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N. 29 - Maggio 2010
(LX)
Se il Papa non c’è...
Barbaristi, Conclavisti e Antipapi
di di Lawrence M.F. Sudbury
Indubbiamente
ogni
posizione
di
potere
provoca
critiche
e,
altrettanto
indubbiamente,
se
il
potere
in
questione
è,
come
quello
papale,
il
più
importante
imperium
spirituale
dell’umanità,
tali
critiche,
sia
da
sinistra
che
da
destra,
non
possono
che
essere,
a
tratti,
anche
spietate.
Tra
le
tante,
però,
forse
quella
più
estrema
e
assoluta
risulta
essere
il
“non
riconoscimento”
del
potere
stesso.
All’interno
della
storia
della
Chiesa
cattolica
post-conciliare
tale
posizione
radicale
è
incarnata
in
senso
totalizzante
da
due
sottogruppi
dell’ala
tradizionalista
che
non
solo
vedono
nei
Pontefici
da
Paolo
VI
in
poi
guide
della
della
Chiesa
che
compiono
terribili
errori
dottrinali
(come
fanno,
ad
esempio,
i
Lefebvriani),
non
solo
li
vedono
come
usurpatori
“materiali”
di
un
Papato
di
cui
non
sono
“formalmente”
detentori
(come
fanno
i
Sedeprivazionisti),
ma,
semplicemente,
non
li
vedono
proprio
come
Papi,
né
materialmente
né
formalmente.
Tali
gruppi
rispondono
normalmente
alle
definizioni
di
“Sedevacantisti
simpliciter”
(a
lungo
noti
anche
come
“Barbaristi”)
e di
“Sedevacantisti
conclavisti”.
Tra
le
due
posizioni,
oltre
a
molti
elementi
comuni,
corrono
anche
alcune
differenze.
Entrambi
i
gruppi,
in
quanto
radicalmente
sedevacantisti,
sostengono
la
inaccettabilità
formale
e
sostanziale
dei
vertici
attuali
della
Chiesa
cattolica
sulla
base
della
presunta
“ereticità”
dei
prescelti
postconciliari
alla
Sede
petrina
già
in
fase
antecedente
alla
loro
elezione
(che,
di
conseguenza,
risulterebbe
nulla,
come
mai
avvenuta),
cosa
che
lascerebbe
la
Sede
vuota
e
atta
all’applicazione
di
quanto
previsto
in
questi
casi
dal
diritto
canonico.
La
differenza
più
marcata
tra
la
due
posizioni
(per
altro
poco
omogenee
anche
al
loro
interno)
riguarda,
invece,
la
soluzione
del
problema:
se,
infatti,
i
sedevacantisti
“simpliciter”
si
“limitano”
ad
invocare
la
necessità
di
restaurare
il
Papato
in
una
situazione
di
legalità
ma
non
ritengono
i
tempi
ancora
maturi
per
un’azione
concreta,
i
“conclavisti”
urgono
per
convocazione
di
un
Conclave
straordinario
che
permetta
la
cessazione
dello
scandalo
della
Sede
usurpata
e,
in
alcuni
casi
e in
relazione
ad
alcuni
gruppi,
hanno
attuato
i
loro
propositi,
nominando
alcuni
moderni
“antipapi”.
Cerchiamo
di
analizzare
più
in
profondità
le
ragioni
di
posizioni
così
estreme.
I
sedevacantisti
“sempliciter”
sono
stati
a
lungo
chiamati
anche
“Barbaristi”
dal
nome
del
loro
esponente
più
rappresentativo,
Padre
Nöel
Barbara
dell’
“Unione
pour
la
Fidelitè”,
recentemente
scomparso:
dunque,
è
proprio
dagli
assunti
di
questo
Prelato,
largamente
pubblicati
sul
“Nuovo
Osservatore
Cattolico”,
che
possiamo
ottenere
le
maggiori
informazioni
sulle
idee
del
gruppo.
L’assunto
centrale
che
fonda
tutto
il
pensiero
dell’Ecclesiastico
dissidente
è
che,
nella
teologia
cattolica,
la
Chiesa,
Corpo
mistico
di
Cristo
e
organismo
vivente
composto
da
tutti
i
credenti
battezzati
che
hanno
messo
in
pratica
l'insegnamento
di
Gesù,
è al
tempo
stesso
“naturaliter”
santa
e
infallibile
nella
sua
unione
con
Dio.
Santità
e
infallibilità
sono
non
privilegi
ma
proprietà
intrinseche
del
Corpus
Mysticum,
macchiabili
solo
da
membri
infedeli.
Il
Papa,
capo
visibile
della
Chiesa
è,
per
estensione,
infallibile,
ma
la
sua
infallibilità
non
è un
diritto
conferitogli
dal
suo
ufficio,
quanto
un
privilegio
concesso
da
Dio
su
richiesta
del
suo
Figlio.
Tale
privilegio,
se
riconosciuto
come
tale,
impone
forzatamente
dei
limiti
e,
infatti,
il
Concilio
Vaticano
I,
al
momento
di
definire
il
dogma
dell'infallibilità
personale
del
Papa,
ha
previsto
in
termini
precisi
le
condizioni
che
la
garantiscono:
“Pertanto,
unendoci
fedelmente
con
la
tradizione
tramandata
fin
dai
primordi
della
fede
cristiana...
