Pietro
Pettorelli
Storia di un maestro
del ferro battuto
di Fernando
Bassoli
Da tempo gli studiosi di Storia dell’Arte stanno
riscoprendo e rivalutando lo
stile Liberty, noto in Italia anche
come Stile Floreale. Uno dei suoi
esponenti di spicco fu il mantovano
Pietro Pettorelli (Mantova,
1893-1959), che ebbe un ruolo di
primo piano nella Storia del ferro
battuto artistico.
Pettorelli ereditò dal padre Remigio
una fiorente officina e anche la
passione per la lavorazione
artistica del ferro e si diplomò
alla Scuola d’Arte di Mantova
diretta dal Marosi (ne diventerà poi
direttore nel 1925). Si perfezionò
poi a Milano, all’Accademia di
Brera. Operando nell’ambito dell'Art
Noveau, insieme ad artisti
quali Mazzucotelli, Rizzarda, Matteucci, Calligaris e Gerardi,
fu tra i migliori interpreti di quel
vivace moto di rinnovamento nato
nelle Officine di Bulanger alla
Chapelle Saint Denis nella Parigi
degli anni Venti-Trenta, grazie
all’impegno dell’architetto
Viollet-Le Duc.
Dal 1914 al 1919 è al fronte nel
corpo degli Alpini. Nel 1920 creò la
sua opera forse più apprezzata da
pubblico e critica, cioè la
Chioccia con pulcini che
ricevette diversi riconoscimenti. Si
interessò di lui a questo punto la
prestigiosa rivista “L’Artista
moderno” di Torino che pubblica le
foto di diverse sue opere.
Dal 1931 al 1940 allestì delle
mostre personali a New York, Algeri,
San Paulo del Brasile. Sue opere
vengono acquistate in Inghilterra,
Svezia, Egitto, Cuba, Stati Uniti.
I notevoli successi in Francia gli
procurarono però l’antipatia del
regime fascista. La sua produzione
fu poi rallentata dallo scoppio
della Seconda Guerra Mondiale,
costringendolo a rientrare in patria
dopo i bombardamenti dei nazisti su
Parigi, che distrussero sia
l’officina di Pettorelli con le
varie attrezzature che la sua casa.
Essendo la Francia in guerra contro
l’Italia, le autorità parigine lo
informarono che, solo perché padre
di una bambina con cittadinanza
francese, avrebbe potuto restare, ma
solo a una condizione: arruolarsi
nell’esercito francese. Ovviamente
Pettorelli rifiutò: «Non potevo
mica sparare contro gli italiani!»,
spiegò poi.
Da notare che in Francia fece in
tempo a vincere la “Grande Stella
Azzurra”, massimo riconoscimento
dell’epoca per un artista.
La guerra purtroppo frenò la sua
ascesa, poiché fu richiamato alle
armi come veterano all’età di 51
anni, avendo come già detto preso
parte alla prima Guerra Mondiale.
Terminato il conflitto, si dedicò
all’insegnamento, come fece anche
sua moglie, la maestra Lelia Mastrocesare.
Progettò e diresse la costruzione
del campanile di San Rocco ad Asola,
in provincia di Mantova, dove visse
a lungo con la famiglia.
Autore di prestigiose opere ospitate
a Palazzo Chigi e
a Montecitorio, in quanto vincitore
di un concorso ad hoc, fu rivalutato
e gratificato da alcuni servizi a
lui dedicati dalla Rai.
Morì il 26 dicembre 1959, vinto da
un male incurabile, pochi mesi dopo
aver visto l’amata figlia Emilia
laurearsi in Lettere Antiche a
Bologna. Pietro Pettorelli è un
artista italiano da riscoprire e
valorizzare secondo i suoi meriti di
artista e insegnante d’arte.