medievale
PIER GAETANO FELETTI
SULL'ULTIMO INQUISITORE DI BOLOGNA
di Riccardo Bonafè
La storia plurisecolare
dell’Inquisizione, affascina ancora oggi
moltissimi studiosi, curiosi di
conoscere e indagare in merito a uno
degli aspetti più caratterizzanti e
controversi del passato europeo e non
solo.
Nati in epoca medievale per difendere
l’ortodossia cattolico-romana
dall’avanzata dei movimenti ereticali
francesi dei Catari, Valdesi e Albigesi,
i tribunali inquisitoriali conobbero una
costante evoluzione nel corso del tempo:
sotto il pontificato di Gregorio IX, la
loro direzione venne affidata ai
religiosi appartenenti agli ordini
regolari, nello specifico furono i frati
appartenenti all’Ordine dei Frati
Predicatori Domenicani a reggere nella
quasi totalità dei casi, la titolarità
dei tribunali della fede, poichè erano
personalità maggiormente erudite e
colte, profondi conoscitori della
discipline teologiche e dei codici
giuridici.
Tra il 1231 e il 1238, lo stesso
pontefice nominò diversi inquisitori
domenicani nella Penisola italiana, in
Francia, nel Regno di Aragona e in
quello di Navarra, mentre con Innocenzo
IV, con la lettera Cum super
Inquisitione dell’8 giugno 1258,
venne organizzata la rete inquisitoriale
italiana in otto distretti, suddivisi
tra la gestione domenicana e quella
francescana: questi furono i primordi
dell’organizzazione capillare
ecclesiastica.
Il 21 luglio 1542, con la celebre bolla
Licet ab initio, papa Paolo III
decise di accentrare in Roma il
controllo della repressione dell’eresia
protestante, sfociata pochi decenni
prima con la riforma protestante
propugnata dal monaco agostiniano
tedesco Martin Lutero e poi diffusasi a
macchia d’olio, seppur con differenze
dottrinali, verso Occidente con Giovanni
Calvino, Zwingli e l’Anglicanesimo nel
Regno d’Inghilterra sotto il regno di
Enrico VIII Tudor e, in maniera
preoccupante, in alcune regioni della
Penisola italiana, tutti eventi che
destarono grandissima preoccupazione
all’interno del clero cattolico.
Con la presente bolla, venne istituita
la ‘‘Sacra Congregazione della romana e
universale Inquisizione‘‘, comunemente
noto come Sant’Uffizio, con il chiaro
fine di ‘‘mantenere e difendere
l’integrità della fede, esaminare e
proscrivere gli errori e le false
dottrine’’, che portò alla nascita
dell’Inquisizione romana, che aveva come
raggio d’azione previsto tutto il mondo
cattolico, ma la cui azione poi si
concentrò nei secoli a venire
esclusivamente nei territori italiani,
differenziandosi da quella spagnola,
istituita nel 1478 da Sisto IV, perchè
essa era posta sotto il controllo
diretto dei reali spagnoli così come
quella portoghese, istituita nel 1536,
mentre quella romana era guidata dal
pontefice in persona.
Una delle sedi certamente più importanti
dell’Inquisizione romana, fu la sede di
Bologna, di cui attualmente non si
posseggono molte notizie intorno alla
sua data di stabilimento certa, anche se
la sua istituzione probabilmente risale
intorno alla metà del XIII secolo e
affidata ai frati domenicani poco dopo
la morte del loro santo fondatore,
Domenico di Guzmàn, e il cui il primo
detentore fu Aldobrandino da Reggio per
l’anno 1273 e in merito, si possiedono
degli elenchi in cui sono registrati in
maniera continuativa, i nomi degli
inquisitori che svolsero il loro ufficio
in città, con i relativi anni di
servizio.
L’attività inquisitoriale cittadina,
concentrata a seconda del periodo
storico che viene preso in esame, sulla
repressione della stregoneria, teorie
ereticali e di altri crimini condannati
dalla Chiesa, continuò ininterrottamente
fino al giugno dell’anno 1796, quando
conseguentemente all’ingresso in città
delle truppe napoleoniche, il tribunale
e il convento domenicano vennero
soppressi, il primo nel novembre 1797,
mentre il secondo l’anno successivo.
Solamente con la caduta dell’Impero
Francese e i lavori del Congresso di
Vienna tra il 1814 e il 1815, al
pontefice Pio VII vennero restituiti i
propri poteri regnanti e venne
ristabilito lo Stato Pontificio, ma il
tribunale dell’Inquisizione bolognese,
venne riaperto solamente intorno alla
metà del XIX secolo, sotto il governo di
Leone XII, nel mese di dicembre del 1824
e la scelta cadde sulla persona del
padre domenicano Mariano Baldassarre
Medici, che svolse l’incarico sino al
1832, sostituto poi da Angelo Domenico
Ancarani, già Inquisitore di Pesaro,
Faenza, Fermo e poi Bologna, il quale
raggiunse la presente sede solamente nel
1838, causa un processo che stava ancora
terminando di svolgere, mentre nel 1839
sino alla definitiva soppressione nel
1859, conseguentemente all’annessione
delle Legazioni Pontificie al Regno di
Sardegna, l’Inquisitore di Bologna sarà
Pier Gaetano Feletti.