Noi
insegniamo
e
definire
come
dogma
rivelato
da
Dio
il
seguente:
che
il
Romano
Pontefice,
quando
si
pronuncia
ex
cathedra,
cioè,
qualora
soddisfino
i
compito
a
lui
affidato
come
pastore
capo
e
maestro
di
tutti
i
cristiani
che
definisce,
in
virtù
della
sua
suprema
autorità
apostolica,
che
una
dottrina
di
fede
o di
morale
deve
essere
creduta
da
tutta
la
Chiesa,
esercizi,
con
l'aiuto
degli
aiuti
divina
a
lui
promessa
nella
persona
di
San
Pietro,
che
infallibilità
quale
il
divino
Redentore
volle
alla
sua
Chiesa,
quando
ha
definito
una
dottrina
riguardante
la
fede
e la
morale.
Di
conseguenza,
tali
definizioni
formulate
dal
Romano
Pontefice
sono
irreformabile
di
se
stessi,
e
non
in
virtù
di
un
consenso
in
seno
alla
Chiesa.
Se
qualcuno,
che
possono
Dio
non
voglia,
deve
presumere
di
contraddire
questa
nostra
definizione,
sia
anatema.”
Insomma,
per
essere
infallibile
un
pronunciamento
papale
deve:
1)essere
dato
in
qualità
di
Pastore
universale;
2)essere
definitorio,
quindi
dogmatico;
3)riguardare
materia
di
Fede
o
morale;
4)valere
per
tutta
la
Chiesa.
Se
anche
una
di
queste
condizioni
decade,
non
sussiste
infallibilità,
così
come
è
possibile
notare
dando
anche
solo
uno
sguardo
alla
storia
della
Chiesa.
è,
pertanto,
erroneo
pensare
che
il
Papa
sia
necessariamente
un
santo
infallibile
preservato
dal
peccato:
egli,
come
qualunque
altro
essere
umano,
può
errare
nelle
sue
dichiarazioni
ordinarie,
fossero
esse
anche
su
materia
religiosa,
cadendo,
quindi,
in
stato
di
eresia.
Purtroppo,
la
questione
dell’eresia
papale
è
stata
poco
studiata
ma
l’assunto
è
stato
chiarito
una
volta
per
tutte
da
San
Roberto
Bellarmino,
il
quale
ha
chiaramente
stabilito
che:
1.un
eretico
non
può
essere
Papa;
2.quando
un
Papa
cade
in
eresia,
anche
se
solo
“in
foro
interno”
(vale
a
dire
nella
sua
mente),
perde
“ipso
facto”
l'ufficio
di
Pontefice;
3.se
anche
un
Papa
cade
in
eresia
apertamente
(“in
foro
esterno”),
può
accadere
che
non
si
dimetta
dal
suo
ufficio;
4.un
Papa
eretico
deve
essere
deposto
da
una
dichiarazione
formale
da
parte
della
Chiesa;
5.un
Papa
è,
però,
ipso
facto
deposto
nel
momento
in
cui
la
sua
eresia
diventa
evidente.
Tutta
la
tradizione
della
Chiesa
ricorda
la
presenza
di
Papi
dichiarati
eretici:
da
Onorio
I,
dichiarato
eretico
dal
San
Leone
II,
a
Pasquale
II,
indotto
da
re
Enrico
V a
fare
concessioni
inaccettabili
senza
mai
ritrattarle
neppure
dopo
gli
avvertimenti
di
molti
Santi
(ad
esempio
San
Bruno)
a
molti
altri
ancora.
Ebbene,
nel
“Decretum
di
Graziano”
si
legge
chiaramente
il
seguente
canone
attribuito
a
San
Bonifacio
(e
successivamente
confermato
da
Papa
Innocenzo
III):
“Nessun
uomo
mortale
osi
pretendere
di
attribuire
colpa
al
Papa
[...]
egli
non
può
essere
giudicato
da
nessuno
a
meno
che
non
si
allontani
dalla
Fede”,
che
ci
dice
che
il
Pontefice
romano
può,
proprio
in
caso
di
eresia,
essere
oggetto
di
sentenza.
Inoltre,
dal
momento
che,
come
insegnato
da
Padri
quali
San
Cipriano,
Sant’Ambrogio,
Sant’Agostino
e
San
Tommaso
D’Aquino,
la
Chiesa
è
fondata
sulla
Fede,
è
logico
che
un
eretico
non
possa
essere
un
membro
della
Chiesa
e,
conseguentemente,
ovviamente,
neppure
Capo
della
Chiesa,
tanto
più
che
un
Papa
eretico
nega
simultaneamente
Cristo
e la
vera
Chiesa
e,
in
questo
modo,
nega
anche
il
suo
ufficio,
privandosene
logicamente
non
tanto
per
volontà
propria,
quanto
per
volontà
di
Cristo
stesso
(cosa
che
non
ammette
una
riammissione
all’ufficio
anche
in
caso
di
abiura
dell’eresia,
stante
la
funzione
unicamente
vicariale
e
strumentale
del
Pontefice
stesso).
Se
ciò
è
vero
per
un
Papa
che
commetta
eresia
anche
solo
mentalmente,
è
tanto
più
vero
per
un
Papa
eretico
e
incorreggibile
che
risulta
per
ciò
stesso
“naturaliter”
deposto.
Insomma,
riassumendo,
un
Papa
può
essere
fallibile,
può
essere
eretico
e,
in
questo
caso,
non
può
e
deve
essere
più
considerato
Papa.
