, che ha trasformato radicalmente le condizioni dell'esistenza umana negli ultimi secoli. Prendendo lo scienziato e l'ingegnere come le figure tipiche dell'età moderna, si può affermare che la religione è divenuta impensabile per il primo e inutile per il secondo. Il presupposto più importante, naturalmente, è che la religione si basa sull'incomprensibilità del mondo e sul disorientamento dell'uomo in quel mondo incomprensibile, per cui essa deve necessariamente declinare, come accade a queste due condizioni.

Si può mostrare come in vari luoghi l'avanzare della modernità abbia coinciso passo dopo passo con un netto declino sia della pratica sia della fede religiosa. La ragione della secolarizzazione è il potere di trasformazione della modernità. Scienza e tecnologia sono due fattori che stanno alla base della secolarizzazione. La scienza moderna stimola un modo di pensare che non tollera il mistero, e che cerca spiegazioni razionali invece che causalità soprannaturali.

Perciò è ragionevole parlare di una relazione tra "la morte di Dio" e il progresso della moderna produzione industriale, come anche del consumo dei suoi prodotti.

Ma una teoria che concepisca la secolarizzazione come inestricabilmente legata alla modernità va incontro a gravi difficoltà. Vi sono vaste regioni, oggi, in cui non solo la modernizzazione non ha prodotto laicismo, ma ha portato a una riaffermazione della religione. Il mondo islamico ribolle di tali riaffermazioni. Si direbbe che la relazione tra religione e modernità sia molto più complessa di quel che si pensava. Se l'età moderna è stata, in effetti, la scena di una secolarizzazione diffusa, è stata anche la scena di potenti movimenti di contro-secolarizzazione.

Esistono un'area geografica e un gruppo di persone appartenenti a paesi diversi a cui la teoria della secolarizzazione sembra applicarsi molto bene. Questa regione è l'Europa, e il gruppo comprende persone che hanno ricevuto un'istruzione superiore di tipo occidentale. Al contrario, il resto del mondo è più che mai sfrenatamente religioso. La religione tradizionale continua a esercitare un profondo influsso su vaste moltitudini in quasi tutte le regioni non occidentali, nelle regioni asiatiche e nel mondo musulmano, nell'Africa sub-sahariana e nell'America Latina.

Se si guarda ai movimenti di rivitalizzazione religiosa su scala mondiale, due spiccano fra tutti. Uno è quello musulmano, l'altro quello protestante evangelico: entrambi reagiscono a qualcosa. In particolare, reagiscono al disorientamento causato dalla modernizzazione e al senso di disagio che ne deriva. Il movimento musulmano è neotradizionale, il movimento evangelico è solo parzialmente antimoderno nelle sue intenzioni, mentre si può ragionevolmente sostenere che le sue conseguenze sono modernizzanti in senso positivo.

Il fenomeno Stati Uniti

Un'ulteriore difficoltà per la teoria della secolarizzazione è il carattere religioso degli Stati Uniti, e non si tratta di una difficoltà da poco. Nessuno oserà dire che gli Stati Uniti non sono una società moderna. Eppure, in base a tutti i criteri convenzionali, continuano a essere un paese profondamente religioso. Non solo viene mantenuto uno status quo religioso, ma sempre più americani si recano alle funzioni religiose, sostengono le organizzazioni religiose e di definiscono credenti convinti. Le chiese prosperano in relazione diretta con la loro fedeltà alle credenze e alle pratiche tramandate: più sono conservatrici, più hanno successo.

Il termine "co-esistenza" implicito nell'idea di pluralizzazione, denota un certo grado di interazione sociale. Il pluralismo che ci interessa qui appare quando si apre una breccia negli steccati. I vicini si sporgono al di sopra dello steccato, si parlano, si frequentano. Inevitabilmente si verifica quello che Berger chiama "contaminazione cognitiva": diversi stili di vita, valori e credenze cominciano a mescolarsi. La "contaminazione cognitiva" porta ad accettare la possibilità che i propri modi tradizionali di concepire il mondo possano non essere i soli accettabili; ci si abitua a prendere in esame tutti i diversi modi di vedere le cose.

Il linguaggio della religione americana esprime questa dinamica pluralista in modo molto preciso: gli americani hanno "preferenze religiose"; l'identità religiosa è qualcosa che è "capitato" loro; dichiarano di "aderire" a una religione particolare.

E' un linguaggio che denuncia "transitorietà". Il luogo di nascita e il tipo di educazione ricevuta non vengono necessariamente percepiti come parte di un destino immutabile; si potrebbe "aderire" ad una particolare religione oggi, e a un'altra domani; ecc..

