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FILOSOFIA & RELIGIONE


N. 29 - Maggio 2010 (LX)

Se il Papa non c’è...
Barbaristi, Conclavisti e Antipapi

di di Lawrence M.F. Sudbury

 

Indubbiamente ogni posizione di potere provoca critiche e, altrettanto indubbiamente, se il potere in questione è, come quello papale, il più importante imperium spirituale dell’umanità, tali critiche, sia da sinistra che da destra, non possono che essere, a tratti, anche spietate.

Tra le tante, però, forse quella più estrema e assoluta risulta essere il “non riconoscimento” del potere stesso. All’interno della storia della Chiesa cattolica post-conciliare tale posizione radicale è incarnata in senso totalizzante da due sottogruppi dell’ala tradizionalista che non solo vedono nei Pontefici da Paolo VI in poi guide della della Chiesa che compiono terribili errori dottrinali (come fanno, ad esempio, i Lefebvriani), non solo li vedono come usurpatori “materiali” di un Papato di cui non sono “formalmente” detentori (come fanno i Sedeprivazionisti), ma, semplicemente, non li vedono proprio come Papi, né materialmente né formalmente. Tali gruppi rispondono normalmente alle definizioni di “Sedevacantisti simpliciter” (a lungo noti anche come “Barbaristi”) e di “Sedevacantisti conclavisti”.

Tra le due posizioni, oltre a molti elementi comuni, corrono anche alcune differenze. Entrambi i gruppi, in quanto radicalmente sedevacantisti, sostengono la inaccettabilità formale e sostanziale dei vertici attuali della Chiesa cattolica sulla base della presunta “ereticità” dei prescelti postconciliari alla Sede petrina già in fase antecedente alla loro elezione (che, di conseguenza, risulterebbe nulla, come mai avvenuta), cosa che lascerebbe la Sede vuota e atta all’applicazione di quanto previsto in questi casi dal diritto canonico. La differenza più marcata tra la due posizioni (per altro poco omogenee anche al loro interno) riguarda, invece, la soluzione del problema: se, infatti, i sedevacantisti “simpliciter” si “limitano” ad invocare la necessità di restaurare il Papato in una situazione di legalità ma non ritengono i tempi ancora maturi per un’azione concreta, i “conclavisti” urgono per convocazione di un Conclave straordinario che permetta la cessazione dello scandalo della Sede usurpata e, in alcuni casi e in relazione ad alcuni gruppi, hanno attuato i loro propositi, nominando alcuni moderni “antipapi”.

Cerchiamo di analizzare più in profondità le ragioni di posizioni così estreme.
I sedevacantisti “sempliciter” sono stati a lungo chiamati anche “Barbaristi” dal nome del loro esponente più rappresentativo, Padre Nöel Barbara dell’ “Unione pour la Fidelitè”, recentemente scomparso: dunque, è proprio dagli assunti di questo Prelato, largamente pubblicati sul “Nuovo Osservatore Cattolico”, che possiamo ottenere le maggiori informazioni sulle idee del gruppo.

L’assunto centrale che fonda tutto il pensiero dell’Ecclesiastico dissidente è che, nella teologia cattolica, la Chiesa, Corpo mistico di Cristo e organismo vivente composto da tutti i credenti battezzati che hanno messo in pratica l'insegnamento di Gesù, è al tempo stesso “naturaliter” santa e infallibile nella sua unione con Dio.

 

