[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

165 / SETTEMBRE 2021 (CXCVI)


arte

LA DISTORSIONE DELL'ESTETICA
IL PIERCING, TRA LEGGENDE, STORIA E PROVOCAZIONI / I

di Emanuel De Marchis

 

Il piercing – dall'inglese to pierce, “forare” – costituisce uno dei più controversi e criticati “tabù estetici” del nostro tempo, attorno al quale circolano peraltro numerosi falsi miti, alimentati da una diffusa disinformazione alla quale si cercherà qui di porre parzialmente rimedio. Vediamo dunque, innanzitutto, di spiegare come tale pratica non arrechi – laddove ben eseguita – alcun danno alla nostra salute.

 

Il foro che viene applicato per immertevi il piercing, avendo un buco d’uscita, non arreca particolari complicazioni al sistema immunitario, costituendo uno sfogo, una sorta di “spurgo” utile a limitare eventuali infezioni, rendendo come detto il piercing innocuo. Oltre a ciò, va ricordato che i materiali utilizzati devono essere sterili, monouso e anallergici: difatti per un primo foro si usano gioielli in acciaio chirurgico o titanio, lo stesso utilizzato per le protesi ossee. Quanto alle tipologie e tempistiche di cura relative alla piccola ferita che comunque ne deriva, variano caso per caso, perché ogni piercing è soggettivo e adattabile corpo per corpo, persona per persona. Ogni individuo è d'altronde differente per tipologie di carattere somatico, dal tessuto epiteliale leso agli anticorpi che permettono la guarigione (e ognuno differisce anche nella soglia di sopportazione del dolore).

 

Dalla  citata etimologia inglese di piercing deriva anche il nome di chi lo effettua, il the Piercer, abile appunto a forare parti superficiali del corpo per inserirvi gioielli più o meno preziosi, illustrando inoltre al “cliente” tutte le tipologie di cura della ferita. Per far ciò, il piercer deve avere un’abilitazione da parte delle Asl di competenza, con regole proprie, regione per regione, nonché frequentare specifici corsi. Superato lo stage che lo identifica come idoneo, questi lavora di solito a braccetto con gli studi di tatuaggi, ma potrebbe svolgere il suo lavoro anche in una bottega propria, oppure in centri estetici. Detto ciò, è bene dire come fare un piercing non sia altro che un modo per personalizzare il proprio corpo o il proprio viso, alla stregua di quanto si fa con altri arricchimenti, a fini puramente estetici o – soprattuto nei tempi passati – rituali. In sostanza, il piercing, per quanto se ne possa parlar male, rimane un capriccio estetico del tutto innocuo, ammesso appunto che il processo di cicatrizzazione venga seguito dalle opportune cure.

 

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Utilizzo del piercing a scopo rituale presso la tribù degli Yanomamö (stanziata tra Brasile e Venezuela)

 

Aspetti tecnici a parte, è un fatto che oggi siano sempre più numerosi i giovani che portano un piercing (i nomi dei molteplici tipi derivano in gran parte dai corrispettivi in lingua inglese delle parti anatomiche del corpo), tra anelli al naso (Septum), piercing al labbro (Labret), classico fori al lobo o pià originali gioielli posizionati sul trago (Tragus, protuberanza di cartilagine tra viso e orecchio) o direttamente sul padiglione auricolare (Helix, Conch), per non parlare di quando, nel periodo estivo, si svelano i piercing più nascosti, sui capezzoli (Nipples) o sull'ombelico (Navel), celati dagli indumenti durante tutto l'anno.

 

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Alcune delle più diffuse tipologie di piercing

 

 

Detto della “non pericolosità” del piercing e della sua odierna diffusione, può essere interessante ripercorrerne la storia a partire dai tempi più antichi, anzi addirittura dalla preistoria: il più antico esemplare di piercing di cui si abbia notizia sarebbe infatti appartenuto al cosiddetto “Uomo del Similaun”, celebre mummia, vecchia di almeno cinquemila, anni rinvenuta nel 1991 (presso un ghiacciaio austriaco delle Alpi Retiche orientali, ai confini con l'Italia) e nota anche con il nome di “Ötzi”. Ebbene, su di essa, oltre a una serie di tatuaggi segmentati (61 in tutto, suddivisi in 19 gruppi e distribuiti in vari parti del corpo), è stato riscontrato un lobo forato, con una dilatazione di parecchi millimetri.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]