antica
DIOCLEZIANO E LE PERSECUZIONI
CACCIA AI CRISTIANI
di Giovanni Pellegrino
Il Cristianesimo è una delle religioni
più diffuse al mondo e nel corso della
sua storia è stata vittima di forma di
oppressione che purtroppo continuano
ancora oggi XXI secolo. Durante l’impero
di Diocleziano si perpetrò la
persecuzione più feroce da parte
dell’impero romano precisamente tra il
284/305 d.C.
Inizialmente la comunità cristiana fu
vista come una società segreta illegale.
Mentre i cristiani si allontanavano
dalle cariche pubbliche, nelle famiglie
cominciò a manifestarsi interesse verso
il Cristianesimo. Nei primissimi anni le
autorità ebraiche di Gerusalemme,
lottarono contro di esso, tentando in
tutti i modi di impedirne la
predicazione. Il risultato fu che
nell’impero romano le persecuzioni si
diffusero sempre più, tanto da generare
molti problemi ai cristiani.
Prendendo in considerazione le
persecuzioni prima di Diocleziano, la
persecuzione più feroce in assoluto fu
quella scatenata da Nerone nel 64 d.C.
Successivamente, questa la cronologia
delle persecuzioni da parte degli
imperatori successivi:
- 202 Settimio Severo emise un editto
vietando la conversione al Cristianesimo
e all’ebraismo;
- 235/238 Massimino il Trace perseguitò
i capi dei cristiani;
- 249/251 Decio proseguì la
persecuzione, i sudditi dovevano
dimostrare di non essere cristiani e
offrire un sacrificio agli Dei, in caso
contrario sarebbero stati arrestati
processati giustiziati;
- 258 Valeriano emise un nuovo editto,
che stabiliva l’esilio e la condanna
alle miniere, come punizione;
- 260 Gallieno emise il I editto
imperiale riguardante la tolleranza
verso i cristiani che portò quasi 40
anni di convivenza pacifica;
- 303 d. C. Diocleziano Massimiliano
Galerio Costanzo Cloro emisero editti
volti a revocare i diritti legali e a
esigere che i cristiani si adeguassero
alle pratiche religiose della tradizione
romana.
Gli imperatori Decio, Valeriano,
Diocleziano spinti da considerazioni
politiche ordinarono persecuzioni sempre
più severe che non sortirono tuttavia
l’effetto auspicato. I cristiani erano
accusati di sacrilegio poiché
rifiutavano il culto degli dèi pertanto
visti come minaccia alla Pax Deorum
e all’imperatore. Le oppressioni attuate
dai romani terminarono nelle 313 grazie
all’imperatore Costantino.
Noi ci soffermeremo su quella di
Diocleziano, la più dura, scatenata
durante la storia del suo impero.
L’imperatore comincia la sua attività
persecutoria nei primi quindici ani del
suo regno.
Diocleziano (ovvero Gaio Valerio Diocles),
era un soldato dalmata nato da famiglia
umile, divenne ufficiale dell’esercito
romano, nel periodo dell’impero di
Numeriano. Alla sua morte fu proclamato
imperatore dalle sue truppe.
Uno dei primi obiettivi di Diocleziano
era riorganizzare l’impero, dal momento
che il governo di un impero così grande
non poteva essere gestito da un uomo
solo, per cui nel 286 associò al trono
un abile generale originario della
Pannonia, Massimiliano. A questi affidò
il governo dell’Occidente, riservandosi
il controllo della parte orientale
dell’impero la più ricca e popolosa.
Nel 293 varò una nuova forma di governo
tetrarchia, in cui il potere era diviso
tra due imperatori chiamati Augusti,
Massimiliano e Diocleziano, ognuno
affiancato da un cesare destinato a
succedergli. Diocleziano scelse il
generale illirico Galerio, Massimiliano
Costanzo Cloro. Dopo un ventennio di
governo i due imperatori avrebbero
dovuto abdicare e lasciare il posto ai
cesari, al fine di evitare le lotte
dinastiche.
Per essere più vicini alle aree
maggiormente esposte ogni tetrarca
scelse come propria residenza e capitale
una città diversa: Diocleziano Nicomedia
(Asia Minore), Massimiliano Milano,
Galerio si stabilì a Sirmio, Costanzo a
Treviri sul confine renano.