Santità e infallibilità sono non privilegi ma proprietà intrinseche del Corpus Mysticum, macchiabili solo da membri infedeli. Il Papa, capo visibile della Chiesa è, per estensione, infallibile, ma la sua infallibilità non è un diritto conferitogli dal suo ufficio, quanto un privilegio concesso da Dio su richiesta del suo Figlio. Tale privilegio, se riconosciuto come tale, impone forzatamente dei limiti e, infatti, il Concilio Vaticano I, al momento di definire il dogma dell'infallibilità personale del Papa, ha previsto in termini precisi le condizioni che la garantiscono: “Pertanto, unendoci fedelmente con la tradizione tramandata fin dai primordi della fede cristiana... Noi insegniamo e definire come dogma rivelato da Dio il seguente: che il Romano Pontefice, quando si pronuncia ex cathedra, cioè, qualora soddisfino i compito a lui affidato come pastore capo e maestro di tutti i cristiani che definisce, in virtù della sua suprema autorità apostolica, che una dottrina di fede o di morale deve essere creduta da tutta la Chiesa, esercizi, con l'aiuto degli aiuti divina a lui promessa nella persona di San Pietro, che infallibilità quale il divino Redentore volle alla sua Chiesa, quando ha definito una dottrina riguardante la fede e la morale. Di conseguenza, tali definizioni formulate dal Romano Pontefice sono irreformabile di se stessi, e non in virtù di un consenso in seno alla Chiesa. Se qualcuno, che possono Dio non voglia, deve presumere di contraddire questa nostra definizione, sia anatema.”

Insomma, per essere infallibile un pronunciamento papale deve:


1)essere dato in qualità di Pastore universale;
2)essere definitorio, quindi dogmatico;
3)riguardare materia di Fede o morale;
4)valere per tutta la Chiesa.
Se anche una di queste condizioni decade, non sussiste infallibilità, così come è possibile notare dando anche solo uno sguardo alla storia della Chiesa.

è, pertanto, erroneo pensare che il Papa sia necessariamente un santo infallibile preservato dal peccato: egli, come qualunque altro essere umano, può errare nelle sue dichiarazioni ordinarie, fossero esse anche su materia religiosa, cadendo, quindi, in stato di eresia.
Purtroppo, la questione dell’eresia papale è stata poco studiata ma l’assunto è stato chiarito una volta per tutte da San Roberto Bellarmino, il quale ha chiaramente stabilito che:


1.un eretico non può essere Papa;
2.quando un Papa cade in eresia, anche se solo “in foro interno” (vale a dire nella sua mente), perde “ipso facto” l'ufficio di Pontefice;
3.se anche un Papa cade in eresia apertamente (“in foro esterno”), può accadere che non si dimetta dal suo ufficio;
4.un Papa eretico deve essere deposto da una dichiarazione formale da parte della Chiesa;
5.un Papa è, però, ipso facto deposto nel momento in cui la sua eresia diventa evidente.

Tutta la tradizione della Chiesa ricorda la presenza di Papi dichiarati eretici: da Onorio I, dichiarato eretico dal San Leone II, a Pasquale II, indotto da re Enrico V a fare concessioni inaccettabili senza mai ritrattarle neppure dopo gli avvertimenti di molti Santi (ad esempio San Bruno) a molti altri ancora. Ebbene, nel “Decretum di Graziano” si legge chiaramente il seguente canone attribuito a San Bonifacio (e successivamente confermato da Papa Innocenzo III): “Nessun uomo mortale osi pretendere di attribuire colpa al Papa [...] egli non può essere giudicato da nessuno a meno che non si allontani dalla Fede”, che ci dice che il Pontefice romano può, proprio in caso di eresia, essere oggetto di sentenza. Inoltre, dal momento che, come insegnato da Padri quali San Cipriano, Sant’Ambrogio, Sant’Agostino e San Tommaso D’Aquino, la Chiesa è fondata sulla Fede, è logico che un eretico non possa essere un membro della Chiesa e, conseguentemente, ovviamente, neppure Capo della Chiesa, tanto più che un Papa eretico nega simultaneamente Cristo e la vera Chiesa e, in questo modo, nega anche il suo ufficio, privandosene logicamente non tanto per volontà propria, quanto per volontà di Cristo stesso (cosa che non ammette una riammissione all’ufficio anche in caso di abiura dell’eresia, stante la funzione unicamente vicariale e strumentale del Pontefice stesso). Se ciò è vero per un Papa che commetta eresia anche solo mentalmente, è tanto più vero per un Papa eretico e incorreggibile che risulta per ciò stesso “naturaliter” deposto.

Insomma, riassumendo, un Papa può essere fallibile, può essere eretico e, in questo caso, non può e deve essere più considerato Papa. Se questo è il concetto di fondo, ciò che è necessario sondare è se tali dettati si applicano alla situazione attuale.

