N. 18 - Giugno 2009
(XLIX)
Pinochet e gli USA
servizi segreti e Operazione Condor
di Andrea Cesolari
L’11 settembre 1973 un golpe guidato dal Generale
Pinochet rovesciò il governo Allende, instaurando un
regime militare basato sulla violenza e sulla
repressione. Pinochet dichiarò lo stato di emergenza e
concentrò i poteri di intelligence in un’unica agenzia,
la Dina (istituita il 14/06/1974).
Ad essa fu affidato il compito di eliminare gli
oppositori interni al regime e, in seguito, la
realizzazione di atti di terrorismo fuori dai confini
nazionali. A capo dell’organizzazione venne nominato il
colonnello Manuel Contreras Sepulvéda, definito da un
rapporto della Cia come il più noto simbolo di
repressione in Cile. Negli anni ’90 i governi cileni che
lavorarono al processo di transizione verso la
democrazia, affidarono a due commissioni il compito di
investigare sulle vicende cilene dell’era Pinochet e
quindi anche sull’operato della Dina. La prima fu la
Commissione nazionale cilena per la verità e la
riconciliazione, voluta dal presidente Patricio Aylwin
Azocar ed affidata all’avvocato Raul Rettig. In seguito,
nel novembre 2004, il presidente Ricardo Lagos Escobar,
istituì una seconda commissione, detta Commissione
nazionale sopra la prigionia politica e la tortura, nota
come commissione Valech.
Il rapporto Rettig ha stabilito che la Dina agiva in
totale segretezza e, di fatto, oltre la giustizia. Non
era sottoposta a controlli giuridici, né a controlli da
parte delle altre agenzie di intelligence. Formalmente
la Dina era sotto il controllo della Junta cilena, ma,
nella pratica, rendeva conto solo al presidente della
Giunta stessa, il generale Pinochet. Un rapporto della
Dia fu ancora più preciso: Nessun giudice in qualsiasi
corte, nessun membro del governo possono approfondire la
risoluzione di una materia se la Dina si occupa di essa.
[…] E’ una sorta di governo nel governo. Fino ad
arrivare ad affermare: Ci sono tre fonti di potere nel
Cile: Pinochet, Dio, e Dina.
La Dina divenne tristemente famosa per la brutalità dei
suoi metodi. Tra il 1974 e il 1977 si ebbero 6428
detenzioni, la maggior parte delle quali a danno di
movimenti legati ai partiti socialista e comunista. La
Commissione ha messo in evidenza il modus operandi
dell’agenzia. Gli agenti della Dina in borghese
prelevavano le vittime nelle loro stesse case o per
strada, anche in presenza di testimoni. Seguivano la
detenzioni e la tortura. Il sistema più comune era
battere il prigioniero finché il sangue non fluisse e le
ossa non fossero rotte. Oppure i prigionieri venivano
tenuti con la faccia rivolta verso terra, o in piedi per
numerose ore. Venivano tenuti alla luce per giorni
interi, o, al contrario, tenuti al buio o incappucciati.
Altre volte venivano portati in cunicoli così stretti da
non potersi nemmeno muovere. Senza acqua e cibo. Appesi
per ore per le braccia. Tenuti con la testa immersa
nell’acqua o nell’urina. Furono oggetto di violenze e
degradazioni sessuali. In alcuni centri di detenzione, i
sistemi di tortura erano più sviluppati. Per esempio
venivano usati cani, o alcune pratiche particolari, come
il”pau de arard”: il torturato viene appeso con la testa
in giù, con un palo o un bastone tra le gambe e le
braccia. Infine i prigionieri venivano maltrattati di
fronte ai propri parenti, o viceversa.
Durante il periodo compreso tra il 1974 ed il 1977, la
Cia ebbe numerosi contatti con Manuel Contreras.
Nonostante il suo nome fosse legato a violazioni di
diritti umani, Contreras venne spesso invitato nel
quartier generale della Cia insieme agli ufficiali della
divisione occidentale ed al generale statunitense Vernon
Walters. La Commissione nazionale cilena per la verità e
la riconciliazione stabilì che la Cia ebbe dei rapporti
continui con i servizi di sicurezza cileni: “Dopo il
golpe, la Cia rinnovò le relazioni con le forze di
sicurezza e con i servizi di intelligence del governo
cileno. La Cia fornì servizi di assistenza
all’organizzazione interna e all’addestramento
necessario per combattere i sovversivi ed il terrorismo
provenienti dall’estero”. La Cia, quindi, offrì a
Contreras il supporto necessario per creare in pochi
mesi un’organizzazione altamente efficiente. Risulta
evidente che i rappresentanti politici del governo
statunitense avevano approvato i contatti della Cia con
Contreras, data la sua posizione di capo della
principale organizzazione di intelligence cilena,
ritenendolo utile per l’adempimento delle missioni
dell’agenzia.
