L’Ottocento tra Positivismo e
Romanticismo
Percorsi storici e artistici
di Fabrizio
Mastio
Perché
l'Ottocento può, a buon diritto,
essere considerato un secolo
rivoluzionario? Un motivo risiede
nel fatto che una risposta univoca
non esiste, in quanto ogni sua opera
filosofica, artistica e letteraria
altro non è che ricerca
dell'assoluto. L’inizio di ogni
secolo è sovente contrassegnato da
qualche grande avvenimento, sia esso
una tragica guerra, un’importante
scoperta o una grande opera d’arte.
L’arte
costituisce sempre una
preconizzazione dell’avvento di
nuovi movimenti culturali, politici
e sociali. Tra il 1800 e il 1803, il
pittore francese Jacques-Louis David
dipinge l’opera “Napoleone valica
il Gran San Bernardo”. A
Waterloo, il 18 giugno 1815, termina
l’Era Napoleonica. Gloria e caduta
di un imperatore che inciderà in
modo determinante sui futuri
equilibri geopolitici.
L’Europa vivrà quindi un secolo
contrassegnato da profondi mutamenti
sotto il profilo politico, sociale e
culturale.
L’Ottocento è anche il secolo del
Positivismo e del Romanticismo, un
ossimoro rappresentato da un diverso
approccio alla vita, sintetizzato
perfettamente da due opere d’arte
iconiche: il “Viandante sul mare
di nebbia” (1818) di Caspar
David Friedrich, esteta del sublime,
e “L’Alzaia” (1864) di
Telemaco Signorini, artista del
reale. Le due opere esprimono
differenti visioni del mondo:
Signorini è positivista nel
rappresentare la fatica dei
braccianti in una pregevole
rappresentazione pittorica, scevra
da idealizzazione e intrisa di
realismo, veicolando in tal modo una
critica alla società del suo tempo,
mentre Caspar David Friedrich è
romantico nel dipingere il
viandante, una figura umana fragile
al cospetto della natura.
La
vis naturae si manifesta
artisticamente anche nel celeberrimo
dipinto “La nona onda” (1850),
del paesaggista marino Ivan
Konstantinovič Ajvazovskij.
Nell’opera, manifesto dell’estetica
del sublime romantico, un gruppo di
naufraghi affronta il mare in
tempesta, fra terrore e ammirazione,
poiché la nona onda rappresenta,
secondo antiche tradizioni
marinaresche, l’ineluttabilità del
destino. Si tratta dell’onda più
maestosa e bianca, stesso aspetto
cromatico di Moby Dick, il
capodoglio protagonista del romanzo
di Herman Melville, altra metafora
dei limiti umani innanzi alla forza
della natura, ma al tempo stesso,
sintomo del conflitto interiore e
della tensione verso l’infinito
dell’uomo ottocentesco, nonché
rappresentazione della perenne
antitesi tra bene e male.
Se il
positivismo nasce in Francia, a
opera di Claude-Henri de Rouvroy,
conte di Saint-Simon e di Auguste
Comte, il Romanticismo trova ampia
diffusione in Germania ad opera dei
fratelli Karl Wilhelm Friedrich e
August von Schlegel. Comte promuove
una nuova filosofia, basata sul
connubio di ordine e progresso,
caratterizzata dall’affermarsi della
scienza come moderno feticcio,
portatore di un miglioramento
complessivo in tutti i campi della
storia dell’umanità, che si
sostanzia in un rigoroso approccio
scientifico. Il pensatore francese
individua tre stadi, che
contraddistinguono il percorso
evolutivo di ogni branca
scientifica: teologico o fittizio,
metafisico o astratto e scientifico
o positivo. Nel primo stadio i
fenomeni naturali trovano una
spiegazione di carattere divino e
soprannaturale; nel secondo stadio
entità concettuali e principi
astratti sostituiscono l’approccio
trascendente. Nel terzo stadio,
infine, leggi e metodo scientifico
basato sull’esperienza e sulla
razionalità si affermano quale nuovo
metodo conoscitivo. Nasce, in tal
modo, il nomos regolatore di
qualsiasi concezione umana: la Legge
dei tre stadi. Si afferma la moderna
scienza sociale, indicata da Comte,
per la prima volta nella storia, col
termine sociologia. La nuova
disciplina viene articolata in
statica, avente per oggetto le
strutture permanenti nella società,
basata concettualmente sull’ordine,
e la dinamica, quale meccanismo di
evoluzione temporale improntato al
progresso.