Padre Barbara analizza molto attentamente lo stato della Chiesa post-conciliare nel saggio “The Popes of Vatican II”. In esso, il Padre sedevacantista muove un numero considerevole di critiche a quella che, secondo lui, dopo il Concilio Vaticano II, non può essere più considerata una vera leadership della Chiesa per la sua incapacità di opporsi a dottine eretiche e per il suo mancato appoggio alla “causa di giustizia” che finirebbe soltanto per dimostrare l’illegittimità dell’attuale potere papale.

Il nucleo centrale risulta, naturalmente, proprio la dimostrazione dell’ereticità pontificia. Tale ereticità deriva, in primo luogo, dal disattendere al comandamento di Cristo: “Colui che crede e viene battezzato sarà salvato: colui che non crede sarà condannato”, ribadito anche da San Paolo, attraverso la proclamazione di documenti ecumenici, in secondo luogo, dalla negazione, con l’insaurazione del “Novus Ordo Missae”, di atti ex-cathedra di Papi precedenti, arrivando, corollariamente e necessariamente, a negare il dogma dell’infallibilità nello sviluppo dell’idea che un Pontefice possa dettare leggi erronee alla Cristianità. Visto che “eresia” significa negare ostinatamente Verità rivelate, i Papi che sostengono tali tesi sono eretici e, come tali, “spiritualmente morti”, quindi, pur ritenendo gli Ordini sacri, canonicamente non possono più farne uso pena il sacrilegio e perdono ogni giurisdizione, cessando, dunque, di essere Papi.
Inoltre, per il fatto stesso di insegnare errori, è logicamente presumibile che essi non siano Papi validamente ordinati (altrimenti si finirebbe per negare l’infallibilità ex-cathedra) e che, quindi, siano solo “falsi pastori” che Cristo stesso ha condannato, ordinando ai fedeli di non seguirli.

I frutti dell’eresia, secondo Padre Barbara, si sono ben presto palesati in una crisi senza precedenti della Chiesa, con un enorme perdita di vocazioni e di fedeli, con un’ansia di cambiamento che ha portato alla svendita della Chiesa stessa fino a trasformarla in qualcosa che non è più la Comunità di Gesù Cristo e degli Apostoli, ma una situazione ibrida, fondata su un Catechismo nuovo che nega i fondamenti del Cattolicesimo per trasformarsi in una sorta di nuovo Protestantesimo fondato sull’ambiguità di documenti conciliari che lasciano totale adito ad ogni genere d’interpretazione. In questo quadro, il Prelato trova un’ulteriore riprova della vacanza papale sulla base dell’evangelico “dai loro frutti li riconoscerete”: una situazione del genere non può che essere frutto di una guida eretica e di una vacanza formale e sostanziale della Sede apostolica!


Come agire in una occorrenza senza precedenti come l’attuale, con gli occupanti della Sede petrina che si sono messi al servizio del maligno? Semplicemente rendendosi conto che, sebbene eletti da Conclavi apparentemente regolari, i Papi da Paolo VI in poi, già sulla base dei loro scritti precedenti alle loro elezioni, si erano posti fuori dall Fede cattolica. Dal momento, però, che nessuno di essi era mai stato dichiarato eretico, ciò non basterebbe per invalidare la loro elezione: il vero nodo sta, dunque, nel loro insegnamento pontificio ed episcopale contrario alla Fede, che li priva dell’autorità sulla Chiesa, rendendo, di fatto, la loro figura inesistente.


Ci si è dilungati un po’ sul pensiero di Padre Barbara perché esso rappresenta piuttosto esaustivamente le basi su cui si fondano numerosi movimenti sedevacantisti che, pur rappresentando un numero davvero esiguo di Cattolici, risultano presenti in numerose Diocesi.