Se
questo
è il
concetto
di
fondo,
ciò
che
è
necessario
sondare
è se
tali
dettati
si
applicano
alla
situazione
attuale.
Padre
Barbara
analizza
molto
attentamente
lo
stato
della
Chiesa
post-conciliare
nel
saggio
“The
Popes
of
Vatican
II”.
In
esso,
il
Padre
sedevacantista
muove
un
numero
considerevole
di
critiche
a
quella
che,
secondo
lui,
dopo
il
Concilio
Vaticano
II,
non
può
essere
più
considerata
una
vera
leadership
della
Chiesa
per
la
sua
incapacità
di
opporsi
a
dottine
eretiche
e
per
il
suo
mancato
appoggio
alla
“causa
di
giustizia”
che
finirebbe
soltanto
per
dimostrare
l’illegittimità
dell’attuale
potere
papale.
Il
nucleo
centrale
risulta,
naturalmente,
proprio
la
dimostrazione
dell’ereticità
pontificia.
Tale
ereticità
deriva,
in
primo
luogo,
dal
disattendere
al
comandamento
di
Cristo:
“Colui
che
crede
e
viene
battezzato
sarà
salvato:
colui
che
non
crede
sarà
condannato”,
ribadito
anche
da
San
Paolo,
attraverso
la
proclamazione
di
documenti
ecumenici,
in
secondo
luogo,
dalla
negazione,
con
l’insaurazione
del
“Novus
Ordo
Missae”,
di
atti
ex-cathedra
di
Papi
precedenti,
arrivando,
corollariamente
e
necessariamente,
a
negare
il
dogma
dell’infallibilità
nello
sviluppo
dell’idea
che
un
Pontefice
possa
dettare
leggi
erronee
alla
Cristianità.
Visto
che
“eresia”
significa
negare
ostinatamente
Verità
rivelate,
i
Papi
che
sostengono
tali
tesi
sono
eretici
e,
come
tali,
“spiritualmente
morti”,
quindi,
pur
ritenendo
gli
Ordini
sacri,
canonicamente
non
possono
più
farne
uso
pena
il
sacrilegio
e
perdono
ogni
giurisdizione,
cessando,
dunque,
di
essere
Papi.
Inoltre,
per
il
fatto
stesso
di
insegnare
errori,
è
logicamente
presumibile
che
essi
non
siano
Papi
validamente
ordinati
(altrimenti
si
finirebbe
per
negare
l’infallibilità
ex-cathedra)
e
che,
quindi,
siano
solo
“falsi
pastori”
che
Cristo
stesso
ha
condannato,
ordinando
ai
fedeli
di
non
seguirli.
I
frutti
dell’eresia,
secondo
Padre
Barbara,
si
sono
ben
presto
palesati
in
una
crisi
senza
precedenti
della
Chiesa,
con
un
enorme
perdita
di
vocazioni
e di
fedeli,
con
un’ansia
di
cambiamento
che
ha
portato
alla
svendita
della
Chiesa
stessa
fino
a
trasformarla
in
qualcosa
che
non
è
più
la
Comunità
di
Gesù
Cristo
e
degli
Apostoli,
ma
una
situazione
ibrida,
fondata
su
un
Catechismo
nuovo
che
nega
i
fondamenti
del
Cattolicesimo
per
trasformarsi
in
una
sorta
di
nuovo
Protestantesimo
fondato
sull’ambiguità
di
documenti
conciliari
che
lasciano
totale
adito
ad
ogni
genere
d’interpretazione.
In
questo
quadro,
il
Prelato
trova
un’ulteriore
riprova
della
vacanza
papale
sulla
base
dell’evangelico
“dai
loro
frutti
li
riconoscerete”:
una
situazione
del
genere
non
può
che
essere
frutto
di
una
guida
eretica
e di
una
vacanza
formale
e
sostanziale
della
Sede
apostolica!
Come
agire
in
una
occorrenza
senza
precedenti
come
l’attuale,
con
gli
occupanti
della
Sede
petrina
che
si
sono
messi
al
servizio
del
maligno?
Semplicemente
rendendosi
conto
che,
sebbene
eletti
da
Conclavi
apparentemente
regolari,
i
Papi
da
Paolo
VI
in
poi,
già
sulla
base
dei
loro
scritti
precedenti
alle
loro
elezioni,
si
erano
posti
fuori
dall
Fede
cattolica.
Dal
momento,
però,
che
nessuno
di
essi
era
mai
stato
dichiarato
eretico,
ciò
non
basterebbe
per
invalidare
la
loro
elezione:
il
vero
nodo
sta,
dunque,
nel
loro
insegnamento
pontificio
ed
episcopale
contrario
alla
Fede,
che
li
priva
dell’autorità
sulla
Chiesa,
rendendo,
di
fatto,
la
loro
figura
inesistente.
Ci
si è
dilungati
un
po’
sul
pensiero
di
Padre
Barbara
perché
esso
rappresenta
piuttosto
esaustivamente
le
basi
su
cui
si
fondano
numerosi
movimenti
sedevacantisti
che,
pur
rappresentando
un
numero
davvero
esiguo
di
Cattolici,
risultano
presenti
in
numerose
Diocesi.
Tra
i
gruppi
maggiori
possiamo
ricordare
il
“Movimento
Tradizionalista
Cattolico”
fondato
dal
Reverendo
Gommar
A.
