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N. 28 - Settembre 2007

PENTEDATTILO

Un paese fantasma sull'Aspromonte

di Matteo Liberti

 

Cinque dita.

Questo il significato del nome di Pentedattilo (penta daktilos), uno dei luoghi più suggestivi e panoramici dell’Aspromonte.

 

Le cinque dita sono quelle dello sperone roccioso su cui è arroccato il paese, una sporgenza del Monte Calvario dalla caratteristica forma a cinque punte.

 

Cinque sporgenze di rupe arenaria che disegnano una caratteristica forma di mano, nel palmo della quale è contenuto quel che resta di Pentedattilo, le costruzioni rimaste in piedi dopo il grande terremoto che sconvolse quel territorio nel XVIII secolo.

 

Il paese, fondato nel 640 a.C. da alcuni coloni greci (Calcidesi), passò nel 1589, come feudo, sotto il dominio della famiglia Alberti, e fu presto cupo testimone di quella che passò alla storia come la strage degli Alberti.

 

Ancora oggi, tra fantasia popolare e leggenda, rimangono gli echi di quel che accadde in una notte di Pasqua del 1686...

 

Ma torniamo alla storia precedente.

 

In epoca romana Pentedattilo faceva parte di un sistema militare difensivo per il controllo della fiumara di Sant'Elia, accesso privilegiato per le montagne dell'Aspromonte. Abbandonato dopo la caduta dell'Impero, il paese andò sotto il dominio bizantino, che si protrasse fino all'arrivo dei Normanni (XI secolo d.C.). Dopo una serie di successivi passaggi di proprietà. il paese fu infine acquistato dai Marchesi Alberti.

 

E poi, in quella notte del 1686, accadde che alcuni membri delle famiglie degli Alberti e degli Abenavoli (baroni di Montebello e vecchi feudatari di Pentedattilo), che da lungo tempo erano rivali per questioni di confini comuni si ritrovarono artefici di un evento ultra sanguinario...

 

Il capostipite della famiglia Abenavoli, il barone Bernardino, aveva in progetto di prendere in moglie Antonietta, la figlia del marchese Domenico Alberti. Per una serie di vicissitudini, successe che Don Petrillo Cortez, figlio del viceré di Napoli, ebbe occasione di conoscere e di innamorarsi di Antonietta...

 

Chiese così la sua mano al fratello Lorenzo, che nel 1685 era successo a Domenico, morto in quell'anno.

Lorenzo Alberti acconsentì al matrimonio.

 

La notizia della promessa di nozze produsse l'ira passionale del barone Bernardino, che decise di vendicarsi, senza compromesso, di tutti gli Alberti.

 

Il 16 aprile del 1686, nel buio, Bernardino si introdusse all'interno del castello degli Alberti, a Pentedattilo, accompagnato da alcuni uomini armati e pronti ad uccidere.

 

Il gruppo di vendicatori colpì Lorenzo nel sonno, con colpi di fucile e di pugnale.

Iniziò poi il giro mortale per tutte le stanze del castello, torturando ed uccidendo chiunque incontrasse, compreso un bambino di nove anni.

 

Antonietta Alberti fu risparmiata, insieme allo stesso Don Petrillo Cortez, che fu preso in ostaggio come ricatto per impedire ritorsioni da parte del Viceré.

I due vennero condotti nel castello di Montebello, dove Bernardino, tre giorni dopo, costrinse Antonietta a sposarlo.

 

Il Viceré Cortez, venuto a notizia della strage, inviò una piccola spedizione militare a portar nuova vendetta: dopo aver liberato Don Petrillo, gli uomini di Cortez catturarono sette partecipanti alla strage e li decapitarono, appendendone le teste ai merli del castello degli Alberti.

 

Bernardino riuscì invece a fuggire, portando con se Antonietta (rifugiatasi poi in un convento). Dopo aver raggiunto l'isola di Malta e da lì Vienna, entrò nelle file dell'esercito austriaco, per trovare morte nell'estate del 1692, colpito da una palla di cannone.

 

Antonietta Alberti, dopo l'annullamento del matrimonio da parte della Sacra Rota, rimase in un convento di clausura.

 

Questi eventi hanno prodotto, nel corso dei secoli, una serie di leggende e miti, legati spesso a quella roccia a forma di mano che sovrasta Pentedattilo, la mano del Diavolo, secondo alcuni, tra le cui gole, nelle notti di vento, si potrebbero udire le urla di dolore di Lorenzo Alberti...

 

In ogni caso, il terremoto del 1783 ed alcune scosse successive contribuirono, assieme alle storie di fantasmi e di morte che ancora oggi circolano sul luogo, all'abbandono di Pentedattilo da parte dei suoi abitanti.

Abbandono completato negli anni sessanta del Novecento, prima di una riscoperta recente, legata anche ad un turismo affascinato dal mistero del luogo, dall'ennesimo paese fantasma d'Italia, oltre che dalla sua eccezionale bellezza paesaggistica.



 

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