N. 129 - Settembre 2018
(CLX)
FRIEDRICH WILHELM NIETZSCHE
Pensiero
filosofico,
vita
e
opere
di
Giovanna
D’Arbitrio
Nella
collana
“Grandi
Filosofi”
(edizioni
RBA
Italia),
il
primo
volume
è
dedicato
a
Friedrich
Wilhelm
Nietzsche e
nella
quarta
di
copertina
si
legge:
“Siamo
ormai
nel
XXI
secolo
e la
figura
di
Friedrich
Nietzsche
(1844-1900)
continua
a
interrogarci
in
modo
quanto
meno
inquietante.
La
filosofia
contemporanea
è
tutt’oggi
costretta
a
fare
i
conti
con
quel
suo
messaggio
spigoloso
e
radicale,
scontroso
e
inafferrabile,
con
la
sua
critica
feroce
ai
capisaldi
metafisici
della
cultura
occidentale.
La
riflessione
di
Nietzsche
inaugura
un’ardua
opera
di
demolizione
di
tutto
quel
fardello
di
imperativi
consegnato
al
mondo
dal
cristianesimo
e
dal
suo
antenato
diretto
che
il
filosofo
identificava
nel
platonismo
o
più
semplicemente
nella
morale.
Collocato,
come
disse
lui
stesso,
«nella
contraddizione
tra
l’oggi
e il
domani»,
Nietzsche
autore
noto
con
l’etichetta
di
“critico
della
morale”-
si
propone
ai
posteri
in
una
duplice
forma:
quale
epilogo
tardivo
della
tradizione
occidentale
e al
tempo
stesso
quale
figlio
prematuro
di
un
futuro
ancora
da
costruire.
Si
capisce
allora
perché
la
sua
opera
sia
stata
oggetto
di
suggestive
interpretazioni
esegetiche,
ma
anche
di
grandi
malintesi”.
Nietzsche
nacque
nel
1844
a
Röcken,
villaggio
nei
pressi
di
Lipsia
da
una
famiglia
di
pastori
protestanti,
primogenito
di
Carl
Ludwig
Nietzsche
e di
Franziska
Oehler.
Nel
1849
dopo
la
morte
del
padre
per
una
malattia
cerebrale,
la
stessa
che
avrebbe
poi
colpito
lui,
la
famiglia
si
trasferisce
a
Naumburg,
dove
Friedrich
inizia
a
studiare
lettere
classiche
e
religione,
stringe
amicizia
con
Gustav
Krug
e
Wilhelm
Pinder,
s’interessa
di
musica
e
canto,
compone
musica,
poesie.
Nel
1854
inizia
a
frequentare
il
Domgymnasium
di
Naumburg
e
poi
per
i
suoi
indiscutibili
talenti,
con
una
borsa
di
studio
venne
ammesso
come
allievo
a
Schulpforta,
un
prestigioso
complesso
collegiale,
dove
studia
tra
il
1858-1864,
diventa
amico
di
Paul
Deussen
e di
Carl
von
Gersdorff
e
nel
1860
insieme
a
Krug
e
Pinder,
fonda
l’associazione
“Germania”
centrata
su
interessi
letterari
e
musicali
e
filologici,
per
la
quale
scrive
alcuni
saggi,
sotto
l’influsso
delle
opere
di
Ralph
Waldo
Emerson
e
del
poeta
Friedrich
Hölderlin.
In
questo
periodo
Nietzsche
comincia
a
soffrire
di
forti
emicranie,
ma
consegue
ottimi
risultati
nello
studio,
lascia
Pforta
per
studiare
filologia
e
teologia
a
Bonn
e.
Nel
1865
si
iscrive
all’Università
di
Lipsia
per
seguire
le
lezioni
di
filologia
classica
di
Friedrich
Ritschl,
già
suo
insegnante
a
Bonn.
Legge,
inoltre,
le
opere
di
Platone,
Schopenhauer,
Lange,
Kant,
Darwin.
Erwin
Rohde.
Presta
servizio
militare
come
volontario
a
Naumburg,
ma
per
un
serio
infortunio,
si
congeda
e
torna
a
Lipsia
e
poi
grazie
a
Ritschl
nel
1869
ottiene
la
cattedra
all’Università
di
Basilea
e
l’Università
di
Lipsia
gli
concede
la
laurea
per
le
sue
pubblicazioni.
