N. 87 - Marzo 2015
(CXVIII)
OSTIA ANTICA
I FASTI DELLA PRIMA COLONIA ROMANA
di Federica Campanelli
Ha
un’estensione
di
500.000
metri
quadri
ed è
quanto
di
più
lontano
possa
esserci
da
un
confuso
agglomerato
di
carcasse
di
pietra
e
laterizio:
è
Ostia
(antica),
la
prima
colonia
romana,
la
grande
città
portuale
che
con
Roma
nacque,
crebbe,
visse
gli
splendori
dell’età
giulio-claudia,
il
progresso
dei
grandi
imperatori
Traiano
e
Adriano
e il
declino
del
periodo
tardoantico.
Del
primo
insediamento
di
Ostia,
sorto
con
il
quarto
re
Anco
Marcio
nel
VII
secolo
a.C.,
si
ha
notizia
dalle
sole
fonti
classiche,
difatti
mancano
testimonianze
archeologiche
di
un’età
arcaica
della
città.
La
sua
fase
più
antica
è,
invece,
attestabile
nel
IV
secolo
a.C.
con
la
costruzione
del
castrum,
un
accampamento
fortificato
(194
x
125,7
metri)
con
mura
perimetrali
in
blocchi
di
tufo
di
Fidene.
La
struttura
fu
realizzata
dopo
il
395
a.C.,
anno
della
conquista
romana
di
Veio,
con
lo
scopo
di
potenziare
i
controlli
sul
litorale
e
preservarlo
da
minacce
esterne,
in
particolare
quelle
avanzate
dai
Sicelioti
di
Dionigi
I di
Siracusa
contro
la
città
portuale
etrusca
di
Pyrgi
(Santa
Severa),
afferente
alla
vicina
Caere
(Cerveteri).
La
flotta
siracusana
colpì
e
depredò
Pyrgi
nel
384
a.C.
Dal
castrum
la
città
di
Ostia
cominciò
a
estendersi
esponenzialmente,
fino
a
rendere
necessario,
nel
I
secolo
a.C.,
la
riorganizzazione
dei
suoi
confini
e
l’edificazione
di
una
cinta
muraria
ben
più
ampia
della
precedente.
Si è
a
lungo
ritenuto
che
la
costruzione
delle
nuove
mura
fosse
stata
dovuta
a
Silla,
già
in
aperto
conflitto
con
Gaio
Mario
il
quale
mise
a
ferro
e
fuoco
Ostia
nell’87
a.C.
Più
recenti
approfondimenti,
invece,
datano
la
realizzazione
della
seconda
cinta
muraria
al
63
a.C.,
anno
del
consolato
di
Cicerone.
Dati
rilevanti
sono
emersi
da
attento
studio
dalle
due
iscrizioni
in
marmo
pario
–
rinvenute
in
stato
estremamente
frammentario
–
situate
su
entrambi
i
lati
della
Porta
Romana,
la
principale
porta
cittadina
situata
a
Est
del
decumanus
maximus,
prosecuzione
entro
la
città
della
via
Ostiense.
Secondo
quanto
emerge
dall’epigrafe,
Cicerone
si
preoccupò
dell’inaugurazione
del
cantiere,
per
poi
cedere
il
testimone
al
tribuno
Clodio
nel
58
a.C.:
SENATVS
POPVLVSQVE
ROMANVS
COLONIAE
OSTIENSIVM
MVROS
ET
PORTAS
DEDIT
COLONIAE
OSTIENSIVM
MVROS
ET
PORTAS
DEDIT
M.
TVLLIVS
CICERO
CO(n)S(ul)
FECIT
CVRAVITQUE
(o
LOCAVITQUE)
P.
CLODIVS
PVLCHER
TR(ibunus)
PL(ebis)
CONSVMMAVIT
ET
PROBAVIT
PORTAM
VETVSTATE
CORRVPTAM
[---]
Pur
essendo
già
in
epoca
repubblicana
un
centro
mercantile
alquanto
rilevante,
Ostia
originariamente
fu
concepita
principalmente
come
base
militare
per
le
flotte
romane.
È
solo
con
la
prima
età
imperiale
che
lo
sviluppo
demografico,
quindi
infrastrutturale,
di
Ostia
toccherà
le
vette
più
alte.
La
città
abbandonò
in
via
definitiva
la
sua
funzione
militare
per
interessarsi
esclusivamente
alle
attività
di
commercio
e
approvvigionamento
dell’Urbe.