Tra Stati Uniti e Cile non vi furono solamente rapporti
tra le agenzie di intelligence. A metà degli anni ’90,
infatti, vennero de-secretati i documenti relativi al
cosiddetto Project X, che portò alla scoperta di
inquietanti scenari sul possibile coinvolgimento degli
Stati Uniti nella questione relativa all’uso della
tortura nell’America latina. Il Project X era il nome
della raccolta di documenti dell’intelligence relativa
ai metodi di interrogatorio utilizzati dai militari
statunitensi prima in Vietnam e poi in America latina.
Gli stessi metodi di interrogatorio vennero utilizzati
nell’addestramento degli ufficiali dell’America del Sud.
Precisamente, questo progetto comprendeva i 7 manuali
della U.S. Army School of Americas, il centro di
addestramento per ufficiali latino americani diretto
dagli Stati Uniti a Panama. Come confermato in una
intervista dal Maggiore Tise nel 1982: "Tra la metà
degli anni ‘60 ed il 1976, le tecniche di
interrogatorio, comprendenti l’uso della tortura, furono
utilizzate nella U.S. Army School of Americas. Nel 1976,
durante l’amministrazione Carter, queste tecniche di
intelligence furono sospese in seguito ad una inchiesta
del Congresso degli Stati Uniti, che temeva il
diffondersi di metodi che violavano i diritti umanitari
nell’America del Sud".
Nell’organigramma della Dina era prevista l’esistenza di
una speciale unità, la cosiddetta brigada exterior,
creata con lo scopo di occuparsi di operazioni di
intelligence fuori dai confini nazionali. Pinochet non
intendeva limitare le funzioni della Dina a quelle di
una semplice polizia segreta interna, ma intendeva
costituire un’organizzazione extranazionale in grado di
neutralizzare minacce provenienti dall’estero.
La Dina non si sarebbe limitata ad operazioni di
spionaggio e contro propaganda, ma avrebbe dovuto
portare ad azioni come quelle condotte nel proprio
territorio verso gli oppositori del regime. La
pianificazione del nuovo progetto avvenne nel 1975.
Furono reclutati sia membri militari che civili,
appartenenti a gruppi nazionalistici o a movimenti di
estrema destra. Furono creati centri operativi in altre
nazioni, ognuno con un proprio staff che collaborava con
i servizi segreti di quel paese. Ogni dipartimento
disponeva di una rete di comunicazione interna ed
internazionale che si avvaleva di telex, radio e
computer. La funzione principale di questa sezione era
l’attività di spionaggio e di controspionaggio. Un altro
importante obiettivo era quello di mantenere una vigile
sorveglianza sulla rete di comunicazione estera
ufficiale: il Ministero degli Esteri, l’Ambasciata, il
Consolato e gli attaché militari.
Inizialmente in Sud America, poi negli Stati Uniti e in
Europa sopra l’istituzione che era composta in larga
parte da civili. La Dina lavorava per investigare,
sorvegliare, raccogliere informazioni e, persino,
eliminare gli oppositori del regime che trovavano
rifugio all’estero. Per svolgere al meglio queste
missioni, gli agenti cileni venivano ufficialmente
assunti come personale delle linee aeree negli aeroporti
internazionali, incluso quello di New York. Vennero
create, sul modello della Cia, delle stazioni, con
agenti operativi sotto copertura civile piuttosto che
militare. La prima stazione estera della Dina fu
stabilita nella primavera del 1974 a Buenos Aires.
Successivamente vennero create altre sezioni in Spagna,
in Francia, Gran Bretagna e Germania Ovest.
Intorno alla metà degli anni ’70, il Cile divenne la
vera e propria base dei più violenti gruppi terroristici
di tutto il mondo. Sotto la supervisione del Cile, si
creò una fitta rete di alleanze che offriva rifugio,
addestramento, informazioni e finanziamenti a numerosi
gruppi di estrema destra che agivano anche negli Stati
Uniti e in Europa. Le missioni più comuni affidate a
questi gruppi erano gli assassini di esiliati politici.
