INDIVIDUO E SOCIETÀ
SULLE NUOVE FORME DI PARTECIPAZIONE
POLITICA
di Luisa Tamiro
Negli ultimi tempi, un tema di
particolare risonanza risulta
ravvisabile nel rapporto che
intercorre tra individuo e società,
restando al centro del dibattito
afferente molteplici scienze e campi
del sapere umano come la filosofia
sociale. La domanda che ci si pone è
la seguente: come possono gli
individui, più specificatamente le
soggettività individuali e
collettive sentirsi parte attiva
della società?
Provare a dare una risposta precisa
a una domanda di tale portata non
risulta affatto semplice, perché si
tenderebbe a esemplificare il tema,
sfociando in un eufemismo. In questo
articolo viene così riassunto cosa
si intenda con il termine società e
come l’individuo via via ottenga un
potenziale d’accesso a quest’ultima,
ripercorrendo, seppur in maniera
concisa, gli assunti base inerenti
una vasta letteratura, già
sviluppata in materia, da specifici
studiosi, i quali si sono prodigati
a confutare tematiche di questo
genere, in maniera capillare ed
esaustiva.
Dunque, con il termine società
Ferdinand Tonnies identifica quella
forma di vita comune che non ha
subìto una crescita e una
conseguente riproduzione di tipo
organico, poiché essa (la società)
si basa tendenzialmente su contratti
e, dunque sul processo decisionale
contraddistinto dalla consapevolezza
di cui dispongono gli individui, i
quali intendono cooperare in totale
indipendenza e autonomia rispetto al
raggiungimento dei loro scopi;
questa specifica “forma di vita”
citando la studiosa Rahel Jaeggi, è
ravvisabile nell’interazione sociale
che si dispiega nell’ambiente del
mercato, nonché nella vita
professionale o ancora in quei
sistemi sociali afferenti il mondo
scientifico.
I legami sociali pertanto divengono
scioglibili o meglio liquidi, tanto
da essere definiti da Tonnies come
quella vicinanza tra estranei che
incontrandosi rimangono indifferenti
poiché privi di sostanza etica,
dacché convergenti su una relazione
causale di interessi e di emozioni.
Dunque nella società gli individui
rimangono sostanzialmente separati,
seppur distinguibili dall’“insocievole
socievolezza”, ricordando
il filosofo Kant, che li porta a
delinearsi come aggregato meccanico,
rinsaldatoda un legame di tipo
artificiale, nonché una coesistenza
di persone indipendenti l’una
dall’altra (Tonnies).
Nell’interpretazione Hegeliana, la
società civile è descritta come la
risultante di due processi di
differenziazione: da una parte si
assiste alla crescita di intimità,
dunque al restringimento della
famiglia alla sua forma borghese,
dall’altra alla formazione dello
Stato amministrativo moderno. Hegel
ci restituisce un concetto di
società civile che deriva dalla
doppia rivoluzione
politico-industriale, individuando
nella divisione del lavoro e
nell’emancipazione degli esseri
umani dalle limitazioni del diritto
feudale, gli assi portanti.
Pertanto il nucleo della società
civile consiste nel riconoscimento
di libertà e uguaglianza di tutti
gli individui, in qualità di persone
portatrici di diritti, ragion per
cui, il sentirsi parte attiva della
società civile implica il
riconoscimento e la cura della sfera
giuridica e socio-culturale di tutti
i suoi membri. In un contesto
sociale di questo genere, gli
individui grazie alle loro qualità e
all’espletamento delle loro funzioni
acquisiscono crescente autonomia da
un lato, generando un sistema di
dipendenza omnilaterale
dall’altro (Hegel), nel senso che
tutte le attività sociali si
interconnettono in maniera complessa
e articolata, nell’ottica di un
processo d’incorporamento degli
attori sociali all’interno di
istituzioni, pratiche, che si
condensano nei cosiddetti fenomeni
sociali, come i movimenti
collettivi.
Ora, nella prospettiva delle scienze
sociali, come la filosofia sociale,
tutti i fenomeni sociali vengono
scomposti ai fini di tracciare i
loro elementi costitutivi ossia gli
individui e le loro azioni; l’agire
collettivo ad esempio altro non è
che l’agire comune di individui,i
quali seppur mirando alla
realizzazione di interessi
individuali, attraverso l’azione
collettiva inseriscono in agenda
politica e sociale, questioni
eminentemente private. Pertanto
grazie all’individualismo
metodologico, le spiegazioni dei
fenomeni sociali, attraverso
l’azione individuale ricevono
validità.
A questa corrente di pensiero, se ne
affiancano altre due:
l’individualismo ontologico-sociale,
il quale riduce agli attori
individuali, tutti i fenomeni
sociali, e, l’individualismo
normativo che consiste nel
considerare l’individuo, il precipuo
portatore di tutte quelle istanze
che possano ricevere garanzie
tramite i diritti individuali.
