arte
LA DISTORSIONE DELL'ESTETICA
IL PIERCING, TRA LEGGENDE, STORIA E
PROVOCAZIONI / I
di Emanuel De Marchis
Il piercing – dall'inglese
to pierce, “forare” –
costituisce uno dei più controversi e
criticati “tabù estetici” del nostro
tempo, attorno al quale circolano
peraltro numerosi falsi miti, alimentati
da una diffusa disinformazione alla
quale si cercherà qui di porre
parzialmente rimedio. Vediamo dunque,
innanzitutto, di spiegare come tale
pratica non arrechi – laddove ben
eseguita – alcun danno alla nostra
salute.
Il foro che viene applicato per
immertevi il piercing, avendo un buco
d’uscita, non arreca particolari
complicazioni al sistema immunitario,
costituendo uno sfogo, una sorta di
“spurgo” utile a limitare eventuali
infezioni, rendendo come detto il
piercing innocuo. Oltre a ciò, va
ricordato che i materiali utilizzati
devono essere sterili, monouso e
anallergici: difatti per un primo
foro si usano gioielli in acciaio
chirurgico o titanio, lo stesso
utilizzato per le protesi ossee. Quanto
alle tipologie e tempistiche di cura
relative alla piccola ferita che
comunque ne deriva, variano caso per
caso, perché ogni piercing è soggettivo
e adattabile corpo per corpo, persona
per persona. Ogni individuo è d'altronde
differente per tipologie di carattere
somatico, dal tessuto epiteliale leso
agli anticorpi che permettono la
guarigione (e ognuno differisce anche
nella soglia di sopportazione del
dolore).
Dalla citata etimologia inglese di
piercing deriva anche il nome di chi lo
effettua, il the Piercer, abile
appunto a forare parti superficiali del
corpo per inserirvi gioielli più o meno
preziosi, illustrando inoltre al
“cliente” tutte le tipologie di cura
della ferita. Per far ciò, il piercer
deve avere un’abilitazione da
parte delle Asl di competenza, con
regole proprie, regione per regione,
nonché frequentare specifici corsi.
Superato lo stage che lo identifica come
idoneo, questi lavora di solito a
braccetto con gli studi di tatuaggi, ma
potrebbe svolgere il suo lavoro anche in
una bottega propria, oppure in centri
estetici. Detto ciò, è bene dire come
fare un piercing non sia altro che un
modo per personalizzare il proprio
corpo o il proprio viso, alla
stregua di quanto si fa con altri
arricchimenti, a fini puramente estetici
o – soprattuto nei tempi passati
– rituali. In sostanza, il piercing, per
quanto se ne possa parlar male, rimane
un capriccio estetico del tutto innocuo,
ammesso appunto che il processo di
cicatrizzazione venga seguito dalle
opportune cure.
.
Utilizzo del piercing a scopo rituale
presso la tribù degli Yanomamö
(stanziata tra Brasile e Venezuela)
Aspetti tecnici a parte, è un fatto che
oggi siano sempre più numerosi i giovani
che portano un piercing (i nomi dei
molteplici tipi derivano in gran parte
dai corrispettivi in lingua inglese
delle parti anatomiche del corpo), tra
anelli al naso (Septum),
piercing al labbro (Labret),
classico fori al lobo o pià originali
gioielli posizionati sul trago (Tragus,
protuberanza di cartilagine tra viso e
orecchio) o direttamente sul padiglione
auricolare (Helix,
Conch), per non parlare di
quando, nel periodo estivo, si svelano i
piercing più nascosti, sui capezzoli (Nipples)
o sull'ombelico (Navel),
celati dagli indumenti durante tutto
l'anno.
.
Alcune delle più diffuse tipologie di
piercing
Detto della “non pericolosità” del
piercing e della sua odierna diffusione,
può essere interessante ripercorrerne la
storia a partire dai tempi più antichi,
anzi addirittura dalla preistoria:
il più antico esemplare di piercing di
cui si abbia notizia sarebbe infatti
appartenuto al cosiddetto “Uomo
del Similaun”,
celebre mummia, vecchia di almeno
cinquemila, anni rinvenuta nel 1991
(presso un ghiacciaio austriaco delle
Alpi Retiche orientali, ai confini con
l'Italia) e nota anche con il nome di “Ötzi”. Ebbene,
su di essa, oltre a una serie di
tatuaggi segmentati (61 in tutto,
suddivisi in 19 gruppi e distribuiti in
vari parti del corpo), è stato
riscontrato un lobo forato, con
una dilatazione di parecchi millimetri. |