Tra i gruppi maggiori possiamo ricordare il “Movimento Tradizionalista Cattolico” fondato dal Reverendo Gommar A. DePauw, figura già di una certa rilevanza all’interno del nucleo dei dissidenti del Concilio Vaticano II, i “Cattolici Tradizionalisti d’America” del Reverendo Francis Fenton, gli “Schiavi del Cuore Immacolato di Maria”; la “Società Sacerdotale San Pio V”, legata ai Vescovi Kelly e Mendes, la “Congregazione del Santissimo Redentore” di Padre Sim, l’“Arcidiocesi Cattolico.Romana Tradizionalista” legata all’Arcivescovo Anthony Savage e al Vescovo Carlos Duarte Costa, la “Confraternita del Paracleto” del Vescovo Albinus e altre ancora, spesso con una “linea vescovile” che deriva da un numero ristrettissimo di alti Prelati cattolici dissidenti (in particolare dall’Arcivescovo Ngo Dinh Thuc).

Da questi gruppi si discosta leggermente la “Lega della Controriforma Cattolica”, costola di una comunità monastico-missionaria fondata nel 1958 in Francia sotto il nome di “Piccoli Fratelli del Sacro Cuore di Gesù” dall’ Abbé Georges de Nantes, Sacerdote di estrema destra già noto per la sua amicizia con Maurras e per la sua pubblicistica a favore dell’“Action Française” e del “Petainismo”, che gli era valsa un arresto nel 1962 e una sospensione “ab officio” nel 1963. In aperta condanna dell’ecumenismo e della “democrazia” (vista come istituzione anticristiana figlia della Rivoluzione francese), nel 1965 De Nantes aveva deninciato Papa Paolo VI come anticristo, venendo, ovviamente, sospeso “a divinis” l’anno seguente. Con la creazione della “Lega della Controriforma Cattolica”, nel 1969 si arriva alla rottura definitiva con Roma: de Nantes, sollevato dagli Ordini sacri, accusa formalmente il Papa di scisma, eresia e scandalo, si dedica all’attività profetica (regolarmente smentita) e accusa il Vaticano dell'omicidio di Giovanni Paolo I, venendo conseguentemente scomunicato a tutti gli effetti (1997).


Oggi la Lega, catalogata come setta da una relazione del Parlamento francese, conta un numero sempre più esiguo di fedeli ma ciò che risulta più peculiare è il suo orientamento apocalittco e la sua insistenza nell’inviare al Papa ogni anno una richiesta perché egli si “autosospenda” e si “autoprocessi” per eresia.

Al di là di quella che, non fosse per i seguaci che attrae, potrebbe essere considerata solo una posizione curiosa e al limite del ridicolo, ben altri gruppi, per quanto, lo si ripete ancora, assolutamente minoritari, sono andati, quanto ad oltrazismo anti-vaticano, persino oltre le posizioni di de Nantes.

Si tratta dei già menzionati “conclavisti”, per lo più piccoli gruppetti di credenti raccolti intorno a questo o quel Sacerdote dissidente che, in realtà in piena coerenza con l’idea di una Sede apostolica vuota, vorrebbero vedere attuate le norme previste dal Codice di Diritto Canonico e dalla Costituzione Vacantis Apostolicae Sedis di Pio XII in casi di questo genere: riunione dei Cardinali (ovviamente solo di quelli non sottomessi al “falso Pontefice” in carica) in un Conclave ed elezione di un nuovo Papa. Nella maggioranza dei casi questi gruppi si limitano alla preghiera comune perché tale Conclave possa aver luogo o perché il Cardinali “Paolisti” (quindi, da Paolo VI, eretici) possano ravvedersi.


Purtroppo, però, alcuni di loro, per lo più legati ad una idea di “elezione per illuminazione divina diretta”, hanno finito addirittura per organizzare presunti “Conclavi” o per autonominarsi Papi.


Dalla fine del Concilio Vaticano II, un certo numero di persone si sono, a titolo diverso, proclamate Papi, rientrando pienamente nella categoria degli “anti-Papi” (e, naturalmente, accusando i Papi eletti nei Conclavi romani postconciliari di essere essi stessi anti-Papi).

