N. 58 - Ottobre 2012
(LXXXIX)
oTTO FRANK, UN RITRATTO
Breve biografia del papà di Anna – PARTE I
di Emilio Vaccaro
Otto
Heinrich
Frank
nasce
il
12
maggio
1889,
secondo
figlio
di
Micheal
Frank
e
Alice
Betty
Stern.
Il
fratello
Robert
viene
al
mondo
il 7
ottobre
1886
mentre
Herbert
il
13
ottobre
1891,
seguito
l’8
settembre
1893
da
Helene,
detta
Leni.
Quest’ultima
essendo
l’unica
figlia
è
circondata
da
attenzioni
soprattutto
da
parte
di
Otto
che
le
affianca
il
soprannome
di
Lunni
o
Lunna.
Nel
1902
la
famiglia
si
trasferisce
in
una
casa
al
numero
4
della
Jordanstrasse,
nel
quartiere
di
Westend.
La
casa
è
stata
costruita
l’anno
precedente,
e
sebbene
non
sia
lussuosa,
le
dimensioni,
i
balconi,
il
lussureggiante
intreccio
di
piante
rampicanti
che
la
ricopre
e la
grande
cupola
le
danno
un’aria
nobile
e
confortevole.
Insieme
con
i
loro
vicini
e
con
l’80%
degli
ebrei
tedeschi,
i
Frank
fanno
parte
della
congregazione
ebraica
liberale,
che
raccoglie
amici
di
diversa
fede
ed
estrazione
sociale.
Otto
non
ricorda
di
aver
mai
incontrato
un
antisemita
durante
la
sua
gioventù
a
Francoforte,
poco
prima
della
sua
morte
sopraggiunta
nel
1980,
mostra
a un
amico
una
foto
dei
suoi
compagni
d’infanzia,
ammettendo
che
purtroppo
diventano
in
seguito
tutti
nazisti.
Il
padre
della
futura
scrittrice
frequenta
il
Ginnasio
Lessing,
ricevendo
l’Abitur
(il
diploma)
con
lode.
è
appassionato
di
arte,
archeologia
e
antichità
greca
e
romana,
ma
sa
che
sia
lui
sia
i
suoi
fratelli
dovrebbero
occuparsi
degli
affari
di
famiglia.
Micheal
Frank,
però,
non
indirizza
i
figli
esclusivamente
su
quella
strada.
Investe
nel
mercato
dell’arte
nominando
vicedirettore
Robert
(che
allora
studia
storia
dell’arte).
Forse
incoraggiato
dal
comportamento
del
papà,
che
dimostra
di
voler
assecondare
le
indicazioni
di
Robert,
nel
1908
Otto
si
iscrive
a un
corso
d’indirizzo
artistico
all’Università
di
Heidelberg.
Qui
incontra
Nathan
Straus,
un
giovane
americano
arrivato
da
poco
dall’Ateneo
di
Princeton.
La
loro
amicizia
riveste
un’importanza
fondamentale
nella
vita
del
padre
di
Anna
e
sopravvive
a
due
guerre
mondiali
e a
ciò
che
accade
in
seguito
nella
lunga
vita
di
Otto.
La
vita
esuberante
e le
giornate
che
trascorrono
con
un
ritmo
travolgente
lo
fanno
innamorare
della
città
di
New
York,
che
rappresenta
il
nuovo
secolo.
Inoltre
ricordiamo
che
il
papà
di
Anna
Frank
in
quel
periodo
diviene
dipendente
e
socio
molto
esperto
nella
gestione
degli
affari
di
Macy’s,
grazie
al
succitato
Straus,
che
è il
proprietario.
Nel
settembre
del
1909
Otto
è
costretto
a
tornare
in
Germania
per
la
morte
del
padre.
La
proprietà
della
banca
passa
ad
Alice
Betty
Stern
(descritta
da
Anna
Frank
come
una
donna
adorabile
e
intelligente
che
va
d’accordo
con
parenti,
amici
e
conoscenti
e
farebbe
qualsiasi
cosa
per
loro).
Centomila
ebrei
combattono
nelle
file
dell’esercito
tedesco
nella
Grande
Guerra.