A tal proposito secondo John Stuart
Mill, tra i principali
rappresentanti dell’utilitarismo, le
leggi dei fenomeni sociali sono le
leggi delle azioni, nonché delle
passioni degli esseri umani che si
riuniscono in uno stato sociale,
assunto, quest’ultimo interconnesso
all’asserzione di John Elster, il
quale sostiene l’inesistenza delle
società in quanto tali, e
converso, l’esistenza di
individui che instaurano un rapporto
tra loro. Pertanto il determinante
della società è dato dalle azioni
degli individui.
In netta contrapposizione a queste
correnti di pensiero, si configura
l’olismo, il quale ascrive ai
fenomeni sociali collettivi, un
primato metodologico e ontologico,
partendo dall’assunzione della
primaria esistenza della totalità
sociale che diviene esperibile solo
attraverso la comprensione del
contesto sociale in cui si è venuta
man mano articolando. La società
precede gli individui, forgiando
così il loro modo di essere e di
agire. Si tratta sostanzialmente di
un capovolgimento di prospettiva
rispetto alle correnti di pensiero
afferenti l’individualismo.
L’analisi verte così sulle strutture
sociali che manifestano la forza
richiesta per plasmare le azioni
individuali. Di fatto, il singolo
individuo viene meno dal controllo
di specifiche dinamiche che
confluiscono nell’agire collettivo,
come ad esempio i movimenti sociali,
o più concretamente un semplice
sciopero, del quale l’agire
collettivo ne manifesta completa
manipolazione.
Simmel contrariamente ci dice che la
società si configura come entità
astratta, sebbene ciascun gruppo o
formazionesia in essa incluso ma
soprattutto questi ultimi siano il
risultato di esistenze singolari e
individuali. A tal proposito,
all’interno del dibattito
contemporaneo è ravvisabile uno
squilibrio a favore
dell’individualismo, alla luce del
quale le azioni collettive, dunque
l’agire sociale è interpretato
nell’ottica di azioni individuali,
aprendo la strada a un’intensa
analisi dei processi di
individualizzazione come elemento
strutturale delle società
contemporanee; processi che non
conducono al declino, semmaia una
forma di integrazione che si
sorregge su nuove basi, generando la
trasformazione del legame sociale,
nonché delle modalità di sociazione,
ovvero il complesso di azioni
mediante le quali gli individui
costruiscono se stessi, e al
contempo producono la società.
Uno strumento che rende plausibile
tutto questo processo, si evince
dalle nuove forme di partecipazione
politica che nascono dall’esigenza
presente oggigiorno, nello
specifico, all’interno della
generazione giovanile, di
reinventare il sociale e procedere
così a una rielaborazione del
politico. Partendo dunque
dall’integrazione dell’individuo
nella società, si giunge all’analisi
di uno strumento concreto che possa
intervenire in maniera significativa
su tale processo, ossia la
partecipazione politica, o meglio le
nuove forme di cui questa si
caratterizza.
Nello specifico, sulla base di studi
pervenuti da studiosi della materia,
l’impegno politico delle
soggettività individuali e
collettive delle giovani generazioni
appare contraddistinto, soprattutto
nell’ultimo decennio, da
intermittenza e superficialità. Non
a caso, alle giovani generazioni
viene ascritta l’etichetta di
generazione invisibile o figlia del
disincanto, data l’incisiva eclissi
dalla politica e il crescente
riflusso nel privato.
Nel caso dell’Italia, sono presenti
degli aspetti di natura strutturale
quali lavoro flessibile,
precarizzazione giovanile, aumento
delle disparità sociali,
l’indebolimento del Welfare State,
che acuiscono le difficoltà da parte
dei giovani ad accedere al mondo del
lavoro, dunque all’acquisizione di
un’indipendenza economica e sociale,
producendo continua sfiducia nei
confronti del mondo istituzionale e
politico, che viene definito miope
in relazione a tutte le
problematiche inerenti la condizione
giovanile.
La crisi della partecipazione
politica giovanile, additata come
forma di disimpegno politico è
interconnessa dunque con fattori
strutturali oltre che con dinamiche
afferenti la sfera personale e
privata. Tuttavia studi recenti
dimostrano che parlare di declino
della partecipazione politica
giovanile costituisca una visione
poco corrispondente alle molteplici
esperienze di innovazione politica.
Di fatto la ridotta partecipazione
giovanile alle forme tradizionali di
fare politica, ossia partitica ed
elettorale, non si dispiega
attraverso assoluto disimpegno. Le
nuove forme di partecipazione
riguardano quelle pratiche
identificabili con attività di
protesta, scioperi di diverso tipo,
consumo critico, all’insegna dunque
di un nuovo paradigma, con il quale
si indicano quelle nuove forme di
politica auto-organizzata e
praticata al di fuori della sfera
della politica convenzionale.