Proviamo a stilare un breve elenco degli antipapi più noti al fine di osservare quale grado anche solo di “regolarità canonica” possano avere le pretese di questi individui.
In ordine di tempo, il primo anti-Papa postconciliare può essere ritenuto Gregorio XVII, al secolo Jean-Gaston Tremblay, che rientra, però, in una “linea apostolica” precedente, quella della cosiddetta “Chiesa Rinnovata” fondata nel 1950 dal suo predecessore Clemente XV (Michel Collin). Brevemente, Michel-Auguste-Marie Collin (1905-1974), Sacerdote francese della Diocesi di Nancy, a quarantacinque anni, durante una notte di preghiera in una chiesa di Sorrento ritiene di ricevere una rivelazione divina che gli conferisce una “consacrazione episcopale mistica” e un'autorità paritetica a quella papale: l’anno seguente viene ridotto allo stato laicale e nel 1960 viene scomunicato ma, alla morte di papa Giovanni XXIII (1963), egli annunzia di essere stato nominato Papa da Dio e si incorona Pontefice in presenza dei suoi seguaci a Clémery con il nome di Clemente XV. Nel 1966, per ottenere l'Episcopato canonicamente, si fa consacrare dal Vescovo vagante di rito siro-antiocheno Cyprien Damgé de Lannoy e formalizza la nascita della “Chiesa del Cristo Rinnovata” che, alla sua morte, conta un “collegio cardinalizio” con quattro membri francesi, cinque italiani, cinque tedeschi, due olandesi, uno svizzero, un americano e un canadese e che, dal punto di vista dottrinale, sviluppa elementi vaneggianti che inglobano riferimenti agli alieni (Collin avrebbe compiuto viaggi a bordo di dischi volanti e, a detta di alcuni sui seguaci, era capace d'arrampicarsi sui muri), un fortissimo culto della Madonna spinto fino ad una vera e propria mariolatria e l’apertura del Sacerdozio non solo alle donne ma anche, a titolo onorifico, ai defunti.

 

Dopo la morte dell'antipapa nel 1974 si sono avute alcune scissioni e divisioni del movimento, causate soprattutto dal fatto che molti “Cardinali” non hanno accettato una profezia “papale” di autoidentificazione di Collin con quel Pietro II che, nella Profezia di San Malachia, avrebbe dovuto essere l’ultimo Papa prima dell’apocalisse imminente. Su queste basi, già nel 1968 il gruppo canadese dei seguaci di Clemente XV aveva rotto con lui e aveva proclamato Papa Gaston Tremblay, fondando la “Chiesa Cattolica degli Apostoli degli Ultimi Tempi”, diffusasi in numerosi Paesi (in particolare nelle Antille Francesi) e il cui organo ufficiale, la rivista “Magnificat”, ha da tempo attenuato le polemiche contro il Concilio Vaticano II dedicandosi principalmente a spingere i fedeli a una devozione estrema alla Madonna e al Sacro Cuore e alla divulgazione di episodi meravigliosi delle vite dei Santi.

Nel 1973, è un italiano, Gino Frediani, a proclamarsi Papa con il nome di Emanuel I. Parroco di Gavinana (Pistoia), Don Frediani ha sostenuto di aver ricevuto molte apparizioni da parte di Profeti dell'Antico Testamento che, secondo lui, gli hanno rivelato la sua elezione al Soglio pontificio e lo hanno guidato nella costruzione di una nuova chiesa, la “Chiesa Novella del Sacro Cuore di Gesù”, ultraconservatrice e profetica. Dopo anni di predicazione, nel 1983 il Vescovo di Pistoia, Monsignor Simone Scatizzi, ha allontanato definitivamente Don Frediani dalla sua Parrocchia e la sede della “Chiesa Novella” si è spostata in un albergo di Gavinana, divenuto il luogo di ritrovo dei fedeli seguaci di Emmanuel I, guidati, dopo la morte di Frediani nel 1984, da Don Sergio Melani, che non si ritiene, però, Papa ma semplicemente capo temporaneo della Chiesa in attesa del ritorno di Emmanuel I.

Nel 1978 le pretese anti-papiste di spostano in Spagna, in cui si sviluppa quella che può essere considerata la più importante “Chiesa cattolica alternativa”, quella Palmariana.