Questa fluidità e dinamicità, sono la chiave per comprendere il "fenomeno Stati Uniti". Se la secolarizzazione è prodotta dalla modernità, la pluralizzazione (anch'essa frutto della modernità) può efficacemente controbilanciare gli effetti della secolarizzazione.

Il fenomeno Italia

Un vero pluralismo, una "contaminazione cognitiva" che raggiunga tutti gli strati sociali di una determinata comunità, sono necessari ad impedire una desacralizzazione che altrimenti impererebbe. In quelle società dove esiste solo un pluralismo "di facciata", dove la "co-esistenza" di molteplici realtà religiose non giace su piani egualitari, il processo di secolarizzazione sarà impossibile da contenere. L'Italia ne è forse il tipico esempio.

Secondo la ricerca-choc commissionata all’Eurisko dalla Commissione biblica cattolica e presentata in Vaticano lo scorso aprile, l’86% degli italiani ignora completamente le Sacre Scritture e, in materia di fede, non ha alcuna nozione di base. Appena uno su quattro ha letto nell’ultimo anno un brano biblico; se il 75% degli statunitensi afferma di aver letto un brano della Bibbia negli ultimi 12 mesi, solo il 27% degli italiani può dire altrettanto. E solo una piccola minoranza sa se i Vangeli sono parte della Bibbia, se Gesù ha scritto libri della Bibbia, chi tra Mosé e Paolo era un personaggio dell’Antico Testamento, e via dicendo.

In diverse voci del sondaggio l’Italia è maglia nera su un un campione di 13 mila persone intervistate anche negli Stati Uniti, Gran Bretagna, Olanda, Francia, Germania, Spagna, Polonia e Russia. L'assai deprimente situazione italiana dipinta da sondaggi come questi, non è forse il frutto di una mancanza di vero pluralismo religioso nella nostra società?

Il pluralismo come rimedio

Nel corso della storia, la maggior parte degli esseri umani ha trascorso la vita intera in un unico ambiente culturale altamente integrato; oggi, invece, la maggior parte degli esseri umani del mondo si imbatte continuamente in culture diverse, sia attraverso il contatto diretto sia attraverso i mezzi di informazione e i mezzi di comunicazione istantanea.

Ma il pluralismo non è solo una moltitudine di persone di diverso colore, lingua e religione, e di stili di vita che cozzano l'uno contro l'altro e che in qualche modo finiscono per convivere pacificamente. Il pluralismo influisce anche sulla coscienza dell'uomo, su ciò che ha luogo nella nostra mente. Le culture differenti in cui ci imbattiamo nel nostro ambiente sociale vengono trasformate in scenari o scelte alternative di vita. L'epoca attuale fornisce opportunità senza precedenti.

Opportunità che proprio là dove vige un finto pluralismo vengono sostanzialmente ignorate; lo dimostra il fatto che pur essendo ormai a metà dell'anno 2008, i mass-media italiani hanno dato pochissimo risalto alla decisione N. 1983/2006/CE del parlamento europeo relativa all'anno dedicato al dialogo interculturale, il 2008, il cui articolo 1 recita:

Gli obiettivi generali dell'anno europeo del dialogo interculturale sono di contribuire a:

— promuovere il dialogo interculturale come processo in cui quanti vivono nell'UE possono migliorare la loro capacità di adattarsi ad un ambiente culturale più aperto ma anche più complesso in cui, nei diversi Stati membri e anche all'interno di ciascuno di essi, coesistono identità culturali e credenze diverse;

mettere in evidenza il dialogo interculturale come opportunità di contribuire a una società pluralistica e dinamica, in Europa e nel mondo intero, e da essa trarre profitto;

Quanto sopra esposto sembra quindi confermare le tesi di sociologi come Caplow o Finke, i quali sostengono che il pluralismo religioso rafforzerebbe la religione, impedendo il predominio di una qualsiasi di esse e offrendo agli individui mille maniere di soddisfare le loro aspirazioni socio-religiose. Per usare le parole di Berger: "il pluralismo moderno rappresenta un vantaggio enorme per la fede: fornisce all'individuo in cerca della verità religiosa l'opportunità di ricominciare da capo". In linea con ciò, non è difficile immaginare come l'attuale predominio mediatico, e non solo, della Chiesa Cattolica in Italia possa ostacolare ogni tentativo di rimediare alla triste realtà fotografata dalla ricerca Eurisko.

 

Riferimenti bibliografici:

 

P.L. Berger, Una Gloria Remota, Bologna, 1994

G. Galeazzi, In Principio era il Verbo, ma gli italiani non lo leggono, LaStampa.it, 29.04.2008

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, 30.12.2006

 

 

 

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