N. 97 - Gennaio 2016
(CXXVIII)
mirabile IRAN
patrimonio dell’umanità -
parte i
di Federica Campanelli
Nel corso degli ultimi
decenni
l’UNESCO
(Organizzazione
delle
Nazioni
Unite
per
l’Educazione,
la
Scienza
e la
Cultura)
ha
incluso
nella
lista
del
Patrimonio
dell’Umanità
diciannove
siti
presenti
in
tutto
il
territorio
iraniano,
ognuno
dei
quali
è
testimonianza
d’eccezione
di
una
particolare
fase
sociale
e
culturale
del
Paese.
Per
essere
inclusi
nella
Lista
del
Patrimonio
Mondiale,
i
siti
devono
essere
di
eccezionale
valore
universale
e
soddisfare
almeno
uno
dei
dieci
criteri
di
selezione
stabiliti
dalla
Convenzione
sul
Patrimonio
Mondiale
dell’Unesco.
I
criteri
sono
indicati
nelle
linee
guida
operative
per
l’attuazione
della
Convenzione
del
Patrimonio
Mondiale;
queste
sono
periodicamente
riesaminate
dal
Comitato
per
poter
seguire
l'evoluzione
del
concetto
di
Patrimonio
Mondiale.
Nel rispetto dei criteria
UNESCO,
nel
maggio
1979
sono
state
individuate
le
prime
opere
da
inserire
nella
Lista:
la
Piazza
Naqsh-e
Jahan
di
Isfahan,
il
sito
di
Persepoli
e il
complesso
di
Tchogha
Zanbil
nel
Khūzestān.
Piazza
Naqsh-e
jahàn,
Isfahan
(criteria
I,
V,
VI)
I
rappresentare un capolavoro del genio
creativo
umano.
V
rappresentare
un
esempio
eminente
di
insediamento
umano
tradizionale,
di
sfruttamento
tradizionale
del
territorio
o
del
mare,
che
sia
rappresentativo
di
una
cultura
(o
di
culture)
o
dell’interazione
umana
con
l’ambiente,
specialmente
quando
questo
è
stato
reso
vulnerabile
da
un
cambiamento
irreversibile.
VI
essere
direttamente
o
materialmente
associato
a
degli
eventi
o
tradizioni
viventi,
a
delle
idee,
a
delle
credenze,
o a
delle
opere
artistiche
e
letterarie
che
abbiano
un
significato
universale
eccezionale.
La città di Isfahan,
gemellata
con
Firenze,
è
assunta
quale
eminente
esempio
del
Rinascimento
Persiano.
La
città,
divenuta
capitale
della
monarchia
safavide
per
volontà
dello
Shah
Abbas
I
(1587-1628),
fu
rimodellata
con
magnificenza
puntando
in
particolare
alla
realizzazione
di
un
centro
urbano
che
fosse
figurazione
sontuosa
del
potere
e
della
grazia
reale.
Nacque
così
la
piazza
Naqsh-e
jahān
(‘immagine
del
mondo’,
conosciuta
oggi
come
Meidan-e
Imām,
la
‘piazza
dell’Imam’.
Trattasi
della
seconda
al
mondo
per
estensione
(159
x
512
metri)
e
tra
le
prime
per
bellezza
e
fasto.
La
piazza
è
chiusa
su
ognuno
dei
quattro
lati
da
pregevoli
edifici
costruiti
tra
il
1602
e il
1630.
A nord si apre l’ingresso
del
gran
bazaar
attraverso
la
monumentale
Porta
di
Qeyssariyeh
(1602-1619);
negli
stessi
anni
fu
eretto
l’edificio
sacro
che
si
trova
sul
versante
orientale
della
piazza,
la
Moschea
intitolata
allo
sceicco
libanese
e
studioso
di
teologia
islamica
Lotfollah
Maisi
al-Amili.
A sud, tra il 1612 e
1638
venne
costruita
l’imponente
moschea
originariamente
intitolata
allo
Shah
Abbas
I e
che
in
seguito
alla
rivoluzione
del
’79
fu
consacrata
all’Imam;
infine
a
ovest
troviamo
il
palazzo
Ali
Qapu,
sede
del
regno
safavide
a
Isfahan.
.
Moschea
dell’Imam
.
Moschea
dell’Imam
.
Palazzo
Ali
Qapu,
sala
della
musica
Persepoli
(criteria
I,
III,
VI)
I
rappresentare un capolavoro del genio
creativo
umano.
III
rappresentare
una
testimonianza
unica
o
almeno
eccezionale
di
una
tradizione
culturale
o di
una
civiltà
vivente
o
scomparsa.
VI
essere
direttamente
o
materialmente
associato
a
degli
eventi
o
tradizioni
viventi,
a
delle
idee,
a
delle
credenze,
o a
delle
opere
artistiche
e
letterarie
che
abbiano
un
significato
universale
eccezionale.