DePauw,
figura
già
di
una
certa
rilevanza
all’interno
del
nucleo
dei
dissidenti
del
Concilio
Vaticano
II,
i
“Cattolici
Tradizionalisti
d’America”
del
Reverendo
Francis
Fenton,
gli
“Schiavi
del
Cuore
Immacolato
di
Maria”;
la
“Società
Sacerdotale
San
Pio
V”,
legata
ai
Vescovi
Kelly
e
Mendes,
la
“Congregazione
del
Santissimo
Redentore”
di
Padre
Sim,
l’“Arcidiocesi
Cattolico.Romana
Tradizionalista”
legata
all’Arcivescovo
Anthony
Savage
e al
Vescovo
Carlos
Duarte
Costa,
la
“Confraternita
del
Paracleto”
del
Vescovo
Albinus
e
altre
ancora,
spesso
con
una
“linea
vescovile”
che
deriva
da
un
numero
ristrettissimo
di
alti
Prelati
cattolici
dissidenti
(in
particolare
dall’Arcivescovo
Ngo
Dinh
Thuc).
Da
questi
gruppi
si
discosta
leggermente
la
“Lega
della
Controriforma
Cattolica”,
costola
di
una
comunità
monastico-missionaria
fondata
nel
1958
in
Francia
sotto
il
nome
di
“Piccoli
Fratelli
del
Sacro
Cuore
di
Gesù”
dall’
Abbé
Georges
de
Nantes,
Sacerdote
di
estrema
destra
già
noto
per
la
sua
amicizia
con
Maurras
e
per
la
sua
pubblicistica
a
favore
dell’“Action
Française”
e
del
“Petainismo”,
che
gli
era
valsa
un
arresto
nel
1962
e
una
sospensione
“ab
officio”
nel
1963.
In
aperta
condanna
dell’ecumenismo
e
della
“democrazia”
(vista
come
istituzione
anticristiana
figlia
della
Rivoluzione
francese),
nel
1965
De
Nantes
aveva
deninciato
Papa
Paolo
VI
come
anticristo,
venendo,
ovviamente,
sospeso
“a
divinis”
l’anno
seguente.
Con
la
creazione
della
“Lega
della
Controriforma
Cattolica”,
nel
1969
si
arriva
alla
rottura
definitiva
con
Roma:
de
Nantes,
sollevato
dagli
Ordini
sacri,
accusa
formalmente
il
Papa
di
scisma,
eresia
e
scandalo,
si
dedica
all’attività
profetica
(regolarmente
smentita)
e
accusa
il
Vaticano
dell'omicidio
di
Giovanni
Paolo
I,
venendo
conseguentemente
scomunicato
a
tutti
gli
effetti
(1997).
Oggi
la
Lega,
catalogata
come
setta
da
una
relazione
del
Parlamento
francese,
conta
un
numero
sempre
più
esiguo
di
fedeli
ma
ciò
che
risulta
più
peculiare
è il
suo
orientamento
apocalittco
e la
sua
insistenza
nell’inviare
al
Papa
ogni
anno
una
richiesta
perché
egli
si
“autosospenda”
e si
“autoprocessi”
per
eresia.
Al
di
là
di
quella
che,
non
fosse
per
i
seguaci
che
attrae,
potrebbe
essere
considerata
solo
una
posizione
curiosa
e al
limite
del
ridicolo,
ben
altri
gruppi,
per
quanto,
lo
si
ripete
ancora,
assolutamente
minoritari,
sono
andati,
quanto
ad
oltrazismo
anti-vaticano,
persino
oltre
le
posizioni
di
de
Nantes.
Si
tratta
dei
già
menzionati
“conclavisti”,
per
lo
più
piccoli
gruppetti
di
credenti
raccolti
intorno
a
questo
o
quel
Sacerdote
dissidente
che,
in
realtà
in
piena
coerenza
con
l’idea
di
una
Sede
apostolica
vuota,
vorrebbero
vedere
attuate
le
norme
previste
dal
Codice
di
Diritto
Canonico
e
dalla
Costituzione
Vacantis
Apostolicae
Sedis
di
Pio
XII
in
casi
di
questo
genere:
riunione
dei
Cardinali
(ovviamente
solo
di
quelli
non
sottomessi
al
“falso
Pontefice”
in
carica)
in
un
Conclave
ed
elezione
di
un
nuovo
Papa.
Nella
maggioranza
dei
casi
questi
gruppi
si
limitano
alla
preghiera
comune
perché
tale
Conclave
possa
aver
luogo
o
perché
il
Cardinali
“Paolisti”
(quindi,
da
Paolo
VI,
eretici)
possano
ravvedersi.
Purtroppo,
però,
alcuni
di
loro,
per
lo
più
legati
ad
una
idea
di
“elezione
per
illuminazione
divina
diretta”,
hanno
finito
addirittura
per
organizzare
presunti
“Conclavi”
o
per
autonominarsi
Papi.
Dalla
fine
del
Concilio
Vaticano
II,
un
certo
numero
di
persone
si
sono,
a
titolo
diverso,
proclamate
Papi,
rientrando
pienamente
nella
categoria
degli
“anti-Papi”
(e,
naturalmente,
accusando
i
Papi
eletti
nei
Conclavi
romani
postconciliari
di
essere
essi
stessi
anti-Papi).
Proviamo
a
stilare
un
breve
elenco
degli
antipapi
più
noti
al
fine
di
osservare
quale
grado
anche
solo
di
“regolarità
canonica”
possano
avere
le
pretese
di
questi
individui.
