[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

180 / DICEMBRE 2022 (CCXI)


filosofia & religione

INDIVIDUO E SOCIETÀ

SULLE NUOVE FORME DI PARTECIPAZIONE POLITICA

di Luisa Tamiro

 

Negli ultimi tempi, un tema di particolare risonanza risulta ravvisabile nel rapporto che intercorre tra individuo e società, restando al centro del dibattito afferente molteplici scienze e campi del sapere umano come la filosofia sociale. La domanda che ci si pone è la seguente: come possono gli individui, più specificatamente le soggettività individuali e collettive sentirsi parte attiva della società?

 

Provare a dare una risposta precisa a una domanda di tale portata non risulta affatto semplice, perché si tenderebbe a esemplificare il tema, sfociando in un eufemismo. In questo articolo viene così riassunto cosa si intenda con il termine società e come l’individuo via via ottenga un potenziale d’accesso a quest’ultima, ripercorrendo, seppur in maniera concisa, gli assunti base inerenti una vasta letteratura, già sviluppata in materia, da specifici studiosi, i quali si sono prodigati a confutare tematiche di questo genere, in maniera capillare ed esaustiva.

 

Dunque, con il termine società Ferdinand Tonnies identifica quella forma di vita comune che non ha subìto una crescita e una conseguente riproduzione di tipo organico, poiché essa (la società) si basa tendenzialmente su contratti e, dunque sul processo decisionale contraddistinto dalla consapevolezza di cui dispongono gli individui, i quali intendono cooperare in totale indipendenza e autonomia rispetto al raggiungimento dei loro scopi; questa specifica “forma di vita” citando la studiosa Rahel Jaeggi, è ravvisabile nell’interazione sociale che si dispiega nell’ambiente del mercato, nonché nella vita professionale o ancora in quei sistemi sociali afferenti il mondo scientifico.

 

I legami sociali pertanto divengono scioglibili o meglio liquidi, tanto da essere definiti da Tonnies come quella vicinanza tra estranei che incontrandosi rimangono indifferenti poiché privi di sostanza etica, dacché convergenti su una relazione causale di interessi e di emozioni. Dunque nella società gli individui rimangono sostanzialmente separati, seppur distinguibili dall’“insocievole socievolezza”, ricordando il filosofo Kant, che li porta a delinearsi come aggregato meccanico, rinsaldatoda un legame di tipo artificiale, nonché una coesistenza di persone indipendenti l’una dall’altra (Tonnies).

 

Nell’interpretazione Hegeliana, la società civile è descritta come la risultante di due processi di differenziazione: da una parte si assiste alla crescita di intimità, dunque al restringimento della famiglia alla sua forma borghese, dall’altra alla formazione dello Stato amministrativo moderno. Hegel ci restituisce un concetto di società civile che deriva dalla doppia rivoluzione politico-industriale, individuando nella divisione del lavoro e nell’emancipazione degli esseri umani dalle limitazioni del diritto feudale, gli assi portanti.

 

Pertanto il nucleo della società civile consiste nel riconoscimento di libertà e uguaglianza di tutti gli individui, in qualità di persone portatrici di diritti, ragion per cui, il sentirsi parte attiva della società civile implica il riconoscimento e la cura della sfera giuridica e socio-culturale di tutti i suoi membri. In un contesto sociale di questo genere, gli individui grazie alle loro qualità e all’espletamento delle loro funzioni acquisiscono crescente autonomia da un lato, generando un sistema di dipendenza omnilaterale dall’altro (Hegel), nel senso che tutte le attività sociali si interconnettono in maniera complessa e articolata, nell’ottica di un processo d’incorporamento degli attori sociali all’interno di istituzioni, pratiche, che si condensano nei cosiddetti fenomeni sociali, come i movimenti collettivi.

 

Ora, nella prospettiva delle scienze sociali, come la filosofia sociale, tutti i fenomeni sociali vengono scomposti ai fini di tracciare i loro elementi costitutivi ossia gli individui e le loro azioni; l’agire collettivo ad esempio altro non è che l’agire comune di individui,i quali seppur mirando alla realizzazione di interessi individuali, attraverso l’azione collettiva inseriscono in agenda politica e sociale, questioni eminentemente private. Pertanto grazie all’individualismo metodologico, le spiegazioni dei fenomeni sociali, attraverso l’azione individuale ricevono validità.

 

A questa corrente di pensiero, se ne affiancano altre due: l’individualismo ontologico-sociale, il quale riduce agli attori individuali, tutti i fenomeni sociali, e, l’individualismo normativo che consiste nel considerare l’individuo, il precipuo portatore di tutte quelle istanze che possano ricevere garanzie tramite i diritti individuali.

