N. 15 - Marzo 2009
(XLVI)
PIA DESIDERIA
proposte per
un’edificazione
spirituale
di Francesco Arduini
David Zunner era un
editore di Francoforte sul Meno che, in occasione della
fiera di Pasqua del 1675, desiderando presentare la
ristampa di una raccolta di prediche di Joann Arndt, si
rivolse al decano del collegio dei predicatori luterani
nella sua città affinchè scrivesse una prefazione a
quest’opera famosa. L’incarico di decano era al tempo
ricoperto da tale Philipp Jacob Spener.
Il testo venne pubblicato con la data del 24 marzo 1675,
e nel giro di poco tempo accadde qualcosa di imprevisto:
molti che possedevano già le opera di Arndt, espressero
con insistenza il desiderio di poter comprare
separatamente la prefazione di Spener.
Fu così preparato un opuscolo separato per la fiera
libraria autunnale del medesimo anno, con l’aggiunta di
alcuni scritti di commento che erano già giunti in
risposta alla pubblicazione uscita a marzo. Spener
stesso tradusse questo opuscolo, i Pia desideria, prima
in latino, pubblicandolo nel 1678, poi di nuovo in
tedesco nel 1680, nel 1693, 1699, 1706, 1712, ottenendo
per decenni una larghissima diffusione e divenendo il
manifesto di quel movimento che dagli avversari fu
chiamato “pietismo”, a motivo del frequente uso da parte
dei suoi sostenitori della parola latina “pietas” e “pius”.
Ma cosa aveva di tanto particolare quest’opera? Sebbene
lo Spener fosse un sincero ammiratore di Lutero e
cogliesse ogni occasione per sottolinearne l'amore per
la Parola di Dio, per una fede operante e per il
coraggio di essersi posto contro Roma, egli non esitò a
scrivere in quelle pagine una serie di gravi giudizi
sulle condizioni della chiesa luterana tedesca,
aggiungendovi quelle che, a suo parere, erano proposte
utili ad un miglioramento del pessimo stato in cui
versava.
Si tratta dell’interpretazione pratica, personale e
irenica del messaggio cristiano fondata sulla coerenza e
l’impegno soggettivi. Spener non si preoccupa di
questioni dogmatiche o filologiche; per lui il
cristianesimo si basa essenzialmente su un evento
spirituale interiore di conversione che a sua volta
produce effetti morali nella vita pratica
dell’individuo. Tutti gli sforzi dovevano essere diretti
ad un ritorno al cristianesimo autentico, ricominciando
da se stessi attraverso un rinnovamento interiore
agevolato dalla costituzione di piccole comunità di
persone mosse dal medesimo desiderio. Solo così si
poteva sperare che la condizione morale perversa nella
quale vivevano tutti i ceti sociali, comprese le
autorità civili e quelle ecclesiastiche, potesse
lasciare spazio ad un sentimento religioso che, quando
presente, non fosse solamente esteriore.
Non dovremmo però essere indotti a pensare che da Lutero
a Spener vi sia stata una tale degenerazione della vita
cristiana da legittimare simili critiche; piuttosto
credo sia più corretto supporre una crescente delusione
per le mancate aspettative che la Riforma aveva lasciato
sperare.
Grazie ai Pia desideria, le persone riuscirono a trovare
sollievo da questo malessere generale, riacquistarono
fiducia prima di tutto in loro stesse, e poi in un
possibile cambiamento della società. Ma i Pia desideria
non sono l’inizio improvviso di un movimento sorto dal
nulla (alcuni storici arrivano a parlare anche di
“proto-pietismo”); molti altri prima di Spener, seppur
senza il suo vigore e la sua determinazione,
affrontarono i medesimi problemi. Del resto il successo
editoriale dell’opera è una testimonianza di come essa
rispondesse a bisogni sentiti e a idee moto diffuse.
La condizione critica della società
Spener introduce la sua opera con una frase che, da
sola, sarebbe sufficiente a dipingere il quadro
disperato della situazione. Egli scrive: “Un tempo il
mezzo più efficace [per risolvere i problemi] era che i
più elevati propositi della chiesa e i rappresentanti di
tutte le ragguardevoli chiese particolari si riunissero
in concili e deliberassero sulle comuni disgrazie. ...
se [oggi] volessimo attenderlo [un simile concilio],
moriremmo col nostro desiderio”.
Nessuno sperava più che la Chiesa istituzionalizzata
trovasse da sola la forza di rinnovarsi. Era necessario
che ogni cristiano iniziasse prima a rinnovare la
propria “casa”.
