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N. 122 - Febbraio 2018 (CLIII)

SOLDATO WOJTEK
STORIA DI UN ORSO CHE PARTECIPÒ ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE

di Medea Santonocito

 

La ricorrenza dei cento anni dalla Grande Guerra ha alimentato un nuovo interesse per ciò che avvenne nel cuore dell’Europa dal 1914 al 1918. Tale anniversario riporta alla luce anche una realtà che non si può negare, ovvero il ruolo che molti animali ebbero nel supportare le truppe al fronte. Il caso più noto è forse quello del mulo che, grazie alla sua resistenza fisica, venne impiegato per trainare carri e trasportare carichi pesanti: armamenti, viveri, scorte sanitarie. Per di più, era una animale che ben si prestava a spostarsi su terreni scoscesi, come possono essere quelli di montagna. Tuttavia, oltre ai muli andrebbero ricordati anche i cavalli, i cani o i piccioni: tutti animali per cui è realistico pensare a una loro addomesticazione e a un contatto quotidiano con gli esseri umani. Nella storia ci sono stati anche casi di animali un po’ più “esotici” impiegati nelle guerre: mi vengono in mente gli elefanti di Pirro, ad esempio.

 

Ciò nonostante, questo articolo vuole rimanere nell’ambito del ventesimo secolo. La storia che voglio raccontare è quella di un orso che ha partecipato come un vero e proprio soldato alla seconda guerra mondiale.

 

La vicenda di Wojtek, così fu chiamato l’orso, sembra avere dell’incredibile. Innanzitutto, addestrare un orso a convivere con degli uomini e a seguirne gli ordini è già qualcosa fuori dall’ordinario: si sa che nel circo gli orsi vengono ammaestrati fin da cuccioli, ma qui si parla di un contesto bellico in cui ogni gruppo di soldati aveva ruoli ben precisi, non si trattava di esibizioni. Dal 1942 al 1947 Wojtek servì la 22a Compagnia Trasporti (artiglieria) del 2° Corpo d’Armata Polacco, a quei tempi affiliato all’8a Armata dell’Esercito Britannico. Un impiego logistico, dunque, ma non solo: la squadra ebbe anche un ruolo diretto sul fronte italiano come quando, nel 1944, Wojtek e i suoi commilitoni furono tra quei soldati polacchi che sconfissero i nazisti a Montecassino. Secondo le testimonianze, l’orso si distinse particolarmente in quella battaglia, scaricando e trasportando le pesanti munizioni senza compiere nessun errore. Dopo Montecassino, Wojtek seguì la risalita degli Alleati lungo lo stivale e il suo corpo d’armata fu quello che liberò Bologna il 21 aprile 1945.

 

In un contesto più ampio, la storia di Wojtek si intreccia con la vicenda del 2° Corpo d’Armata Polacco, guidato dal generale Władysław Anders. Le persone che ne facevano parte provenivano in gran parte dalle regioni orientali della Polonia, che erano state occupate dall’Armata Rossa nel settembre del 1939. Nei mesi successivi fu portato avanti un piano di sovietizzazione di tali territori e, di conseguenza, milioni di ex combattenti e civili polacchi furono deportati e rinchiusi nei Gulag della Siberia e dell’Asia centrale. Tuttavia, nel 1941 la decisione di Hitler di attaccare l’Unione Sovietica cambiò le carte in tavola: gli Alleati e Stalin si trovarono a quel punto dalla stessa parte. Il mutamento di alleanze fece sì che Stalin e il governo polacco in esilio concordassero un’amnistia in favore dei deportati polacchi e la creazione di un nuovo corpo d’armata da impiegare contro i nazisti. La soluzione più appropriata fu quella di inquadrare questi ex prigionieri nell’esercito britannico; così i polacchi guidati dal generale Anders giunsero in territorio iraniano nella primavera del 1942.

 

Fu proprio in Persia che i polacchi adottarono il cucciolo di orso da un ragazzino, in cambio di alcune scatolette di carne. Da quel momento in poi, Wojtek seguì fedelmente i suoi compagni durante il loro addestramento in Iran e Palestina, nonché durante la campagna italiana. Terminato il conflitto e smobilitate le truppe, Wojtek e la 22a compagnia trascorsero due anni in un campo per “Displaced Persons” in Scozia, presso la località di Hutton (Berwickshire). Nel 1947 Wojtek verrà trasferito allo zoo di Edimburgo, dove morirà nel 1963 all’età di 22 anni.

 

 

Infine, ci sono altri due aspetti che rendono questa storia degna di nota. Se consideriamo, per esempio, il ruolo dei muli nella prima guerra mondiale, siamo portati a pensare a questi animali come a una moltitudine. Wojtek, invece, fu un personaggio individuale. Era l’unico del suo genere all’interno delle forze alleate e veniva anche ricordato per la sua personalità gentile e giocosa: si dice gli piacesse bere birra e masticare tabacco, giocare a wrestling e fare incursioni nelle cucine del campo. L’ultimo aspetto di cui voglio parlare è il sostegno psicologico fornito dall’animale in simili situazioni. Il prendersi cura dell’orso fu un modo per combattere gli stenti e le paure dovute ai combattimenti. Negli anni successivi alla fine della guerra, quando le truppe polacche si trovavano in Scozia, la presenza di Wojtek fu un toccasana in un periodo di stallo durante il quale le sorti della Polonia e di quei soldati in esilio erano incerte. Grazie a Wojtek fu inoltre possibile una certa socializzazione con la popolazione locale, poiché sicuramente la presenza di un orso in paese non passava inosservata.

 

Oggi, passeggiando lungo Princes Street Gardens a Edimburgo ci si può imbattere in un memoriale in bronzo dedicato a Wojtek (vedi foto), inaugurato nel 2015 per ricordare il contributo che le truppe polacche fornirono agli Alleati.



 

 

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