Si
diede
il
via
alla
costruzione
di
ulteriori
Horrea,
letteralmente
‘granai’.
Tali
strutture
assolvevano
il
ruolo
di
magazzino
nonché
di
centro
commerciale
di
svariate
tipologie
di
merci
(non
solo
grano,
dunque)
la
cui
vendita
avveniva
nelle
tabernae
aperte
al
pian
terreno.
All’epoca
di
Augusto,
Agrippa
dispose
sul
decumano
massimo
la
realizzazione
di
un
grande
Teatro,
poi
oggetto
di
notevoli
rimaneggiamenti
a
partire
dal
II
secolo;
alle
spalle
del
teatro
fu
ricavato
il
Piazzale
delle
Corporazioni,
un’area
pensata
per
gli
spettatori
durante
gli
intervalli,
ma
anche
sede
d’incontri
per
traffici
commerciali.
Oggi
si
presenta
composto
di
un
portico
di
colonne
in
laterizio
sviluppato
su
tre
lati;
sotto
il
porticato
vi
sono
superstiti
le
tipiche
decorazioni
musive
bicrome
(risalenti
al
periodo
adrianeo)
a
rappresentanza
delle
attività
mercantili
e
commerciali
di
chi
contribuiva
finanziariamente
agli
interventi
diretti
sul
teatro.
Ancora
dell’età
giulio-claudia,
in
particolare
sotto
Tiberio
o il
successore
Caligola,
Ostia
fu
dotata
del
primo
acquedotto,
andando
a
sostituire
pozzi
e
falde
acquifere
che
fino
ad
allora
costituirono
il
solo
mezzo
per
il
rifornimento
di
acqua
potabile.
Dal
primo
acquedotto
presto
si
passò
ai
primi
impianti
termali.
Questi
sorsero
a
Nord-Ovest
dell’insediamento,
in
un’area
rimasta
priva
di
edifici
poiché
destinata
a
uso
pubblico
secondo
le
disposizioni
del
pretore
urbano
Gaio
Caninio
nel
I
secolo
a.C.
Nello
stesso
periodo,
in
un’area
compresa
tra
il
decumanus
maximus
e il
cardo
maximus,
fu
innalzato
il
Foro.
Il
marmoreo
Tempio
di
Roma
e
Augusto,
la
cui
posizione
chiude
a
Sud
il
castrum
ostiense,
ne
costituì
l’edificio
principale
fino
alla
costruzione
del
Capitolium
adrianeo
intitolato
alla
Triade
Capitolina
(Giove,
Giunone,
Minerva).
Altro
intervento
catalizzatore
del
progresso
di
Ostia
fu
la
realizzazione
di
un
grande
Porto
voluto
da
Claudio
nel
42,
e
terminato
vent’anni
dopo
con
Nerone.
L’impianto
portuale,
situato
a
circa
quattro
chilometri
Nord
di
Ostia,
accoglieva
le
navi
onerarie
cariche
di
merci
provenienti
da
tutto
il
Mediterraneo;
da
qui
le
derrate
erano
assicurate
sulle
naves
caudicariae
–
imbarcazioni
adoperate
per
il
trasporto
fluviale
– e
condotte
fino
a
Roma
per
poi
essere
smerciate.
Sul
finire
del
primo
I
secolo,
sotto
il
principato
di
Domiziano
(con
cui
si
chiude
la
dinastia
Flavia),
il
fenomeno
dell’espansione
urbanistica
iniziò
a
concretizzarsi
con
la
realizzazione
di
nuove
e
numerose
insulae,
fabbricati
a
più
piani
a
uso
abitativo
che
in
qualche
caso
andarono
a
soppiantare
le
domus
già
esistenti
in
città.
Con
Domiziano,
tra
gli
anni
89 e
90,
sorsero
inoltre
le
grandi
Terme
del
Nuotatore
realizzate
in
opus
latericium
e
reticulatum.
Nei
primi
anni
del
II
secolo,
con
lo
scopo
d’incrementare
il
volume
degli
scambi
commerciali,
l’imperatore
Traiano
decretò
il
potenziamento
del
“vecchio”
porto
di
Claudio.
Il
nuovo
bacino
portuale,
dalla
riconoscibile
forma
esagonale,
sorse
a
sinistra
del
porto
di
Claudio
e in
posizione
piuttosto
arretrata
rispetto
a
esso,
in
modo
tale
da
garantire
una
maggiore
tutela
alle
imbarcazioni.