Il XIX
secolo diviene precursore
dell’odierno mondo globalizzato.
L’evoluzione scientifica e
tecnologica riduce le distanze
rispetto al passato. Sono
ascrivibili a questo secolo scoperte
e invenzioni in vari campi del
sapere, decisive nella generazione
di un sensibile miglioramento delle
condizioni di vita dell’uomo. Dal
punto di vista politico si assiste
alla contrapposizione tra
Restaurazione e il sorgere di nuovi
modelli sociali.
La
corsa al progresso favorisce il
mercato aperto, la politica liberale
e il patriottismo, ma anche la
nascita di movimenti anarchici,
socialisti e comunisti. Si assiste
alla primavera dei popoli con
l’affermarsi degli stati-nazione, di
un nuovo imperialismo e la
cancellazione della dicitura hic
sunt leones negli spazi vuoti
delle carte geografiche dell’epoca.
Nuove scoperte scientifiche, come il
telegrafo, l’elettrificazione, le
ferrovie, i cavi sottomarini, le
prime automobili, i vaccini e,
finanche il cinema dei fratelli
Lumière e la prima macchina
fotografica (il dagherrotipo) di
Louis Daguerre e Joseph Nicéphore
Niépce determinano una rivoluzione
sociale e culturale di enorme
portata. Solca gli oceani a bordo
del brigantino Beagle, Charles
Darwin, che nel diario “Viaggio
di un naturalista intorno al mondo”
pone le basi per la formulazione
delle teorie dell’evoluzione e della
selezione naturale. Il 24 novembre
del 1859 viene pubblicata
“L’Origine delle specie”, opera
fondamentale nell’elaborazione di
nuove teorie dense di implicazioni
etiche e sociali.
Il XIX
secolo è l’epoca dell’accelerazione.
La Seconda Rivoluzione Industriale
origina l’antinomia opulenza e
pauperismo, determinando
l’affermazione di nuove classi
sociali. In campo letterario, nel
secolo della prima emancipazione, il
romanzo “Frankenstein o il
moderno Prometeo” della
scrittrice britannica Mary Shelley è
positivista e al contempo romantico.
È positivista perché trasuda scienza
e pone problematiche di carattere
morale nel ridare vita a un corpo
morto. È il nuovo Prometeo che
sottrae il dono del fuoco agli dei.
È romantico perché, come Odisseo,
valica le Colonne d’Ercole della
conoscenza, anelando all’ignoto e
all’infinito.
In
campo musicale, le sinfonie di
Ludwig van Beethoven, i preludi e i
notturni di Fryderyk Chopin, “Il
Nabucco” e “La Traviata”
di Giuseppe Verdi, “Il Lago dei
cigni” di Pëtr Il'ič Čajkovskij
e le opere di tanti altri artisti
interpretano il sentimento di
un’epoca.
Probabilmente, mai nella storia
umana si è assistito a un così
radicale e repentino mutamento delle
condizioni generali di vita e dei
percorsi intellettuali e
socio-culturali. Si potrebbero
citare numerosi altri autori tra i
filosofi, gli scienziati, gli
scrittori e gli artisti dell’epoca a
conferma del fermento che pervase
l’Ottocento. Un dipinto di Caspar
David Friedrich, “Le età della
vita” (1834), vide la luce sei
anni prima della scomparsa
dell’autore. La tela,
custodita nel Museo delle Belle Arti
di Lipsia, rappresenta l’essenza
della vita, attraverso figure umane
di età diversa: un vecchio,
probabilmente lo stesso autore, che
scruta il mare. Davanti a lui, un
giovane simboleggia la maturità, una
donna la giovinezza e dei bambini
l’infanzia. Come nel dipinto “Il
viandante sul mare di nebbia”, la
natura appare nella sua assolutezza.
Nel paesaggio marino cinque diverse
imbarcazioni, poste a distanze
diverse, le une dalle altre,
divengono metafora, con ripetizione
quasi ciclica, dello scorrere
dell’esistenza. La grande
imbarcazione al centro della
rappresentazione pittorica presenta
un albero che richiama un
crocifisso, testimonianza della
profonda fede dell’autore. Eppure,
nel dipinto, luminoso, placido e
poetico, non c’è redenzione, ma
introspezione e mistero, unitamente
alla consapevolezza del valore e
della fugacità della vita terrena.
Positivismo e Romanticismo, cornice
dell’affresco ottocentesco,
caratterizzato da scienza e
trascendenza, progresso e immanenza,
illumineranno quindi il tragitto che
attraverserà il Novecento.