N. 19 - Dicembre 2006
LA PERIFERIA DI BERLINO COME PARIGI?
Il disagio sociale nel quartiere Kreuzberg
di Leila
Tavi
Il
quartiere Kreuzberg, alla periferia di Berlino, è
abitato in prevalenza da turchi. Le donne e gli
anziani non sanno parlare tedesco e non escono quasi
mai dal quartiere.
Kreuzberg è la Little Turkey della Germania; se
ci si aggira nei suoi vicoli senza una meta,
soprattutto se non si è del posto, si rischia di
attirare su di sé sguardi sospettosi da dietro le
finestre e un brutale “Was machen Sie hier?”, Che cosa
fa Lei qui?” da parte di qualche uomo, che si sente
magari il protettore del palazzo in cui abita.
I
ficcanaso non sono ben venuti, un po’, forse, come nei
paesi del Meridione d’Italia ma, proprio come da noi,
se si cerca di spiegare che non è la curiosità del
turista il motivo della visita a Kreuzberg diventano,
allora, tutti gentili.
I
bambini spesso fanno da interpreti ai nonni che hanno
seguito i figli durante gli anni della grande
immigrazione tra gli anni ’60 e ’80 ed erano già
vecchi per lavorare, quindi non hanno avuto la
possibilità di imparare la lingua, come del resto le
donne che sono rimaste a casa ad allevare i figli.
Nel
futuro della Germania ci sono tre milioni di turchi,
tre milioni di islamici.
La
conferenza sull’Islam della fine di settembre a
Charlottenburg è stata la prima organizzata su suolo
tedesco.
La
decisione da parte del cancelliere Angela Merkel di
sospendere la rappresentazione dell’opera Idomeneo, la
sera prima della Conferenza, per timore di offendere
la comunità islamica e per paura di rivendicazioni da
parte dei gruppi terroristici islamici, ha suscitato
polemiche e reazioni tra l’opinione pubblica tedesca.
Molti tedeschi si sentono minacciati dall’ondata
demografica turca, molti utilizzano indifferentemente
il termine turco o arabo; gli interventi della polizia
nei quartieri abitati in maggioranza da turchi sono
sempre più sporadici e se qualche agente entra in
Einsatz, all’opera, lo fa in modo violento e
offensivo nei confronti della popolazione locale.
I
giovani turchi, anche se sono nati in Germania e hanno
studiato nelle scuole tedesche, non si sentono
trattati come cittadini tedeschi, ma solo come figli
di Gastarbeiter, stranieri con un permesso di
lavoro, niente più.
Il
loro è un destino segnato, dove è negato ogni accesso
al pubblico impiego, alla dirigenza, a posti di
prestigio e le eccezioni alla regola sono rare.
La
condizione dei giovani turchi assomiglia molto a
quella dei protagonisti delle ballate rap del
ribelle Bushido, che con la sua musica descrive in
maniera cruda e realistica tutta la rabbia dei giovani
tedeschi d’importazione, esclusi dalla società in cui
sono nati e cresciuti.
Confinati nei ghetti di periferia, si esprimono in
gergo, la Kanak Sprak.
Il
rifiuto da parte degli altri tedeschi non fa altro che
accrescere il loro orgoglio di appartenere a un’altra
cultura lontana, diversa e ai loro coetanei
incomprensibile, ma che in realtà è una commistione
delle due culture, la turca e la tedesca.
Una
parte di loro si ribella alle convenzioni che si vede
imposte da una società a cui sente di non appartenere
e di cui non riconosce l’autorità statale e le regole.
Quello che non viene dato loro di diritto si sentono
autorizzati a prenderlo anche con la forza, così
bambini di dodici anni fanno bravate, rubano macchine,
ma i loro conoscenti, i loro parenti, i loro amici li
proteggono dalla mano della giustizia.
Difendono i loro quartieri come trincee e si arrogano
il diritto di disporre dei beni di chi li attraversa o
di chi, pur abitandovi, non fa parte della comunità
turca; di solito sono ragazzi tra i quindici e i vent’anni.
Quello è il loro territorio ed è la comunità locale a
stabilire cosa è giusto e cosa è sbagliato, non la
legge.
I
poliziotti non riescono ad imporsi più e cercano di
evitare accuratamente di fare la ronda per le vie di
Kreuzberg.
Un
ragazzino turco ha graffiato la macchina di un
residente tedesco? Un poliziotto non si può permettere
di fargli qualcosa, una folla di gente lo accerchia e
lo minaccia con i coltelli e guai se il danneggiato
denuncia il fatto altrove.
Il
portavoce della Polizia tedesca, Klaus Eisenreich,
lancia un grido d’allarme alle istituzioni: “Il
problema della violenza contro i poliziotti è
sottovalutata volontariamente”; le istituzioni
rispondono per voce di Frank Henkel, della CDU, che il
governo si è reso conto del potenziale pericolo che le
aggressioni alle forze dell’ordine rappresentano e che
è necessaria un’integrazione più efficace tra turchi e
arabi da una parte e tedeschi dall’altra.
Quello che né Eisenreich né Henkel dicono è che un
poliziotto non si sognerebbe mai di mettere le manette
a un dodicenne tedesco, anche se colto in flagrante, e
invece lo fa se si tratta di un piccolo criminale
turco.
Quello che è successo a Kreuzberg pochi giorni fa,
l’assalto di ottanta uomini, tra giovani e vecchi, a
due poliziotti, subito dopo l’arresto di due giovani
ladri d’origine turca sulla Wrangelstraße,
dovrebbe essere il segno di come le periferie di
Berlino rispondono alla mancanza di Stato nei loro
quartieri.
La
volante con a bordo i due agenti e i due ragazzi
arrestati è stata accerchiata da una folla che con
insulti e colpi violenti ai vetri della vettura ha
cercato di portare via i due turchi dall’auto per
liberarli.
La
macchina è riuscita a partire nonostante la foga della
folla, ma che cosa succederà la prossima volta?
Il
70% degli incriminati tra i 14 e i 16 anni proviene da
famiglie di immigrati.
Si
tratta di ragazzi che hanno avuto difficoltà di
integrazione già dalla scuola elementare, perché si
sono trovati tra due fuochi: gli adulti delle loro
famiglie che vivono con frustrazione la difficile
condizione di immigrati, con sentimenti di ostilità
nei confronti dei “padroni di casa”, e i miopi
coetanei tedeschi, che vivono nella bambagia e che
sono incapaci di istaurare alcun tipo di rapporto con
i bambini immigrati, pur se in una stessa classe,
nello stesso parco giochi o nella stessa piscina.
Zur Hilfe hast du deine Kameraden
geholt / Jungs schaut mir in die Kerbe /sagt mir jetzt
wer ist straighter? / Das ist der Sonnenbank Flavour /
Die künstliche Bräune / Du kannst dir alle holen /
komm ich fick deine Freunde / Jungs gebt euch keine
Mühe / für mich seid ihr alle Raver
[Hai chiamato i tuoi compagni in soccorso / Ragazzi
guardatemi nelle chiappe / ditemi adesso chi è il più
giusto? / E’il gusto del lettino solare /
L’abbronzatura artificiale / Puoi chiamarne quanti
vuoi / vieni mi faccio tutti i tuoi amici / ragazzi
non vi state a preoccupare / per me siete tutti raver]
da
Bushido, Der Sonnenbank
Flavour |