N. 74 - Febbraio 2014
(CV)
ritorno al NEW ORDER
PETER HOOK & THE LIGHT IN ROME
di Andrea Bajocco
“Oh
it’s
the
last
time,
it’s
the
last
time,
it’s
the
last
fucking
time
Roma...”.
Peter
Hook,
bassista
e
fondatore
dei
Joy
Division
prima
e
dei
New
Order
poi,
torna
sul
palco
dell’Atlantico
per
il
terzo
e
ultimo
encore
della
serata
e
parte
subito
con
Temptation,
pezzo
divenuto
un
classico
dei
New
Order
dopo
essere
stato
inserito
nella
colonna
sonora
del
film
Trainspotting.
Bisogna
però
fare
un
passo
indietro
e
tornare
alle
21:50,
quando
“Hooky”
–
bassista
e
voce
del
suo
nuovo
gruppo
Peter
Hook
&
The
Light,
del
quale
fa
parte
anche
il
figlio
Jack
Bates
– si
presenta
accompagnato
dal
suo
immancabile
basso,
di
fronte
a un
pubblico
che,
a
dire
il
vero,
non
è
eccessivamente
numeroso.
Il
concerto,
che
prevede
la
riproduzione
completa
dei
primi
due
album
dei
New
Order
(Movement
e
Power,
Corruption
&
Lies)
parte
con
alcuni
pezzi
dei
Joy Division,
tra
cui
Disorder
e
She’s
Lost
Control.
L’emozione
la
fa
da
padrona.
Sembra
di
esser
tornati
indietro
alla
fine
degli
anni
’70,
a
quando
le
inconfondibili
sonorità
malinconiche,
accompagnate
dalla
cupa
voce
del
compianto
Ian
Curtis,
varcavano
in
punta
di
piedi
le
porte
della
storia
della
musica
britannica
e
non
solo.
La
prima
parte
del
concerto
si
conclude
con
la
sottocutanea
In A
Lonely
Place,
tratta
da
Substance,
lavoro
dei
New Order
del
1987.
Peter
Hook
interagisce
per
la
prima
volta
con
il
pubblico
e
dedica
la
canzone
a un
amico
scomparso
della
band.
Durante
l’esecuzione,
l’ormai
quasi
sessantenne
bassista
e
cantante
inglese
accompagna
la
musica
con
una
diamonica.
Arriva
il
momento
di
suonare
per
intero
Movement
(1981),
o
almeno
questo
è
ciò
che
pensa
il
pubblico.
La
band,
invece,
mischia
le
carte
in
tavola
e
suona
Procession,
singolo
del
1981
inserito
soltanto
nel
2008
in
una
Collector’s
Edition
del
disco.
Subito
dopo
parte
Dreams
Never
End,
con
la
quale
finalmente
inizia
la
parte
del
concerto
dedicata
al
primo
lavoro
dei
New
Order.
Il
gruppo
esegue
tutte
le
canzoni
dell’album.
Si
cambia.
Le
luci
strobotiche
prendono
il
sopravvento
sul
buio.
La
consolle
e i
sintetizzatori
si
fanno
strada
in
luogo
delle
melodie
cupe.
Il
pubblico
apprezza
e “Hooky”,
che
lo
percepisce,
si
lascia
andare
ad
assoli
a
bordo
palco,
regalandosi
agli
scatti
dei
presenti
nelle
prime
file
del
locale.
Con
Denial
si
chiude
la
seconda
parte
dell’evento.
Movement
è
finito.
La
band
esce
di
nuovo
e
tra
il
pubblico
si
commenta
estasiati
la
performance.
Si
ricomincia
dopo
qualche
minuto
e,
come
successo
in
precedenza,
anche
la
parte
del
concerto
dedicata
a
Power,
Corruption
&
Lies
(1983)
inizia
con
brani
non
inseriti
nella
scaletta
dell’album.
Si
tratta
di
Cries
and
Whispers
prima
ed
Everything's
Gone
Green
poi.
Age
of
Consent
dà
il
via
al
secondo
lavoro
della
band.
Anche
in
questo
caso
viene
proposta
l’intera
scaletta,
comprensiva
di
pezzi
del
calibro
di
Your
Silent
Face,
Ultraviolence
e
Leave
Me
Alone.
Uscita
la
band,
le
casse
propongono
un
assaggio
di
Blue
Monday
e
tra
il
pubblico
si
spera
non
sia
un
cattivo
presagio.
Tutti
in
sala
vogliono
sentirla
dal
vivo...
Non
sarà
così,
purtroppo.
Al
rientro
sul
palco
infatti,
dopo
l’esecuzione
di
Temptation,
Peter
Hook
annuncia
che
l’addetto
alla
consolle
si è
sentito
poco
bene
e
ridendo
aggiunge
che
“è
dovuto
tornare
a
casa...”.
Sarebbe
stato
infatti
lui
a
dare
il
via
al
celebre
pezzo.
Le
sorprese
tuttavia
non
finiscono
qua.
Il
gruppo
riparte
subito
con
un’inaspettata
quanto
emozionante
Transmission.
“And
we
could
dance.
Dance,
dance,
dance,
dance,
dance,
to
the
radio...”,
canta
“Hooky”.
E il
pubblico
esegue,
balla
e di
nuovo
si
immagina
di
trovarsi
di
fronte
a
Ian
Curtis,
come
se
quel
maledetto
18
maggio
1980
non
fosse
mai
esistito.
Dopo
Ceremony,
bellissima
come
in
studio,
Peter
Hook
scende,
basso
in
mano,
verso
il
pubblico.
Le
prime
file,
impazzite,
tendono
le
mani
alla
ricerca
di
un
contatto.
Il
basso
urla,
Peter
e il
pubblico
l’accompagnano.
Si è
arrivati
a
quella
che
è la
vera
essenza
degli
eventi
live.
Quando
musica,
cantante
e
pubblico
diventano
una
cosa
sola.
Purtroppo
arriva
anche
il
momento
dei
saluti
e
dell’ultimo
pezzo:
Shadowplay.
Il
pubblico
non
se
l’aspetta:
balla
e
poga
come
se
il
concerto
fosse
appena
iniziato.
Finita
la
canzone,
prima
di
lasciare
definitivamente
il
palco,
Peter
Hook
si
leva
la
maglia
e la
lancia
alla
“sua”
gente,
come
un
calciatore
con
i
propri
tifosi.
Il
pubblico
spera
in
un
ennesimo
bis,
ma
le
luci
si
accendono...