In
ordine
di
tempo,
il
primo
anti-Papa
postconciliare
può
essere
ritenuto
Gregorio
XVII,
al
secolo
Jean-Gaston
Tremblay,
che
rientra,
però,
in
una
“linea
apostolica”
precedente,
quella
della
cosiddetta
“Chiesa
Rinnovata”
fondata
nel
1950
dal
suo
predecessore
Clemente
XV (Michel
Collin).
Brevemente,
Michel-Auguste-Marie
Collin
(1905-1974),
Sacerdote
francese
della
Diocesi
di
Nancy,
a
quarantacinque
anni,
durante
una
notte
di
preghiera
in
una
chiesa
di
Sorrento
ritiene
di
ricevere
una
rivelazione
divina
che
gli
conferisce
una
“consacrazione
episcopale
mistica”
e
un'autorità
paritetica
a
quella
papale:
l’anno
seguente
viene
ridotto
allo
stato
laicale
e
nel
1960
viene
scomunicato
ma,
alla
morte
di
papa
Giovanni
XXIII
(1963),
egli
annunzia
di
essere
stato
nominato
Papa
da
Dio
e si
incorona
Pontefice
in
presenza
dei
suoi
seguaci
a
Clémery
con
il
nome
di
Clemente
XV.
Nel
1966,
per
ottenere
l'Episcopato
canonicamente,
si
fa
consacrare
dal
Vescovo
vagante
di
rito
siro-antiocheno
Cyprien
Damgé
de
Lannoy
e
formalizza
la
nascita
della
“Chiesa
del
Cristo
Rinnovata”
che,
alla
sua
morte,
conta
un
“collegio
cardinalizio”
con
quattro
membri
francesi,
cinque
italiani,
cinque
tedeschi,
due
olandesi,
uno
svizzero,
un
americano
e un
canadese
e
che,
dal
punto
di
vista
dottrinale,
sviluppa
elementi
vaneggianti
che
inglobano
riferimenti
agli
alieni
(Collin
avrebbe
compiuto
viaggi
a
bordo
di
dischi
volanti
e, a
detta
di
alcuni
sui
seguaci,
era
capace
d'arrampicarsi
sui
muri),
un
fortissimo
culto
della
Madonna
spinto
fino
ad
una
vera
e
propria
mariolatria
e
l’apertura
del
Sacerdozio
non
solo
alle
donne
ma
anche,
a
titolo
onorifico,
ai
defunti.
Dopo
la
morte
dell'antipapa
nel
1974
si
sono
avute
alcune
scissioni
e
divisioni
del
movimento,
causate
soprattutto
dal
fatto
che
molti
“Cardinali”
non
hanno
accettato
una
profezia
“papale”
di
autoidentificazione
di
Collin
con
quel
Pietro
II
che,
nella
Profezia
di
San
Malachia,
avrebbe
dovuto
essere
l’ultimo
Papa
prima
dell’apocalisse
imminente.
Su
queste
basi,
già
nel
1968
il
gruppo
canadese
dei
seguaci
di
Clemente
XV
aveva
rotto
con
lui
e
aveva
proclamato
Papa
Gaston
Tremblay,
fondando
la
“Chiesa
Cattolica
degli
Apostoli
degli
Ultimi
Tempi”,
diffusasi
in
numerosi
Paesi
(in
particolare
nelle
Antille
Francesi)
e il
cui
organo
ufficiale,
la
rivista
“Magnificat”,
ha
da
tempo
attenuato
le
polemiche
contro
il
Concilio
Vaticano
II
dedicandosi
principalmente
a
spingere
i
fedeli
a
una
devozione
estrema
alla
Madonna
e al
Sacro
Cuore
e
alla
divulgazione
di
episodi
meravigliosi
delle
vite
dei
Santi.
Nel
1973,
è un
italiano,
Gino
Frediani,
a
proclamarsi
Papa
con
il
nome
di
Emanuel
I.
Parroco
di
Gavinana
(Pistoia),
Don
Frediani
ha
sostenuto
di
aver
ricevuto
molte
apparizioni
da
parte
di
Profeti
dell'Antico
Testamento
che,
secondo
lui,
gli
hanno
rivelato
la
sua
elezione
al
Soglio
pontificio
e lo
hanno
guidato
nella
costruzione
di
una
nuova
chiesa,
la
“Chiesa
Novella
del
Sacro
Cuore
di
Gesù”,
ultraconservatrice
e
profetica.
Dopo
anni
di
predicazione,
nel
1983
il
Vescovo
di
Pistoia,
Monsignor
Simone
Scatizzi,
ha
allontanato
definitivamente
Don
Frediani
dalla
sua
Parrocchia
e la
sede
della
“Chiesa
Novella”
si è
spostata
in
un
albergo
di
Gavinana,
divenuto
il
luogo
di
ritrovo
dei
fedeli
seguaci
di
Emmanuel
I,
guidati,
dopo
la
morte
di
Frediani
nel
1984,
da
Don
Sergio
Melani,
che
non
si
ritiene,
però,
Papa
ma
semplicemente
capo
temporaneo
della
Chiesa
in
attesa
del
ritorno
di
Emmanuel
I.
Nel
1978
le
pretese
anti-papiste
di
spostano
in
Spagna,
in
cui
si
sviluppa
quella
che
può
essere
considerata
la
più
importante
“Chiesa
cattolica
alternativa”,
quella
Palmariana.