In realtà, tutta la questione nasce molto prima, nel 1968, quando alcune studentesse spagnole dichiararono di aver visto la Madonna appoggiata ad un albero presso l’appezzamento agricolo di “La Alcaparrosa”, nelle vicinanze del villaggio di El Palmar de Troya in Andalusia, dando inizio ad una serie di pellegrinaggi di fedeli sostenuti anche da alcuni Sacerdoti cattolici. Tra i pellegrini vi era anche Clemente Domínguez y Gómez, un assicuratore di Siviglia il quale, a suo dire, iniziò ad avere visioni mariane. Il Vescovo locale non riconobbe mai né le apparizioni né le visioni di Domínguez il quale, però, continuò a sostenere che la Madonna gli aveva dato istruzioni precise per liberare la Chiesa cattolica dall'eresia e dal progressivismo comunista e, nel 1975, fondò un “Ordine dei Carmelitani del Santo Volto”, mai riconosciuto dalla Santa Sede. Retto inizialmente solo da laici, l’ordine nel tempo assorbì un numero sempre maggiore di Religiosi spagnoli, portoghesi e statunitensi, tra i quali il Sacerdote svizzero Maurice Revaz che, nel 1976, convinse l'allora Arcivescovo vietnamita Ngô Đình Thục dell'autenticità delle apparizioni e a consacrare sei Vescovi (tra cui Revaz stesso, oggi tornato allo stato laicale) senza l’autorizzazione vaticana. Ovviamente i Vescovi furono tutti scomunicati dal Papa e, da quel momento, si rifiutarono di riconoscere l'autorità della Chiesa romana: alla morte di Paolo VI nel 1978, Domínguez creò una propria Santa Sede a Siviglia, pretendendo di essere stato misticamente incoronato in una visione Pontefice da Gesù Cristo e prendendo il nome di Gregorio XVII. Come “Papa”, Domínguez incominciò a nominare i propri Cardinali, tramutando l'“Ordine dei Carmelitani del Santo Volto” nella “Chiesa cattolica palmariana” (fatto questo inaccettabile anche per molti suoi fedeli che si ricongiunsero con Roma), dichiarando falsa la Chiesa cattolica romana, scomunicando Papa Giovanni Paolo II, re Juan Carlos I di Spagna, tutti i Sacerdoti cattolici e tutti coloro che avessero visto il film “Jesus Christ Superstar” e canonizzando Francisco Franco, Luis Carrero Blanco, Josemaría Escrivá de Balaguer, José Antonio Primo de Rivera, Francisco Jiménez de Cisneros, José Calvo Sotelo, Don Pelayo delle Asturie e Cristoforo Colombo.

 

Dal 1983, poi, la nuova Chiesa iniziò a riformare i propri Riti liturgici, precedentemente molto prossimi a quelli della Messa tridentina, riducendo la Liturgia al solo momento eucaristico e, dal 2004, a creare una nuova versione della Bibbia rivisitata dallo stesso Domínguez per dichiarata autorità profetica (cosa questa che allontanò nuovamente molti fedeli, che fondarono un ramo distaccato della Chiesa a Archidona). La credibilità di Domínguez subì durissimi colpi per i suoi tentativi di procurarsi da solo le stigmate, per le sue ammissioni di avere avuto rapporti sessuali con Monache dell'ordine e di essere stato in passato un attivista della comunità omosessuale di Siviglia ma, nonostante ciò, alla sua morte, nel 2005, egli è stato canonizzato dal suo successore Manuel Alonso Corral (che ha assunto il nome di Pietro II) e, a tutt’oggi, la Chiesa palmariana dispone di 60 sacerdoti e 70 monache per circa 2.000 seguaci e di cappelle nel Regno Unito, in Australia, in Nuova Zelanda ed in America Latina.

Se la storia di Domínguez può apparire a dir poco “particolare”, non da meno è quella di “Papa” Adriano VII, al secolo Francis Konrad Schuckardt, insegnante di Seattle, ex-seminarista mancato e attivista del gruppo mariano “Blue Army of Our Lady of Fatima” che, ritenendo di essere stato miracolato dalla Madonna e non riconoscendo i risultati del Vaticano II, nel 1967 fondò una comunità religiosa (“Congregazione di Maria Regina Immacolata”), inizialmente anche riconosciuta dal Vescovo di Boise. Ben presto, nel suo strettissimo tradizionalismo, la congregazione non riconobbe più alcuna autorità romana e si trasformò in una nuova “Chiesa Cattolica di Rito Latino Tridentino”, con regole strettissime (donne sempre con vestiti lunghi e capo coperto, fumare visto come peccato grave, segregazione tra uomini e donne durante le funzioni, censura pesantissima su libri, programmi televisivi, scuole e università, etc...).