 

A tal proposito secondo John Stuart Mill, tra i principali rappresentanti dell’utilitarismo, le leggi dei fenomeni sociali sono le leggi delle azioni, nonché delle passioni degli esseri umani che si riuniscono in uno stato sociale, assunto, quest’ultimo interconnesso all’asserzione di John Elster, il quale sostiene l’inesistenza delle società in quanto tali, e converso, l’esistenza di individui che instaurano un rapporto tra loro. Pertanto il determinante della società è dato dalle azioni degli individui.

 

In netta contrapposizione a queste correnti di pensiero, si configura l’olismo, il quale ascrive ai fenomeni sociali collettivi, un primato metodologico e ontologico, partendo dall’assunzione della primaria esistenza della totalità sociale che diviene esperibile solo attraverso la comprensione del contesto sociale in cui si è venuta man mano articolando. La società precede gli individui, forgiando così il loro modo di essere e di agire. Si tratta sostanzialmente di un capovolgimento di prospettiva rispetto alle correnti di pensiero afferenti l’individualismo. L’analisi verte così sulle strutture sociali che manifestano la forza richiesta per plasmare le azioni individuali. Di fatto, il singolo individuo viene meno dal controllo di specifiche dinamiche che confluiscono nell’agire collettivo, come ad esempio i movimenti sociali, o più concretamente un semplice sciopero, del quale l’agire collettivo ne manifesta completa manipolazione.

 

Simmel contrariamente ci dice che la società si configura come entità astratta, sebbene ciascun gruppo o formazionesia in essa incluso ma soprattutto questi ultimi siano il risultato di esistenze singolari e individuali. A tal proposito, all’interno del dibattito contemporaneo è ravvisabile uno squilibrio a favore dell’individualismo, alla luce del quale le azioni collettive, dunque l’agire sociale è interpretato nell’ottica di azioni individuali, aprendo la strada a un’intensa analisi dei processi di individualizzazione come elemento strutturale delle società contemporanee; processi che non conducono al declino, semmaia una forma di integrazione che si sorregge su nuove basi, generando la trasformazione del legame sociale, nonché delle modalità di sociazione, ovvero il complesso di azioni mediante le quali gli individui costruiscono se stessi, e al contempo producono la società.

 

Uno strumento che rende plausibile tutto questo processo, si evince dalle nuove forme di partecipazione politica che nascono dall’esigenza presente oggigiorno, nello specifico, all’interno della generazione giovanile, di reinventare il sociale e procedere così a una rielaborazione del politico. Partendo dunque dall’integrazione dell’individuo nella società, si giunge all’analisi di uno strumento concreto che possa intervenire in maniera significativa su tale processo, ossia la partecipazione politica, o meglio le nuove forme di cui questa si caratterizza.

 

Nello specifico, sulla base di studi pervenuti da studiosi della materia, l’impegno politico delle soggettività individuali e collettive delle giovani generazioni appare contraddistinto, soprattutto nell’ultimo decennio, da intermittenza e superficialità. Non a caso, alle giovani generazioni viene ascritta l’etichetta di generazione invisibile o figlia del disincanto, data l’incisiva eclissi dalla politica e il crescente riflusso nel privato.

 

Nel caso dell’Italia, sono presenti degli aspetti di natura strutturale quali lavoro flessibile, precarizzazione giovanile, aumento delle disparità sociali, l’indebolimento del Welfare State, che acuiscono le difficoltà da parte dei giovani ad accedere al mondo del lavoro, dunque all’acquisizione di un’indipendenza economica e sociale, producendo continua sfiducia nei confronti del mondo istituzionale e politico, che viene definito miope in relazione a tutte le problematiche inerenti la condizione giovanile.

 

La crisi della partecipazione politica giovanile, additata come forma di disimpegno politico è interconnessa dunque con fattori strutturali oltre che con dinamiche afferenti la sfera personale e privata. Tuttavia studi recenti dimostrano che parlare di declino della partecipazione politica giovanile costituisca una visione poco corrispondente alle molteplici esperienze di innovazione politica.

 

Di fatto la ridotta partecipazione giovanile alle forme tradizionali di fare politica, ossia partitica ed elettorale, non si dispiega attraverso assoluto disimpegno. Le nuove forme di partecipazione riguardano quelle pratiche identificabili con attività di protesta, scioperi di diverso tipo, consumo critico, all’insegna dunque di un nuovo paradigma, con il quale si indicano quelle nuove forme di politica auto-organizzata e praticata al di fuori della sfera della politica convenzionale.