Intanto
aveva
cominciato
a
frequentare
a
Lucerna,
Wagner
e
sua
moglie
Cosima,
affascinato
da
entrambi.
A
Basilea
conosce
il
famoso
storico
Jacob
Burckhardt
e il
teologo
F.C.
Overbec,
che
gli
rimarrà
vicino
fino
alla
morte.
Allo
scoppio
della
guerra
franco-prussiana
(1870-71)
si
arruola
come
infermiere,
ma
viene
congedato
per
aver
motivi
di
salute.
Intanto
Ulrich
von
Wilamowitz
Moellendorff
critica
drasticamente
Nietzsche
per
l’opera
La
Nascita
della
tragedia
dallo
spirito
della
musica
(solo
Rohde
e
Wagner
si
schierano
al
suo
fianco
contro
l’intera
comunità
filologica).
Nel
frattempo
scrive
La
visione
dionisiaca
del
mondo,
Le
quattro
Considerazioni
inattuali,
David
Strauss,
Il
confessore
e lo
scrittore;
Sull’utilità
e il
danno
della
storia
per
la
vita;
Schopenhauer
come
educatore
Richard
Wagner
a
Bayreuth.
Nel
1873
conobbe
Paul
Rée,
studioso
di
filosofia
ebraica
il
cui
influsso
lo
indusse
a
respingere
il
pessimismo
:
comincia
ad
allontanarsi
da
Wagner,
anche
se
la
rottura
ufficiale
vi
sarà
solo
con
la
pubblicazione
di
Umano,
troppo
umano.
Per
motivi
di
salute,
forti
emicranie
frequenti
e
dolori
agli
occhi,
Nietzsche
all’età
di
34
anni
abbandona
l’insegnamento,
costretto
a
vivere
una
modesta
pensione
e a
viaggiare
come
apolide
per
trovare
climi
più
favorevoli
per
la
sua
salute
cagionevole.
Visse
così
fino
al
1889
in
diverse
città,
come
Sils
Maria
vicino
a
Saint
Moritz,
nella
valle
dell’Engadina
in
Svizzera,
sulla
riviera
ligure
a
Genova
e
Rapallo,
a
Torino
a
Roma
dove
conobbe
Lou
von
Salomé,
studentessa
russa
che
rifiutò
più
volte
la
sua
proposta
di
matrimonio.
Questa
delusione
spinse
Nietzsche
a
continuar
il
lavoro
su
Zarathustra,
che
portò
a
termine
nel
1885,
con
già
molte
pubblicazioni
alle
spalle
Nietzsche
si
trasferì
a
Torino,
dove
scriverà
L’Anticristo,
Il
crepuscolo
degli
idoli,
Ecce
Homo.
Nel
1889
infine
per
un
crescenti
disturbi
mentali
viene
ricoverato
dall’amico
F.C.
Overbeck,
prima
in
una
clinica
psichiatrica
a
Basilea,
poi
in
altre
cliniche
ed
infine
assistito
dalla
famiglia.
Muore
nella
casa
di
Weimar
(Turingia)
nel
1900.
Già
nella
sua
prima
vera
opera
filosofica,
La
nascita
della
tragedia
(1872),
comincia
ad
esprimere
idee
rivoluzionarie:
la
tragedia
greca
migliore
viene
vista
come
la
massima
espressione
dello
slancio
vitale
o
spirito
dionisiaco,
istintivo
e
irrazionale,
che
si
contrappone
a
quello
apollineo,
che
rappresenta
l’ordine
e la
razionalità.
Il
pensiero
apollineo
e
quello
dionisiaco
sono
perciò
così
definiti:
“Finora
abbiamo
considerato
il
pensiero
apollineo
e il
suo
opposto,
il
dionisiaco,
come
forze
artistiche
che
erompono
dalla
natura
stessa,
senza
mediazione
dell’artista
umano
e in
cui
gli
impulsi
artistici
della
natura
trovano
anzitutto
e in
via
diretta
soddisfazione:
da
una
parte
come
mondo
di
immagini
del
sogno,
la
cui
perfezione
è
senza
alcuna
connessione
con
l’altezza
intellettuale
o la
cultura
artistica
del
singolo;
dall’altra
parte
come
realtà
piena
di
ebbrezza,
che
a
sua
volta
non
tiene
conto
dell’individuo
e
cerca
di
annientare
l’individuo
e di
liberarlo
con
un
sentimento
mistico
di
unità”.
Nietzsche
considera
Socrate
il
corruttore
della
tragedia
con
il
prevalere
dello
spirito
apollineo
su
quello
dionisiaco,
per
il
suo
intellettualismo
etico.
Anche
Platone
è
colpevole
per
aver
generato
continuità
ideologica
attraverso
i
secoli
condivisa
dal
cristianesimo
fino
ad
arrivare
all’idealismo
tedesco
ottocentesco.
Nietzsche
attacca,
quindi,
i
tradizionali
valori
di
metafisica,
religione,
democrazia.
per
smascherare
la
falsità
e
l’ipocrisia
di
tutta
la
storia
dell’Occidente,
un
lungo
processo
di
decadenza
dell’uomo,
come
negazione
della
vita,
quando
invece
l’affermazione
della
libertà
avrebbe
dovuto
essere
il
destino
dell’uomo.
C’è
nell’uomo
una
sostanziale
paura
verso
la
creatività
della
vita
e la
volontà
di
potenza.
Il
nichilismo
ha
due
aspetti
fondamentali:
il
nichilismo
passivo
(Schopenhauer)
consistente
nella
perdita
di
fiducia
dell’uomo
europeo
verso
i
valori
della
propria
civiltà;
il
nichilismo
attivo
invece
demolisce
vincoli
metafisici
che
uccide
la
forza
vitale,
creando
nuovi
valori
attraverso
un
processo
di
trasvalutazione.
L’uomo,
per
Nietzsche,
ha
dovuto
illudersi
per
dare
un
senso
all’esistenza,
in
quanto
ha
avuto
paura
della
verità,
non
essendo
stato
capace
di
accettare
l’idea
che
"la
vita
non
ha
alcun
senso,
che
non
c’è
nessun
"oltre"
e
che
va
vissuta
con
desiderio
e
libero
abbandono
pieno
di
fisicità".
Se
il
mondo
avesse
un
senso
e se
fosse
costruito
secondo
criteri
di
razionalità,
di
giustizia
e di
bellezza,
l’uomo
non
avrebbe
bisogno
di
illudersi
per
sopravvivere,
costruendo
metafisica,
religione
e
morale.
L’umanità
occidentale,
passata
attraverso
il
cristianesimo,
percepisce
ora
un
senso
di
vuoto,
trova
che
"Dio
è
morto",
cioè
che
ogni
costruzione
metafisica
viene
meno
davanti
alla
scoperta
che
il
mondo
è un
caos
irrazionale.
Continuerà
pertanto
a
cercare
dei
valori
che
possano
rimpiazzare
Dio
con
idoli,
come
Stato,
scienza,
denaro.
La
mancanza
di
un
senso
metafisico
della
vita
e
dell’universo
fa
rimanere
l’uomo
nel
nichilismo
passivo
dal
quale
si
può
usciremo
con
la
volontà
di
potenza
(nichilismo
attivo).
L’uomo,
ergendosi
al
di
sopra
del
caos
della
vita,
può
generare
propri
significati
e
imporre
la
propria
volontà.
Chi
riesce
a
compiere
questa
impresa
è il
Superuomo,
cioè
l’uomo
che
ha
compreso
che
è
lui
stesso
a
dare
significato
alla
vita.
Attraverso
le
tre
metamorfosi
dello
spirito,
esposte
in
Così
parlò
Zarathustra,
afferma
che
il
motto
"Tu
devi"
deve
diventare
prima
in
Io
voglio",
poi
"Dire
di
sì".
I
modelli
valoriali
del
passato
scaturiscono
dallo
spirito
apollineo
e,
pertanto
non
corrispondono
all’effettiva
essenza
dell’uomo
che
è
dionisiaco,
legato
a
vitalità
e
potenza
intrinseci
alla
sua
natura
terrena.
“Gott
ist
tot!
Gott
bleibt
tot!
Und
wir
haben
ihn
getötet!”
(Dio
è
morto!
Dio
resta
morto!
E
noi
lo
abbiamo
ucciso!)
urla
l’uomo
folle
in
“La
gaia
scienza”,
che
gira
di
giorno
con
una
lanterna
accesa
alla
ricerca
di
Dio
e si
definisce
come
il
"testimone"
di
un
omicidio
compiuto
dall’intera
umanità,
ma
ammette
che
gli
uomini
non
sono
ancora
pronti
ad
accettare
i
nuovi
valori
della
gioiosa
accettazione
della
vita
sulla
terra.
“Bisogna
avere
ancora
il
caos
dentro
di
sé
per
generare
una
stella
danzante”,
capace
di
liberarsi
dai
pregiudizi
e
dai
vecchi
schemi.
L’eterno
ritorno
ci
dovrebbe
indurre
a
vivere
pienamente
l’attimo
presente,
senza
continuità
con
passato
e
futuro,
perché
ni
ogni
momento
si
ripete
identico
nel
passato
e
nel
futuro,
mentre
un
vero
superuomo
danza
in
libertà.
Zarathustra
è
ridestato
dall’ululato
di
un
cane
vicino
a un
pastore,
quasi
soffocato
da
un
serpente
che
simboleggia
l’eterno
soffocante
ritorno
del
tempo,
finché
egli
non
stacca
la
testa
al
serpente
e
ride.
Solo
se
l’attimo
che
l’uomo
vive
è
immenso
e
significativo,
l’uomo
accetta
l’eterno
ritorno
di
un
tempo
di
“qualità”.
Nietzsche
quando
parla
di
Eraclito,
l’unico
filosofo
a
cui
si
sente
legato,
afferma
che
il
movimento
reca
in
sé
la
possibilità
dell’annientamento.
Tale
concetto
è
legato
a
quello
della
trasvalutazione:
non
vi
può
essere
una
morale
né
un
valore
assoluto
ma
valori
istintuali
che
si
annientano
nel
movimento.
Un
filosofo
molto
complesso
che
si
presta
a
diverse
interpretazioni,
anche
a
livello
politico,
sia
da
parte
delle
destre
naziste
che
dalle
sinistre
progressiste.
All’inizio
prevalse
l’interpretazione
di
Nietzsche
come
precursore
di
nazismo,
nazionalismo
sciovinistico
e
razzismo,
poiché
la
sorella
Elisabeth,
antisemita,
nel
1906
fece
pubblicare
postuma
un’opera
che
in
verità
Nietzsche
non
aveva
mai
scritto,
La
volontà
di
potenza.
Solo
a
partire
dagli
anni
‘60,
grazie
a
Colli
e
Montinari
e ad
altri
studi
innovativi,
Nietzsche
fu
ritenuto
pensatore
complesso,
ma
non
assimilabile
a
nessuna
tendenza
politica.
Il
termine
Uebermensh,prima
tradotto
in
italiano
superuomo,
fu
da
Colli
e
Montinari
reso
con
“oltreuomo”
proprio
per
evitare
accostamenti
con
l’uomo
superiore
di
razza
ariana
celebrato
dal
nazismo.
Ci
fu
allora
chi,
come
Gianni
Vattimo,
da
sinistra,
lo
considerò
come
l’alfiere
di
un
progetto
di
liberazione
dell’uomo.
Concludiamo
con
le
parole
di
Primo
Levi
il
quale
pur
non
mostrando
ammirazione
per
il
filosofo,
affermò
che
anche
se
ogni
sua
affermazione
era
il
contrario
di
quanto
a
lui
piacesse
e
lo
infastidiva
il
suo
tono
oracolare,
non
aveva
mai
notato:
”il
desiderio
della
sofferenza
altrui,
mai
la
Schadenfreude,
la
gioia
per
il
danno
del
prossimo,
né
tanto
meno
la
gioia
del
far
deliberatamente
soffrire.
Il
dolore
del
volgo,
degli
Ungestalten,
degli
informi,
dei
non
nati-nobili,
è un
prezzo
da
pagare
per
l’avvento
del
regno
degli
eletti;
è un
male
minore,
comunque
sempre
un
male;
non
è
desiderabile
in
sé.
Ben
diversi
erano
il
verbo
e la
prassi
hitleriani”.