Ma, accanto ad un grande pessimismo riguardo lo stato
presente della vita sociale ed ecclesiastica, lo Spener
professa un esigente ottimismo nei confronti delle forze
morali degli individui che vogliono opporsi al male; c'è
l'esigenza di impegnarsi a fondo per un mutamento e tale
impegno avrebbe certamente portato dei frutti.
Al ceto delle autorità civili vengono rimproverati il
“cesaropapismo” e l'utilizzo politico della religione.
Al ceto delle autorità ecclesiastiche viene rimproverata
l'ignoranza dell'autentico cristianesimo nella teoria e
nella pratica, l'adattamento del clero a condizioni di
vita non evangeliche, il ridurre la teologia alla
controversia contro i dissenzienti, creando una nuova
scolastica ed eliminando la vera teologia basata sulla
Bibbia.
Per Spener, anche la situazione generale del popolo è
tra le più tristi che si possano immaginare:
ubriachezza, ingiustizia, egoismo e brutalità, dilagano.
Lapidaria è la sua affermazione: “...delle regole di
Cristo non se ne vede alcuna in uso pubblico. Il nostro
redentore ci ha dato da tempo il distintivo: 'da questo
ognuno riconoscerà che siete miei discepoli, dall'amore
che avete l'uno per l'altro' (Gv 13:35) Se ora
giudichiamo secondo questo segno, quanto sarà difficile,
pur in presenza di una grande massa, trovare solo un
piccolo numero di veri discepoli di Cristo!”.
Ciò che risulta davvero insopportabile per Spener, non è
tanto la pratica di certi peccati ma il fatto che essi
non vengano più riconosciuti come tali. Le persone si
sono rassegnate al punto tale che iniziano a considerare
queste pratiche come normali, di nessuna gravità.
Parlando dell'ubriachezza, ad esempio, egli afferma:
“[costoro] ritengono pur sempre in proposito che
prendere una sbornia occasionale per far piacere a un
amico, purchè non accada troppo spesso, non è un peccato
o è un peccato quasi non degno di punizione. Quando poi
alcuni si levano con questo argomento, che l'ubriachezza
non possa essere un così grave peccato, perchè, nel caso
contrario tra noi i veri cristiani dovrebbero essere
seminati in modo troppo rado, io piuttosto lascio valere
tale conseguenza e ne deduco inoltre che tale peccato è
tanto più pericoloso, quanto più ha preso il sopravvento
e viene riconosciuto da pochi, così, come quelli di
Sodoma, ci si gloria di esso o lo si abbellisce o si
pretende di considerarlo un peccatino”.
Gli scandali diventano completamente di abitudine
pubblica in ogni ceto sociale.
Per quanto riguarda le professioni, la situazione non è
diversa e anche qui Spener non si risparmia certo in
critiche: “accade che non si consideri peccato il
perseguire quei profitti che nel mondo non causano
alcuna cattiva fama, anzi vengono lodati come diligenza
e preveggenza, anche se sono molto gravosi per il nostro
prossimo accanto a noi, anzi lo schiacciano e lo
sfruttano....dovremmo amare il nostro prossimo come noi
stessi. Ma la forza di tale sentenza viene poco
considerata”.
Che senso avrebbe professarsi cristiani per poi vivere
come se Cristo non esistesse? Prendere coscienza di
questo era essenziale per dare corso al progetto di
rinnovamento.
“Non è sufficiente che il tuo orecchio ascolti la parola
di Dio. O tu fai sì che essa penetri pure intimamente
nel tuo cuore e che tale divino alimento colà sia
digerito, affinché tu ne riceva succo e forza, oppure
esso entra da un orecchio ed esce dall'altro”.
Spener non risparmiò nemmeno ceti più elevati. Quanti
fra quelli che detengono l'autorità civile si ricordano
che è Dio ad avere loro concesso “lo scettro e il
bastone del comando”? Queste autorità ricercano solo il
loro tornaconto, non si preoccupano del benessere del
popolo, abusano del loro potere. E questo vale anche per
le autorità ecclesiastiche: “Ahimè, similmente, noi
predicatori posti nel ceto ecclesiastico non possiamo
negare che anch'esso sia del tutto corrotto e così dai
nostri due ceti superiori [autorità civile e
ecclesiastica] si diffonde nella comunità la più parte
della corruzione”.
