Pier Paolo Pasolini e la Chiesa
Problemi e prospettivE
di Riccardo Renzi
Con la rubrica “Il caos”, Pasolini
riprende in modo continuativo,
nell’agosto del 1968, il discorso
sul periodico Tempo, che in
quell’annata era letto da oltre
1.600.000 persone. Sono ormai
trascorsi tre anni dalla chiusura
della precedente rubrica “Dialoghi
con Pasolini”. Molte cose sono
cambiate in Pasolini in quei tre
anni, ormai era lacerato da una
crisi profonda, il dissidio contro
il nuovo mondo capitalistico dei
primi anni sessanta, si intrecciava
ora con le nuove istanze dettate
dalle proteste del Sessantotto,
tutto ciò portava a risvolti
complessi e spesso contraddittori.
La nuova rubrica sembrerebbe avere
una relativa continuità con i
“Dialoghi”, vi si affrontano temi
della politica, della cultura, del
costume e delle tendenze.
Tutta la rubrica è spesso
impreziosita da interventi o
componimenti poetici d’occasione, ma
anche appunti di viaggio,
osservazioni antropologiche,
recensioni e risposte ai lettori.
Nulla è escluso; si va dalle
contestazioni ai conservatori,
dall’URSS alla Chiesa, da Praga a
Sanremo, dal delitto Lavorini al
Giro d’Italia, non scordiamoci
infatti che Pasolini fu un grande
amante dello sport in tutte le sue
sfumature. Ma poi c’è molta
letteratura da Morante ad Arbasino,
sino al Gruppo ’63. Il Gruppo 63,
definito di neoavanguardia per
differenziarlo dalle avanguardie
storiche del Novecento, è un
movimento letterario che si costituì
a Palermo nell'ottobre del 1963 in
seguito a un convegno tenutosi a
Solanto da alcuni giovani
intellettuali fortemente critici nei
confronti delle opere letterarie
ancora legate a modelli tradizionali
tipici degli anni cinquanta. Fu
Luigi Nono a suggerire il modello
del Gruppo 47, movimento culturale
nato a Monaco di Baviera appunto nel
1947. La costituzione del gruppo fu
anticipata dalla pubblicazione della
raccolta di poesie I Novissimi,
curata da Alfredo Giuliani.
Andando però ad analizzare le due
rubriche, emergono alcune differenze
sostanziali: per prima cosa il
periodico che ospita le rubriche, la
prima presente in Vie Nuove,
la seconda in Tempo. La
scelta può sembrare “spensierata”,
ma non lo è, deriva, infatti, dal
suo progressivo allontanamento dal
PCI.
Uno degli interventi più
interessanti è quello intitolato
I problemi della Chiesa datato
16 aprile 1969. Il tema della Chiesa
e dei problemi che essa stava
vivendo alla fine degli anni
Sessanta del Novecento sono uno
degli argomenti maggiormente
affrontati da Pasolini nelle sue
rubriche in Tempo. Pasolini
apre l’articolo dicendo che non
sarebbe più voluto tornare su tale
argomento (problemi della Chiesa),
«Ma sono stato io il primo, in
questa stessa sede, a fare il nome
di scisma, quando alcuni mesi fa
nessuno osava, non dico farlo, ma
nemmeno pensarlo». Pasolini ritorna
sull’argomento proprio per
rivendicare il suo primato. Pasolini
è tanto interessato all’eventuale
scisma della Chiesa poiché darebbe
la possibilità di rifondare una
Chiesa nuova, autentica. Lo scisma è
un fenomeno che deve interessare
tutti, laici e credenti, poiché
fornisce questa opportunità unica di
rifondazione e rigenerazione. La
Chiesa ha bisogno di un rinnovamento
radicale «Vorrei dire, radicalmente
e apocalitticamente questo: se la
Chiesa non avrà il coraggio di
negare sé stessa, scomparirà».
Pasolini si rende conto che sta
vivendo una trasformazione epocale
dell’umanità, cioè, come lui stesso
afferma, è proprio in quegli anni
che si stava ultimando quella
transizione iniziata quasi due
secoli prima, che stava portando
l’uomo dall’agricoltura
all’industria. La religione
Cristiana è solo una delle tante
della civiltà agricola.
Tutto ciò che era legato a quel modo
di pensare e di vivere non serve
più, c’è bisogno di un rinnovamento.
Nella civiltà agricola il tempo
dell’uomo era scandito dalle
stagioni, oggi il tempo sta
divenendo uno scorrere infinito
senza né capo né coda: «Il tempo sta
per divenire un continuum senza
principio né fine (se non puramente
fenomenici) come per gli uomini
della preistoria che non conoscevano
l’agricoltura e quindi non avevano
concettualizzati i ritmi temporali».
La religione cristiana autentica
sopravvive solo nelle zone rurali e
nella miseria del sottoproletariato
urbano, mentre in molte zone del
mondo sorgono nuove religioni,
specialmente negli Stati Uniti, con
alcuni caratteri comuni: «la droga,
l’orgia, il rifiuto del lavoro, la
perdita della nozione pratica del
tempo, la perdita dell’urgenza
soteriologica, il comportamentismo
derivante da una società
istituzionalizzata, la riscoperta
della realtà come ierofania
indistinta e globale ecc. ecc.».
Tutte queste forme religiose altro
non sono che una reazione allergica
dell’uomo alla società capitalistica
atemporale, dunque l’uomo reagisce
cercando una nuova spiritualità.
L’unico modo che la Chiesa ha di
sopravvivere è quello di
rigenerarsi, rinascere in una forma
più autentica e in opposizione a
tale nuovo sistema societario.
Pasolini, proprio come Calvino, si
rese immediatamente conto che si
stava andando in contro ad una
società che escludeva chi non si
fosse allineato alla nuova dittatura
del consumo, ove tutto è merce,
anche la cultura stessa, perciò come
fece anche Calvino, egli si mise
alla ricerca di una cura, di una
soluzione, e la rubrica Caos
costituisce proprio questo, la
ricerca di una soluzione, partendo
dal caos.
Riferimenti bibliografici:
P. Vangioni, Oltre il cancello:
come ho vissuto il caso Lavorini,
Viareggio, Il cardo, 1991; A. Pini,
Omicidi, Roma, Stampa
Alternativa, 2002.
Tempo,
anno XXXI, n. 16, 19 aprile del
1969.