[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

167 / NOVEMBRE 2021 (CXCVIII)


medievale

PIER GAETANO FELETTI

SULL'ULTIMO INQUISITORE DI BOLOGNA

di Riccardo Bonafè

 

La storia plurisecolare dell’Inquisizione, affascina ancora oggi moltissimi studiosi, curiosi di conoscere e indagare in merito a uno degli aspetti più caratterizzanti e controversi del passato europeo e non solo.

 

Nati in epoca medievale per difendere l’ortodossia cattolico-romana dall’avanzata dei movimenti ereticali francesi dei Catari, Valdesi e Albigesi, i tribunali inquisitoriali conobbero una costante evoluzione nel corso del tempo: sotto il pontificato di Gregorio IX, la loro direzione venne affidata ai religiosi appartenenti agli ordini regolari, nello specifico furono i frati appartenenti all’Ordine dei Frati Predicatori Domenicani a reggere nella quasi totalità dei casi, la titolarità dei tribunali della fede, poichè erano personalità maggiormente erudite e colte, profondi conoscitori della discipline teologiche e dei codici giuridici.

 

Tra il 1231 e il 1238, lo stesso pontefice nominò diversi inquisitori domenicani nella Penisola italiana, in Francia, nel Regno di Aragona e in quello di Navarra, mentre con Innocenzo IV, con la lettera Cum super Inquisitione dell’8 giugno 1258, venne organizzata la rete inquisitoriale italiana in otto distretti, suddivisi tra la gestione domenicana e quella francescana: questi furono i primordi dell’organizzazione capillare ecclesiastica.

 

Il 21 luglio 1542, con la celebre bolla Licet ab initio, papa Paolo III decise di accentrare in Roma il controllo della repressione dell’eresia protestante, sfociata pochi decenni prima con la riforma protestante propugnata dal monaco agostiniano tedesco Martin Lutero e poi diffusasi a macchia d’olio, seppur con differenze dottrinali, verso Occidente con Giovanni Calvino, Zwingli e l’Anglicanesimo nel Regno d’Inghilterra sotto il regno di Enrico VIII Tudor e, in maniera preoccupante, in alcune regioni della Penisola italiana, tutti eventi che destarono grandissima preoccupazione all’interno del clero cattolico.

 

Con la presente bolla, venne istituita la ‘‘Sacra Congregazione della romana e universale Inquisizione‘‘, comunemente noto come Sant’Uffizio, con il chiaro fine di ‘‘mantenere e difendere l’integrità della fede, esaminare e proscrivere gli errori e le false dottrine’’, che portò alla nascita dell’Inquisizione romana, che aveva come raggio d’azione previsto tutto il mondo cattolico, ma la cui azione poi si concentrò nei secoli a venire esclusivamente nei territori italiani, differenziandosi da quella spagnola, istituita nel 1478 da Sisto IV, perchè essa era posta sotto il controllo diretto dei reali spagnoli così come quella portoghese, istituita nel 1536, mentre quella romana era guidata dal pontefice in persona.

 

Una delle sedi certamente più importanti dell’Inquisizione romana, fu la sede di Bologna, di cui attualmente non si posseggono molte notizie intorno alla sua data di stabilimento certa, anche se la sua istituzione probabilmente risale intorno alla metà del XIII secolo e affidata ai frati domenicani poco dopo la morte del loro santo fondatore, Domenico di Guzmàn, e il cui il primo detentore fu Aldobrandino da Reggio per l’anno 1273 e in merito, si possiedono degli elenchi in cui sono registrati in maniera continuativa, i nomi degli inquisitori che svolsero il loro ufficio in città, con i relativi anni di servizio.

 

L’attività inquisitoriale cittadina, concentrata a seconda del periodo storico che viene preso in esame, sulla repressione della stregoneria, teorie ereticali e di altri crimini condannati dalla Chiesa, continuò ininterrottamente fino al giugno dell’anno 1796, quando conseguentemente all’ingresso in città delle truppe napoleoniche, il tribunale e il convento domenicano vennero soppressi, il primo nel novembre 1797, mentre il secondo l’anno successivo.

 

Solamente con la caduta dell’Impero Francese e i lavori del Congresso di Vienna tra il 1814 e il 1815, al pontefice Pio VII vennero restituiti i propri poteri regnanti e venne ristabilito lo Stato Pontificio, ma il tribunale dell’Inquisizione bolognese, venne riaperto solamente intorno alla metà del XIX secolo, sotto il governo di Leone XII, nel mese di dicembre del 1824 e la scelta cadde sulla persona del padre domenicano Mariano Baldassarre Medici, che svolse l’incarico sino al 1832, sostituto poi da Angelo Domenico Ancarani, già Inquisitore di Pesaro, Faenza, Fermo e poi Bologna, il quale raggiunse la presente sede solamente nel 1838, causa un processo che stava ancora terminando di svolgere, mentre nel 1839 sino alla definitiva soppressione nel 1859, conseguentemente all’annessione delle Legazioni Pontificie al Regno di Sardegna, l’Inquisitore di Bologna sarà Pier Gaetano Feletti.

