[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 203 / NOVEMBRE 2024 (CCXXXIV)


arte

Pietro Pettorelli
Storia di un maestro del ferro battuto

di Fernando Bassoli

 

Da tempo gli studiosi di Storia dell’Arte stanno riscoprendo e rivalutando lo stile Liberty, noto in Italia anche come Stile Floreale. Uno dei suoi esponenti di spicco fu il mantovano Pietro Pettorelli (Mantova, 1893-1959), che ebbe un ruolo di primo piano nella Storia del ferro battuto artistico.

 

Pettorelli ereditò dal padre Remigio una fiorente officina e anche la passione per la lavorazione artistica del ferro e si diplomò alla Scuola d’Arte di Mantova diretta dal Marosi (ne diventerà poi direttore nel 1925). Si perfezionò poi a Milano, all’Accademia di Brera. Operando nell’ambito dell'Art Noveau, insieme ad artisti quali Mazzucotelli, Rizzarda, Matteucci, Calligaris e Gerardi, fu tra i migliori interpreti di quel vivace moto di rinnovamento nato nelle Officine di Bulanger alla Chapelle Saint Denis nella Parigi degli anni Venti-Trenta, grazie all’impegno dell’architetto Viollet-Le Duc.

 

Dal 1914 al 1919 è al fronte nel corpo degli Alpini. Nel 1920 creò la sua opera forse più apprezzata da pubblico e critica, cioè la Chioccia con pulcini che ricevette diversi riconoscimenti. Si interessò di lui a questo punto la prestigiosa rivista “L’Artista moderno” di Torino che pubblica le foto di diverse sue opere.

 

Dal 1931 al 1940 allestì delle mostre personali a New York, Algeri, San Paulo del Brasile. Sue opere vengono acquistate in Inghilterra, Svezia, Egitto, Cuba, Stati Uniti.

 

I notevoli successi in Francia gli procurarono però l’antipatia del regime fascista. La sua produzione fu poi rallentata dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, costringendolo a rientrare in patria dopo i bombardamenti dei nazisti su Parigi, che distrussero sia l’officina di Pettorelli con le varie attrezzature che la sua casa.

 

Essendo la Francia in guerra contro l’Italia, le autorità parigine lo informarono che, solo perché padre di una bambina con cittadinanza francese, avrebbe potuto restare, ma solo a una condizione: arruolarsi nell’esercito francese. Ovviamente Pettorelli rifiutò: «Non potevo mica sparare contro gli italiani!», spiegò poi.

 

Da notare che in Francia fece in tempo a vincere la “Grande Stella Azzurra”, massimo riconoscimento dell’epoca per un artista. La guerra purtroppo frenò la sua ascesa, poiché fu richiamato alle armi come veterano all’età di 51 anni, avendo come già detto preso parte alla prima Guerra Mondiale. Terminato il conflitto, si dedicò all’insegnamento, come fece anche sua moglie, la maestra Lelia Mastrocesare. Progettò e diresse la costruzione del campanile di San Rocco ad Asola, in provincia di Mantova, dove visse a lungo con la famiglia.

 

Autore di prestigiose opere ospitate a Palazzo Chigi e a Montecitorio, in quanto vincitore di un concorso ad hoc, fu rivalutato e gratificato da alcuni servizi a lui dedicati dalla Rai.

 

Morì il 26 dicembre 1959, vinto da un male incurabile, pochi mesi dopo aver visto l’amata figlia Emilia laurearsi in Lettere Antiche a Bologna. Pietro Pettorelli è un artista italiano da riscoprire e valorizzare secondo i suoi meriti di artista e insegnante d’arte.

RUBRICHE


attualità

ambiente

arte

filosofia & religione

storia & sport

turismo storico

 

PERIODI


contemporanea

moderna

medievale

antica

 

ARCHIVIO

 

COLLABORA


scrivi per instoria

 

 

 

 

PUBBLICA CON GBE


Archeologia e Storia

Architettura

Edizioni d’Arte

Libri fotografici

Poesia

Ristampe Anastatiche

Saggi inediti

.

catalogo

pubblica con noi

 

 

 

CERCA NEL SITO


cerca e premi tasto "invio"

 


by FreeFind

 

 


 

 

 

[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]