Spener è conscio che se i pastori continuano a
comportarsi in suddetta maniera, le loro prediche
perderanno di autorevolezza e indurranno altri
all'errore: “le persone, che sempre secondo la
disposizione della nostra natura giudicano più
volentieri in base agli esempi che non in base alla
dottrina, pensano che il vero cristianesimo sia come
essi lo vedono nei loro predicatori e che non devono
porsi ulteriori scrupoli ... non ho alcun dubbio che
presto avremmo una chiesa completamente diversa, qualora
noi maestri di essa in gran parte fossimo tali che con
Paolo, senza arrossire, potessimo gridare alle nostre
comunità: 'Siate miei imitatori, come io di Cristo' (1
Cor 11:1)”.
Un principio sul quale Spener insiste è che il cristiano
che agisce in maniera scorretta deve sentire la
responsabilità del biasimo che potrebbe portare sulla
chiesa. Deve capire che il suo agire scorretto avrà
ripercussione sull’attività di evangelizzazione. Egli
afferma: “Molti considerano come una pura ipocrisia una
dottrina secondo la quale non si diriga la vita e
desiderano riconoscere il regno di Dio non dalle parole
ma dalla sua efficacia. ... per quanto concerne i nostri
oppositori, è inutile voler nascondere i nostri errori
di fronte a loro. Se pensiamo che si dovrebbe tenerli
nascosti a causa degli oppositori, ahimè dobbiamo farci
molte illusioni qualora pensassimo che essi non li
vedano più acutamente di noi stessi … Pretendiamo invece
che, da una parte essa [la chiesa] sia libera da
pubblici scandali e che nessuno che ne sia affetto venga
lasciato senza la dovuta correzione e infine senza
esserne escluso, e d'altra parte, i veri membri di essa
siano riempiti abbondantemente di molti frutti.
Pretendiamo dunque che l'erba cattiva non ricopra più il
grano e lo renda invisibile, come purtroppo oggi accade
spesso, ma piuttosto venga ricoperta da esso, in modo
che non la si percepisca eccessivamente”.
Dopo aver descritto la situazione critica della chiesa
ai suoi tempi, e questo senza risparmiare “colpi” a
nessuno, Spener avanza le sue sei proposte che avrebbero
dovuto rappresentare la cura per questi mali.
Le proposte
1) Diffusione della parola di Dio
La prima cosa da fare era incoraggiare l’uso della
Bibbia. Secondo Spener, in ogni casa doveva essere
disponibile una Bibbia o almeno il Nuovo Testamento.
Bisognava leggerla sia personalmente che in gruppo,
discutere i contenuti, condividere le esperienze, ecc..
I brani biblici andavano letti senza interruzioni e
senza spiegazioni. Si sarebbe poi dovuto esporre brevi
riassunti di quanto letto ed avviare la discussione
esternando i propri dubbi o esigendo spiegazioni di
particolari passi.
Non mancarono le raccomandazioni affinché il tutto si
svolgesse in modo degno del nome di Cristo: “qualora
pretendessero di introdursi saccenteria, litigi, ricerca
del proprio onore e comportamenti simili, dovrebbe
essere impedito ed eliminato accuratamente, soprattutto
da parte di quei predicatori che hanno la direzione di
tali incontri”.
L’obiettivo era di risvegliare un “intimo zelo” per la
Scrittura affinché, con l’uso diligente d’essa, le
persone trovassero la forza per rinnovare sé stesse.
2) Il sacerdozio spirituale
Il vero cristiano deve riappropriarsi dell’esercizio del
sacerdozio. Secondo Spener è stato un gravissimo danno
aver considerato il sacerdozio come uno stato riservato
ad alcuni cristiani dotati di particolari poteri e
separati dagli altri. Il ministro ordinato è un delegato
della comunità per sorvegliare lo svolgimento delle
funzioni pubbliche; non è dotato di alcuna dignità
superiore né di qualsivoglia posizione privilegiata
dinanzi agli occhi di Dio.
Usando le stesse parole di Spener: “tutti i cristiani
sono resi sacerdoti dal loro Salvatore, unti con lo
Spirito Santo e dedicati all'esercizio del sacerdozio
spirituale (I Pt 2:9) ... Così gli ecclesiastici hanno
reso anzitutto i cosiddetti laici pigri nei confronti di
quello che di diritto competeva loro. Da ciò è sorta una
terribile ignoranza e da essa un modo di vivere
sfrenato”.
3) La pratica del cristianesimo
La terza proposta si sarebbe dovuta attuare considerando
il cristianesimo come una attività pratica che adempie
al precetto dell’amore. Il cristianesimo non è gnosis ma
agape; il “sapere” non è sufficiente. Bisogna mostrare
amore e operare in tal senso. La regola da seguire era
la seguente: “qualora si fosse in dubbio se compiere
questa o quella azione per amore del prossimo oppure no,
preferire sempre di compierla piuttosto che di
tralasciarla”.