 

Schuckardt sviluppò una intensa campagna missionaria, che arricchì la nuova Chiesa sedevacantista (tanto da permetterle di acquistare un ex seminario gesuita a Spokane, che divenne la nuova “Santa Sede”) ma non possedeva gli Ordini religiosi. Per questo, nel 1971, si fece consacrare Sacerdote e Vescovo da un Vescovo tradizionalista vetero-cattolico, finendo per proclamarsi “l’unico Vescovo cattolico del mondo” e attribuirsi funzioni papali (con la consacrazione di alcuni Vescovi) ma, a partire dal 1984 fu coinvolto in una durissima disputa legale con uno dei suoi Sacerdoti, il Reverendo Denis Chicoine, che lo accusava di frode, abuso di potere e omosessualità e dovette lasciare il seminario di Spokane per ritornare a Seattle, dove, comunque, mantenne un nutrito gruppo di fedeli (tra cui Vescovi e Sacerdoti da lui ordinati) fino alla sua morte nel 2006.

Forse ancora più peculiare, anche perché, a differenza delle precedenti “consacrazioni divine”, frutto di un “Conclave”, è la vicenda di David Allen Bawden (Papa Michele I), un americano del Kansas, già espulso da due Seminari della San Pio X, che, ritenendo la Chiesa cattolica post-conciliare eretica per aver, da Papa Giovanni XXIII in poi, accettato tesi moderniste condannate da Papa Pio IX, ha invocato il principio dell’“epikeia” (la regola per la quale, nel caso il Collegio Cardinalizio non possa eleggere un Papa valido i laici, al fine di mantenere la perpetuità della missione petrina, possano farlo in loro vece) e ha riunito un conclave di sei (!) persone (di cui quattro suoi parenti e due amici di famiglia) e si è fatto eleggere Papa, raccogliendo intorno a sé un piccolo gruppo di fedeli che, comunque, non ha mai raggiunto notevoli dimensioni (nonostante il loro attivismo su internet) anche per le immediate reazioni di condanna di tutti gli altri gruppi conclavisti sui metodi dell’elezione.

Certamente con una maggiore parvenza di serietà è stato il conclave che ha portato all’elezione del sudafricano Victor Von Pentz al “papato” con il nome di Papa Lino II.

 

Nel 1994, infatti, dopo alcune riunioni preparatorie a Spokane (nella sede ora in mano alla linea dissidente del gruppo che in precedenza aveva sostenuto Schuckardt), alcuni delegati, rappresentanti gruppi sedevacantisti di dodici Paesi si sono riuniti in un conclave ad Assisi (a cui erano stati invitati, ovviamente inutilmente, anche rappresentanti del conservatorismo cattolico e della San Pio X).

 

La maggioranza dei delegati erano Vescovi della “linea apostolica” di Pierre-Martin Ngô-Dinh Thuc, ma, in effetti, anche molti altri gruppi conclavisti erano rappresentati. Il conclave ha avuto luogo in un’antica cappella nel parco dell’Hotel Europa e per dieci volte è stato votato il Von Pentz, ex seminarista della Società San Pio X a Winona ma ordinato da un Vescovo cattolico ucraino e appartenente alla Chiesa cattolica di Rito bizantino di S. Giovanni Crisostomo, che ha accettato solo all’undicesimo ballottaggio. Subito dopo l’elezione e l’incoronazione ad Assisi, i partecipanti al conclave si sono recati a Roma per acclamare Lino II come Papa nella Basilica del Laterano ma l’ingresso nella Basilica è però loro impedito dalla polizia italiana. Comunque, il giorno stesso della sua incoronazione, Lino II ha firmato due documenti apostolici: uno per l’abolizione del Novus Ordo Missae e l’altro per la creazione di nuovo Collegio cardinalizio (in gran parte formato da Cardinali eletti da lui stesso) che verrà investito in un futuro concistoro e che garantirà l’elezione un nuovo Papa in caso di morte, incapacità o abdicazione di Lino II, che, al momento ha un buon gruppo di fedeli in numerosi Paesi, tra i quali la Gran Bretagna, la Germania e l’Italia.