Gli scioperi per il clima guidati
dall’attivista svedese Greta
Thungerb esplicano con maggiore
nitore questa dimensione della
reinvenzione del sociale e del
politico, innestandosi nelle
pratiche di movimento,creando perciò
un legame di tipo nuovo tra
individuo, società civile e
politica, e a tal proposito, la
sociabilità messa in atto dalle
giovani generazioni è la sede
precipua dalla quale diviene
possibile osservare la portata del
mutamento sociale e politico.
Nello specifico si assiste alla
promozione di nuove forme di
socialità nonché di progettualità
all’interno delle quali si ritrovano
coinvolti nella stessa misura le
soggettività individuali e
collettive più specificatamente
giovanili, ma non solo, grazie
soprattutto alle potenzialità legate
alla diffusione e conseguente
utilizzo delle nuove tecnologie di
informazione e comunicazione. Molte
delle sfide politiche ancora in
atto, sono state avviatein rete,
quale strumento determinante per la
fase di coordinamento di un futuro
movimento, alla luce del
quale,scendere e manifestare nelle
piazze, entrando così a contatto con
una realtà concreta e non più
virtuale.
Di fatto oggi si osservano
molteplici forme di partecipazione
alla vita sociale, aventi
l’obiettivo di migliorare il mondo
in cui viviamo; nello specifico oggi
la diffusione di Internet e la
conseguente possibilità di creare un
mondo sempre più interconnesso,
nonché soggetto alla compressione di
spazio e tempo, hanno spianato la
strada verso la nascita del
cosiddetto attivismo cybernetico.
Nel dettaglio pur privilegiando un
nuovo modo di fare politica che
sfocia nella cosiddetta
e-democracy, si tratta pur
sempre di azioni che provengono dal
basso, e, mirano a una convergenza
degli interessi personali con quelli
della società, incoraggiando appunto
l’inserimento e la piena
integrazione dell’attore sociale
all’interno di quest’ultima.
Non a caso, tutti i movimenti
sociali costituiscono l’esempio più
concreto di attivismo inteso come
pratica sociale che mira al
cambiamento attraverso
l’integrazione del singolo e la
conseguente partecipazione attiva
all’interno della società. Le nuove
forme di attivismo oggi, dimostrano
un tentativo manifesto di
riconoscimento dei propri diritti,
all’insegna del principio di
prossimità, implementando la
partecipazione diretta alla vita
politica, consentendo al contempo un
utile strumento di riconoscimento
degli attori sociali portatori di
istanze, all’interno della società
civile e politica.
Un esempio emblematico è
rappresentato dalla campagna
italiana di disobbedienza civile non
violenta denominata Ultima
Generazione che riunisce
tutti i cittadini e cittadine che si
battono per il collasso
eco-climatico, dunque per la
creazione di un ambiente più sicuro,
protetto e sano nel lungo periodo.
Le necessita principali del
collettivo anzi detto – come
delineato nello stesso sito web
ufficiale di riferimento che si
configura quale ulteriore strumento
funzionale alle esigenze strutturali
di quest’ultimo – si condensano in
due richieste specifiche indirizzate
al governo: la prima riguarda
l’interruzione immediata della
riapertura delle centrali a carbone
dismesse e la cancellazione del
progetto di nuove trivellazioni per
la ricerca e l’estrazione del gas
naturale; la seconda riguarda
l’incremento di energia solare ed
eolica di almeno 20GW e la
conseguente creazione di migliaia di
posti di lavoro nel settore
dell’energia rinnovabile, apportando
ausilio agli operai dell’industria
fossile a trovare impiego in
mansioni più sostenibili.
L’ideologia sottesa alle azioni di
tale campagna consiste in una vera e
propria sollecitudine a intervenire
nei confronti del governo,
attraverso pratiche a impatto
economico come i blocchi stradali e
tutta una serie di “azioni di
disturbo” così chiamate acciocché
possano intersecarsi con interessi
politici, quindi, rendere
ineluttabile un intervento
tempestivo a livello governativo.
Proprio lo studio dei fenomeni
sociali, nella fattispecie l’analisi
della dimensione movimentista,
nonché del mondo degli attivisti,
consente di avere contezza circa le
trasformazioni politiche e sociali
in costante aumento, messe in campo
soprattutto dai giovani, il cui
scopo primario è costituirsi agenti
del cambiamento per la ricostruzione
non solo di un nuovo background
sociale, ma soprattutto politico, in
termini di riforme e sicuramente di
ricostruzione di un Paese segnato da
non poche sfide che vanno affrontate
con quella tenacia e determinazione
che il segmento più attivo della
popolazione, quale quello giovanile
appunto, dimostra oggigiorno di
poter detenere.
Riferimenti bibliografici: