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N. 130 - Ottobre 2018 (CLXI)

STORIA DEI PAPI MEDIEVALI FINO ALL’ANNO MILLE

 PARTE III - Giovanni V, Conone e San Sergio I

di Vincenzo La Salandra

 

La storia del Papato alto-medioevale è particolarmente ricca di personaggi che si sono avvicendati, spesso nel breve volgere di pochi anni, al soglio di Pietro. Nella terza parte di questa rubrica tratteremo meno di vent’anni di storia parlando di quattro papi e due anti-papi: è un periodo denso di avvenimenti e politicamente tempestoso, con i Saraceni che conquistavano avamposti che sarebbero rimasti a lungo permanenti in Medio Oriente e in Africa, e creavano le basi strategiche e militari delle successive conquiste in Spagna e Sicilia e delle incursioni in Italia, Grecia e Francia.

 

Siamo nel primo secolo delle lotte tra Bisanzio e l’Islàm: presto la lotta ai Saraceni e la difesa dalle incursioni sarebbero diventate due delle priorità del papato oltre che dell’Italia bizantina.

 

Con Giovanni V (685-686) si inaugurava una serie di papi siriaci e greci, a testimonianza di un chiaro influsso della corte ravennate sull’elezione pontificia: è importante ricordare che fu il primo pontefice ad essere consacrato senza attendere l’autorizzazione dell’imperatore.

 

Giovanni era originario di Antiochia, terra che apparteneva all’impero di Bisanzio e che corrisponde all’area dell’attuale Turchia, ai confini con la Siria. Come cardinale, aveva partecipato ai lavori del VI° Concilio Ecumenico, III di Costantinopoli.

 

Era arcidiacono quando fu eletto papa il 23 luglio 685. Durante il suo pontificato morì l’imperatore cattolico Costantino IV Pogonato, una perdita che afflisse molto i cristiani poiché il sovrano era riuscito a fermare militarmente l’avanzata dei Saraceni e a riportare la pace nella Chiesa, a seguito della minaccia monotelita, ottenendo la riconciliazione fra le chiese di Roma e di Costantinopoli. Gli successe il figlio Giustiniano II il quale, però, ebbe una nefasta influenza nelle questioni della Chiesa, creando molti problemi a papa Giovanni V e ai suoi successori.

 

Giovanni V è ricordato in particolare per la sua proverbiale prudenza e per la sua vasta cultura: come abbiamo ricordato aveva in precedenza partecipato, su mandato di papa Agatone (678-681), al sesto concilio ecumenico di Costantinopoli.

 

Storicamente la sua figura si lega ad una famosa delibera che sottometteva le chiese di Sardegna e di Corsica alla giurisdizione romana, segnando per primo, secondo le fonti, l’influenza amministrativa di Roma e del papato su queste due bellissime isole mediterranee. Morì il 1° agosto 686 e fu sepolto nella Basilica di San Pietro.

 

Papa Conone (686-687), proveniva dalla Tracia (la vasta regione che comprendeva e oggi comprende parte dei Balcani, l’Ungheria e la Bulgaria), ed era forse nativo della città di Timisoara, fu eletto successore di Giovanni V dopo una vacanza di alcuni mesi, dovuta ai contrasti tra clero ed esercito.

 

La sua consacrazione venne direttamente dall’esarca Teodoro di Ravenna. Conone era un anziano presbitero, venerabile per la sua semplicità, il suo amore per la pace, la fine erudizione e il fermo distacco per le cose di questo mondo: fu eletto come papa di compromesso il 21 ottobre 686. La nomina al soglio di Pietro veniva infatti contesa da altri personaggi più in vista in quel travagliato scorcio dell’Alto-Medioevo italiano: da un lato l’arciprete Pietro, appoggiato dal clero, e dall’altro il presbitero Teodoro, sostenuto dall’esercito.

 

L’imperatore Giustiniano II gli comunicò in una lettera ufficiale di aver rintracciato il testo autentico del sesto concilio ecumenico, tenutosi a Costantinopoli nel 680, con la condanna dei monoteliti. Anziano e malato non ebbe la forza di opporsi a Giustiniano, che divenne l’effettivo signore della Chiesa: Conone morì dopo soli undici mesi di pontificato e venne sepolto in San Pietro.