Infine, merita un’ultima menzione l’elezione, nel 1998, dell’ottantenne ex-Frate cappuccino Lucian Pulvermacher a capo della “Vera Chiesa Cattolica” con il nome di Papa Pio XIII. Sacerdote cattolico dal 1948, Pulvermacher, dopo un primo periodo a Milwaukee, ha servito come missionario a Amami Oshima e successivamente a Okinawa e in Australia ma ha lasciato il suo Ordine “senza permesso” nel 1976, associandosi a organizzazioni cattoliche tradizionaliste in opposizione al Vaticano II (inizialmente avvicinandosi alla F.S.S.P.X per poi radicalizzare il suo pensiero in direzione decisamente sedevacantista). Ritenendo Papa Giovanni XXIII un massone (e, dunque, ineleggibile), Pulvermacher considera la Sede papale vacante dalla morte di Pio XII (1958) e, nel 1998, con una procedura a dir poco “particolare”, ha consacrato Vescovo il suo sodale laico (e sposato) Gordon Bateman che, a sua volta, ha consacrato Pulvermacher Vescovo, cosicché in un conclave di 28 persone (alcune delle quali “presenti telefonicamente”!) questi ha potuto farsi eleggere Papa di una piccolissima congregazione (presente praticamente quasi solo in Montana) per poi scomunicare tutta la Chiesa romana e chiunque non ritenga la sua elezione valida.

Come è possibile comprendere dalle brevi notazioni precedenti, spesso questi presunti anti-Papi (e se ne sono menzionati solo alcuni dei circa quaranta esistenti, molti dei quali ben oltre la soglia della pura follia) risultano personaggi più interessanti per centri psichiatrici che per una seria discussione teologica. Di fatto, però, anche in quei casi in cui una ordinazione “antipapale” possa avere un fondamento teologico, va notato come ogni pretesa conclavista sia rigettabile sulla base proprio di quella “Traditio Fidei” che molti di questi Prelati (o presunti tali) dichiarano di difendere. Infatti, proprio da quanto osservato, possiamo notare che:


1)il sedevacantismo non presenta caratteri di “unità”, stati le sue fratture interne e le reciproche “scomuniche” tra i vari gruppi;
2)il sedevacantismo non presenta caratteri di “santità”, non essendo le elezioni dei suoi “Papi” legate a precedenti ordinazioni appartenenti ad una linea di successione apostolica valida;
3)il sedevacantismo non presenta caratteri di “universalità”, non riconoscendo una unica guida “cattolica” come “Vicarius Christi”;
4)il sedevacantismo non presenta caratteri di “apostolicità”, essendo le sue ordinazioni derivate da linee consacratorie agenti illecitamente o completamente fuori da ogni canone.
Al di là di ogni altra considerazione, basterebbe la mancanza di questi elementi per rendere ogni rivendicazione sedevacantista conclavista ecclesiasticamente impropria paradossalmente direttamente per quella “legge eterna” della Chiesa che i sedevacantisti proclamano di voler difendere.
 


Riferimenti bibliografici:


R. Balbi, La Sentenza Ingiusta Nel Decretum Di Graziano, Jovene 1990
N.Barbara, ”The Hierarchical Church is Infallible in Her Teaching”, in “Fortes in Fide” II/1988
N.Barbara, ”The Popes of Vatican II”, in “Fortes in Fide” III/1988
R. Bellarmino, Tractatus de Potestate Summi Pontificis, 1610
C.G. Brown, Sedevacantism: A False Solution to a Real Problem, Angelus Press 2003
A. Caietani, Somme Theologique, Des Jeunes 1932
R. Coronas, “The Question of Conclavism in Theological Perspective” in “Journal of Catholic Theology”, N.8/2008
G. de Nantes, Liber accusationis, La Contre-Réforme Catholique 1973
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[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA  N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

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