 

Nato a Comacchio l’1 ottobre del 1797, egli svolse presso il convento domenicano di Forlì il suo periodo di noviziato all’età di vent’anni, prendendo nel 1819 i voti perpetui e assumendo il nome di Pier Gaetano, svolgendo la sua azione predicatoria nei conventi dell’Ordine presso Viterbo, Santa Maria sopra Minerva presso Roma e poi in quelli di Forlì e Faenza, diventando nel 1829 sino al 1837 vicario dell’Inquisizione bolognese, poi Inquisitore di Pesaro dal 1830 al 1833 e dal 1833 al 1839 Inquisitore di Faenza, svolgendo nel mentre, per il periodo 1834-1837, il ruolo di Priore del convento domenicano cittadino.

 

Al suo arrivo alla guida del tribunale bolognese, egli s’impegnò assiduamente nel tentativo di rendere maggiormente efficiente l’organizzazione e lo svolgimento delle attività inquisitoriali, scontrandosi più volte, come i suoi predecessori, con la potente personalità dell’Arcivescovo Carlo Maria Oppizzoni, il quale si lamenterà più volte con la Congregazione in Roma, in primis per gli eccessivi privilegi che vantavano i patentati del Sant’Uffizio, come il diritto di portare con sè armi da fuoco, foro riservato ed esenzioni dalle imposte fiscali e anche per il fatto che il Padre Feletti non gli comunicasse direttamente i processi che venivano istruiti, provocando nel corso dei decenni numerosi frizioni tra le due realtà istituzionali, che spesso scaturivano in irruzioni del personale diocesano all’interno dei locali inquisitoriali, per impedire il normale svolgimento dell’operato, con conseguenti furiose proteste.

 

Feletti, pochi mesi dopo la morte del Cardinale Oppizzoni nel 1855, scriverà ai suoi superiori a Roma, comunicando loro di non essere riuscito ad aprire numerose vicarie in diverse aree montane e delle pianura, proprio perchè “tutti temevano d’incorrere nell’indignazione del defunto Arcivescovo”.

 

Il 23 giugno del 1858, a Bologna, si verificherà uno dei casi maggiormente controversi e famosi del XIX secolo della storia italiana, che creò grande scandalo e violente critiche sia nella Penisola che nel panorama internazionale, ovvero il caso del rapimento da parte dell’Inquisizione cittadina di Edgardo Mortara, un giovane bambino di sei anni di fede ebraica, segretamente battezzato dalla domestica della famiglia Anna Morisi al suo primo anno di vita, la quale compì quest’atto poichè lo riteneva di salute fragile e in procinto di morire di lì a poche settimane.

 

Quando alla fine del 1857 il padre Feletti udì la sua storia, la Santa Inquisizione decretò che questa azione aveva fatto di Edgardo irrevocabilmente un cattolico, e siccome la legge dello Stato Pontificio prevedeva il divieto a persone di altre fedi di crescere i cristiani, i genitori del bambino persero la patria potestà e pertanto alla polizia fu ordinato di entrare in casa della famiglia Mortara e portare via il piccolo Edgardo, che venne cresciuto in un collegio cattolico al di fuori della famiglia d’origine, diventando poi sacerdote a Roma, sotto la protezione del papa Pio IX.

 

La famiglia, nel corso degli anni richiederà innumerevoli volte, con tentativi disperati, di poter riottenere il proprio figlio, che comunque in tutte le occasioni rifiutò il ritorno all’ovile, morendo a Liegi nel 1940 dopo numerosi soggiorni in diversi paesi esteri come la Francia e gli Stati Uniti, mentre Feletti, sull’onda dell’incredibile scandalo creato dalla vicenda, venne arrestato il 2 gennaio 1860 presso il convento di San Domenico di Bologna e successivamente sottoposto a processo per aver ordinato il ratto del fanciullo ma, difeso dall’avvocato Francesco Jussi, verrà assolto da tutte le accuse, morendo a Roma nel 1881.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

D. Armando, l’Arcivescovo Oppizzoni e l’Inquisizione bolognese, in Il Cardinale Carlo Oppizzoni tra Napoleone e l’Unità d’Italia. Atti del Convegno, Bologna 18-20 novembre 2013, a cura di M. Tagliaferri, Edizioni di storia e letteratura, Roma 2015.

D. Armando, Nel cantiere dell’Inquisizione: la riapertura dei tribunali del Sant’Uffizio negli anni della Restaurazione, in Prescritto e Proscritto. Religione e società nell’Italia moderna ( secc.XVI-XIX), a cura di A. Cicerchia, G. Dall’Olio e M. Duni, Carocci, Roma 2015.

A. Del Col, L’Inquisizione in Italia. Dal XII al XXI secolo, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2007.

F. Jussi, Difesa del padre Pier Gaetano Feletti, imputato come Inquisitore del S. Uffizio del ratto del fanciullo Edgardo Mortara, Bologna 1860.

D.I. Kertzer, Prigioniero del papa re, Rizzoli, Milano 2004.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]