Si trattava di un terrorismo internazionale
sponsorizzato e promosso dai governi degli stati.
Venivano pubblicati in giornali fittizi i nomi in codice
delle persone ricercate. I servizi di intelligence
coinvolti venivano messi in allerta e comunicavano le
informazioni alle sezioni interessate. La più forte di
queste alleanze fu stretta tra la Dina e il Mnc, il
movimento cubano anti-castrista.
Per aumentare il numero dei contatti tra la Dina e i
vari gruppi di estrema destra presenti in Europa, fu
inviato dalla Cia l’agente statunitense Townley. Questi
conobbe numerosi membri dei gruppi armati, tra cui
l’italiano Stefano Delle Chiaie, membro di Avanguardia
Nazionale, che si sarebbero resi indispensabili per
l’attuazione dei piani di assassinio internazionale
progettati negli anni dell’operazione Condor. Il buon
funzionamento della rete di collaborazione convinse
Pinochet che era giunto il momento per dar vita ad
un’organizzazione vera e propria, tramite un accordo tra
governi. Contreras ricevette l’incarico di organizzare
un meeting per presentare il progetto di Pinochet. Alla
fine dell’estate del 1975, Contreras partì alla volta di
Washington per incontrare Vernon Walters, prima tappa di
un tour che lo avrebbe portato a raccogliere l’adesione
di numerosi capi dei servizi di intelligence del cono
sud.
Nell’ottobre del 1975, Contreras invitò i direttori dei
servizi segreti dei più importanti paesi dell’America
latina a Santiago. Erano presenti le rappresentanze
ufficiali di Cile, Argentina, Uruguay, Paraguay e
Bolivia e Brasile. Contreras illustrò il piano: "La
sovversione non riconosce confini, e si sta infiltrando
ad ogni livello della vita nazionale. I sovversivi hanno
sviluppato una struttura intercontinentale,
continentale, regionale e locale. Al contrario, le
nazioni che subiscono il loro attacco sul fronte
militare, politico ed economico, si difendono solo con
intese bilaterali e accordi tra gentiluomini". Era
necessario dar vita ad un accordo ufficiale, che
portasse i paesi coinvolti ad una collaborazione per
gradi: Il primo passo era la creazione di un centro di
coordinamento, con sede a Santiago, che ricalcasse il
modello dell’Interpol di Parigi, ma dedicato alla
sovversione. Sarebbero stati utilizzati tutti i più
moderni sistemi di telex, microfilm e computer.
Questa operazione avrebbe preso il nome di Condor, su
suggerimento della delegazione uruguaiana, in onore del
simbolo del paese ospitante. La seconda fase avrebbero
compreso operazioni vere e proprie, quindi azioni
segrete non citabili nei documenti, come propaganda nera
e disinformazione, cattura di prigionieri politici e
trasferimento di questi tra le varie nazioni, senza
necessità di passare per i canali ufficiali. La terza
fase, la più segreta, avrebbe portato alla realizzazione
di assassini internazionali, che avrebbero colpito
vittime eccellenti, come ex presidenti, capi militari
dissidenti, leader politici moderati. Un rapporto della
Dia, in cui veniva illustrato il funzionamento di
Condor, descriveva il coinvolgimento di squadre speciali
durante l’esecuzione della fase tre, con agenti di
diverse nazionalità impegnati in operazioni comuni.
L’accordo venne ratificato il 30 gennaio del 1976. Il
secondo meeting dei membri di Condor si ebbe in Santiago
nel maggio del 1976.
Questo meeting fu monitorato dall’intelligence
statunitense, e portò a numerosi accordi: ogni membro
sarebbe stato identificato da un numero: il Cile era
Condor uno. La Dina avrebbe creato un database con
l’elenco dei sovversivi di tutta l’America latina. Cile,
Argentina ed Uruguay avrebbero condotto operazioni
segrete in Europa. Secondo la Cia, le operazioni contro
militari e civili avrebbe coinvolto soprattutto Francia
e Portogallo. A Parigi, infatti, trovavano rifugio la
maggior parte degli esiliati del sud America. Il
successivo Settembre venne organizzato a Buenos Aires un
corso speciale di addestramento per le operazioni sul
campo, mentre lo scambio di informazioni era attivo da
tempo.
L’addestramento comprendeva un corso per future azioni
in Europa degli agenti di Cile, Argentina ed Uruguay. Il
Brasile preferì partecipare solo ad azioni il cui
svolgimento fosse limitato al sud America. A Dicembre
alcuni degli agenti furono inviati a Parigi per
perfezionare l’addestramento, creando unità speciali sul
modello di quelle statunitensi, pronti per la fase tre
di Condor.
Tra il 1975 ed il 1977, un numero imprecisato di persone
fu vittima delle operazioni di terrorismo legate a
Condor. Dopo il golpe del 1976, circa 15000 esiliati che
avevano trovato rifugio in Argentina divennero vittime
di repressione, rapimenti, torture, e sparizioni. Le
vittime delle operazioni congiunte delle forze segrete
del cono Sud furono membri di movimenti di sinistra,
parlamentari, ex presidenti che avevano trovato fino ad
allora un rifugio sicuro. Il modo in cui furono
assassinate le vittime indicava la grande organizzazione
e la determinazione degli agenti di Condor. Tra i vari
casi del 1976: 10 aprile, Edgardo Enriquez, membro del
Mir rapito a Buenos Aires con altri militanti,
trasferito a Villa Grimaldi, torturato e ucciso.
Il 21 maggio, Zelmar Michelini e Luis Gutierrez,
parlamentari uruguaiani vennero uccisi a colpi di arma
da fuoco per le vie di Buenos Aires. Stessa sorte il 4
giugno per Juan Tose Torres, ex presidente boliviano.
L’11 giugno ventitre rifugiati cileni e uno uruguaiano,
a Buenos Aires sotto la protezione delle Nazioni Unite
vennero rapiti, interrogati e torturati da una squadra
di agenti argentini, uruguaiani e cileni. Tra il 24 ed
il 27 settembre, 30 persone vennero uccise durante raids
organizzati da militari uruguaiani. Le indagini del
Conadep hanno evidenziato 8055 vittime dal 1975 al 1978,
con una media di oltre 2000 vittime all’anno, rispetto
alle 59 vittime registrate dal 1973 al 1974, con una
media di 30 assassini all’anno. Solamente negli anni
1976-1977 si registrarono 6771 morti assassinati. Le
operazioni vennero poi effettuate anche in altri paesi
come il Paraguay e il Perù. Agli inizi del 1978 altri
due paesi divennero membri di Condor: l’Ecuador ed il
Perù. Mentre l’Argentina divenne sede del segretariato,
base del sistema di comunicazioni chiamato sistema
Condor.
Il sistema Condor espresse tutto il suo potenziale
organizzativo e distruttivo in occasione dell’attentato
terroristico a Washington D.C. del 21 settembre 1976.
L’obiettivo era stato individuato dalla Dina in Orlando
Letelier, amico di lunga data di Allende, nominato a suo
tempo primo ambasciatore a Washington dal governo di
Unidad Popular. Espulso dal paese, aveva trovato
accoglienza negli Stati Uniti, dove vantava un’amicizia
personale con l’influente senatore Edward Kennedy.
Letelier trovò impiego presso l’Istituto per gli Studi
Politici, a Washington DC.
Democratico apprezzato, attaccò duramente la giunta
militare cilena, trovando appoggio tra i parlamentari
statunitensi. Questo preoccupava Pinochet che decise di
ordinarne l’assassinio. Venne istruito il killer Townely
ed il luogotenente Fernàndez Larios, i quali si recarono
in Paraguay per ottenere dei passaporti falsi. La
stazione Cia in Santiago avvisò il Consolato degli Stati
Uniti e l’ambasciatore in Paraguay, Siracusa, decise di
concedere il visto ai due cittadini cileni, annotando
comunque i loro passaporti. L’operazione stava
coinvolgendo un cittadino statunitense (Townley),
esiliati cubani che lavoravano per la rete Dina,
personale della rete esterna della Dina, e i partner di
Condor in Argentina e Paraguay. Entrati in territorio
statunitense, Townely e Larios ebbero modo di studiare i
movimenti di Letelier e organizzare l’attentato. Il 21
settembre, Letelier si dirigeva a lavoro con due suoi
colleghi, cittadini statunitensi: Ronni Karpen Moffit e
suo marito Micheal. L’auto su cui viaggiavano fu fatta
esplodere con un telecomando a distanza. Dei tre si
salvò miracolosamente solo Micheal Moffit.