Nato a Comacchio l’1 ottobre del 1797,
egli svolse presso il convento
domenicano di Forlì il suo periodo di
noviziato all’età di vent’anni,
prendendo nel 1819 i voti perpetui e
assumendo il nome di Pier Gaetano,
svolgendo la sua azione predicatoria nei
conventi dell’Ordine presso Viterbo,
Santa Maria sopra Minerva presso Roma e
poi in quelli di Forlì e Faenza,
diventando nel 1829 sino al 1837 vicario
dell’Inquisizione bolognese, poi
Inquisitore di Pesaro dal 1830 al 1833 e
dal 1833 al 1839 Inquisitore di Faenza,
svolgendo nel mentre, per il periodo
1834-1837, il ruolo di Priore del
convento domenicano cittadino.
Al suo arrivo alla guida del tribunale
bolognese, egli s’impegnò assiduamente
nel tentativo di rendere maggiormente
efficiente l’organizzazione e lo
svolgimento delle attività
inquisitoriali, scontrandosi più volte,
come i suoi predecessori, con la potente
personalità dell’Arcivescovo Carlo Maria
Oppizzoni, il quale si lamenterà più
volte con la Congregazione in Roma, in
primis per gli eccessivi privilegi che
vantavano i patentati del Sant’Uffizio,
come il diritto di portare con sè armi
da fuoco, foro riservato ed esenzioni
dalle imposte fiscali e anche per il
fatto che il Padre Feletti non gli
comunicasse direttamente i processi che
venivano istruiti, provocando nel corso
dei decenni numerosi frizioni tra le due
realtà istituzionali, che spesso
scaturivano in irruzioni del personale
diocesano all’interno dei locali
inquisitoriali, per impedire il normale
svolgimento dell’operato, con
conseguenti furiose proteste.
Feletti, pochi mesi dopo la morte del
Cardinale Oppizzoni nel 1855, scriverà
ai suoi superiori a Roma, comunicando
loro di non essere riuscito ad aprire
numerose vicarie in diverse aree montane
e delle pianura, proprio perchè “tutti
temevano d’incorrere nell’indignazione
del defunto Arcivescovo”.
Il 23 giugno del 1858, a Bologna, si
verificherà uno dei casi maggiormente
controversi e famosi del XIX secolo
della storia italiana, che creò grande
scandalo e violente critiche sia nella
Penisola che nel panorama
internazionale, ovvero il caso del
rapimento da parte dell’Inquisizione
cittadina di Edgardo Mortara, un giovane
bambino di sei anni di fede ebraica,
segretamente battezzato dalla domestica
della famiglia Anna Morisi al suo primo
anno di vita, la quale compì quest’atto
poichè lo riteneva di salute fragile e
in procinto di morire di lì a poche
settimane.
Quando alla fine del 1857 il padre
Feletti udì la sua storia, la Santa
Inquisizione decretò che questa azione
aveva fatto di Edgardo irrevocabilmente
un cattolico, e siccome la legge dello
Stato Pontificio prevedeva il divieto a
persone di altre fedi di crescere i
cristiani, i genitori del bambino
persero la patria potestà e pertanto
alla polizia fu ordinato di entrare in
casa della famiglia Mortara e portare
via il piccolo Edgardo, che venne
cresciuto in un collegio cattolico al di
fuori della famiglia d’origine,
diventando poi sacerdote a Roma, sotto
la protezione del papa Pio IX.
La famiglia, nel corso degli anni
richiederà innumerevoli volte, con
tentativi disperati, di poter riottenere
il proprio figlio, che comunque in tutte
le occasioni rifiutò il ritorno
all’ovile, morendo a Liegi nel 1940 dopo
numerosi soggiorni in diversi paesi
esteri come la Francia e gli Stati
Uniti, mentre Feletti, sull’onda
dell’incredibile scandalo creato dalla
vicenda, venne arrestato il 2 gennaio
1860 presso il convento di San Domenico
di Bologna e successivamente sottoposto
a processo per aver ordinato il ratto
del fanciullo ma, difeso dall’avvocato
Francesco Jussi, verrà assolto da tutte
le accuse, morendo a Roma nel 1881.
Riferimenti bibliografici:
D. Armando, l’Arcivescovo Oppizzoni e
l’Inquisizione bolognese, in Il
Cardinale Carlo Oppizzoni tra Napoleone
e l’Unità d’Italia. Atti del
Convegno, Bologna 18-20 novembre 2013,
a cura di M. Tagliaferri, Edizioni di
storia e letteratura, Roma 2015.
D. Armando, Nel cantiere
dell’Inquisizione: la riapertura dei
tribunali del Sant’Uffizio negli anni
della Restaurazione, in
Prescritto e Proscritto. Religione e
società nell’Italia moderna (
secc.XVI-XIX), a cura di A.
Cicerchia, G. Dall’Olio e M. Duni,
Carocci, Roma 2015.
A. Del Col, L’Inquisizione in Italia.
Dal XII al XXI secolo, Arnoldo
Mondadori Editore, Milano 2007.
F. Jussi, Difesa del padre Pier
Gaetano Feletti, imputato come
Inquisitore del S. Uffizio del ratto del
fanciullo Edgardo Mortara, Bologna
1860.
D.I. Kertzer, Prigioniero del papa re,
Rizzoli, Milano 2004. |