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N. 140 - Agosto 2019 (CLXXI)

Una storia lunga 50 anni

La rievocazione storica del Palio di San Ginesio continua

di Riccardo Filippo Mancini

 

In Italia ci sono sicuramente molte rievocazioni storiche famose: il Palio di Siena, quello di Asti per citarne un paio. Ne esistono però molte altre, sparse per il territorio soprattutto dell’Italia centrale. Realtà sicuramente più piccole ma non per questo meno ricche di fascino, tradizione e storia, che spesso meriterebbero una ribalta che invece non hanno.

 

Non c’è dubbio che il Palio di San Ginesio (meraviglioso borgo medievale che si affaccia sui Monti Sibillini, in provincia di Macerata, bandiera arancione e nel circuito de I Borghi più belli d’Italia) risponda a queste caratteristiche.

 

Un piccolo cenno storico è assolutamente doveroso: San Ginesio nacque nel X secolo, sviluppandosi attorno ad un castello sulle rovine di alcuni insediamenti di epoca romana distrutti dalla furia dei barbari. La scelta dell’incastellamento all’epoca era quasi un obbligo, e sicuramente la scelta di questa meravigliosa collina a circa 700 metri sul livello del mare si rivelò felice.

 

San Ginesio infatti crebbe nel tempo diventando un importante comune, temuto e rispettato tra il 1200-1300. I fasti di quell’epoca finirono e il comune passò sotto il dominio dei Da Varano prima e degli Sforza dopo, restando comunque un importante centro nelle Marche.

Ma lo spazio principale di questo articolo vogliamo dedicarlo alla Rievocazione storica. Non è infatti banale riuscire a portare avanti per tutto questo tempo, e vogliamo sottolineare ininterrottamente, un minuzioso lavoro di ricostruzione basato su documenti di archivio, organizzare ogni estate una competizione (Giostra dell’anello e Disputa della Pacca) correlata da una serie di eventi “medievali” sempre supportati da una ricerca storica.


Per la conquista del Palio (che rievoca delle gare disputate dai giovani ginesini addestrati alla difesa del paese, come attività preparatoria all'uso delle armi) si sfidano i quattro rioni: Porta Picena (colore rosso), Porta Offuna (blu), Porta Alvaneto (verde) e Porta Ascarana (giallo).

 

Nella Giostra dell’Anello (solitamente disputata il 13 agosto in notturna) il fantino deve infilare con la lancia gli anelli in consecutivi assalti, lanciato al galoppo lungo un percorso a forma ovale: la somma dei punti agli anelli e la conversione in punti del tempo impiegato a percorrere la pista decretano il vincitore.


Il Palio si conclude il 15 agosto con la Disputa della Pacca: nei documenti antichi si intende il mezzo porco conquistato dal cavaliere capace di centrare con la lancia lo scudo del saraceno: anche qui il punteggio è determinato dalla somma dei punti al bersaglio e di quelli al tempo. Vince il Palio la Porta che ha conseguito il maggior numero di punti nelle due gare.


L’edizione numero 50 è stata vinta da Porta Picena, che ha posto così fine ad una astinenza che durava dal lontano 2003, per la gioia di tutti gli abitanti del rione.

Per cercare di capire meglio cosa è il Palio e cosa rappresenta abbiamo avuto il piacere di fare una chiaccherata con Nicola Ferranti, Presidente (dal 2018) dell’Associazione Tradizioni Sanginesine:

 

Caro Nicola, per prima cosa vorrei chiederti qualcosa sull’associazione che presiedi.


L’associazione nasce nel 1982, ed è l’istituzionalizzazione di quello che era un comitato già esistente perché di fatto le rievocazioni storiche, il Palio, erano organizzate sotto l’egida del Comune, erano un qualcosa legato all’amministrazione. Dal 1982 per esigenze pratiche ed organizzative nasce ufficialmente l’Associazione Tradizioni Sanginesine con lo stesso nucleo che già faceva parte della precedente esperienza, comprendente lo stesso sindaco, il presidente della Pro Loco, il presidente dell’ufficio turistico tra gli altri. Il compito dell’associazione ovviamente è quello di organizzare ufficialmente il Palio e le manifestazioni ad esso correlate.

 

Quest’anno si è giunti alla cinquantesima edizione del Palio: cosa significa per voi aver raggiunto questo traguardo?


Le 50 edizioni sono un traguardo davvero importante. Abbiamo iniziato nel 1970 senza mai saltare un appuntamento, nonostante negli anni ci siamo trovati di fronte difficoltà di vario genere. La risposta di pubblico in questo Palio è stata da record in relazione agli ultimi anni, tenendo sempre in mente come il terremoto del 2016 abbia oggettivamente portato una diminuzione del turismo abituale che storicamente abbiamo avuto.

 

Visto che abbiamo accennato al sisma, è doveroso aprire una piccola parentesi: quanto è difficile per voi misurarvi con questa situazione?


Sicuramente abbiamo perso una grande fetta di turismo abituale, perché ovviamente non ci sono più case e la maggior parte delle strutture ricettive, e questo ha portato inevitabilmente ad uno svuotamento del paese. Mi riferisco anche agli abitanti, abbiamo perso una fetta di popolazione e le difficoltà sono oggettive. Dall’altro lato c’è però anche stata la voglia, sin da subito, di non mollare nulla sulle tradizioni. Certo la burocrazia è sempre molto complicata: avendo molte strutture chiuse, anche alcune vie, districarsi con i piani di sicurezza non è facile, ma non molliamo.

 

Qual è il senso di portare avanti una rievocazione storica nel nostro tempo?


Ci tengo a sottolineare che noi facciamo una rievocazione storica e non una festa medievale, quindi noi ci basiamo su fatti documentati negli archivi comunali, è un qualcosa legato direttamente alla nostra tradizione, è un modo per riprendere le nostre radici, che tra l’altro unite al carattere medievale del borgo diventano sia uno spettacolo importante che riqualifica il paese ma anche un ricordo della nostra storia, nel modo più fedele possibile. Cerchiamo di tramandare quello che siamo stati e il percorso storico di San Ginesio. Le nostre radici e le nostre tradizioni, fatte rivivere adesso, portano un valore aggiunto a tutto il borgo e al nostro centro storico.

 

Un’ultima cosa: cosa auspichi per il futuro del Palio?


Chiaramente che continui questa linea di caratterizzazione di quella che è la nostra rievocazione storica, il nostro percorso che possa differenziarci dagli altri. L’idea è sempre quella di inserire nei giorni del Palio tanti eventi collaterali che facciano da sfondo alle gare a cavallo. Importante che la cultura sia sempre al centro: in fondo una rievocazione storica è un momento culturale, non è solo uno spettacolo ludico che si offre a chi guarda e partecipa. Abbiamo la Cena Medievale, abbiamo le Conversazioni, il Mercato Medievale: credo che la direzione giusta sia implementare queste attività cercando di dare al Palio di San Ginesio un carattere unico, senza però snaturarlo.
 

Amore per la propria terra, per il borgo, per le proprie radici. Le difficoltà non hanno fermato i ginesini in questo lungo percorso. Un occhio al passato e uno al futuro, la storia che si mescola con il nostro presente e ci ricorda da dove veniamo. Un evento affascinante in una cornice meravigliosa.

L’augurio, sincero, è di poterci ritrovare qui fra un po' di tempo, magari a parlare dell’edizione numero 100. Buona fortuna San Ginesio.



 

 

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