Una settimana dopo l’attentato a Washington, le indagini
condotte dall’Fbi, portarono alla creazione di un
rapporto segreto denominato Chilbom, che comprendeva un
cablo inviato dall'attachè statunitense a Buenos Aires,
Scherrer: "L’operazione Condor è il nome in codice per
un’operazione di scambio di informazioni tra i servizi
di intelligence del Sud America, che porta
all’eliminazione di terroristi marxisti. Comprende
azioni con gruppi di agenti di diverse nazionalità. Il
Cile è il centro dell’operazione Condor, che comprende
Argentina, Bolivia, Paraguay, Uruguay e Brasile. Le
operazioni si sono svolte inizialmente in Argentina,
contro obiettivi di sinistra. La terza e più segreta
fase di Condor prevede la formazione di speciali unità
di agenti, che si spostino nel mondo per commettere
assassini contro nemici dei paesi membri di Condor. […]
Riguardo alla fase tre, un piano d’azione è stato
preparato negli Stati Uniti. Non è improbabile che il
recente assassinio di Orlando Letelier facesse parte
della fase tre di Condor".
Per circa venti anni, il cablogramma inviato da Scherrer
rimase l’unico documento de-secretato relativo alla
vicenda dell’assassinio Letelier Moffit. Esso faceva
ritenere che l’intelligence USA fosse venuta a
conoscenza dell’operazione Condor e dei rischi ad essa
connessa solo una settimana dopo l’attentato di
Washington.
Tuttavia, nel novembre 2001 venne recuperato un altro
cablogramma, trovato tra i sedicimila documenti
declassificati dagli archivi della Cia, dell’Nsc, della
Casa Bianca, del Dipartimento di Difesa e da quello di
Giustizia. In maniera clamorosa, esso contraddice quanto
affermato per anni dal governo degli Stati Uniti. Viene
riportata una comunicazione tra l’ambasciatore
statunitense White ed il generale Alejandro Fretes
Davalos, capo delle Forze Armate paraguaiane. Il primo
comunicava al secondo: "I capi dei servizi di
intelligence dei paesi dell’America del Sud coinvolti in
Condor comunicano l’un l’altro grazie al sistema
statunitense situato nella zona del Canale di Panama,
che copre l’intera America latina. Questa installazione
è utilizzata per coordinare le informazioni di
intelligence tra i paesi del Cono Sud. Infine White
esprime preoccupazione, nel caso in cui questo sistema
venisse rivelato nell’ambito della vicenda Letelier
Moffit".
Il primo concreto effetto avuto delle reazioni
statunitensi al caso Letelier e Moffit, fu la
dissoluzione della Dina. Le investigazioni effettuate in
seguito all’assassinio di Washington nell’ambito della
missione Condor, portarono l’Fbi ad accusare come
responsabili gli agenti della Dina. Le pressioni
ricevute dagli Stati Uniti, portarono Pinochet a
riorganizzare il suo sistema di intelligence.
Il 13 agosto del 1977 la Dina venne dissolta. Nella
motivazione ufficiale si leggeva: “Si stabilisce
l’opportunità di ristrutturare un organismo che fu
creato in un momento di conflitto interno, ormai
superato”. Lo stesso giorno, un altro decreto portò alla
nascita del Cni (Centro Nacionàl de Informaciòn.), un
organismo alle dipendenze del ministero dell’Interno,
alla cui testa verrà nominato Contreras, il quale verrà
rimpiazzato in un secondo momento. Un documento della
Dia dello stesso giorno, descrisse la Dina “come un
organismo sotto il diretto controllo di Pinochet,
responsabile delle detenzioni e della repressione post
golpe, e oggetto di diffuse critiche internazionali per
la violazione dei diritti umani. Il Cni eredita il ruolo
della Dina, con minori poteri di arresto e di
detenzione, in favore della polizia giudiziale e dei
carabineros.
Il Cni, che rimarrà in vita fino al febbraio del 1990,
ereditò il personale, i mezzi, le sedi della Dina.
Inizialmente, l’attività repressiva del Cni fu minore
rispetto a quella compiuta dalla Dina durante i tre anni
della sua esistenza. Il Cni si concentrò maggiormente
sulle operazioni di intelligence. Tuttavia sarebbe
fuorviante pensare che le detenzioni illegali e le
torture fossero terminate.
La commissione Rettig ha stimato 160 casi di violazioni
dei diritti umani che condussero alla morte tra il 1978
ed il 1985, la maggior parte dei quali attribuibili al
Cni.
Tra questi l’assassinio del leader sindacalista Tucapel
Jimenez nel 1982 e la decapitazione di tre professori
cileni nel marzo del 1985.