In
realtà,
tutta
la
questione
nasce
molto
prima,
nel
1968,
quando
alcune
studentesse
spagnole
dichiararono
di
aver
visto
la
Madonna
appoggiata
ad
un
albero
presso
l’appezzamento
agricolo
di
“La
Alcaparrosa”,
nelle
vicinanze
del
villaggio
di
El
Palmar
de
Troya
in
Andalusia,
dando
inizio
ad
una
serie
di
pellegrinaggi
di
fedeli
sostenuti
anche
da
alcuni
Sacerdoti
cattolici.
Tra
i
pellegrini
vi
era
anche
Clemente
Domínguez
y
Gómez,
un
assicuratore
di
Siviglia
il
quale,
a
suo
dire,
iniziò
ad
avere
visioni
mariane.
Il
Vescovo
locale
non
riconobbe
mai
né
le
apparizioni
né
le
visioni
di
Domínguez
il
quale,
però,
continuò
a
sostenere
che
la
Madonna
gli
aveva
dato
istruzioni
precise
per
liberare
la
Chiesa
cattolica
dall'eresia
e
dal
progressivismo
comunista
e,
nel
1975,
fondò
un
“Ordine
dei
Carmelitani
del
Santo
Volto”,
mai
riconosciuto
dalla
Santa
Sede.
Retto
inizialmente
solo
da
laici,
l’ordine
nel
tempo
assorbì
un
numero
sempre
maggiore
di
Religiosi
spagnoli,
portoghesi
e
statunitensi,
tra
i
quali
il
Sacerdote
svizzero
Maurice
Revaz
che,
nel
1976,
convinse
l'allora
Arcivescovo
vietnamita
Ngô
Đình
Thục
dell'autenticità
delle
apparizioni
e a
consacrare
sei
Vescovi
(tra
cui
Revaz
stesso,
oggi
tornato
allo
stato
laicale)
senza
l’autorizzazione
vaticana.
Ovviamente
i
Vescovi
furono
tutti
scomunicati
dal
Papa
e,
da
quel
momento,
si
rifiutarono
di
riconoscere
l'autorità
della
Chiesa
romana:
alla
morte
di
Paolo
VI
nel
1978,
Domínguez
creò
una
propria
Santa
Sede
a
Siviglia,
pretendendo
di
essere
stato
misticamente
incoronato
in
una
visione
Pontefice
da
Gesù
Cristo
e
prendendo
il
nome
di
Gregorio
XVII.
Come
“Papa”,
Domínguez
incominciò
a
nominare
i
propri
Cardinali,
tramutando
l'“Ordine
dei
Carmelitani
del
Santo
Volto”
nella
“Chiesa
cattolica
palmariana”
(fatto
questo
inaccettabile
anche
per
molti
suoi
fedeli
che
si
ricongiunsero
con
Roma),
dichiarando
falsa
la
Chiesa
cattolica
romana,
scomunicando
Papa
Giovanni
Paolo
II,
re
Juan
Carlos
I di
Spagna,
tutti
i
Sacerdoti
cattolici
e
tutti
coloro
che
avessero
visto
il
film
“Jesus
Christ
Superstar”
e
canonizzando
Francisco
Franco,
Luis
Carrero
Blanco,
Josemaría
Escrivá
de
Balaguer,
José
Antonio
Primo
de
Rivera,
Francisco
Jiménez
de
Cisneros,
José
Calvo
Sotelo,
Don
Pelayo
delle
Asturie
e
Cristoforo
Colombo.
Dal
1983,
poi,
la
nuova
Chiesa
iniziò
a
riformare
i
propri
Riti
liturgici,
precedentemente
molto
prossimi
a
quelli
della
Messa
tridentina,
riducendo
la
Liturgia
al
solo
momento
eucaristico
e,
dal
2004,
a
creare
una
nuova
versione
della
Bibbia
rivisitata
dallo
stesso
Domínguez
per
dichiarata
autorità
profetica
(cosa
questa
che
allontanò
nuovamente
molti
fedeli,
che
fondarono
un
ramo
distaccato
della
Chiesa
a
Archidona).
La
credibilità
di
Domínguez
subì
durissimi
colpi
per
i
suoi
tentativi
di
procurarsi
da
solo
le
stigmate,
per
le
sue
ammissioni
di
avere
avuto
rapporti
sessuali
con
Monache
dell'ordine
e di
essere
stato
in
passato
un
attivista
della
comunità
omosessuale
di
Siviglia
ma,
nonostante
ciò,
alla
sua
morte,
nel
2005,
egli
è
stato
canonizzato
dal
suo
successore
Manuel
Alonso
Corral
(che
ha
assunto
il
nome
di
Pietro
II)
e, a
tutt’oggi,
la
Chiesa
palmariana
dispone
di
60
sacerdoti
e 70
monache
per
circa
2.000
seguaci
e di
cappelle
nel
Regno
Unito,
in
Australia,
in
Nuova
Zelanda
ed
in
America
Latina.
Se
la
storia
di
Domínguez
può
apparire
a
dir
poco
“particolare”,
non
da
meno
è
quella
di
“Papa”
Adriano
VII,
al
secolo
Francis
Konrad
Schuckardt,
insegnante
di
Seattle,
ex-seminarista
mancato
e
attivista
del
gruppo
mariano
“Blue
Army
of
Our
Lady
of
Fatima”
che,
ritenendo
di
essere
stato
miracolato
dalla
Madonna
e
non
riconoscendo
i
risultati
del
Vaticano
II,
nel
1967
fondò
una
comunità
religiosa
(“Congregazione
di
Maria
Regina
Immacolata”),
inizialmente
anche
riconosciuta
dal
Vescovo
di
Boise.