Otto,
Robert
ed
Herbert
Frank
vengono
tutti
reclutati.
Il
papà
di
Anne
entra
nell’artiglieria
come
telemetristra
aggregato
alla
fanteria.
La
maggior
parte
degli
uomini
di
questo
reparto
sono
geometri
e
matematici.
Nell’agosto
del
1915
Otto,
impegnato
nell’addestramento
in
un
deposito
di
Magonza,
scrive
a
casa
pieno
d’entusiasmo,
convinto
che
i
tedeschi
che
avrebbero
trionfato.
Un
anno
dopo
viene
lanciata
l’offensiva
della
Somma.
Alla
fine
della
campagna
la
Gran
Bretagna
perde
400.000
uomini,
la
Francia
200.000
e la
Germania
450.000.
Il
padre
di
Anna
è
fra
quelli
che
vi
prendono
parte
e in
qualche
modo
riescono
a
sopravvivere.
Esistono
alcune
lettere
che
si
riferiscono
al
fronte
occidentale.
In
esse
Otto
parla
raramente
della
sua
esperienza
di
soldato
in
una
delle
peggiori
carneficine
della
storia,
probabilmente
perché
vuole
risparmiare
alla
sorella
minore,
a
cui
scrive,
gli
aspetti
più
truci
della
sua
vita.
Il
fratello
dà
consigli
su
problemi
adolescenziali,
sul
suo
interesse
per
i
ragazzi
e
sui
battibecchi
con
Robert
Frank.
è
facile
paragonare
questo
rapporto
con
quello
che
Otto
ha
con
la
figlia
minore.
Infatti
consiglia
a
Helene
di
mantenere
sempre
buoni
rapporti
con
la
famiglia
e
alla
comunicazione
da
mantenere
all’interno
della
stessa
anche
nei
momenti
difficili,
fatto
che
accade
nella
famiglie
ebree
come
la
loro.
Il
riferimento
alla
religione
è
molto
importante
perché
per
tutto
il
periodo
della
guerra
Otto
appare
molto
orgoglioso
di
combattere
per
la
Germania
e
non
c’è
alcuna
contraddizione
fra
l’essere
ebreo
e
tedesco
contemporaneamente;
in
una
lettera
del
1917
freme
addirittura
per
la
vittoria.
Negli
anni
successivi
il
padre
di
Annete
in
proposito
dichiara
di
sentirsi
non
tanto
ma
soprattutto
tedesco
e
con
amarezza
ammette
che
il
suo
servizio
prestato
nell’esercito
non
conta
più
nulla
nel
1944
quando
viene
arrestato
mentre
si
trova
nascosto
ad
Amsterdam
con
i
suoi
amici
e la
sua
famiglia.
Ma
torniamo
brevemente
al
1917.
Nel
mese
di
febbraio
di
quell’anno
i
tedeschi
si
ritirano
sulla
linea
Hildenburg
e il
comandante
dell’unità
di
Otto,
che
lui
considera
un
uomo
illuminato
e
per
bene
e
che
guida
il
reparto
con
grande
equità,
lo
propone
per
il
corso
degli
ufficiali
e
Otto
viene
accettato.
Le
fotografie
lo
ritraggono
mentre
traccia
gli
schemi
di
manovra
su
una
grande
lavagna
oppure
seduto
dietro
una
scrivania.
Alla
fine
dell’anno
la
sua
unità
si
trasferisce
a
Cambrai.
Giungono
lì,
la
mattina
del
20
novembre,
quando
321
carri
armati
inglesi
escono
inaspettatamente
dalla
foschia
e
attaccano
Hindenburg.
Quello
di
Otto
risulta
essere
il
primo
reparto
di
telemetristi
a
partecipare
a
una
guerra
con
i
carri
armati.
Nel
1918
Otto
viene
promosso
per
aver
preso
parte
a
una
coraggiosa
azione
di
ricognizione.
Viene
poi
trasferito
nel
settore
di
fronte
di
Saint-Quentin,
pesantemente
esposto
al
fuoco
di
sbarramento
nemico.
Nel
suo
diario
Anne
parla
spesso
dei
disturbi
nervosi
del
padre,
che
potrebbero
essere
conseguenza
della
guerra.