 

Papa Sergio I (687-701) nasceva a Palermo da genitori siriani, fu educato a Roma dove, a seguito di brillanti studi, abbracciò la carriera ecclesiastica arrivando presto alla carica di canonico di San Giovanni in Laterano. Papa Leone II lo nominò cardinale di Santa Susanna. Fu eletto al soglio pontificio il 15 dicembre 687.

 

Su San Leone II apriamo una piccola digressione: papa di un anno (682-83), ricorderemo la sua particolare inclinazione per la musica che lo portò a perfezionare il canto gregoriano, introducendo modifiche agli inni e componendone numerosi altri a noi pervenuti. Secondo il Liber pontificalis Leone era eloquente e molto portato e versato negli studi sacri e per la lingua greca, ma anche amico dei poveri e molto generoso nei loro riguardi. Morì il 3 luglio 683 e venne seppellito nella Basilica di San Pietro.

 

Tornando a Sergio I, di origini siriache, ma palermitano di nascita, già stimato da Leone II, succedette a Conone nel 687, mentre contemporaneamente venivano eletti da fazioni rivali l’arcidiacono Pasquale e il presbiterio Teodoro: quest’ultimo fece atto di sottomissione, mentre Pasquale non volle rassegnarsi e si appellò all’esarca di Ravenna, che tuttavia confermò l’elezione di Sergio I. Furono anni di particolare instabilità politica e di acerrime lotte tra le fazioni: nel 687 dopo la morte di Conone, le fazioni nominarono infatti i due antipapi (Teodoro e Pasquale) e finalmente venne eletto Sergio I, ben quattro personaggi al potere in un solo anno solare.

 

Nel 691 l’imperatore Giustiniano II convocò un concilio, il ‘Quinisesto’, con cui la chiesa bizantina tentava di imporre all’Occidente la propria disciplina su alcuni punti cruciali contrastati, e soprattutto, di affermare, come già era stato fatto nel concilio di Calcedonia, la pariteticità delle due sedi di Roma e Costantinopoli.

 

All’energica e decisa opposizione di Sergio I l’imperatore rispose facendo arrestare Giovanni, vescovo di Porto, e il consigliere Bonifacio, ritenuti gli ispiratori della politica pontificia, e incaricando il protospatario bizantino Zaccaria, di arrestare lo stesso pontefice, ma le truppe di Ravenna e della Pentapoli, intervenute in difesa di Sergio, ne impedirono la cattura.

 

È utile indagare con maggiore attenzione i motivi dell’opposizione di Sergio, ricordare nel dettaglio l’episodio di Zaccaria e concludere ricordando che con questo Papa siriaco il primato romano si rafforzò, anche se solo momentaneamente. Infatti, Sergio si rifiutò di approvare le decisioni prese nel concilio secondo le quali ai preti ammogliati prima dell’ordinazione sarebbe stato permesso di conservare la consorte. Al suo rifiuto categorico Giustiniano II inviò il già ricordato alto magistrato Zaccaria per farlo arrestare.

 

Tuttavia il popolo romano si sollevò e Zaccaria fu costretto, all’arrivo della milizia imperiale, a rifugiarsi nella camera da letto del papa e svenne. Ma Sergio I, dopo averlo rianimato, lo esortò ad avere fiducia in lui e quando i soldati entrarono al Laterano, intercedette per il suo nemico, salvandogli di fatto la vita. Grazie a questo episodio singolare, Sergio I consolidò l’autorità di Roma e il temporaneo ‘primato’ occidentale.

 

L’affabilità del carattere di questo papa e la sua larga carità gli guadagnarono l’amore dei Romani. In campo liturgico, Sergio ordinò le solenni processioni in onore della Vergine fra le chiese di Sant’Adriano e Santa Maria Maggiore, nei giorni dell’Annunciazione, dell’Assunzione e della Purificazione.

 

Sergio I fu inoltre attento promotore dell’evangelizzazione della Frisia meridionale, di cui creò vescovo, nel 695, l’anglosassone Villibrordo. Morì a Roma nel 701, fu sepolto in San Pietro e venne santificato.



 

 

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