L’esser capolavoro
del
genio
creativo
dell'uomo
e il
costituire
testimonianza
unica
di
una
civiltà
scomparsa
ha
reso
la
città
storica
di
Persepoli,
situata
ai
piedi
del
monte
Kuhi
Rahmat,
patrimonio
del
mondo
intero.
Voluta
dal
re
Dario
I
nel
518
a.C.,
Persepoli
è
stata
una
delle
quattro
capitali
dell’antico
Impero
Achemenide
(insieme
a
Susa,
Ecbatana
e
Pasargadae).
La
sua
costruzione
interessò
il
periodo
che
vide
regnare
Dario
I e
i
suoi
successori:
principalmente
il
figlio
Serse
I
(485-465)
e il
nipote
Artaserse
I
(465-424).
Il complesso, che si
estende
su
una
immensa
terrazza
rocciosa
(330
x
530
metri),
comprende
diversi
edifici
tra
cui
la
celebre
sala
ipostila
conosciuta
con
il
termine
persiano
Apadana,
che
appartiene
alla
fase
costruttiva
più
antica
di
Persepoli.
L’Apadana
era
un
luogo
di
rappresentanza
molto
importante,
in
cui
avvenivano
scambi
di
offerte
tra
il
Re e
i
diversi
rappresentanti
imperiali
in
occasione
del
No
Ruz,
il
Nuovo
Anno
persiano.
Gli
omaggi
affluenti
a
Persepoli
venivano
poi
conservati
in
un
altro
edificio,
il
Tesoro.
A sud dell’Apadana si
trova
il
Palazzo
di
Dario
I,
la
cui
costruzione
fu
completata
dal
figlio
Serse
e da
quest’ultimo
denominato
Taçara
o
Palazzo
D’Inverno.
A nord-ovest si trova la
monumentale
Porta
di
Serse
o
Porta
Dei
Popoli
sui
cui
stipiti
sono
ancora
presenti
due
imponenti
tori
androcefali
alati.
L’altro
edificio
di
rappresentanza
a
Persepoli
è la
Sala
del
Trono,
progettata
da
Serse
I ma
conclusa
sotto
il
figlio
Artaserse
I
alla
fine
del
V
secolo
a.C.
A
sud
della
città
si
trova
la
dimora
voluta
da
Serse,
di
dimensioni
circa
doppie
rispetto
a
quella
del
padre.
Infine,
sul
versante
orientale,
le
sepolture
dei
sovrani
Dario
I,
Artaserse
II,
Artaserse
III
e
Dario
III.
Nonostante la città di
Persepoli,
uno
dei
maggiori
simboli
della
monarchia
achemenide,
sia
stata
incendiata
per
mano
dei
greci
di
Alessandro
Magno
nel
330
a.C.,
essa
è
giunta
al
XXI
secolo
in
uno
stato
di
conservazione
tale
per
cui
l’UNESCO
non
lo
identifica
come
bene
a
rischio.
Tchogha
Zanbil
(criteria
III,
IV)
III
rappresentare
una
testimonianza
unica
o
almeno
eccezionale
di
una
tradizione
culturale
o di
una
civiltà
vivente
o
scomparsa.
IV
rappresentare
un
esempio
eminente
di
un
tipo
di
costruzione
o di
un
insieme
architettonico
o
tecnologico
o
paesaggistico
che
illustri
un
periodo
o
dei
periodi
significativi
della
storia
umana.
Altro
sito
di
spettacolare
monumentalità
inserito
nella
lista
UNESCO
nel
1979
è il
complesso
identificato
con
il
nome
di
Tchogha
Zanbil,
di
epoca
elamita.
L’antico
regno
dell’Elam
(regione
sud-occidentale
dell’Iran,
corrispondente
all’attuale
Khūzestān)
si
sviluppò
già
a
partire
dal
III
millennio
a.C.,
ma
la
sua
unica
rappresentanza
architettonica
è
data
dalle
rovine
di
Tchogha
Zanbil,
datate
intorno
al
1200
a.C.
Il
sito
un
tempo
era
conosciuto
come
Dur-Untash,
ossia
la
città
di
Untash,
in
quanto
fondata
dal
re
Untash-Gal
(1265-1245)
in
onore
del
dio
Inshushinak.
La
città
fu
concepita
come
principale
nucleo
religioso
e in
essa
risiederono
solo
alcuni
sacerdoti
fino
alla
distruzione
dovuta
all’invasione
assira
di
Assurbanipal,
intorno
al
640
a.C.
Il
sito
si
sviluppa
in
una
vasta
area
protetta
da
un
sistema
di
tre
mura
concentriche
che
circonda
l’elemento
principale
del
complesso:
una
ziqqurat
di
cinque
livelli,
alta
53
metri
e
attorniata
da
undici
templi
consacrati
a
divinità
minori.
Ad
oggi
quella
di
Tchogha
Zanbil
è
tra
i
rari
esempi
di
ziqqurat
superstiti
presenti
al
di
fuori
del
territorio
mesopotamico,
nonché
la
più
grande
e
meglio
conservata
al
mondo.