4) Le controversie religiose
La quarta proposta consigliava di porre un freno alle
dispute religiose e ai dibattiti fra teologi. Il
cristiano si deve concentrare sulla preghiera, l’amore e
sul buon esempio nella vita; queste sono le cose che
producono veri frutti. Spener, citando Lutero, scrive:
“la verità viene persa non a causa dell'insegnamento ma
per le controversie. Le dispute portano con sé questa
sciagura: che gli animi vengono quasi profanati e,
occupati dalle liti, dimenticano le cose più
importanti”.
5) L’educazione dei predicatori delle Università
La quinta proposta riguardava lo studio della teologia.
Bisognava cambiare il piano di studi includendo anche
una specie di “attestato di buona condotta”. Si doveva
far capire agli studenti che il risultato non dipende
solo dallo studio ma anche da una vita devota. I
professori avevano un ruolo primario in tutto ciò, ma
troppo spesso la loro stessa condotta, non propriamente
virtuosa, era un ostacolo. Essi avrebbero dovuto seguire
i loro studenti e divenire delle guide in ogni attività,
anche quelle apparentemente innocue, come i pasti: “A
tavola devono tenere in modo conveniente discorsi
edificanti. Ma discorsi sconvenienti, soprattutto quelli
in cui la parola divina, sentenze, formule di canto e
altre simili parole vengono stravolte e usate per fini
malvagi devono essere impediti e pure puniti
severamente, e non ascoltati con piacere”.
Accanto alle lezioni accademiche, i professori
dovrebbero organizzare degli incontri che servano alla
formazione interiore e conducano all'esercizio di una
pietà vissuta.
6) L’uomo interiore
La sesta e ultima proposta, riguardava il fine della
predicazione che deve essere quello di costruire l'uomo
interiore. “E’ inutile possedere una dottrina che si
pretende vera, è inutile celebrare il primato della
Parola di Dio, è inutile far uso dei sacramenti
cristiani, se i principi del cristianesimo non sono
diventati la propria personalità interiore, se non ci si
è identificati con essi nel più profondo della propria
coscienza”.
A tal fine, la Parola di Dio andava predicata in modo
semplice. La potenza per rinnovare sé stessi era
direttamente proporzionale alla semplicità con la quale
l’evangelo veniva predicato dal pulpito e compreso dagli
ascoltatori. La predicazione doveva avere l’obiettivo di
risvegliare nell’animo di tutti l’amore per Dio e per il
prossimo.
Le critiche
I Pia desideria crearono un movimento di
“coscientizzazione” senza precedenti che, pur non
essendo animato da spirito settario, come alcuni
falsamente accusarono, e seppur incentrato sull’amore
per il prossimo, diede comunque luogo ad aspre critiche.
Ancora oggi non è raro che se ne parli con diffidenza.
Karl Barth, ad esempio, critica il pietismo
sottolineando la visione antropocentrica della sua
teologia: l’uomo che afferma se stesso anziché affermare
Dio. Una teologia umanizzata, che mira a trasformare il
mondo attraverso la trasformazione dell’uomo.
E' indubbio che vi furono casi in cui si manifestarono
atteggiamenti fanatici, soprattutto legati all'aspetto
escatologico del movimento. Così come è indubbio il
fatto che la ricerca del rinnovamento di se stessi passò
a volte per vie troppo ascetiche.
Ma un corretto inquadramento storico non ci permette di
muoverci in direzione di queste critiche, né per quanto
riguarda il fanatismo, né per quanto riguarda l'ascesi,
né per quanto riguarda un antropocentrismo che intacchi
la teologia cristocentrica del pietismo.
Sono critiche che non rendono giustizia alla memoria di
Spener: un uomo il cui principale interesse era quello
di risvegliare il sentimento religioso in una società
persa:
“Tutte le mie proposte quasi unicamente ed
esclusivamente vertono su come quelle persone che sono
disposte a seguirci possano essere dapprima aiutate e
possa essere fatto per loro tutto ciò che è necessario
per la loro edificazione” - Philipp Jacob Spener.
Riferimenti
bibliografici:
R.
Osculati, Pia desideria, Claudiana editrice, Torino 1986
U. Gastaldi, I movimenti di risveglio nel mondo
protestante, Claudiana editrice, Torino 1989
E. Campi, Protestantesimo nei secoli, fonti e documenti,
Claudiana editrice, Torino 1991
Filoramo-Menozzi, Storia del Cristianesimo, vol. III,
Ed. Laterza, Bari 2001
E. Buonaiuti, Storia del Cristianesimo, Ed. Newton&Compton,
Roma 2002
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