Ben
presto,
nel
suo
strettissimo
tradizionalismo,
la
congregazione
non
riconobbe
più
alcuna
autorità
romana
e si
trasformò
in
una
nuova
“Chiesa
Cattolica
di
Rito
Latino
Tridentino”,
con
regole
strettissime
(donne
sempre
con
vestiti
lunghi
e
capo
coperto,
fumare
visto
come
peccato
grave,
segregazione
tra
uomini
e
donne
durante
le
funzioni,
censura
pesantissima
su
libri,
programmi
televisivi,
scuole
e
università,
etc...).
Schuckardt
sviluppò
una
intensa
campagna
missionaria,
che
arricchì
la
nuova
Chiesa
sedevacantista
(tanto
da
permetterle
di
acquistare
un
ex
seminario
gesuita
a
Spokane,
che
divenne
la
nuova
“Santa
Sede”)
ma
non
possedeva
gli
Ordini
religiosi.
Per
questo,
nel
1971,
si
fece
consacrare
Sacerdote
e
Vescovo
da
un
Vescovo
tradizionalista
vetero-cattolico,
finendo
per
proclamarsi
“l’unico
Vescovo
cattolico
del
mondo”
e
attribuirsi
funzioni
papali
(con
la
consacrazione
di
alcuni
Vescovi)
ma,
a
partire
dal
1984
fu
coinvolto
in
una
durissima
disputa
legale
con
uno
dei
suoi
Sacerdoti,
il
Reverendo
Denis
Chicoine,
che
lo
accusava
di
frode,
abuso
di
potere
e
omosessualità
e
dovette
lasciare
il
seminario
di
Spokane
per
ritornare
a
Seattle,
dove,
comunque,
mantenne
un
nutrito
gruppo
di
fedeli
(tra
cui
Vescovi
e
Sacerdoti
da
lui
ordinati)
fino
alla
sua
morte
nel
2006.
Forse
ancora
più
peculiare,
anche
perché,
a
differenza
delle
precedenti
“consacrazioni
divine”,
frutto
di
un
“Conclave”,
è la
vicenda
di
David
Allen
Bawden
(Papa
Michele
I),
un
americano
del
Kansas,
già
espulso
da
due
Seminari
della
San
Pio
X,
che,
ritenendo
la
Chiesa
cattolica
post-conciliare
eretica
per
aver,
da
Papa
Giovanni
XXIII
in
poi,
accettato
tesi
moderniste
condannate
da
Papa
Pio
IX,
ha
invocato
il
principio
dell’“epikeia”
(la
regola
per
la
quale,
nel
caso
il
Collegio
Cardinalizio
non
possa
eleggere
un
Papa
valido
i
laici,
al
fine
di
mantenere
la
perpetuità
della
missione
petrina,
possano
farlo
in
loro
vece)
e ha
riunito
un
conclave
di
sei
(!)
persone
(di
cui
quattro
suoi
parenti
e
due
amici
di
famiglia)
e si
è
fatto
eleggere
Papa,
raccogliendo
intorno
a sé
un
piccolo
gruppo
di
fedeli
che,
comunque,
non
ha
mai
raggiunto
notevoli
dimensioni
(nonostante
il
loro
attivismo
su
internet)
anche
per
le
immediate
reazioni
di
condanna
di
tutti
gli
altri
gruppi
conclavisti
sui
metodi
dell’elezione.
Certamente
con
una
maggiore
parvenza
di
serietà
è
stato
il
conclave
che
ha
portato
all’elezione
del
sudafricano
Victor
Von
Pentz
al
“papato”
con
il
nome
di
Papa
Lino
II.
Nel
1994,
infatti,
dopo
alcune
riunioni
preparatorie
a
Spokane
(nella
sede
ora
in
mano
alla
linea
dissidente
del
gruppo
che
in
precedenza
aveva
sostenuto
Schuckardt),
alcuni
delegati,
rappresentanti
gruppi
sedevacantisti
di
dodici
Paesi
si
sono
riuniti
in
un
conclave
ad
Assisi
(a
cui
erano
stati
invitati,
ovviamente
inutilmente,
anche
rappresentanti
del
conservatorismo
cattolico
e
della
San
Pio
X).
La
maggioranza
dei
delegati
erano
Vescovi
della
“linea
apostolica”
di
Pierre-Martin
Ngô-Dinh
Thuc,
ma,
in
effetti,
anche
molti
altri
gruppi
conclavisti
erano
rappresentati.
Il
conclave
ha
avuto
luogo
in
un’antica
cappella
nel
parco
dell’Hotel
Europa
e
per
dieci
volte
è
stato
votato
il
Von
Pentz,
ex
seminarista
della
Società
San
Pio
X a
Winona
ma
ordinato
da
un
Vescovo
cattolico
ucraino
e
appartenente
alla
Chiesa
cattolica
di
Rito
bizantino
di
S.
Giovanni
Crisostomo,
che
ha
accettato
solo
all’undicesimo
ballottaggio.
Subito
dopo
l’elezione
e
l’incoronazione
ad
Assisi,
i
partecipanti
al
conclave
si
sono
recati
a
Roma
per
acclamare
Lino
II
come
Papa
nella
Basilica
del
Laterano
ma
l’ingresso
nella
Basilica
è
però
loro
impedito
dalla
polizia
italiana.
