N. 123 - Marzo 2018
(CLIV)
La Pasqua Ebraica
Riti e confronti con la Pasqua Cristiana
di Annarita Ferri
Il
termine
Pasqua
deriva
da
due
parole
ebraiche
Pèsach
e
Pesah
(in
ebraico
פסח),
il
cui
significato
è
passare
oltre.
Questo
passaggio
o
esodo,
va
ricercato
nei
capitoli
12-13
e 14
del
secondo
libro
della
Torah
ebraica,
appunto
intitolato
Esodo,
che
racconta
la
liberazione
dalla
schiavitù
dell’
Egitto
a
opera
di
Mosè
guidato
da
Dio.
Infatti,
gli
ebrei
durante
la
Pèsach
pronunciano
queste
parole:
Pèsach
zeman
charutem,
tradotto
in
“Pasqua
tempo
della
nostra
liberazione”.
Quindi,
si
celebra
in
questa
occasione,
la
memoria
della
notte
precedente
alla
traversata
del
mar
rosso
verso
la
terra
promessa,
in
cui
il
Signore
creerà
l’identità
del
popolo
d’Israele.
Per
la
cena
della
vigilia
di
Pasqua,
gli
ebrei
preparano
il
Seder,
ricco
di
elementi
simbolici,
dove
la
parola
stessa
rimanda
all’ordine
del
faraone
egiziano
di
non
riconoscere
al
popolo
ebraico
la
libertà.
Si
tratta
di
un
pasto
commemorativo
in
cui
durante
la
cena
vengono
seguiti
nel
dettaglio
le
indicazioni
dell’Hagaddah
di
Pasqua;
una
raccolta
di
testi
rabbinici,
che
illustra
il
vassoio
con
i
cibi
da
preparare
per
il
Seder.
Nel
vassoio
vengono
posizionate
erbe
amare
che
simboleggiano
l’amarezza
della
schiavitù;
le
erbe
verdi
che
vengono
associate
alla
primavera;
un
uovo
sodo
simbolo
dell’eternità
della
vita;
un
cosciotto
di
agnello
arrostito
in
ricordo
dell’agnello
sacrificale;
inoltre,
tre
azzimi
di
pane
sovrapposti
e
coperti
ed
infine,
un
impasto
di
frutta
in
memoria
del
peso
della
schiavitù.
Fuori
dal
vassoio
vengono
posizionati
l’aceto,
l’acqua
salata
o il
succo
di
limone,
la
salsa
charoset
presenza
simbolica
importante
perché
non
solo
viene
utilizzata
per
accompagnare
il
sapore
amaro
delle
verdure,
ma
rimembra
la
malta
usata
dagli
ebrei
per
ottenere
i
mattoni
delle
costruzioni
egiziane.
Risalta
una
stretta
continuità
tra
la
tradizione
del
Seder
e
l’istituzione
dell’eucaristia,
difatti,
secondo
i
vangeli
durante
l’ultima
cena
Gesù
e i
dodici
apostoli
consumano
la
cena
del
Seder,
con
la
presenza
del
calice
di
vino.
Quest’ultimo
emblema
viene
traslato
dalla
religione
ebraica,
non
più
visto
come
sangue
dell’agnello
sacrificale
per
scongiurare
l’ultima
piaga
d’Egitto,
ma
come
il
sangue
versato
da
Gesù
Cristo
nella
sua
passione
per
redimere
i
peccati
del
mondo.
Solitamente,
la
festività
della
Pasqua
ebraica
dura
otto
giorni,
ma
questa
tradizione
ha
origini
molto
più
antiche.
Nel
Tanàkh,
acronimo
con
cui
si
indicano
i
testi
sacri
dell’ebraismo,
il
nome
Pèsach
indica
la
cena
consumata
fra
il
14 e
il
15
del
mese
di
Nisan;
mentre
i
successivi
sette
giorni
vengono
chiamati
Festa
dei
pani
non
lievitati
o
Festa
dei
pani
azzimi
e
trae
origine
da
un’antica
festa
pagana
per
il
raccolto
delle
prime
spighe
d’orzo.
Per
quanto
riguarda
il
procedimento
dei
riti
per
la
vigilia
pasquale,
gli
ebrei
sono
soliti
a
purificare
la
casa
da
ogni
traccia
di
lievito
e
qualsiasi
cibo
che
ne
contenga,
sostituendo
il
pane,
la
pasta
e i
dolci
con
le
matzot
(cibo
non
lievitato);
il
lievito
rappresenta
il
male
e
viene
chiamato
hamez,
per
questo
motivo
viene
eliminato.
La
Pèsach
viene
trascorsa
in
famiglia,
dove
i
maschi
primogeniti
seguono
il
digiuno
in
ricordo
delle
dieci
piaghe
d’Egitto,
che
Dio
inflisse
ai
primogeniti
egiziani
causandone
la
morte.
In
ambito
cristiano,
invece,
la
celebrazione
della
Pasqua
è il
ricordo
della
risurrezione
di
Gesù.
Dal
Vangelo
di
Giovanni,
si
nota
che
il
giorno
della
morte
di
Gesù,
corrisponde
al
seder
di
Pèsach
e
perciò
al
14
di
Nisan,
che
quell’anno
cadeva
di
venerdì.
Il
criterio
con
cui
si
determina
la
data
della
Pasqua
cristiana
risale
al
Concilio
di
Nicea
nel
325
d.C.
Dal
Concilio
si
stabilì
che
la
Pasqua
doveva
cadere
la
domenica
seguente
l’equinozio
di
primavera
il
21
di
Marzo.
Nel
caso
in
cui
il
21
di
Marzo,
coincida
con
il
giorno
14
di
Nisan,
la
celebrazione
della
Pasqua
cristiana
viene
rimandata
alla
domenica
successiva
secondo
il
calendario
gregoriano,
appunto
per
ricordare,
che
Gesù
è
risorto
la
domenica
dopo
la
pasqua
ebraica.
Difatti,
quest’anno
la
Pèsach
cadrà
nel
calendario
gregoriano
il
31
marzo
2018,
corrispondendo
al
14
di
Nisan
5778
nel
calendario
ebraico.
La
Pasqua
cristiana
comprende
un
periodo
di
sette
giorni,
noto
come
la
Settimana
Santa.
Durante
questa
settimana,
si
eseguono
dei
riti
religiosi
solenni
in
memoria
della
crocifissione,
morte
e
resurrezione
di
Gesù.
La
liturgia
è
dedicata
alla
riconciliazione
con
Dio,
per
quanto
riguarda
i
primi
tre
giorni.
Il
giovedì
santo
vengono
benedetti
i
tre
oli
sacri
usati
per
i
sacramenti;
l’olio
del
santo
crisma,
l’olio
dei
catecumeni
e
infine
l’olio
degli
infermi.
La
giornata
si
conclude
con
la
messa
in
ricordo
dell’ultima
cena
(cena
dominus)
e la
tradizionale
lavanda
dei
piedi.
Il
venerdì
santo,
si
contempla
la
Via
Crucis,
in
onore
del
doloroso
ultimo
giorno
di
vita
di
Gesù
Cristo;
mentre
il
sabato
è
dedicato
alla
preghiera
e si
conclude
con
l’accensione
del
cero
e la
veglia
pasquale.
Il
cero
ha
una
valenza
simbolica
importante,
in
quanto
illumina
la
vita
dell’uomo
verso
Dio
e il
fuoco
simboleggia
il
trionfo
della
luce
sulle
tenebre.