N. 5 - Maggio 2008
(XXXVI)
Percy
Bysshe Shelley
Un romantico idealista
di Giovanna D'Arbitrio
.
Vita ed opere Percy Bysshe Shelley nacque
a Field Place House, vicino Horsham, nel
Sussex, il 4 agosto 1872, da antica famiglia
nobile e facoltosa. Suo primo maestro fu il
Vicario di Warsham, Mr. Edwards, che gli
impartì le prime nozioni di greco e latino.
Nel 1802, all’età di dieci anni egli fu
mandato a scuola, alla Syon House Academy,
il cui rettore era il DR. Greenlaw, uno
“Scozzese dal cuore duro”, secondo lo stesso
Shelley.
Qui Bysshe ebbe l’opportunità di seguire le
lezioni di Adam Walker, un conferenziere
girovago, amante della natura che suscitò
nel giovane l’interesse per le scienze,
soprattutto per un aspetto sensazionale di
esse, confinante con la magia e il
soprannaturale. Nel 1804 entrò a Eton dove,
sotto l’influsso del romanzo gotico, scrisse
ZASTROSSI e ST. IRVYNE e le sue prime
poesie. Nel 1810 lasciò Eton dove era stato
molto infelice, perché incompreso e deriso
dai compagni che lo avevano soprannominato
Mad Shelley, cioè Shelley il pazzo.
Andò poi ad Oxford dove, affascinato dalla
filosofia radicale di William Godwin,
scrisse un opuscolo, THE NECESSITY OF
ATHEISM, in cui si dichiarò ateo e nemico
della chiesa cattolica che si era
allontanata dal messaggio di Cristo. Le
conseguenze furono l’espulsione da Oxford e
l’allontanamento dalla sua famiglia che
disapprovò anche il suo matrimonio con la
sedicenne Harriet Westbrook, un’infelice
unione, dalla quale nacquero due figli,
Janthe e Charles, e che purtroppo terminò
dopo tre anni.
In questo periodo Shelley fece propaganda
rivoluzionaria in Irlanda contro il governo
inglese e la chiesa cattolica, sostenuto da
W. Godwin, che egli considerava suo maestro,
e in ADDRESS TO THE IRISH PEOPLE e QUEEN
MAB espresse le sue idee politiche,
religiose ed etiche. S’innamorò della figlia
di Godwin, Mary, fuggì con lei e la sposò
dopo il suicidio della sfortunata Harriet
nel 1816. Ritornò in Inghilterra dopo la
morte della moglie e cercò inutilmente di
ottenere la tutela dei figli. Deluso ed
amareggiato, ripudiato dalla società
inglese, lasciò il suo paese e si rifugiò
con Mary in Svizzera dove fece amicizia con
Byron e scrisse alcune liriche,come MONT
BLANC e HYMN TO INTELLETUAL BEAUTY e un
poemetto ALASTOR,THE SPIRIT OF SOLITUDE.
Nella primavera del 1818 partì per
l’Italia,paradiso degli esuli, e qui compose
le sue opere più importanti e soprattutto
delle splendide liriche, come ODE TO THE
WEST WIND, THE CLOUD, HYMN OF APOLLO, HYMN
OF PAN, TO THE SKYLARK ecc….Avendo ottenuto
l’eredità di suo nonno, poteva ora vivere
dove la sua salute , in pericolo per
l’etisia di cui soffriva, poteva meglio
essere curata. Soggiornò nelle più belle
città italiane che gli ispirarono le sue
opere migliori: a Roma scrisse il dramma
lirico PROMTHEUS UNBOUND, in cui la vittoria
di Prometeo su Giove simboleggia il trionfo
dell’amore e della libertà sulla tirannia, a
Napoli l’ODE TO NAPLES per celebrare la
proclamazione della Costituzione, a Livorno
EPIPSYCHIDION un poemetto ispirato dal breve
e platonico amore per la marchesina Teresa
Viviani, a Pisa un’altra amicizia amorosa
per Jane William gli suggerì due bellissime
liriche: TO JANE: THE INVITATION, TO JANE:
THE RECOLLECTION.