Comunque,
il
giorno
stesso
della
sua
incoronazione,
Lino
II
ha
firmato
due
documenti
apostolici:
uno
per
l’abolizione
del
Novus
Ordo
Missae
e
l’altro
per
la
creazione
di
nuovo
Collegio
cardinalizio
(in
gran
parte
formato
da
Cardinali
eletti
da
lui
stesso)
che
verrà
investito
in
un
futuro
concistoro
e
che
garantirà
l’elezione
un
nuovo
Papa
in
caso
di
morte,
incapacità
o
abdicazione
di
Lino
II,
che,
al
momento
ha
un
buon
gruppo
di
fedeli
in
numerosi
Paesi,
tra
i
quali
la
Gran
Bretagna,
la
Germania
e
l’Italia.
Infine,
merita
un’ultima
menzione
l’elezione,
nel
1998,
dell’ottantenne
ex-Frate
cappuccino
Lucian
Pulvermacher
a
capo
della
“Vera
Chiesa
Cattolica”
con
il
nome
di
Papa
Pio
XIII.
Sacerdote
cattolico
dal
1948,
Pulvermacher,
dopo
un
primo
periodo
a
Milwaukee,
ha
servito
come
missionario
a
Amami
Oshima
e
successivamente
a
Okinawa
e in
Australia
ma
ha
lasciato
il
suo
Ordine
“senza
permesso”
nel
1976,
associandosi
a
organizzazioni
cattoliche
tradizionaliste
in
opposizione
al
Vaticano
II
(inizialmente
avvicinandosi
alla
F.S.S.P.X
per
poi
radicalizzare
il
suo
pensiero
in
direzione
decisamente
sedevacantista).
Ritenendo
Papa
Giovanni
XXIII
un
massone
(e,
dunque,
ineleggibile),
Pulvermacher
considera
la
Sede
papale
vacante
dalla
morte
di
Pio
XII
(1958)
e,
nel
1998,
con
una
procedura
a
dir
poco
“particolare”,
ha
consacrato
Vescovo
il
suo
sodale
laico
(e
sposato)
Gordon
Bateman
che,
a
sua
volta,
ha
consacrato
Pulvermacher
Vescovo,
cosicché
in
un
conclave
di
28
persone
(alcune
delle
quali
“presenti
telefonicamente”!)
questi
ha
potuto
farsi
eleggere
Papa
di
una
piccolissima
congregazione
(presente
praticamente
quasi
solo
in
Montana)
per
poi
scomunicare
tutta
la
Chiesa
romana
e
chiunque
non
ritenga
la
sua
elezione
valida.
Come
è
possibile
comprendere
dalle
brevi
notazioni
precedenti,
spesso
questi
presunti
anti-Papi
(e
se
ne
sono
menzionati
solo
alcuni
dei
circa
quaranta
esistenti,
molti
dei
quali
ben
oltre
la
soglia
della
pura
follia)
risultano
personaggi
più
interessanti
per
centri
psichiatrici
che
per
una
seria
discussione
teologica.
Di
fatto,
però,
anche
in
quei
casi
in
cui
una
ordinazione
“antipapale”
possa
avere
un
fondamento
teologico,
va
notato
come
ogni
pretesa
conclavista
sia
rigettabile
sulla
base
proprio
di
quella
“Traditio
Fidei”
che
molti
di
questi
Prelati
(o
presunti
tali)
dichiarano
di
difendere.
Infatti,
proprio
da
quanto
osservato,
possiamo
notare
che:
1)il
sedevacantismo
non
presenta
caratteri
di
“unità”,
stati
le
sue
fratture
interne
e le
reciproche
“scomuniche”
tra
i
vari
gruppi;
2)il
sedevacantismo
non
presenta
caratteri
di
“santità”,
non
essendo
le
elezioni
dei
suoi
“Papi”
legate
a
precedenti
ordinazioni
appartenenti
ad
una
linea
di
successione
apostolica
valida;
3)il
sedevacantismo
non
presenta
caratteri
di
“universalità”,
non
riconoscendo
una
unica
guida
“cattolica”
come
“Vicarius
Christi”;
4)il
sedevacantismo
non
presenta
caratteri
di “apostolicità”,
essendo
le
sue
ordinazioni
derivate
da
linee
consacratorie
agenti
illecitamente
o
completamente
fuori
da
ogni
canone.
Al
di
là
di
ogni
altra
considerazione,
basterebbe
la
mancanza
di
questi
elementi
per
rendere
ogni
rivendicazione
sedevacantista
conclavista
ecclesiasticamente
impropria
paradossalmente
direttamente
per
quella
“legge
eterna”
della
Chiesa
che
i
sedevacantisti
proclamano
di
voler
difendere.
Riferimenti
bibliografici:
R.
Balbi,
La
Sentenza
Ingiusta
Nel
Decretum
Di
Graziano,
Jovene
1990
N.Barbara,
”The
Hierarchical
Church
is
Infallible
in
Her
Teaching”,
in
“Fortes
in
Fide”
II/1988
N.Barbara,
”The
Popes
of
Vatican
II”,
in
“Fortes
in
Fide”
III/1988
R.
Bellarmino,
Tractatus
de
Potestate
Summi
Pontificis,
1610
C.G.
Brown,
Sedevacantism:
A
False
Solution
to a
Real
Problem,
Angelus
Press
2003
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