All’interno di detta Tetrarchia,
Diocleziano assunse il ruolo dominante e
insieme, avviò l’ultima persecuzione
contro i cristiani colpevoli di
minacciare l’autorità imperiale e di
provocare disgregazione sociale. Il
Cristianesimo era giudicato una
religione che andava contro l’impero, in
grado di distogliere i cittadini dai
culti delle divinità tradizionali.
A differenza di Aureliano, non promosse
il culto di se stesso, ma si rifece a
quello del Pantheon e degli dèi pagani,
si associò a Giove capo del Pantheon
stesso e inizialmente si mostrò
tollerante verso i cristiani, Galerio al
contrario s’identificava con Ercole,
erano oggetto di adoratio, ogni
persona alla presenza dell’imperatore
doveva prostrarsi. Purtroppo, dobbiamo
ricordare che Galeno fu chi accese in
seguito l’odio di Diocleziano verso i
cristiani poiché anticristiano, pagano,
figlio di una sacerdotessa panteista,
sotto l’imperatore Decio.
Diocleziano vietò anche le cariche
amministrative e militari ai cristiani,
alfine di placare gli dèi. Quando
l’oracolo di Apollo confermò l’esistenza
del “male sulla terra”, guarda caso
furono proprio i cristiani a essere
considerati il capro espiatorio. Nel 303
Galerio decise di intervenire contro
essi, Lattanzio ne parla come un uomo
bestiale, pieno di crudeltà pervaso di
un odio fanatico spietato nei confronti
dei cristiani.
Dopo la seconda fase persecutoria vi
pose fine, solo nel 311, quando in punto
di morte, dopo averli accusati di non
aver capito le sue vere intenzioni li
accusò di essere loro la causa di quello
che gli stava accadendo, li scongiurò
infine di pregare Dio per lui.
Il 23 febbraio del 303 fu emanato il I
Editto di Diocleziano su proposta di
Galerio, che indicava di bruciare le
Sacre Scritture e di distruggere le
Chiese. Per Galerio in realtà era un
espediente per liberarsi di tutti i
cristiani infiltrati della classe
dirigente e della Chiesa intesa come
organizzazione.
La persecuzione di Diocleziano ebbe
inizio nel 303 con estrema ferocia a
partire dall’Oriente, dove era
maggiormente diffuso il Cristianesimo.
Il risultato fu che nel giro di pochi
giorni per ben due volte il palazzo e le
stanze di Diocleziano furono incendiate.
Da allora, sentendosi minacciato, lasciò
perdere ogni cautela e si incattivì più
duramente.
Questo editto fu seguito da un secondo
che prevedeva pene sempre più dure in
primis per i funzionari pubblici e per
tutti i fedeli. La loro sofferenza
rafforzò la determinazione verso questa
nuova religione. Diocleziano ritenne
quindi suo dovere riportare l’impero
alla pace, instaurando una monarchia
assoluta e assumendo le caratteristiche
di quelle orientali attribuendo al
sovrano un’origine divina.
Con il II Editto si decise l’arresto dei
“capi delle chiese“ (tutta la gerarchia
ecclesiastica); lo storico Eusebio
racconta di carceri piene al punto di
dover liberare i criminali comuni.
Il III Editto fu diffuso il 20 novembre
303. Con tale editto si decise
l’amnistia generale, ovvero ogni
sacerdote sarebbe stato liberato se
avesse accettato di compiere un
sacrificio agli dèi. Scopo di questo
editto era il rinnegamento del
Cristianesimo e quindi dividere la
comunità.
L’ultimo editto divenne pubblico
all’inizio del 304, i cristiani furono
obbligati a radunarsi e a compiere un
sacrificio comune, in caso di rifiuto
sarebbero stati giustiziati. La
persecuzione si protrasse fino alle
dimissioni di Diocleziano il 1° maggio
305 insieme a Massimiliano, interrotta
definitivamente con l’Editto di Milano
con cui Costantino, nel 313, diede
libertà di culto a tutti i cittadini. Si
ritiene che le persecuzioni causarono la
morte di circa 3.500 cittadini romani
oltre a quelli perseguitati e torturati.
Riferimenti bibliografici:
A. Porcaro, La grande persecuzione
cristiana di Diocleziano, ed. Open
B. Strauss, I 10 uomini che hanno
fatto grande Roma, trad. di David
Scaffei, Laterza, Roma 2019.
G. Castelli, L’imperatore guerriero:
il romanzo di Diocleziano, Newton
Compton, Roma 2015.
R. Gonzales, Le persecuzioni contro i
cristiani nell’impero romano. Approccio
critico, Graphe.it, Perugia 2009. |