[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

172 / APRILE 2022 (CCIII)


contemporanea

PAGLIACCI DI RUGGERO LEONCAVALLO

DALLA STORIA AL PALCOSCENICO

di Monica Sanfilippo

 

Il successo di Ruggero Leoncavallo (Napoli, 1857 – Montecatini, 1919) è legato in particolare all’opera Pagliacci, melodramma in due atti ancora oggi tra i titoli maggiormente rappresentati nel mondo del teatro musicale. Eppure, non tutti sono a conoscenza del legame tra il nucleo drammatico dell’opera e il vissuto infantile dell’autore in terra di Calabria.

 

Pagliacci fu scritta di getto da un giovane musicista in cerca di fortuna, ritornato in Italia dopo essere passato per l’Egitto e aver condotto in Francia una vita da bohémien, a suo dire, guadagnandosi da vivere scrivendo canzoni per il café-chantant Eldorado. Sulla scia del gusto “rusticano” di fin de siècle, Ruggero scrive in poco tempo il libretto “Pagliaccio”, compone le musiche e, accordata la fiducia dell’editore Edoardo Sonzogno, l’opera va in scena per la prima volta nel maggio del 1892 al Dal Verme di Milano, sotto la direzione di Arturo Toscanini. Dopo la Cavalleria rusticana di Mascagni (Roma, 1890), ispirata alla novellistica verghiana, la ricerca del vero diviene il principale riferimento estetico del momento e il successo tanto ricercato finalmente arride al compositore napoletano.

 

Pagliacci corrisponde appieno ai canoni del verismo musicale: trama a carattere popolare, vocalità quasi sforzata, frequenti passaggi di registro, melodie impetuose, caratteristiche stilistico musicali con cui l’autore conquista un posto nella rosa della Giovane scuola italiana, da Mascagni a Giordano, da Cilea a Puccini. Inoltre, l’aria “Recitar! Vesti la giubba” del suo Canio/Pagliaccio diventa cavallo di battaglia dei più famosi tenori: nella celebre interpretazione di Caruso, vende 1 milione di copie e nel 1907 è la prima opera completa a essere registrata. Il successo dell’opera risiede nello straordinario equilibrio drammatico tra elaborazione del soggetto legato all’ambiguità uomo/attore, vita/teatro, la forza espressiva dell’orchestrazione e una trama d’impatto.

 

È Leoncavallo stesso a riferire a “Le Figaro” di aver trovato la fonte d’ispirazione in un episodio realmente accaduto di cui venne a conoscenza da bambino – “Un nido di memorie in fondo a l’anima” scrive nel Prologo – ossia un delitto di sangue e passione, governato da leggi non scritte, avvenuto in un paesino della Calabria, Montalto Uffugo (CS), dove il padre si era trasferito nel 1862 con tutta la famiglia e operava come magistrato.

 

È la notte del 5 marzo 1865 quando la cittadinanza viene sconvolta da un omicidio per mano di Luigi e Giovanni D’Alessandro ai danni del giovane Gaetano Scavello, domestico al servizio della famiglia Leoncavallo.Anche casa Leoncavallo è coinvolta nella faccenda poiché Vincenzo, in qualità di giudice, èchiamato a svolgere i primi interrogatori.

 

Dagli Atti del processo leggiamo: «[…] essi furono visti entrare a teatro verso la fine dello spettacolo poi mettersi in agguato vicino la scala di uscita, poi assalire lo Scavello mentre parlava con altri; […] nel corridoio del teatro […] gli vibrarono due colpi di coltello, l’uno dei quali lo ferì in un braccio e l’altro nell’addome e poscia si dettero a fuggire» (Archivio di Stato di Cosenza).

 

Nella cornice di una rappresentazione teatrale di attori girovaghi che Montalto poteva ospitava occasionalmente, si compie quel delitto che il piccolo Ruggero, all’età di 8 anni, conserva in qualche modo a ricordo della sua infanzia calabrese e trasfiguranel dramma che lo ha immortalato. «Ripensai allora alla tragedia che aveva solcato di sangue i ricordi della mia infanzia lontana, e al povero servitore assassinato sotto i miei occhi, e in nemmeno venti giorni di lavoro febbrile buttai giù il libretto dei Pagliacci».

 

Che l’autore bambino avesse assistito direttamente ai fatti è concordemente smentito dall’analisi a posteriori della sua autobiografia spesso fantasiosa, semmai assumiamo la veridicità del coinvolgimento del padre quale giudice al processo e la corrispondenza tra il fatto, possibili ricordi d’infanzia e smaniosa esigenza compositiva in cerca di quel “vero” quale espediente estetico all’epoca molto in voga.

 

Non è un caso che per la prima rappresentazione di Pagliacci all’Opera di Parigi, Ruggero contatti un pittore del luogo, suo amico d’infanzia, Rocco Ferrari, affinché gli fornisca bozzetti dalla Calabria popolare e festosa di un giorno di mezz’agosto. «Maestro Carissimo, – risponde Ferrari – gioite, il calabro vestir non è ancora spento. La ricerca dei costumi dei vostri Pagliacci è stata ardua […]: domani sarà spedito un pacco di disegni […]. Oltre alla mia modesta opera […] vi aggiungo molte fotografie per controllare che non ho lavorato di fantasia […]. Ho concentrato quanto di più necessario offre la nostra festa su questo verdeggiante sfondo» (Montalto Uffugo, 1° settembre 1902).

 

Così la scena dell’opera è pronta: è la festa di Ferragosto – la Madonna della Serra nella realtà delpaesino meridionale – che funge da ambientazione pittoresca all’idea del teatro nel teatro: Nedda/Colombina, Canio/Pagliaccio, Tonio/Taddeo.

 

Quando lo spettacolo ha inizio, i giochi a specchio dei ruoli, tra realtà e finzione, si combinano in un crescendo alla scoperta della “verità”. In questo straordinario intreccio e brillante intuizione alberga sicuramente la verve dell’opera che la rende immortale. Pagliaccio accecato dalla gelosia pugnala Colombina, sua moglie sulla scena e nella vita, e Silvio, un giovane del luogo, l’amante.

 

«La Commedia è finita» proclama esausto il Canio/Pagliaccio, triste epilogo di una morte annunciata, ispirata a un “nido di memoria”, verosimili “uomini di carne e d’ossa” dietro la maschera di istrioni.

 

 

Riferimenti bibliografici e discografici:

 

D.J. Grout, Storia della musica in Occidente, Feltrinelli, Milano 1960.

Mascagni, Cavalleria rusticana - Leoncavallo, Pagliacci, Direttore Herbert von Karajan, Deutsche Grammophon, CD.

Monica Sanfilippo, note del libretto Brise de mer. Fogli d’album di Ruggero Leoncavallo, Suoneria Mediterranea, CD.

RUBRICHE


attualità

ambiente

arte

filosofia & religione

storia & sport

turismo storico

 

PERIODI


contemporanea

moderna

medievale

antica

 

ARCHIVIO

 

COLLABORA


scrivi per instoria

 

 

 

 

PUBBLICA CON GBE


Archeologia e Storia

Architettura

Edizioni d’Arte

Libri fotografici

Poesia

Ristampe Anastatiche

Saggi inediti

.

catalogo

pubblica con noi

 

 

 

CERCA NEL SITO


cerca e premi tasto "invio"

 


by FreeFind

 

 

 

 

 


 

 

 

[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]