 

Gli scioperi per il clima guidati dall’attivista svedese Greta Thungerb esplicano con maggiore nitore questa dimensione della reinvenzione del sociale e del politico, innestandosi nelle pratiche di movimento,creando perciò un legame di tipo nuovo tra individuo, società civile e politica, e a tal proposito, la sociabilità messa in atto dalle giovani generazioni è la sede precipua dalla quale diviene possibile osservare la portata del mutamento sociale e politico.

 

Nello specifico si assiste alla promozione di nuove forme di socialità nonché di progettualità all’interno delle quali si ritrovano coinvolti nella stessa misura le soggettività individuali e collettive più specificatamente giovanili, ma non solo, grazie soprattutto alle potenzialità legate alla diffusione e conseguente utilizzo delle nuove tecnologie di informazione e comunicazione. Molte delle sfide politiche ancora in atto, sono state avviatein rete, quale strumento determinante per la fase di coordinamento di un futuro movimento, alla luce del quale,scendere e manifestare nelle piazze, entrando così a contatto con una realtà concreta e non più virtuale.

 

Di fatto oggi si osservano molteplici forme di partecipazione alla vita sociale, aventi l’obiettivo di migliorare il mondo in cui viviamo; nello specifico oggi la diffusione di Internet e la conseguente possibilità di creare un mondo sempre più interconnesso, nonché soggetto alla compressione di spazio e tempo, hanno spianato la strada verso la nascita del cosiddetto attivismo cybernetico. Nel dettaglio pur privilegiando un nuovo modo di fare politica che sfocia nella cosiddetta e-democracy, si tratta pur sempre di azioni che provengono dal basso, e, mirano a una convergenza degli interessi personali con quelli della società, incoraggiando appunto l’inserimento e la piena integrazione dell’attore sociale all’interno di quest’ultima.

 

Non a caso, tutti i movimenti sociali costituiscono l’esempio più concreto di attivismo inteso come pratica sociale che mira al cambiamento attraverso l’integrazione del singolo e la conseguente partecipazione attiva all’interno della società. Le nuove forme di attivismo oggi, dimostrano un tentativo manifesto di riconoscimento dei propri diritti, all’insegna del principio di prossimità, implementando la partecipazione diretta alla vita politica, consentendo al contempo un utile strumento di riconoscimento degli attori sociali portatori di istanze, all’interno della società civile e politica.

 

Un esempio emblematico è rappresentato dalla campagna italiana di disobbedienza civile non violenta denominata Ultima Generazione che riunisce tutti i cittadini e cittadine che si battono per il collasso eco-climatico, dunque per la creazione di un ambiente più sicuro, protetto e sano nel lungo periodo. Le necessita principali del collettivo anzi detto – come delineato nello stesso sito web ufficiale di riferimento che si configura quale ulteriore strumento funzionale alle esigenze strutturali di quest’ultimo – si condensano in due richieste specifiche indirizzate al governo: la prima riguarda l’interruzione immediata della riapertura delle centrali a carbone dismesse e la cancellazione del progetto di nuove trivellazioni per la ricerca e l’estrazione del gas naturale; la seconda riguarda l’incremento di energia solare ed eolica di almeno 20GW e la conseguente creazione di migliaia di posti di lavoro nel settore dell’energia rinnovabile, apportando ausilio agli operai dell’industria fossile a trovare impiego in mansioni più sostenibili.

 

L’ideologia sottesa alle azioni di tale campagna consiste in una vera e propria sollecitudine a intervenire nei confronti del governo, attraverso pratiche a impatto economico come i blocchi stradali e tutta una serie di “azioni di disturbo” così chiamate acciocché possano intersecarsi con interessi politici, quindi, rendere ineluttabile un intervento tempestivo a livello governativo.

 

Proprio lo studio dei fenomeni sociali, nella fattispecie l’analisi della dimensione movimentista, nonché del mondo degli attivisti, consente di avere contezza circa le trasformazioni politiche e sociali in costante aumento, messe in campo soprattutto dai giovani, il cui scopo primario è costituirsi agenti del cambiamento per la ricostruzione non solo di un nuovo background sociale, ma soprattutto politico, in termini di riforme e sicuramente di ricostruzione di un Paese segnato da non poche sfide che vanno affrontate con quella tenacia e determinazione che il segmento più attivo della popolazione, quale quello giovanile appunto, dimostra oggigiorno di poter detenere.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

R. Celikates, R. Jaeggi, Filosofia sociale, Mondadori Education S.p.A, Milano 2018.

S. Gozzo, Le giovani generazione e il declino della partecipazione politica, in “Società mutamento politica”, 1(2), 2010, pp. 165-182.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]