Il
progetto
fu
affidato
ad
Apollodoro
di
Damasco
(già
impegnato
con
il
complesso
dei
Mercati
sul
Foro
di
Traiano
a
Roma).
Il
complesso
portuale
comprendeva,
dunque,
i
due
impianti
edificati
da
Claudio
e
Traiano,
assumendo
la
denominazione
di
Portus
Augusti
et
Traiani
felicis
o
più
semplicemente
Portus
Uterque.
Con
Traiano
sorsero
inoltre
la
Curia
e la
Basilica,
entrambi
prospicienti
il
Foro
di
Ostia.
Proseguiva
intanto
il
progetto
d’espansione
e
riorganizzazione
urbanistica,
specie
sotto
il
successore
di
Traiano,
Adriano,
imperatore
dal
117
al
138.
La
popolazione
di
Ostia
raggiungerà
di
lì a
breve
le
50.000
unità.
Oltre
alla
realizzazione
di
nuove
insulae
e
agli
interventi
diretti
sul
Foro
cittadino,
in
primis
con
la
costruzione
del
già
citato
Capitolium,
Adriano
fece
costruire
la
Caserma
dei
Vigili,
edificio
dai
molteplici
ambienti,
dotato
di
splendidi
mosaici
bicromi
realizzati
in
più
fasi.
Trattasi
della
sede
ostiense
della
cohortes
vigilum,
il
personale
addetto
alla
sicurezza
pubblica
notturna
e
all’estinzione
di
eventuali
incendi.
.
Ricostruzione
grafica
del
Capitolium
.
Il
Capitolium
oggi
Sempre
Adriano
promosse
il
restauro
e
l’edificazione
di
ulteriori
impianti
termali
pubblici,
tra
cui
le
celebri
Terme
di
Nettuno
(ultimate
e
inaugurate
nel
139
da
Antonino
Pio),
sorte
sul
precedente
complesso
termale
di
età
giulio-claudia.
Qui
possiamo
apprezzare
la
Palestra
(a
Ovest)
chiusa
da
un
porticato
con
colonne
in
marmo
Portasanta
di
stile
ionico
e
corinzio.
Con
Antonino
Pio,
primo
degli
Antonini,
le
terme
furono
arricchite
di
splendidi
pavimenti
musivi
bicromi
rappresentanti
Nettuno,
Anfitrite,
Scilla
e
diverse
altre
figure
marine,
nonché
alcune
scene
con
atleti.
Quest’ultima
decorazione
era
posta
proprio
nell’ambiente
di
passaggio
alla
grande
palestra.
Nello
stesso
periodo
si
effettuarono
importanti
interventi
di
risanamento
delle
Terme
del
Nuotatore.
Ancora
sotto
Antonino
Pio
si
assistette
alla
nascita
di
numerosi
Mitrei,
luoghi
di
culto
di
un’antica
religione
iranica,
il
Mitraismo,
diffusasi
nella
Roma
imperiale
tra
i
secoli
I e
IV e
ampiamente
osservata
soprattutto
dalle
classi
sociali
più
povere
e
tra
i
componenti
dell’esercito.
Il
III
e il
IV
secolo
segnarono
per
Ostia
una
fase
di
declino
entro
la
quale
si
verificò
un
sensibile
calo
della
popolazione.
Come
conseguenza
molti
edifici,
sia
pubblici
sia
privati,
caddero
gradualmente
in
disuso:
la
Caserma
dei
Vigili,
il
Piazzale
delle
Corporazioni,
molte
terme,
abitazioni,
tabernae,
horrea...
persero
la
loro
ragion
d’essere
dal
momento
che
il
cuore
degli
scambi
commerciali
e la
principale
sede
di
stoccaggio
delle
merci
si
trasferirono
nella
vicina
Portus
Ostiae,
che
da
semplice
sobborgo
raggiunse
lo
stato
di
città
autonoma
con
Costantino
I
elevandosi
a
civitas
Flavia
Costantiniana
Portuensis.
La
definitiva
rovina
di
Ostia
fu
suggellata
dalle
violente
scorrerie
dei
visigoti
di
Alarico
nel
408
e
degli
ostrogoti
di
Vitige
nel
537.
Da
quel
momento
la
città
non
sarà
più
la
stessa
e
nonostante
abbia
persistito
ancora
per
qualche
tempo,
non
vedrà
mai
un
periodo
di
ripresa.
Ostia
morì
con
Roma.