Fu in quest’ultima città ,dove si era
trasferito con la famiglia nel 1820, che
Shelley incontrò di nuovo Byron e fece
amicizia, per l’appunto, con Jane e Edward
William. Qui attraversò periodi alterni di
grandi entusiasmi e depressioni di cui
troviamo un riflesso nelle sue opere, come
THE SENSITIVE PLANT, THE WITCH OF ATLAS,
poemetti imbevuti di un’atmosfera magica e
sognante, e ADONAIS, una triste elegia
scritta per la morte del poeta Keats.
Nel 1822 gli Shelleys si stabilirono a Villa
Magni, sul golfo di La Spezia, insieme ai
Williams e al capitano Trelawny. L’8 luglio
1822, Shelley ed Edward William, tornando da
Livorno in barca a vela, furono travolti da
una tempesta e non fecero mai più ritorno.
Il 18 luglio il cadavere del poeta fu
trovato sulla spiaggia di Viareggio dove fu
cremato alla presenza dei suoi amici Leigh
Hunt e G. Byron . Le sue ceneri furono poi
portate a Roma, nel cimitero protestante.
Alcuni mesi prima della morte aveva scritto
un poemetto sul mistero della vita, THE
TRIUNPH OF LIFE, rimasto incompiuto, che
termina con la drammatica domanda: - What is
life?-
Dualismo di Shelley I critici hanno
evidenziato un dualismo tra pensiero e
poesia, poiché per molti risultò difficile
accettare contemporaneamente le sue idee
radicali e la sua eterea, sognante, poesia
romantica. In realtà non c’è dualismo,
poiché Shelley rimase sempre lo stesso in
fondo: un romantico celato sotto la
sovrastruttura razionalistica e
rivoluzionaria nell’età giovanile, un
romantico consapevole di essere tale
nell’età matura.
Shelley, poeta lirico Nelle liriche
troviamo la parte migliore di Shelley, la
sua vibrante sensibilità che spesso esprime
con l’aggettivo thrilling, Come il critico
M. Praz afferma: -Thrilling è il rombo del
tuono, l’urlo del vulcano, il veemente
appello ala libertà, è un gesto, è uno
sguardo eloquente, la malinconia nata da una
gioia troppo intensa…… - Nella poesia TO A
SKYLARK, l’allodola diventa una nuvola di
fuoco, un’incorporea gioia, un gioioso
spirito. Il suo innalzarsi cantando nel
cielo ci richiama alla mente un passo del
Fedro di Platone in cui l’anima, alata,
s’innalza sempre più in alto.
Shelley nella vita privata Le persone che
lo amarono lo descrissero come un uomo
inquieto e mutevole, ma generoso ed
altruista, un vero idealista che credeva
realmente possibile una evoluzione positiva
del genere umano. Benché si dichiarasse
ateo, in realtà arrivò al Divino per le vie
traverse della filosofia platonica,del
panteismo, del misticismo e della magia. Fin
da piccolo, infatti, amava raccontare alle
sue sorelle storie stravaganti su misteriosi
esseri come il Grande Vecchio Serpente,
l’Alchimista dalla barba grigia, La Grande
Tartaruga dello stagno ecc. Era affascinato
da strani esperimenti scientifici e gli
piacevano i Racconti del Terrore .
A Ginevra la piccola compagnia, formata dal
poeta ,da Byron, da Claire Clairmont e dalla
moglie Mary ,spesso discuteva del
soprannaturale e un giorno Byron propose a
tutti di scrivere una “gothic novel”. Fu
così che Mary Godwin scrisse FRANKESTEIN,
un romanzo che ebbe poi molto successo.
E fu ancora il suo amico Byron, che
assistendo sconvolto alla sua
cremazione,così la descrisse: - Non avete
idea di un rogo mortuario su una spiaggia
desolata e l’aspetto singolare che assumono
le fiamme per il sale e l’incenso. Tutto di
Shelley è consumato, tranne il cuore che non
volle ardere!-
E l’immagine emblematica di questo cuore,
che resiste alla forza distruttiva del
fuoco, è forse la miglior rappresentazione
dei tenaci, generosi sentimenti di questo
grande poeta lirico che sognò un mondo
migliore.
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